Landolina Saverio
L
Saverio Landolina Nava, nobile famiglia siracusana, (nipote del barone di Biscari) nacque a Catania, il 17 febbraio 1743, come dice l’Avolio, in quanto i genitori si erano trasferiti momentaneamente in quella loro città di origine.
A lui è intitolata la via Saverio Landolina, la quale inizia dai civici 1-36 di piazza Duomo e arriva fino a via Cavour, alla confluenza con i numeri 15-17 di via Amalfitania.
Lo zio Sebastiano Landolina era vescovo di Midia e volle interessarsi direttamente lui dell’educazione del nipote, rendendosi conto delle rare doti di mente e di cuore che già fin da piccolo rivelava. Pertanto si interessò affinchè fosse accolto nel Seminario di Monreale, che godeva di grande stima perché vi insegnavano dei personaggi di primissimo piano nel mondo della cultura isolana, soprattutto per quanto riguardava le lettere classiche e le scienze. Ma presto volle ritornare a Siracusa, dove aveva i parenti e che affermava non volere cambiare con nessun’altra città del mondo, soprattutto per le gloriose vestigia del mondo antico che essa custodiva. Tuttavia dimostrò sempre un carattere piuttosto schivo dal frequentare amicizie e associazioni, preferendo invece dedicarsi agli studi e agli scritti di ogni genere, come la filosofia, la teologia e le lettere, soprattutto la storia e l’antiquario della Sicilia in genere e di Siracusa in particolare. Come era di poche parole nelle conversazioni, così nello scrivere dimostrava di essere piuttosto succinto e concreto, tanto che a qualcuno poteva apparire di modesta levatura mentale, mentre era fornito di un acume e di un senso critico e d’equilibrio che pochi erano in grado di possedere. Egli stesso scrisse a Giuseppe Daniele ( originario di Siracusa, tenente del battaglione Real Ferdinando di Napoli e professore di storia e geografia nella Regia Accademia militare di quella città, fratello di Francesco reputato tra i più prestigiosi uomini di cultura, esperto di filosofia, oratoria e giurisprudenza e investito di cariche prestigiose a Napoli, socio delle società reali di San Pietroburgo e di Londra) il 6/11/1782: “ Lo studio è il mio unico divertimento per sollevarmi dalle occupazioni serie, invece della conversazione, per la quale non sono portato.” Proprio dai fratelli Daniele riceveva ottimi consigli e notizie su alcuni metodi per dare la bianchezza ai fogli: lo testimonia il carteggio che con essi mantenne Il giudizio entusiasta di Avolio, il papiro e le prime basi del museo Ma chi ebbe la fortuna di frequentarlo e di rilevare le sue effettive qualità , che all’occhio di un superficiale ascoltatore non apparivano, ebbero modo di riconoscerlo come uno dei personaggi più colti e precisi che Siracusa potesse vantareFrancesco Avolio di Paola, ad esempio, espresse varie volte, nei suoi articoli di argomento scientifico pubblicati nel “ Giornale di Scienze, Lettere ed Arti per la Sicilia” la sua ammirazione per un uomo di cultura così eccezionale, mettendo in rilievo le sue vaste conoscenze e i suoi pregevoli lavori sia in poesia che in letteratura, nonché in archeologia. Tutti sanno come a lui si debba, fra gli altri meriti culturali, la riscoperta del papiro e la ripresa della manipolazione della mitica pianta egiziana che cresceva spontaneamente alle sponde del fiume Ciane, per ricavarne la carta alla stessa maniera e con gli stessi metodi che venivano usati già alcuni millenni prima. Egli aveva fatto anche su questo argomento, a partire dal 1781 studi profondi dei testi antichi, soprattutto di Plinio, che aveva tradotto. Per tale sua importantissima riscoperta, per la perfezione della carta papiro che egli ricavare e per gli altri suoi grandissimi meriti, ricevette i meritati elogi da parte di tantissimi studiosi del suo tempo, di ogni nazionalità. Per l’interessamento di uno dei suoi amici, Pietro Napoli Signorelli, (presidente della stessa Accademia) venne pertanto nominato socio dell’Accademia di Scienze e Lettere di Napoli ( nel 1780) e della celebre Accademia di Gottinga. Il 13 aprile 1803 fu nominato successore di P. Gianfracesco Paternò di Biscari come Regio Custode delle Antichità dei Valli di Demone e Noto. Fu in quella carica che egli si scelse come suo segretario Giuseppe Maria Capodieci, lo storico a cui degnamente è dedicata un’altra delle strade ortigiane. Fu in quel periodo che furono da lui gettate le basi di quello 38 che fu poi il Museo Archeologico di Siracusa, ingrandendo la Collezione che aveva già raccolto il Vescovo Alagona, a cui è dedicata altra strada. Le più importanti opere di Saverio Landolina L’insigne archeologo e uomo di cultura Saverio Landolina, come era di un carattere piuttosto riservato e poco comunicativo, così era schivo dal pubblicare i risultati delle sue grandi scoperte archeologiche. Pertanto quasi tutti i suoi scritti rimasero inediti. Essi trattano i più svariati argomenti, alcuni dei quali furono salvati da un incendio, grazie all’intervento di Francesco Avolio, uno dei suoi più intimi amici. Essi si trovano nella Biblioteca Alagoniana. Quelle scampate all’incendio furono elencate dallo stesso Avolio: “Rime e prose” “La Pisma - componimento villereccio”, “Carmi latini”, Anacreontiche, “ A Paolo I di Russia”, “ Satire”…Le poche opere pubblicate sono: “Uno studio su Nino Pollio” ( edito a Napoli) e una monografia “ “Sull’eruzione vulcanica avvenuta presso il villaggio di Santa Maria di Niscemi” pubblicata negli Atti dell’Accademia sia di Gottinga che di Napoli. Per quanto riguarda il papiro, l’unica sua pubblicazione che sia stata rintracciata è “Relazione del Papiro Siracusano, e delle nuove esperienze fatte dal Cav. Saverio Landolina” in “Novelle di Letteratura, Scienze, Arti e Commercio”, Napoli 20 e 27 Gennaio 1803 numeri 30 e 31, pp 117-123”. Scrisse anche parecchie liriche in stile classico; anche queste rimasero inedite La scoperta della celebre Venere fu opera di Saverio Landolina Un altro grandissimo merito di Saverio Landolina fu quello di avere scoperto la celebre statua di Venere anadiomene - si dice copia della statua omonima di Fidia- che, pur essendo mutilata del capo e delle braccia, è il pregio primo del pur così ricco museo archeologico siracusano: il nuovo museo, inaugurato nel 1988 di fronte al Santuario della Madonnina delle lacrime, viene detto- oltre che Museo Regionale Paolo Orsi, in memoria del celeberrimo archeologo e Sovrintendente- anche Museo di Villa Landolina, perché è stato ricavato in una parte della zona che già si chiamava con il nome del nostro insigne personaggio Importantissimi altri reperti, di cui si fregia il Museo per opera sua: una grandissima quantità di vasi, lucerne, lapidi, titoli, monete, nonché lo stupendo Esculapio. Godette dell’amicizia e dell’ammirazione delle figure più rappresentative sia dell’ambiente culturale siracusano, tra cui Tommaso Gargallo, l’Avolio, il Gaetani…sia dell’Italia e di tante altre nazioni. Nel luglio del 1809 fu colpito di emiplegia e si spense tra il compianto di tutti , appena superata la soglia dei settanta anni, il 17 febbraio 1814. Di lui si occuparono diversi illustri studiosi, come l’Avolio, lo Scinà, l’Ortolani, il Capodieci, il Gaetani, il Privitera, il Mauceri, il Corradini… nonché parecchi stranieri, ai quali il Landolina inviava spesso dei fogli di carta di papiro di sua produzione. Tra gli stranieri con cui il Landolina tenne corrispondenza dobbiamo ricordare Denon, Munter, Bartels, Heyne: se era un uomo taciturno era anche un uomo “europeo” prima del tempo, giacchè coltivava amicizie e si teneva in contatto con parecchie personalità del mondo della cultura di ogni nazione d’Europa. Molta sua corrispondenza è conservata adesso nella Biblioteca Alagoniana ed è di straordinaria importanza per chi intenda conoscere più approfonditamente non solo la sua personalità, ma anche quella dei suoi illustri corrispondenti. 39 Testimonianza del figlio Mario e di Francesco Avolio di Paola Doveroso è ricordare anche il figlio di Saverio Landolina, Mario, che egli aveva nominato Pro Custode Regio delle antichità fin dal 1803 e che gli succedette nella carica di Regio Custode delle antichità e che fu anche archeologo, numismatico e commendatore gerosolimitano. Egli era il primo dei 7 figli che il Landolina ebbe, quando ancora era appena ventenne, essendosi sposato ad appena 17 anni con Francesca Catalano Salonia. Dei sei figli maschi - femmina ebbe solo Grazia- che andò sposa ad Ignazio Pollara, barone di Concadaini e Baucini di Modica - tre si sposarono e tre vestirono l’abito monacale Mario, dunque, fu quello che continuò l’opera del padre e che tuttavia dichiarò di non essere assolutamente all’altezza di lui. Così, infatti, ebbe a scrivere il 10 marzo 1817 ad uno dei tanti amici personaggi con cui il padre teneva corrispondenza e che gli chiedevano informazioni culturali, soprattutto riguardanti il papiro e l’archeologia: Friedrich Munter, docente di teologia a Copenaghen e vescovo della Selandia, orientalista e studioso di archeologia. Costui, come tanti illustri viaggiatori, aveva visitato Siracusa per 10 giorni, dal 12 al 22 dicembre 1785. Saverio Landolina gli era diventato un ottimo amico, tanto che nella Biblioteca di Copenaghen il nostro papirologo Corrado Basile ha rintracciato una raccolta di ben 45 lettere manoscritte indirizzate dal Landolina al Munter: “ Per servirvi in affari letterari non posso soddisfarvi come il fu mio genitore, perché non ho li suoi talenti, ma ove posso procurerò compiacervi… Notizie antiquarie di se, o sia nove anni a questa parte riguardanti la Sicilia, che voi mi ricercate, si riceveranno da voi in appresso. Siccome anco vi prevengo, che questo avvocato D. Francesco di Paola Avolio amicissimo mio, e del fu mio Padre si è meco offerto di servir voi, e cotesti vostri amici per tutti gli oggetto letterari ed altro che vi potrà bisognare…” Nella stessa lettera Mario Landolina comunicava all’illustre prelato che l’Avolio aveva scritto in epitome la vita letteraria di suo padre, estratta dal suo carteggio letterario e dai suoi manoscritti. Tali “Memorie intorno all’antica carta del papiro siracusano rinnovata dal cav. Saverio Landolina Nava” (scritte dal presidente Francesco di Paola Avolio) sono state pubblicate a cura di Corrado Basile nel VI dei Quaderni dell’Associazione Istituto Internazionale del Papiro - Siracusa per i tipi della Zangara Stampa Siracusa nel dicembre 1994.