La Vecchia Benedetto - Personaggi storici 800 Siracusano

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Personaggi storici
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La Vecchia Benedetto

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Benedetto La Vecchia nacque a Canicattini Bagni il 2 luglio del 1813, da Luigi e Carmela Guarneri.
Fu vescovo di Noto, per 3 anni, dal 1872 al 1875 quando venne nominato arcivescovo di Siracusa.


LA DIVINA PROVVIDENZA QUANDO LA CHIESA DI CRISTO SI TROVA NELLE PIU’ GRAVI DIFFICOLTA’ MANDA A CUSTODIRE IL SUO GREGGE IL PASTORE PIU’ ADATTO. UN VESCOVO VERAMENTE SANTO: MONS. BENEDETTO LA VECCHIA Nella zona civica la cui toponomastica è dedicata ai grandi siracusani del Risorgimento, c’è meritatamente la via La Vecchia, fra Benedetto: è tra via Savoia e Riva Garibaldi Egli fu nominato vescovo circa quarant’anni dopo la morte del vescovo Amorelli, che di Amorelli aveva avuto soltanto il nome, e non era stato fatto segno assolutamente di amore da parte dei fedeli, essendosi comportato da pessimo vescovo ed essendo stato un ancor più squallido uomo. La divina Provvidenza ci affligge per metterci alla prova ma che mai ci abbandona, quando la Chiesa di Cristo si trova nelle più gravi difficoltà, manda a custodire e guidare il suo gregge il pastore più adatto e santo. Così certamente, per sollevare gli animi dei Siracusani che erano stati tanto provati per la mancanza di un vescovo idoneo a lenire il loro dolore in situazioni come il colera e la rivolta del 1837 prima e il successivo riacutizzarsi del colera nel 1855 e nel 1867, nonché per l’incresciosa situazione venutasi a creare con il clima di avversità provocato dalle leggi ever- 54 sive e la soppressione di molte chiese dopo l’unità d’Italia, volle finalmente mandare vescovi di grande spirito apostolico, come mons. Angelo Robino ( dal 27 giugno 1853 al 28 agosto 1868), pieno di carità verso i poveri. Nel 1867 si ammalò gravemente di colera ma grazie al medico Campisi era riuscito miracolosamente a guarire, però si spense ugualmente l’anno successivo, assalito da colica letale. Dopo di lui salì al soglio episcopale il vescovo Guarino, ma presto venne trasferito a Messina, dove fu fatto anche cardinale. Ed ecco finalmente un vescovo veramente Santo. Quest’uomo “straordinario per santità di vita, per dottrina, per eloquenza e per sapienza di governo”, come ebbe a scrivere il reverendo Cappuccino P. Agostino Gioia, fu Benedetto La Vecchia., che divenne arcivescovo di Siracusa nel 1875, dopo che per 3 anni aveva retto la diocesi di Noto, dal 1872. Formazione religiosa e culturale di Mons. Benedetto La Vecchia Benedetto La Vecchia nacque a Canicattini Bagni il 2 luglio del 1813, da Luigi e Carmela Guarneri. Fin da bambino dimostrò la sua religiosità e la sua bontà d’animo, spesso interrompendo il gioco dei compagni e invitandoli a entrare in chiesa a recitare una preghiera. Era tanto serio alla sua tenera età che i compagni di scuola invece di chiamarlo La Vecchia, lo chiamavano Il Vecchio! Ma egli, lungi dall’offendersi, ne sorrideva serenamente, rispondendo: “L’importante è essere buoni!” A 17 anni entrò nel convento di Santa Maria di Gesù ad Alcamo e vestì l’abito dei Frati Minori il 21 novembre del 1830. Compì gli studi di filosofia nei conventi di Villagrazia e Baida presso Palermo, e dopo gli studi di filosofia andò a studiare teologia a Napoli nel collegio di Maria La Nova. Compiuti gli studi di teologia in quel collegio, lì venne ordinato sacerdote il 20 maggio 1837, all’età di 24 anni. Lasciò Napoli per recarsi a Roma, dove prese parte al concorso per potere entrare nel celebre Convento di Aracoeli e frequentare i corsi per ottenere l’abilitazione all’insegnamento della Filosofia e della Teologia. Superò le prove in modo meraviglioso, segnalandosi il primo su trenta concorrenti. Così poté ottenere la titolarità sia della cattedra di Filosofia, sia della cattedra di Teologia, che tenne entrambe fino a quando ottenne il grado di Lettore Giubilato, dopo di che ritornò in Sicilia. Le opere e la dottrina di mons. La Vecchia La sua profonda cultura, non solo teologica e filosofica, ma anche scientifica e matematica la dimostrò sia con le sue dotte lezioni che teneva ai chierici del seminario arcivescovile, sia con numerose opere di grandissimo rilievo. Tra queste ricordiamo: Dottrina serafica o Regola dei Frati Minori ( Palermo 1854) Note e aggiunte alle Institutiones Theologiae ecc del P. Scram ( Palermo 1859), Elementi di fisica razionale cristiana ( Siracusa, Norcia 1877) Elementi di fisica fondamentale cristiana ( Siracusa, Trombatore 1879), Elementi di matematica ( Siracusa, Trombatore 1880) Egli trascorreva tutto il giorno tra la preghiera e lo studio. Ma gli piaceva molto stare a confessare; molti ricorrevano a lui per avere saggi consigli. Organizzava spesso riunioni e conferenze, compiacendosi di andare a incontrare i suoi 55 confratelli in convento e di trattenersi in devoti conversari con loro. La carica vescovile a Noto e quindi arcivescovile di Siracusa Tornato a Siracusa e salito subito in grande stima sia per il grande zelo che per il suo saper fare, per tre volte venne nominato Padre Provinciale dell’Ordine dei Frati Minori e Definitore Generale dello stesso Ordine. Il 21 giugno del 1871 Pio IX compì i suoi 25 anni di Pontificato e anche Siracusa volle celebrare della felice ricorrenza con solenni tridui, soprattutto nella chiesa di S. Francesco d’Assisi. Per premiare Siracusa delle premure che per lui aveva avuto in quella felice circostanza, il Papa l’anno dopo volle nominare vescovo di Noto proprio un francescano: fra Benedetto La Vecchia . Lo stesso Pio IX, essendosi nel 1878, dopo appena 3 anni da quella nomina, resa libera l’arcidiocesi siracusana, lo nominò arcivescovo di Siracusa. Bene avrebbe fatto, comunque, se lo avesse nominato direttamente arcivescovo di Siracusa , perché Mons. Guarino, nominato arcivescovo della città di Santa Lucia proprio quell’anno, il 22 febbraio 1872, rimase sul soglio episcopale soltanto 3 anni, cioè fino al 2 luglio del 1875. Appena nominato arcivescovo di Siracusa, subito si diede a ridare ordine e prestigio alla diocesi aretusea. Una delle sue lodevoli iniziative fu quella di restaurare il pavimento della cattedrale. Questo era stato costruito sotto il Vescovo siracusano Ruggero II Bellomo nel 1444 e ai tempi del vescovo La Vecchia era molto malandato. Furono sostituiti i marmi di vario colore che apparivano spezzati e sconnessi nella parte centrale della cattedrale. In quella circostanza furono sollevate molte critiche , per quell’opera, come ai nostri giorni si sono sollevate per la pavimentazione della piazza. Si disse che il lavoro non era stato fatto in modo perfetto e che la somma impiegata per il restauro sarebbe potuta servire per rinnovare completamente il pavimento, chè si sarebbe speso anche di meno… Egli fece restaurare pure la Cappella del Crocifisso nella navata destra di fondo, della cattedrale. Saputo che a Venezia era stato fatto un nuovo Ufficio con la Messa nuova per la festa di Santa Lucia. Si premurò affinchè esso fosse applicato anche per la festa di Santa Lucia a Siracusa. E ciò fu fatto per la prima domenica di maggio, per ricordare la grazia ottenuta dalla santa durante la carestia del 1646. Fu detta la festa di Santa Lucia delle quaglie. Altra importante iniziativa del vescovo La Vecchia fu quella di concedere l’uso della Chiesa del Reclusorio delle zitelle povere sotto il titolo del SS. Salvatore e ai Frati Minori Osservanti l’uso della Chiesa del SS Crocifisso, contigua alla chiesa di San Giovanni fuori le mura( alle catacombe) con l’autorizzazione a costruirvi a fianco il relativo convento La sua preziosa opera di apostolato e di carità Assieme alla assidua opera di restauro delle chiese della diocesi siracusana e di ristoro della fede e dell’apostolato tra il clero e tra i fedeli, il Vescovo La Vecchia esercitò intensamente quella dell’esercizio della carità e del sollievo dei più deboli e indigenti. Ovunque si presentasse una situazione economica pietosa, egli interveniva in prima persona facendo generose elemosine e quando non aveva denaro da offrire , offriva tutto quello che gli capitava fra le mani, perfino le lenzuola e le coperte del suo letto.Fu generoso anche verso i sacerdoti poveri e verso i chierici bisognosi, ai quali dava non solo il vitto e la scuola, ma anche i libri e i vestiti. Tutto quello che possedeva o che ricevesse in offerta dava a coloro che ne avessero 56 bisogno e parte lo impiegava ad edificare nuove chiese o a fornire le chiese più bisognose di paramenti religiosi, o per abbellirle come meglio poteva. A sue spese fece fare anche la scala di marmo bianco e restaurare il salone di entrata e quello del primo piano nel palazzo arcivescovile Vicino all’ex cattedrale di San Giovanni fuori le mura fece erigere un piccolo convento per i Monaci di Santa Maria di Gesù. Non tratteneva nulla per sé, ma tutto devolveva ai meno fortunati. Spesso per venire incontro ai più indigenti contraeva dei debiti e alla sua morte tali debiti furono piuttosto consistenti e si poterono onorare con le somme che il Governo aveva già stanziato prima che il santo prelato rendesse la bella anima a Dio. In tal modo era venerato da tutti, sia che fossero del popolo che della classe nobiliare, perché ognuno vedeva in lui un apostolo come quelli che erano stati accanto a Cristo Gesù. Per questo lo chiamavano il “ vescovo dei tempi apostolici”. Quando morì, il 6 marzo 1896, dopo oltre 20 anni di episcopato, tutti lo piansero perché da tutti era amato e venerato, creduto un santo; i suoi funerali furono un autentico trionfo. Le sue spoglie, per sua espressa volontà, furono riportate nella chiesa del suo convento a San Giovanni alle catacombe. Canicattini gli eresse una statua di marmo a mezzo busto che fu posta nella villa comunale, come a uno dei suoi figli migliori. Via Mons. La Vecchia, parallela a via Chindem

A lui è intitolata la via La Vecchia, tra via Savoia e Riva Garibaldi e la lapide che lo ricorda

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