Duomo piazza - ortigia

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Ortigia
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Duomo piazza

Duomo
5/E - LA PIAZZA DEL DUOMO
tratto da Ortygia 2 di Paolo Giansiracusa



la piazza in una foto del primissimo 900

L'insieme architettonico composto dagli edifici prospicienti la piazza del Duomo è di carattere prettamente barocco. L'impianto di tale composizione, sul lato ovest, non ricalca l'antico tracciato e quindi gli antichi allineamenti dell'asse greco-romano Via Landolina - Via Picherali. Infatti il Palazzo Toscano, l'edificio del Museo Archeologico, il Palazzo Arezzo della Targia ed il Palazzo Beneventano non sono allineati lungo tale asse. Se il Duomo ed il Palazzo Arcivescovile rispettano l'allineamento e si impiantano sulle strutture perimetrali delle precedenti costruzioni (ad esempio il Tempio di Athena), lo stesso non può dunque dirsi per le costruzioni dirimpettaie che pure sorgono sulle fondazioni di costruzioni medievali.
L'allontamento degli edifici del lato ovest dell'allineamento Via Landolina - Via Picherali deve con molte probabilità risalire al sec. VII e cioè al periodo in cui fu trasformato il tempio dorico in chiesa cristiana. Certo lo slargo creato non doveva avere la dilatazione attuale, ma in una certa misura doveva esistere. Quando aumentarono le esigenze urbane e si sentì il bisogno della creazione di uno spazio che fosse il centro della vita politica e religiosa si ebbe una dilatazione tale da consentire che lo spazio del piano del Duomo potesse essere utilizzato anche per il mercato di panni (notizie di tale mercato si hanno dal sec. XVI in poi).
Dal XV sec. in poi ci furono infatti delle disposizioni ben precise sul riordino dello spazio antistante la Cattedrale. Seguiamone le tappe.
Dagli Annali del Gaetani apprendiamo che tra il 1400 e il 1403 l'amministrazione cittadina, per agevolare l'ampiezza dei nuovi fabbricati, aveva ordinato ai proprietari di casupole di venderle al vicino che volesse fabbricare ed ingrandire le sue. Nel 1440 Mons. Ruggiero Bellomo, Vescovo di Siracusa, fra gli altri lavori di pubblico interesse, «arieggiava l'entrata del Duomo, di largo spianato».
Il progetto più ardito fu però quello del 1573 che, anche se non attuato integralmente, costituì un vero e proprio strumento di riorganizzazione urbana. «Aveva stabilito il Senato nel 1573 di doversi fare in Siracusa, la costruzione cioè una sontuosa fontana nel bel mezzo della piazza del Duomo conducendovi l'acqua di Galermi. E già per provvedere lo spesato si erano imposti nuovi balzelli; già si eran fatte demolire tutte le basse case che ingombravano il piano; e perchè queste eran di proprietà della Cattedrale, ed i canonici ne traevan lucro delle pigioni, fu così convenuto con loro, che si appropriassero in compenso il fitto delle logge dei mercadanti che ivi si piantavano nella gran fiera che si teneva per le feste del Corpusdomini» (Serafino Privitera, op. cit.).
Il progetto della fontana non fu mai portato a compimento però le «basse case» furono ugualmente abbattute e ciò a beneficio della piazza che così ebbe la definitiva dilatazione est-ovest. In base a tale provvedimento il piano cominciò a divenire il vero centro di Ortygia.
Di tale centro urbano gli storici parlano diffusamente ma innanzitutto in occasione della solennità del Corpus Domini durante la quale il «festino» istituito dal vescovo Giovanni Torres lo vedeva meta del carro trionfale, delle macchine portatili, delle cavalcate dei cavalieri, delle finte battaglie e dello stuolo di guerrieri a cavallo che piantavano nel piano delle «fronde palustri» in ricordo alla vittoria dei Siracusani sugli Ateniesi all'Asinara (il «festino» ricordato dal Privitera è del 1617).
Il Senato cittadino, il vescovo ed i cittadini più facoltosi, dopo avere conquistato lo spazio del piano fecero a gara per conferirgli un carattere architettonicamente qualificato. Incominciò il vescovo Torres col nuovo progetto del Palazzo Vescovile (1618), seguito dal Senato cittadino con la costruzione del Palazzo di Città il cui progetto venne affidato a Giovanni Vermexio (1628), da Mons. Capobianco che nel 1651 fabbricò l'ospizio dei forestieri e fece progettare il giardino vescovile.
«Della stessa maniera i privati cittadini... e rendevano più ampie e più cospicue le loro abitazioni, ovvero ne fabbricavano di nuove» (Serafino Privitera. op. cit.). La dilatazione nel senso nord-sud fu attuata invece dopo il terremoto del 1693 e comunque allorquando fu stabilito il nuovo perimetro della Badia di Santa Lucia. Sempre dopo il terremoto sul lato ovest si concretizzò il segno planimetrico attuale. D'allora non sono mancate le modifiche e le alterazioni, dovute ai danni bellici, alla fatiscenza strutturale e in molti casi al cattivo gusto ed alla mentalità antistorica. Rimane così compromessa per i danni dell'ultima guerra l'ala sud del Palazzo dei Beneventano del Bosco; alterato da una recente soprelevazione l'edificio del Museo Archeologico e della Sovrintendenza alle Antichità; in stato di abbandono lo stesso spazio sulla piazza che da centro di attività e punto di convergenza dei siracusani è divenuto area di parcheggio, uso inconciliabile con la scena architettonica più rappresentativa del nostro centro storico.

Altri edifici del comparto
Tra le costruzioni ricadenti nel perimetro del comparto del Duomo vanno ricordati: l'ex Cimitero della Cattedrale fatto costruire intorno al 1689 dal vescovo Fortezza (il prospetto del recinto affiancato al muro nord del Tempio di Athena ricorda le inee architettoniche care a Giovanni Vermexio); il Palazzo Rizza li Via del Consiglio Reginale, graziosa costruzione trecentesca on bifora gotica al piano superiore e un portale cinquecentesco al piano terra.
situazione attuale
Sia le strade che le costruzioni di questo comparto sono in ondizioni disastrose. Il movimento dei mezzi motorizzati oltre compromettere la struttura dei monumenti mal si posa con il ontesto ambientale e scenografico della storica architettura. La mancata manutenzione delle singole costruzioni e la inesitente tutela degli organi competenti fanno di ogni edificio un udere in piena decadenza strutturale e sociale. Se si esclude il palazzo Bellomo e qualche edificio della Piazza del Duomo, tutte e altre costruzioni si può dire che hanno preso il ramo ascendente della parabola della fatiscenza e ciò per l'incuria e l'abbandono. Gli unici rimedi che si sanno apportare sono forse quelli dottati per la Chiesa di Monte Vergini?
Certe azioni si qualificano per le conseguenze che comportano e se le conseguenze sono la cancellazione della storia e la negazione della cultura le azioni che le provocano non appartengono alla civiltà di cui crediamo di avere le radici, nè al progresso di cui falsamente ci diciamo portavoce.
5/G - TIPOLOGIE
Le residenze della zona del Duomo sono classificabili secondo tre tipi: vermexiane, gentilizie, duplex.
Le residenze vermexiane, localizzabili lungo il lato ovest di Via Roma, rispondono ad una distribuzione altamente funzionale ed adeguata alle qualità ambientali del centro storico siracusano. Il prospetto è scandito da due ordini. L'ordine del piano terra è molto alto e ciò per consentire la creazione di un arioso portale, l'ordine superiore è di minori dimensioni ed è aperto dai semplici ed eleganti balconi a ringhiera piatta. Dietro il corpo della facciata, allineato col profilo stradale, si apre un cortile di limitate dimensioni utilissimo per la distribuzione razionale degli ambienti del piano terra. Il piano terra funzionante da rimessa e/o magazzino è diviso in grandi ambienti, quasi tutti con ingresso autonomo. Tali ambienti vengono adoperati per scopi diversi; alcuni erroneamente anche come abitazione. Al piano superiore si sviluppa la vera e propria residenza, raggiungibile da una imponente scala affiancata al corpo principale dell'edificio. L'alloggio si snoda attorno al cortile usufruendo, per gli ambienti di rappresentanza, della luminosità proveniente dai balconi prospicienti la strada. Dal lato del cortile gli ambienti si proiettano in una loggia piccola ma utile. Nell'uso attuale il vano della loggia serve per la convergenza degli ingressi dei vari alloggi nei quali è stata divisa l'antica residenza.
Oltre ai frazionamenti la tipologia vermexiana ha sperimentato anche le soprelevazioni, fatto che ne ha maggiormente compromesso la struttura portante e la funzionalità. Tra i modelli che hanno generato tale tipologia, imitata fino alla prima metà del sec. XIX, vanno messi in primo piano i palazzi Ardizzone e Oddo.
Le residenze gentilizie hanno invece per modelli i Palazzi Borgia Impellizzeri, Benevenano Bosco e le abitazioni del lato ovest di Via Carceri Vecchie. I primi due modelli, a differenza degli altri, hanno in più il cortile. La caratteristica principale di questa tipologia è costituita dall'elemento terrazza. Nel Palazzo Beneventano tale elemento funzionava da «cafeavos», sfruttato nel periodo estivo e primaverile con le stesse attività del salotto. La terrazza qui perde dunque la funzione che aveva alla Graziella o alla Giudecca; da luogo per stendere la biancheria e coltivare le erbe aromatiche, diviene «salotto aperto». Tale funzione si riscontra anche nel Palazzo Borgia e nel Palazzo Monteforte ove il terrazzo è il proseguimento ideale dell'appartamento verso il lato del Porto Grande. Il terrazzo rivolto verso ovest, ha la duplice funzione di proiettare la residenza sul lato del Porto Grande e in diversi casi direttamente sul Lungomare della Marina e di illuminare ed arieggiare tutta la zona di servizio. Gli ambienti di rappresentanza non usufruiscono dei fattori positivi apportati dall'elemento terrazza poiché tendono a rivolgersi verso il lato del prospetto principale e quindi sulla Piazza del Duomo o sulla Via Picherali o la Via Carceri Vecchie. Le abitazioni che sorgono lungo la Passeggiata Aretusa sono quelle che meglio rispondono ai requisiti di questo secondo sistema tipologico.
Hanno ingresso dalla Via Carceri Vecchie ma sono interamente proiettate sul lungomare. Le aperture del lato del Porto sono numerose ed ampie e ciò per un migliore e maggiore sfruttamento del soleggiamento e della ventilazione. Caratteristiche quasi simili hanno le abitazioni del Lungomare Alfeo.
La tipologia «duplex» per certi versi simile a quella riscontrata alla Giudecca è localizzabile nel quadrilatero compreso tra le vie Picherali, Capodieci, Conciliazione e S. Lucia. Si Tratta di alloggi distribuiti su due livelli ove anche il piano terra viene adoperato come abitazione. Il frammento più interessante è quello a sud della Piazzetta San Rocco ove, appunto per l'uso del piano terra come residenza, si tende a far divenire l'area pubblica spazio di relazione.
Tale tipologia non crea comunque un ambiente strutturalmente e funzionalmente omogeneo e ciò a causa della frammentarietà distributiva causata dall'inserimento massiccio di complessi conventuali, palazzi gentilizi e chiese.
Per quanto riguarda le tipologie degli elementi di collegamento urbano in questo settore del Duomo si ha solo la via che in molti punti ricalca l'antico tracciato greco-romano. Il vicolo ed il ronco non sono presenti.


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