Rio Paolo
R
Paolo Rio
da "Fogli d'album" de L'Illustrazione Siracusana
II prof. avv. Paolo Rio era nato a Canicattini il 2 marzo 1892. Vasto rimpianto suscitò la sua morte a Ragusa - il 28 maggio 1956 - dove era stato temporaneamente destinato in qualità di presidente di una commissione di esami. Laureato in Giurisprudenza a Catania e in Lettere a Palermo, aveva partecipato alla I Guerra Mondiale meritandosi due Croci al Merito e il grado di Capitano al momento del congedo. Dal 1919 al 1921 fu Commissario di pubblica sicurezza a Palermo: professione a lui certo non congeniale per la sua indole di studioso e di poeta; scelte infatti, appena gli fu possibile, l'insegnamento. Dal 1922 fu professore di Lettere italiane e latine presso il Liceo classico" T. Gargallo". Nel 1940, a coronamento del suo impegno di docente, ottenne la nomina di preside al Liceo scientifico "Corbino", incarico che ricopri fino al '56, anno della sua prematura scomparsa.
All'attività di docente e poeta - fin da giovane Paolo Rio sentì il bisogno di esternare la sua vena poetica pubblicando varie raccolte delle sue liriche - affianco quella di saggista e di giornalista, collaborando con articoli e scritti scelti con varie testate giornalistiche, locali e nazionali.
Nel 1954 l'Azienda Autonoma del Turismo gli dedico la pubblicazione de "Le mie stagioni", un compendio delle sue opere edite e inedite dal quale abbiamo tratto la presente.
Dissipi l'ombra
Tutto nel fresco mattino
par che rinasca alla vita,
anche le piccole cose
aprono i loro misteri.
L'occhio (o I'animo forse?)
scopre in letizia i novelli
significati, о piuttosto
sono le cose che prodigano
liete i riposti segreti:
voci incantate e fraterne
che ieri, svanito, non colsi;
colori che ieri,
disincantato, non vidi...
II palpito lieve di tutte
le creature del mondo
si ripercuote in dolcezza
nel fondo dell'anima mia.
Questa soave freschezza
che s'ingemma ogni cosa
I'ansia risolve e i tormenti,
trama dei giorni terreni.
Altre opere del prof. Paolo Rio.
Storia: Reazione al Seicentismo nell'opera di Salvator Rosa (1923).
Monografie: Emanuele Giaracà (1926).
Giuseppe Fausto Majelli (1931).