Tempio di Apollo - Monumenti Greci

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Monumenti greci
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Tempio di Apollo

tempio di Apollo
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il tempio di Apollo di Siracusa
Tempio di Apollo
Il tempio di Apollo, si trova a Siracusa, piazza XXV Luglio, subito dopo l’ingresso all’isola di Ortigia, in epoca greca accessibile tramite un terrapieno che la univa alla terra ferma.

Era all’interno delle mura di difesa che contornavano l’isolotto, il cui ingresso principale, era dalla così detta porta urbica, i cui resti sono nei pressi, all’angolo dell’attuale di via XX settembre.

Probabilmente è il più antico tempio dorico della Magna Greca (VI sec. a.C., in origine, in base a un passo di Cicerone, attribuito ad Artemide, (Diana) per i romani.

Venne edificato, secondo Paolo Orsi, con materiale e i monoliti delle colonne, estratte dalla latomia costiera di punta mola, dove sono ancora visibili, sul fondo del mare antistante, che allora era meno profondo di circa 7 otto metri e trasportate via mare con grandi zatteroni.

Fino al 1860, era semisepolto all'interno dell’antica caserma spagnola, fatta edificare, distruggendo definitivamente ciò che rimaneva del tempio, nel 1562, insieme alle fortificazioni di Ortigia, dal viceré spagnolo Gonzaga, da Antonio Ferramolino, ingegnere militare bergamasco.

Venne riportato alla luce da Paolo Orsi, tra il 1933 e il 1945, direttore dei lavori Giuseppe Cultrera, quando venne demolito l’edificio spagnolo e sventrato il medievale quartiere Bottai per la realizzazione della nuova via del Littorio.

In sito, attualmente, sono solo due colonne del lato sud e alcuni tronconi, anche sul lato est, e un tratto di muro della cella.
Il tratto occidentale del basamento è di restauro.

Come tutti i templi greci. l’entrata era rivolta ad est, oggi occlusa da edifici di epoca medievale e moderna, edificati sull’antica via sacra, oggi via Dione, la quale, proseguendo per l’attuale via Roma, passava davanti al tempio di Athena, oggi Duomo di Siracusa, giungendo fino al tempio di Era, secondo gli storia, sito sulla punta dell’attuale castello Maniace.

Il tempio di Apollo, certamente di natura sperimentale, come tutti i templi arcaici di Sicilia, è costruito su un basamento squadrato profondo metri 2,30, realizzato con poderosi blocchi di pietra arenaria.
L'edificio misurava metri 58,10 x 24,50:

la peristasi comprendeva 6 colonne sui lati brevi e 17 sui lati lunghi;

le grandiose colonne monolitiche, peso circa 40 tonnellate, alte metri 6,62 e metri 2,02 di diametro quelle di testata, a volte completate con tasselli di riporto, quelle dei fianchi, metri 1,85: il capitello metri 1,36 e quindi, complessivamente metri 7,98
Gli gl’intercolumni sono strettissimi (il tempio quindi si definisce tecnicamente, picnostilo, e variano considerevolmente, dai metri 3,55 dei fianchi ai metri 4,15 dell'intercolumnio centrale della facciata, gli altri della facciata sono tutti diversi tra loro.

Sui lati lo spazio tra le colonne è addirittura inferiore al diametro dei fusti. Ne risulta l'impossibilità di realizzare un rapporto di euritmia con il fregio: i triglifi, cioè, non cadevano in corrispondenza dei diametri delle colonne.

Come sempre nei templi più arcaici, l'architrave era altissimo: 2,15 m, oltre un quarto dell'altezza delle colonne.

L'architrave è internamente incavato, e in origine era completato in legno: altra caratteristica di grande arcaismo.

La parte alta del tempio era decorata da splendidi rivestimenti di terracotta, e di terracotta era anche la decorazione centrale del frontone, un Gorgoneion alto 1,70 m, e probabilmente gli acroteri laterali (forse delle sfingi).

In pietra era invece l'acroterio centrale, una figura di cavaliere di cui si sono conservati alcuni frammenti.

II complesso centrale del tempio (sekós), lungo 37,20 e largo 11,60 m, era preceduto da un secondo colonnato, che sottolineava enfaticamente la facciata principale: come in molti templi arcaici della Sicilia, infatti, l'aspetto della frontalità è molto accentuato, e corrisponde all'assenza dell'opistodomo, simmetrico al pronao nei templi greci, che è sostituito da un àdyton aperto verso la cella.

Questa era anch'essa molto allungata (24,60x11,60 m), e suddivisa in tre navate da due file di 7 colonne su due piani, delle quali sono stati scoperti pochi resti.

Sulla faccia verticale del gradino più alto del lato est, a sinistra, è incisa un'iscrizione arcaica, lunga circa 8 m, certamente contemporanea alla costruzione (la scala, centrale di accesso ne tenne conto, ed è quindi posteriore).

Il testo, che presenta alcune difficoltà, si può tradurre così: « Kleomede fece per Apollo (il tempio), il figlio di Knidieidas, e alzò i colonnati, opere belle».

Si tratta di uno dei rari casi in cui si conosca il nome dell'architetto, il quale sottolinea l'importanza del colonnato in pietra, opera per quell'epoca eccezionale. Il tempio, infatti, è certamente il più antico periptero dorico della Sicilia, e uno dei più antichi conservati in assoluto, ispirato, con varianti locali, all'architettura di Corinto (assai vicino è, appunto il tempio di Apollo di Corinto).
Sui lati sud e ovest sono conservati resti del muretto che delimitava il témenos, l’area sacra del santuario e ad ovest, addossati al tempio, sono visibili i resti di una torre e di un tratto di mura, probabilmente bizantine.

Trasformazioni religiose

Giuseppe Agnello, e in seguito Luigi Bernabò Brea, ritennero che i bizantini trasformarono il tempio in chiesa cristiana e in particolare, utilizzarono la cella, chiudendo l’intercolunnio con il materiale residuo del tempio e chiusero il breve spazio fra gli stipiti e le colonne con muratura a pezzate.
Secondo Paolo Orsi, realizzarono la vasca battesimale tagliando profondamente i tre gradini inferiori dello stilobate.
Sono ancora oggi riconoscibili, fra le colonne del pronao, due monconi di stipiti che facevano parte dell'ingresso della chiesa;

Gli arabi, conquistata Siracusa nell’878, secondo la maggior parte degli studiosi, tagliarono le colonne del peristilio e del pronao, trasformando la chiesa bizantina in moschea;

I normanni, orientandola secondo l'asse sud-nord, convertirono la moschea in chiesa cristiana, più piccola della precedente, e, sopraelevando di due metri l’originario basamento del tempio, la dedicarono a San Salvatore.

Il portale di ingresso, ancora visibile nel muro della cella, presenta una doppia ghiera aggettante ed è sormontato da muratura costituita da piccoli conci squadrati.
La chiesa venne demolita nel 1864.
Testi consultati
Federico Fazio, liberazione dell’apollonion di Siracusa
Isabella Di Bartolo e Margherita Guarducci, epigrafe dedicatoria del tempio di Apollo
Fabio Zarbo, dal paganesimo al cristianesimo, adattamento degli edifici religiosi pagani in età medievale
Rielaborazione testi, montaggio e documentazione a cura di Antonio Randazzo
Il tempio di Apollo di Siracusa
FINE

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