Novelli Gian Primo
Racconti memorie
Gian Primo Novelli racconta
4 novembre 1966, giornata delle Forze Armate,in piazza della Signoria era programmata un manifestazione alla quale dovevano partecipare autorità civili e militari.
Alla cerimonia dovevano prendere parte vari reparti delle forze armate. La scuola sottufficiali carabinieri doveva fornire un contingente di allievi rappresentanti le varie compagnie. Io facevo parte di quel contingente e, alle 7 del mattino, eravamo pronti in uniforme di panno turchino per essere trasportati nella piazza ove doveva svolgersi la cerimonia. Intanto giungevano notizie dello straripamento dell'Arno e si rincorrevano voci circa lo svolgimento o meno della cerimonia.
Mentre eravamo in attesa, arrivò l'ordine di indossare l'uniforme di panno cachi. Dopo un po' - il tempo scorreva velocemente - venimmo a sapere che dovevamo essere trasportati nel grossetano per portare soccorso a quella popolazione in quanto era tracimato il fiume Ombrone e gran parte di quel territorio,specie il maremmano, era sott'acqua. Diversi erano i paesi allagati ed isolati bisognevoli di soccorsi.
Eravamo pronti alla partenza, ma il Nostro Comandate, uomo saggio, diede l'ordine di non partire se prima non avessimo mangiato qualcosa (eravamo tutti giovani e famelici).
Nel frattempo lungo la strada tra la scuola a la stazione ferroviaria cominciavano a scorrere i primi rivoli d'acqua.
Nella tarda mattinata, mi sembra di ricordare verso le ore 10, fummo fatti affluire tutti nella mensa e ci fu servito una scarsissima, ma preziosa porzione di pasta (mi sembra di ricordare fossero quattro rigatoni a testa) e una piccola porzione di pollo allo spiedo. Eroici furono coloro che con quelle condizioni climatiche riuscirono a reperire quelle derrate atte a sfamare oltre settecento voraci giovani allievi.
Mentre stavamo consumando quel prezioso frugale pasto, fuori della Scuola l'acqua aumentava di intensità e di volume. Improvvisamente la forza della corrente scaraventò un grosso camion alla deriva contro il portone d'ingresso sfondandolo. In pochi istanti tutte le pertinenze della scuola furono allagate, compresa la mensa, e tutti corremmo al riparo ai piani alti.
Ecco che da probabili soccorritori ci trovammo ad essere bisognosi di essere soccorsi.
In pochissimo tempo la piazza d'armi (chiostro di Santa Maria Novella) venne sommersa da circa tre metri d'acqua e noi ci ritrovammo prigionieri nei piani alti della scuola.
Io facevo parte della 6^ compagnia e alloggiavo nello stanzone (camerata) situata sopra il loggiato Brunelleschi. Dopo un primo sbigottimento cominciammo a guardare in faccia la realtà e fare le prime previsioni sul nostro futuro: chi prevedeva un'eventuale sospensione del corso, chi pensava ad una lunga licenza e chi, invece, pensava come uscire salvo da quella situazione.
Io, un po' esuberante e un po' guascone, essendo esperto nuotatore, dicevo ai colleghi che sarebbe stato un gioco da ragazzi attraversare a nuoto la piazza e raggiungere la Stazione, senza rendermi conto che c'era qualche collega in ansia per la situazione creatasi.
Verso sera, vedendo che il livello dell'acqua aumentava sempre di più, con la città completamente al buio, confidai la mia preoccupazione sulla tenuta di quelle vecchie mura alla furia delle acque, incutendo ai miei colleghi più vicini maggiore timore, specie quando confessai che con quella corrente tumultuosa neppure il più esperto nuotatore al mondo sarebbe sopravvissuto.
Durante la notte nessuno chiuse occhio e fu un continuo affacciarsi alle finestre che davano sulla strada per controllare il livello dell'acqua. Verso le quattro del mattino notai il riaffiorare delle cime degli alberi piantati nell'aiuola spartitraffico della strada prospiciente la scuola e ne diedi subito notizia al collega Francesco Occhiogrosso, mio compagno di branda, che accolse la notizia con gioia.
Nella mattinata del 5 novembre, cessata la pioggia, l'acqua defluì abbastanza rapidamente, lasciando però la città in situazione disastrosa. Anche la nostra scuola subì gravi danni e particolarmente le cucine quindi per diversi giorni fummo sfamati con fagioli tonno patate e cipolle (che fame!).
Passate le prime 24 ore di sbigottimento generale, rientrammo nei ranghi e fummo subito impiegati in vari servizi istituzionali.
Al mio battaglione di appartenenza, il 2°, venne assegnato il compito di eseguire pattugliamenti in città per vigilanza sulle casa abbandonate e prevenire azioni di sciacallaggio.
I colleghi del 3° btg furono impiegati per ripristinare i locali della scuola danneggiati e la rimessa in efficienza delle cucine e sala mensa. Alcuni di essi furono impiegati a trasferire detenuti dalle carceri fiorentine ed di altre città della toscana alluvionata in varie carceri di altre regioni.
Quella sera stessa io ed il collega Occhiogrosso effettuammo il primo pattugliamento nel centro storico e toccammo con mano la situazione disastrosa creatasi. Le strade, quasi impraticabili, erano ricoperte da un spesso strato melmoso maleodorante. Vi erano ammassati autoveicoli ormai fuori uso nonché mobilio e suppellettile varie trascinate dalla furia delle acque.
Tutti i locali (abitazioni, negozi, bar ecc.) a livello strada apparivano seriamente danneggiati.
Notammo persone disperate immerse nel fango che tentavano di mettere in sicurezza quei pochi oggetti recuperabili. .
Io e Francesco durante quel primo servizio ci scambiammo pochissime parole, i nostri pensieri erano attratti da quello scempio della natura che aveva ridotto in rovina quella splendida città proprio dal suo figlio prediletto, quel fiume Arno tanto decantato da poeti e cantori.
Col collega Occhiogrosso, sempre in coppia, facemmo servizio di pattugliamento in città fino ai giorni antecedenti il Natale. Fummo testimoni della rinascita di Firenze: vedemmo con piacere i fiorentini, dopo un primo momento di scoramento, rimboccarsi le maniche e in poco tempo riportare allo splendore la città; vedemmo l'impegno profuso dai tanti giovani volontari, dai militari, vigili del fuoco a tante organizzazioni di volontariato intervenuti.
Già qualche giorno prima del Natale, se non ci fossero stati quei brutti segni lasciati sui muri dai materiali oleosi, nessuno avrebbe potuto immaginare che poche settimane prima Firenze era stata sommersa da oltre tre metri d'acqua. Tutto ciò grazie all'operosità della meravigliosa gente fiorentina che lavorò alacremente giorno e notte per ridare vitalità e splendore alla loro città.
Dopo le vacanze natalizie nella Scuola riprendemmo la normale attività didattica, concludendo regolarmente, a fine giugno, il nostro anno accademico.
Gian Primo Novelli