Avolio Corrado
personaggi 800 siracusano
Corrado Avolio, nacque il 16 febbraio del 1843 a Siracusa, dove il padre svolgeva la professione di ufficiale medico.
Fu avviato agli studi nel Collegio dei frati della Compagnia di Gesù. Ad appena 17 anni volle indossare la camicia rossa dei garibaldini e prese parte dell’impresa eroica per la liberazione del regno delle due Sicilie dai Borboni, combattendo al fianco di Nicola Fabrizi nella battaglia di Milazzo. A venti anni andò a studiare a Catania, dove dimostrò una particolare inclinazione per le materie scientifiche dove si laureò ad appena venti anni in farmacia.La straordinaria inclinazione per le scienze che dimostrò con la professione di farmacista, probabilmente ereditata dal padre che era medico e che esercitò a Noto, assieme all’insegnamento delle Scienze Naturali presso la Scuola Normale Femminile, la dimostrò anche nello studio dei fatti linguistici e dialettologi, divenendo uno dei più stimati dialettologi, demopsicologi, glottologi, sici- 103 liani. I suoi meriti vennero riconosciuti dai più insigni uomini di cultura, come il filosofo palermitano Giovanni Gentile e Luigi Pirandello. Il Migliorini scrisse che egli aveva “ sicuro senso linguistico e larga informazione storica”, mentre Giovan Battista Pellegrini affermò che i suoi saggi meritori e, nel complesso, validi ancor oggi”. Egli trasformò la sua farmacia in un autentico studio scientifico, dove, assieme agli scaffali delle medicine, c’erano quelli dei numerosi libri e lì si riunivano i migliori uomini di cultura di quello che dal 1837 era diventato il capoluogo , cioè da quando Siracusa era stata declassata dal Governo Borbonico per essersi ribellata in occasione del colera, per iniziativa di Mario Adorno ed altri patrioti. La sua attività di dialettologo E le sue opere più importanti La sua attività di dialettologo insigne si svolse intensamente su due fronti: la ricerca dei canti popolari della zona netina e lo studio e la storia del dialetto locale. Per quanto riguarda lo studio della lingua locale, egli ricercò le parole più autentiche del suo territorio e ne fece una specie di piccolo vocabolario, quasi come un’appendice a quel Nuovo Vocabolario Siciliano-Italiano che aveva visto pubblicare dal Traina e che ancora ai nostri giorni, ripubblicato in edizione anastatica, è forse il migliore, visto che quello monumentale iniziato da Giorgio Piccitto non è ancora completato e attende l’uscita del quinto grosso volume. Quanto grande fu la sua passione perla ricerca linguistica, tanto grande fu la sua modestia che gli faceva riconoscere i suoi limiti in tale campo appena iniziato, che veniva persino disprezzato da uomini del livello culturale del Tommaseo, per cui egli si augurava che per i materiali linguistici da lui raccolti ci fosse “… qualche dotto cultore della scienza del linguaggio che li analizzerà e vi troverà, forse, rapporti inaspettati con altre lingue.” E aggiungeva che, a volte, un solo vocabolo, analizzato attentamente nei suoi componenti, ridotto all’elemento fonetico originale, liberato da prefissi, suffissi, apofonie, metatesi, anastrofi…coltane l’esatta etimologia, può “ illuminare un periodo di storia, colmare una lacuna della filologia”. Egli soleva dire con orgoglio che “ …il Siciliano ha nel suo linguaggio armonioso e flessibile, uno strumento che rende le più lievi ombreggiature del sentimento e del pensiero…” Per quanto riguarda la ricerca e la raccolta dei canti popolari, egli ne pubblicò 652 nel 1875 con il titolo: “ Canti Popolari di Noto. Studi e raccolta di Corrado Avolio” per i tipi dell’Ufficina Tipografica di Francesco Zammit.Certo, essendo ancora alle prime armi nello studio così arduo, l’ortografia lascia a desiderare e diverse sono anche le imperfezioni sia dal punto di vista delle conoscenze storiche sia di quelle linguistiche. Nel 1882 pubblicò l’Introduzione al Dialetto Siciliano, con cui dimostrò gli straordinari progressi che aveva fatto nello studio e nella linguistica siciliana, essendosi aggiornato attraverso la lettura dei migliori esperti del settore, tra cui Graziano Isaia Ascoli, che aveva iniziato, nel 1873, la pubblicazione dell’Archivio Glottologico Italiano e che proprio con il nostro ebbe corrispondenza, ne apprezzò il lavoro svolto e lo invitò, con la lettera inviatagli il 15 ottobre del 1878, a collaborare. Importanza eccezionale hanno avuto le sue considerazioni sul mutamento continuo di ogni lingua parlata, che perciò deve studiarsi nelle sue complesse componenti e della storia di ogni sua parola. 104 Corrado Avolio e la sua posizione sulla questione della lingua italiana Altra sua importante convinzione era quella che l’unità nazionale si rafforza con l’unità della lingua italiana, e riteneva che questa era quella formata con il contributo di tutti i buoni scrittori italiani, a qualunque regione appartengano, contrariamente a quanto sostenevano i manzoniani, che volevano che si parlasse tutti e si scrivesse in dialetto fiorentino… E’ ovvio che si evolve la lingua parlata, anche la lingua scritta, nelle sue norme morfosintattiche , subisce, sia pur molto di meno, un mutamento: chi scrive non può non tenerne conto! Corrado Avolio lo aveva previsto quando, a conclusione di tale discorso, sull’Introduzione al Dialetto Siciliano, aveva affermato: “ ….un gran numero di voci italiane penetrano nel siciliano e ne mutano la fisionomia; e forse, in questo scambio non avvertito oggi, qualche vocabolo siciliano più vitale o più fortunato, entrerà nel patrimonio della lingua nazionale.” E non ebbe a sbagliarsi! Corrado Avolio, dunque, intende puntualizzare, fin dal primo capitolo della sua Introduzione al Dialetto Siciliano, che “ fino al secolo XVI e a molta parte del ZVII, il siciliano non era trascritto con gli stessi segni alfabetici dell’italiano e non si pensò mai all’ortografia toscana, continuando a scrivere in dialetto o in latino.” Adottata la scrittura italiana, alcuni fonemi caratteristici siciliani non riscontrabili in italiano, hanno suscitato diversità di vedute nello stabilirne il relativo grafema. Per il fonema speciale della C palatina, davanti alla I e alla E, come in ciatu, che si avvicina alla sc italiana ma non lo è, specialmente in certe zone, l’Avolio scrive: “ Ultimamente in una radunanza di dotti cultori di lettere siciliane, tenuta a Palermo, si stabilì di trascriverlo con c semplicemente: ciatu.” E così si dovrebbe continuare a scrivere, considerando pure che anche chi ha studiato dizione italiana pronuncia la c davanti alla i e alla e in due modi diversi, ma si scrive sempre allo stesso modo, come tutti pronunziamo la z in due modi diversi, ma la scriviamo tutti in un sol modo e solo il vocabolario la scrive in due modi differenti, come scrive in due modi differenti la s, che tutti pronunciamo in un solo modo… Alcune differenze ortografiche tra il siciliano antico e quello di oggi Corrado Avolio, trascrivendo alcuni canti antichi preferì continuare a trascriverli nel “vecchio siciliano”. Così, per il suono gutturale della c preferì mantenere la K, mentre egli stesso disse che nel siciliano moderno si preferisce il grafema italiano: perkì= pirchì, kistu= chistu, kinu= chinu…. Corrado Avolio nel trascrivere il vecchio siciliano risolse il problema della sonora gutturale caratteristica siciliana seguendo l’Ascoli col grafema ghj: ghjara= ghiaia, da non confondere con giara= giara, grosso recipiente di creta, che mantiene il suono palatale….Così il fonema caratteristico siciliano che si avvicina alla parola italiana tegghia, lo rese col grafema gghj : pagghja, pigghja, fogghja… Altro fonema particolare siciliano è la doppia dd quando corrisponde alla doppia ll italiana: egli lo risolse come lo risolvono ancora alcuni dialettologi oggi, cioè mettendo un puntino sotto ogni d; ma con la macchina da scrivere non è possibile, mentre se é possibile con un 105 programma di scrittura del computer, non corrisponde con un altro programma, come nel riversaggio dal Windows al Page maker! Allora è preferibile indicare quel fonema con una h: stiddha, staddha, beddha, baddha.. Per quanto riguarda la r, mentre prima l’Avolio l’include tra le consonanti che si leggono come in italiano, poi fa delle importanti considerazioni: “Questa consonante nel siciliano ha due suoni: uno dolce, corrispondente al r toscano di rosa, caro…; un altro forte, come di rr doppio. Il r etimologico si pronuncia forte in principio di parola ( rosa), dolce in mezzo ( caru) . Il r proveniente da alterazione fonetica, per affievolimento del d, o per riduzione dei gruppi gr, cr, dr, si pronuncia dolce: renti ( dente) firili ( fedele) , ranni ( grande), saramentu ( sacramento), saristica ( sacrestia), rittu ( dritto). Il r siciliano di rosa, andrebbe trascritto rrosa; noi lo trascriviamo solo r’’..” E qui non siamo d’accordo con l’Avolio perché egli intende scriverlo con due accenti gravi, mentre nella nostra Keyboard compaiono solo due apostrofi! Né siamo d’accordo con gli estensori del Nuovo Vocabolario Siciliano che giunto due anni addietro proprio alla lettera r, scrivono con doppia rr il fonema siciliano e r il fonema in corso di parola: non c’è affatto bisogno! Com’è assurdo, infatti, scrivere Rrai, Rre, Rroma!… Basta attenersi alla regola: 1) Ogni r iniziale è forte, si pronuncia col fonema caratteristico siciliano senza bisogno di raddoppio; 2) assume il suono debole italiano se vi è l’aferesi, cioè la caduta dlla parte iniziale della parola: la ’rutta è rutta= la grotta è rotta; 3) il fonema r dolce proveniente dall’affievolimento della d è meglio scriverlo d e non r, come del resto viene pronunciato in parecchie zone. 4) Corrado Avolio morì all’età di 62 anni l’1 settembre del 1905, colpito da paralisi progressiva. Lasciò molte altre opere, rimaste quasi tutte inedite, al figlio Ferruccio che, se continuò la professione di farmacista che esercitò sempre il padre, non ne ebbe la stessa passione per “ le cose nostre”.
la Corte degli Avolio oggi