Arezzo Giambattista
personaggi 800 siracusano
Appartenente alla nobile famiglia: https://www.antoniorandazzo.it/nobili/arezzo.html
Giambattista Arezzo barone della Targia nacque nel 1800. Fu il primo dei dodici figli di Gaetano Maria Arezzo e di Maria De Grande. Il nonno, Giuseppe Maria Arezzo barone della Targia, era stato sindaco, come abbiamo già riferito, nel 1806, e con una deputazione era andato ad accogliere il re Ferdinando IV ad Augusta prima che il monarca visitasse Siracusa. Se Corrado Arezzo era stato un uomo di lettere, poeta, pittore e politico insigne, Giovan Battista Arezzo fu un musicista di notevole talento, anche se rimase dentro i ristretti confini della città. Egli dimostrò una straordinaria inclinazione per la musica fin dalla più tenera età, se già ( come riferisce il Capodieci- Miscellanea, XI, cc. 317-324 ) a 15 anni componeva un Kyrie a quattro voci, la cui partitura manoscritta troviamo ancora conservata ( I.Si: V- FA 2) che venne eseguita con successo il 7 giugno 1825 Non pare che avesse seguito dei corsi normali di teoria e tecnica o che avesse frequentato qualche conservatorio; si pensa che gli avessero fatto scuola privata i maestri di musica che allora abbondavano a Siracusa, tra cui, molto probabilmente, il m° Ignazio Moscuzza, zio del più famoso musicista siracusano, Vincenzo Moscuzza. Infatti questo musicista gli aveva dedicato una sua composizione quando ancora Giovan Battista Arezzo aveva appena quattro anni, composizione che venne eseguita per la festa del Padre putativo di Gesù, nella chiesa di San Giuseppe il 19 marzo 1804 Del resto, egli soleva farsi spedire da Napoli, a scopo di studio, numerosi spartiti di compositori suoi contemporanei, anche di quelli che a noi oggi sono poco noti. Che fosse di vedute culturali europee, lo dimostrerebbe anche il fatto che, se non troviamo partiture di Bellini e di Rossini, (che potrebbero essere state sottratte perché, essendo di autori celebri, potrebbero aver fatto gola a qualcuno dopo la sua morte…) ne troviamo di compositori stranieri come Haydn. Alcune delle numerose composizioni di carattere sacro e da camera A 21 anni compose un’aria dal titolo “ Qual dolce e grata voce”, che cantò il tenore Giuseppe Corradi ,venuto a Siracusa in occasione della stagione lirica di quell’anno A partire da quell’anno egli compose una cospicua quantità di musica sacra e musica da camera strumentale, tra cui due Trii con pianoforte, un Quartetto concertante con pianoforte, diverse Arie con Variazioni pianistiche e 3 sinfonie, due delle quali vennero eseguite nella chiesa di Montevergine nel 1827 La struttura seguiva i canoni del tempo, che dalla fine del Settecento ai primi dell’Ottocento preferiva sfruttare prevalentemente le risorse sonore del “ Clavicembalo ben temperato” ossia del pianoforte, sull’esempio di Mozart e di Beethoven. E lo stile di questi due musicisti tedeschi affiora benissimo nella dolcezza, nella compostezza e a volte nella spigliatezza e dinamicità, nonché nella drammaticità delle sue composizioni. 73 Ma il temperamento mediterraneo non poteva non essere una componente non indifferente della sua produzione: risalta specialmente nei ballabili, nelle 19 Quadriglie, nella Polka e nel Passo Doppio… ma risalta pure nella vena melodica delle sue numerose composizioni sacre. Porta la data del 20 agosto del 1837 l’esecuzione di una delle due Messe, quando fu cantata durante la cerimonia solenne in cattedrale, dopo i terribili episodi dell’epidemia del colera ( che a Siracusa provocò la morte di quasi duemila persone) e della rivolta, che portò all’uccisione di diverse autorità , e poi, alla venuta del De Carretto, dei 3 patrioti siracusani Lanza, Mario Adorno e il figlio di costui. L’Oratorio Sacro” Il sacrificio di Yefte o Ifianasse all’Ara”, su libretto del Conte Cesare Gaetani della Torre a quattro voci e orchestra venne eseguito in Cattedrale per la festa di Santa Lucia nel 1843. E’ ritenuta la composizione più importante perché venne riportata nel Dizionario del Gubernale che dell’Arezzo espressamente dice: “ Valente compositore della città di Siracusa, lasciò varie opere musicali, delle quali la più reputata è l’Enfianasse all’Ara, che fu recitata in ricorrenza della festa di S. Lucia, l’anno 1843”, con la partecipazione del tenore Pietro Labiola che in quel periodo si esibiva per la stagione lirica.” Tale dramma sacro, di stile piuttosto classicheggiante, come sostiene il musicologo Alessandro Loreto ( “ Musica e Musicisti a Siracusa nel XIX secolo, ed. Istituto Siciliano studi Politici ed economici, Flaccavento 1998 ) mette in rilievo “ un esempio artificioso di gusto retrivo, che nel campo liturgico e paraliturgico in Sicilia era ancora molto forte” All’età di soli 23 anni compose la sua prima opera lirica, su libretto di Giuseppe Politi, uno dei grandi artisti di quella famiglia Politi che vantava diversi personaggi di gran fama , specialmente nel campo della pittura; lo stesso che riscontriamo avere scritto “ pei viaggiatori”(e dedicato nel 1835 all’allora vescovo di Siracusa Giuseppe Amorelli) una “ Descrizione storica, artistica, topografica delle attuali antichità di Ortigia, Acradina, Tica, Napoli, ed Epipoli che componevano l’antica _Siracusa” cui aggiunse più tavole in rame”, per la tipografia di Giuseppe Pulejo, e lo stesso che riscontriamo avere egregiamente eseguito una copia della caravaggesca “Santa Lucia dei fossari”. Quel dramma si intitolava “ Enrico e Doraldina, ossia l’avventurosa villeggiatura” Su quell’opera l’Arezzo lavorò parecchi anni e ne fece diverse revisioni anche se pare non fosse stata rappresentata mai in teatro. Questa, del resto, fu l’unica sua composizione di genere lirico. A 21 anni celebrò fastose nozze con Marianna Di Lorenzo e Borgia che probabilmente era pure lei appassionata della musica e del bel canto, se il marito elaborò per lei alcune arie tratte da opere liriche italiane. Dopo le nozze il baronetto lasciò la casa paterna, ma alla morte del padre, avvenuta nel 1849, essendo egli il primogenito, ereditò il titolo di barone della Targia. Ma da quel momento non ebbe più la calma e la serenità di spirito per potersi dedicare ancora alla musica, perché fu coinvolto in lunghi e costosi processi per la successione. A diversi altri tristi avvenimenti gli toccò assistere in seno alla propria famiglia, come il suicidio del moglie del proprio figlio primogenito, Gaetano, per cui non compose più nulla, se si eccettua un Inno a S. Luigi Gonzaga, che scrisse per le Monache di S. Chiara in Noto nel 1859. Morì il 30 novembre del 1882, all’età di 82 anni.