Ierone primo
I
Ierone Primo l'Etneo
Succedette al fratello Gelone nell'anno 478 a.C.
Grande guerriero ma poco rispettoso del popolo, alla sua morte non lascerà alcun rimpianto.
Geloso del fratello Polizzello, al quale Gelone aveva lasciato il comando delle milizie, tentò più volte di liberarsi di lui, inviandolo in missioni pericolose; ma questi, avendo sposato Demareta, vedova di Gelone, fu in ogni occasione aiutato e protetto dal suocero Terone.
Sostenitore delle lettere e delle arti; la sua corte fu sempre frequentata da uomini eccelsi ai quali offriva ospitalità e premi; fra i tanti Pindaro, Simonide, Bacchilide, Epicarmo, Dinologo, Eschilo.
Simonide ed Epicarmo aggiunsero nuove lettere all'alfabeto greco, per rendere più distinto il suono di vocali e consonanti.
Lettere, arti e disquisizioni filosofiche mitigarono il temperamento del tiranno che, tuttavia, tenne la città sempre sotto ferreo controllo militare.
Prese parte a numerosi agoni equestri guidando personalmente la sua quadriga, portandola alla vittoria almeno due volte, nel 476 e nel 468 a.C.
L'auriga bronzea, conservata in Grecia nel museo archeologico di Delfi, fa parte di un gruppo offerto ad Apollo da lerone in occasione di una sua vittoria in una competizione panellenica; suo fratello Polizzello dopo una superficiale abrasione del nome "lerone", fece incidere il suo, per cui l'epigrafe oggi recita: "Polizzello donò con devozione ad Apollo".
Malato e privo di forze, si fece condurre nel 467 a.C. a Etna, la città da lui fondata, dove morì.
Ierone è ricordato soprattutto per avere iniziato quella politica espansionistica che sarà ripresa da Dionisio I e da Agatocle
l'Elmo di Ierone donò gli elmi degli Etruschi sconfitti al Tempio di Zeus ad Olimpia per testimoniano la potenza e grandezza di Siracusa.
l'iscrizione in lingua greca è così tradotta: “Gerone, figlio di Deinomene, e i siracusani a Zeus.
È uno dei tre esemplari dei quali si conosce l'esistenza (gli altri due si trovano ad Olimpia), è conservato presso il British Museum di Londra.
Nel 474 a.c, gli Etruschi erano padroni del Mar Tirreno ed avevano contatti mercantili con il resto dell'Italia,Spagna e Francia.
Nel 474 a.c, gli Etruschi erano padroni del Mar Tirreno ed avevano contatti mercantili con il resto dell'Italia,Spagna e Francia.
Volendo allargarsi verso il sud dell'Italia, furono chiamati a numerose conquiste e battaglie.
La città di Cuma, non volendo capitolare,richiese aiuto all'altra potenza del mondo greco d'Occidente ch'era SIRACUSA. Ierone, con la sua potente flotta di triremi, infligge una dura sconfitta agli Etruschi e, narcisamente, glorifica la propria azione facendosi decantare da poeti come Eschilo, Pindaro, Simonide e Bacchilide.
commento di Ettore Di Giovanni:
Nel 474 a.C., nelle acque di Cuma, al largo della costa campana, una flotta di navi etrusche, che muove alla conquista della città greca, si scontra con le navi dei difensori. Sono navi cumane; ma il contingente maggiore è costituito di triremi siracusane, venute in soccorso a Cuma.
Le ha inviate Ierone, da quattro anni tiranno di Siracusa dopo la morte del fratello Gelone.
La flotta siracusana sbaraglia quella etrusca, e infligge al nemico una sconfitta così dura da scoraggiare, per molti anni, ogni ulteriore tentativo espansionistico dei “Tirreni, signori del mare” (Diod. XI, 51).
E’ una vittoria rilevante sotto il profilo politico: Siracusa afferma nettamente la sua supremazia nel Tirreno meridionale e consolida il controllo delle rotte che passano attraverso lo Stretto di Messina. Ierone amplifica l’eco della vittoria, da accorto stratega della propria auto rappresentazione sul piano internazionale; affida al più grande poeta contemporaneo, Pindaro, il canto delle gesta siracusane nella battaglia di Cuma, e magnifica la vittoria agli occhi di tutto il mondo greco consacrando a Zeus, nel santuario panellenico per eccellenza, Olimpia, il bottino di armi conquistate ai nemici.
Dopo secoli, dalla rovine del tempo e degli uomini, sono riemersi ad Olimpia, di quel bottino, tre elmi, tutti con la stessa orgogliosa iscrizione: “Ierone, il Dinomenide, e i Siracusani (dedicano) a Zeus (dalla preda) dei Tirreni, da Cuma”. Dei tre elmi, due sono ancora ad Olimpia; uno, rinvenuto agli inizi del 1800, è conservato al British Museum di Londra"