Adorno Gaetano di Mario - Personaggi storici 800 Siracusano

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Personaggi storici
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Adorno Gaetano di Mario

A
Gaetano Adorno figlio del patriota Mario Adorno, che venne fucilato nel 1837 in piazza duomo assieme al figlio Carmelo.
“ Osservazioni alla memoria del signor Chindemi” o come “ Mario Adorno e le false accuse del sacerdote Emilio Bufardeci”
 
Di Gaetano Adorno, figlio del patriota fucilato in piazza duomo assieme al figlio Carmelo e a Raffaele Lanza per aver provocato la rivolta contro il governo borbonico, accusandolo di far morire la povera gente mandando gli untori a diffondere il veleno del colera) ricordiamo diversi scritti, come “ Osservazioni alla memoria del signor Chindemi” o come “ Mario Adorno e le false accuse del sacerdote Emilio Bufardeci” In quest’ultima memoria si lamentava perché il Bufardeci, specialmente nel suo libro 28 Le funeste conseguenze di un pregiudizio popolare, pubblicato nel 1868, aveva “ spinto la malignità di deturpargli la gloria e di questa onorarne il suo Nestore, Barone Pancali, non avvedendosi del fango che gli ha pure spruzzato con le maledizioni fulminate al partito liberale di cui egli era il Duce.” La stessa critica, del resto, avevano rivolto al prete politico e patriota anche altri insigni personaggi siracusani, come il De Benedictis ed Emanuele Giaracà, pur dandogli atto del grande amor patrio dimostrato soprattutto nel 1860. Proprio nei riguardi dell’indomabile inimicizia che ci fu tra il Barone Pancali e suo padre, che appariva già iniziata fin dagli anni 1820-21 e che si condusse fino alla fucilazione dell’Adorno padre, inimicizia così grave che ciascuno augurava la morte dell’altro, Adorno figlio è l’unico che, se non ne rivela chiaramente le motivazioni, in qualche modo le fa intuire. Anzi, pare che in uno dei suoi scritti lo avesse rivelato apertamente; ma, vedi caso, proprio quello scritto non è stato mai trovato da nessuno, per quante ricerche siano state fatte! Si vede che, come ci fu chi sottrasse un altro importante documento che aveva plagiato e manomesso, manoscritto affidato prima proprio al Pancali, lo avrà fatto sparire, affinchè non venisse minimamente scalfito il grande prestigio di cui godeva, da parte di tutti, il barone Pancali… Del resto, pare che un altro scritto fosse stato eliminato dalla circolazione, affinchè nessuno potesse leggerlo, e riguardava proprio certe critiche che, non sappiamo se a torto o ragione, venivano mosse dall’autore dell’opuscolo proprio contro certo presunto clientelismo che durante la sua amministrazione, avesse commesso Emanuele Francica nel 1848… Gaetano Adorno nell’opera citata si dimostra d’una schiettezza e d’una correttezza difficilmente in altri riscontrabile. Ma non può fare a meno dal distinguere il comportamento ufficiale del Pancali, dal comportamento privato. Egli non intende assolutamente dir male del “padre del liberalismo siracusano “egregio uomo- come scrisse alla sua morte Emanuele Giaracà- ove il liberalismo solo valga a costituire per se stesso un serto di gloria”. Non può tuttavia, in nome della memoria che merita il padre, puntualizzare che il barone Pancali, se fu la più splendida perla del risorgimento italiano a Siracusa, non brillò altrettanto come uomo privato. Pertanto, mentre riferisce il giudizio favorevole che su suo padre ebbe ad esprimere Pasquale Calvi in “ Memorie storiche e critiche della rivoluzione del 1848/49,”( tomo I, pag.21) tiene a puntualizzare che “ ..Calvi non conosceva mio padre, né poteva così esprimersi senza le informazioni attinte dagli esuli suoi colleghi, e forse dallo stesso Pancali ed in Malta ove fu scritta quella storia, e dove vivevano e Calvi e Pancali…”, per cui dichiara la massima stima per Emanuele Francica, con la più schietta sincerità afferma pure: . “Il nome del fu barone Pancali, che con rispetto e venerazione pronunciamo; come privato cittadino, mi duole il dirlo, colpa di chi mi vi ha tirato pei capelli, non è lodevole in quanto a morale, sino all’ultimo atto di sua volontà, nella disposizione testamentaria, pure censurato dagli uomini onesti, è già oggetto di litigi.” E qui si pone il gran dilemma che ancora oggi fa porre l’un contro l’altro i sostenitori della privacy e quelli della trasparenza. I primi sostengono che della vita privata non deve tenersi conto in un uomo politico, per cui non ha alcuna importanza se un Parlamentare, un uomo di Stato, tradisce la moglie, purchè sia capace di compiere il suo mandato parlamentare. Gli altri, come in America, sostengono che il Parlamentare, ovvero l’uomo che ricopre un’alta carica pubblica, deve mostrarsi corretto sia pubblicamente che privatamente e gridano allo scandalo, al sexy-gate se gli si scopre una relazione extraconiugale. Ora, è noto che il Pancali si era separato dalla moglie, la nobildonna Aurora Arao, da molto 29 tempo; e ciò per incompatibilità di carattere. Non solo, ma aveva la sua … perpetua, che in una informazione della Polizia viene definita “ druda”, e con cui conviveva nella sua tenuta di Maeggio…forse la stessa cui, nel testamento, lasciò “… per li servizi prestati, l’abitazione, sua vita durante, di quel quartino che detiene in conduzione…” Certo, con tutta la privacy che si vuole, con era ammesso, soprattutto in quei tempi il concubinaggio neanche per un vecchio carbonaro e cospiratore, esule e proscritto, guida dei liberali aretusei! E se un prete come don Emilio Bufardeci poteva chiudere un occhio, anzi tutti e due, perché preferiva vedere in Pancali esclusivamente il grande uomo politico, non glielo perdonavano altri, come non glielo aveva perdonato Mario Adorno, forse per motivi che non erano solo di moralità…. L’inimicizia tra l’Adorno e il Pancali- sostenne sempre Gaetano Adorno- non fu dovuta a questioni politiche, ma a questioni private. Ma per quale questione privata Mario Adorno odiava tanto il Pancali da non transigere affatto sulla sua moralità, mentre don Bufardeci transigeva? Non dovrebbe essere difficile
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