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Gli ex Carabinieri Alluvionati di Piazza Stazione pronti a ritornare a Firenze
29 ottobre 2014    Mattia Lattanzi
Dopo gli Angeli del Fango a tornare a Firenze per rivivere tutti insieme l’impegno profuso da giovani in aiuto alla città e alla popolazione colpita dall’alluvione del 4 novembre 1966 saranno i giovani allievi Sottufficiali Carabinieri del 59 corso Sottufficiali della scuola dell’Arma di Piazza Stazione, giovani che all’epoca avevano tra i 18 e i 26 anni.
Tanti baldi giovani che all’epoca non solo si misero ad aiutare la popolazione alluvionata, ma anche, come in qualche caso, salvarono vite umane dalla furia delle acque.
Sono diversi mesi che questi Carabinieri, oggi in pensione, grazie all’impegno di Liberatore Francesco Memoli, che oggi vive in provincia di Vicenza, si stanno organizzando, tramite Facebook, con il passa parola, la rivista ufficiale dell’Arma (Il Carabiniere) e quella della loro Associazione Nazionale (Le fiamme d’argento), per tornare a Firenze nel 2016, quando cadrà il 50 Anniversario; aiutati in questo anche dall’Associazione Firenze Promuove, che darà loro aiuto logistico – sono già stati avviati i primi contatti con le autorità competenti, militari, civili e religiose – per tornare a visitare il chiostro e gli stanzoni in cui vivevano nel 1966, e che oggi fanno invece parte del museo comunale di Santa Maria Novella, oltre a partecipare alle cerimonie ufficiali che saranno organizzate per il Cinquantenario.
Torneranno in Piazza Stazione anche se la loro scuola non ci sarà più, in quanto nel 2016 tutta la Scuola avrà lasciato definitivamente la storica sede di Piazza Stazione per la nuova sede, più moderna e funzionale, anche se decentrata, alla periferia di Firenze, all’Olmatello, nelle vicinanze dell’aeroporto di Peretola e all’ingresso dell’autostrada.
In soli quattro mesi hanno già risposto all’appello in oltre cinquanta, tra cui l’allora Comandante della Scuola, Colonnello Mario Serchi, Medaglia d’Argento al Valor Civile proprio per un atto eroico durante l’alluvione, poi diventato Generale di Corpo d’Armata.
Con la Medaglia d’Argento al Valor Civile per l’alluvione fu insignito anche Battista Mazzocchetti che salvò in via della Scala, con sprezzo del pericolo, assieme al Comandante, una persona in difficoltà.
Questo è uno dei pochi, tra i tanti episodi di salvataggio spesso non ricordati, o di cui anche non si ha notizia, rientrando “nella normale” attività di servizio istituzionale dell’Arma, che ha visto il “riconoscimento” con la Medaglia al Valore Civile.
“Nei precedenti decennali dell’Alluvione – ha dichiarato al nostro direttore il “coordinatore” di questo raduno, Liberatore Francesco Memoli  – noi ex Allievi Sottoufficiali non siamo stati ricordati dalle Istituzioni e per questo, in vista del 50mo, abbiamo sentito la necessità di essere presenti in quanto, come allievi della Scuola di Piazza Stazione, per un anno ci siamo sentiti fiorentini, e per questo siamo stati, e ci sentiamo, anche fiorentini alluvionati. In più abbiamo assicurato aiuto alla popolazione, vigilato sulla città, specialmente di notte, oltre a rimettere in sesto anche la stessa scuola, che subì notevoli danni. Noi non torneremo, nel 2016 a Firenze da Sottufficiali, ma da allievi alluvionati, con la specifica intenzione di rivivere e rigustare quei momenti che abbia vissuto in maniera molta intesa”.
“Sarà importante questo loro ritorno – ha dichiarato il Presidente di Firenze Promuove, e nostro Direttore, Franco Mariani  – perché servirà a mettere a fuoco che oltre all’ “esercito” degli Angeli del Fango, già ricordati nel 30 e 40 anniversario, ci fu un vero e proprio esercito di soldati, carabinieri, avieri, che di stanza nel capoluogo toscano, sia per il servizio militare, sia per motivi di studio, da subito furono impegnati nell’aiuto dell’inerme popolazione. Il loro ritorno permetterà di avere nuove notizie e racconti su eventi che ancora oggi non sono mai stati raccontati, e che sono stati vissuti da loro in prima persona, con la spregiudicatezza di chi all’epoca aveva poco meno di vent’anni”.
Intanto su Facebook gli ex commilitoni si ritrovano virtualmente, in attesa di ritrovarsi tutti a Firenze nel novembre 2016, pubblicando le loro foto in divisa di quando frequentavano la Scuola di Piazza Stazione, oltre a numerosi ricordi di quei giorni, come quello postato da Antonio Randazzo, della 5 Compagnia del primo Battaglione.
“Quel fatidico giorno – racconta Randazzo - ero assegnato di servizio alla mensa insieme ad un collega allievo della quarta compagnia. La mensa si trovava al piano terreno con accesso dal 2 cortile. Le limitrofe cucine erano invece sotto il piano stradale e corrispondevano alla facciata prospiciente la stazione ferroviaria di Santa Maria Novella. Ad un certo momento dalla porta della cucina abbiamo visto entrare acqua a cascata ed in poco tempo le cucine erano allagate. I cucinieri e gli addetti subito sono scappati. Rimanevamo io ed il collega della quarta compagnia il quale bagnandosi fino a sopra le ginocchia raggiungeva la sua compagnia che aveva ingresso dallo stesso cortile poco distante dalle mense. Io, ingenuamente senza rendermi conto del pericolo, anche per non bagnarmi, salii su una delle pedane che galleggiava ed armato di un bastone trovato per caso (vedi foto in fondo all’articolo) incominciai la navigazione trascinato dalla corrente e dal vortice che in poco tempo mi fece fare in giro del cortile una prima volta. Fui fortunato, al secondo giro la pedana passo proprio accanto ad una delle colonne del loggiato zona infermeria e lestamente mi aggrappai alla grondaia arrampicandomi come un gatto fino a pormi in salvo sullo stesso loggiato e da li guadagnarmi la strada per la mia camerata poco distante dall’infermeria.  Tutto sommato non ebbi paura, il coraggio dell’incoscienza). L’Arma mise a disposizione tutto ciò che poteva come mezzi ed uomini e noi allievi partecipavamo ai servizi di vigilanza ed alcuni anche a spalare fango. I soccorsi furono abbastanza tempestivi ma fu dura, poca acqua e poco cibo nelle immediate circostanze, cucine da campo vennero approntate ed andò un pochino meglio. Le acque non si ritirano facilmente. Dai balconi vedevamo scorrere fiumi d’acqua che trascinavano auto, mobili ed ogni oggetto piccolo o grande per le strade limitrofe. Una tristezza infinita nel vedere tanta devastazione sia nel corso dell’alluvione che dopo nel vedere le montagne di fango ovunque. Ritengo che quell’episodio mi aiutò a crescere come uomo”.
Invece Dino Degli Esposti, della 6 Compagnia ci ha raccontato che si trovava “alla mensa difronte al Corpo di Guardia, sotto il livello della strada, con un portone d’ingresso altissimo che a un certo punto fu abbattuto dall’acqua e cadde nel corridoio che divideva i tavoli. Un niagara entrò con un rumore assordante. Ci alzammo tutti con in testa la stessa idea di quelli della 9, 8, 7, ecc. Improvvisamente s’udì uno squillo di tromba – era l’attenti - cui seguì un ordine del Tenente Milli,  che se ricordo bene doveva essere di servizio di picchetto, che disse: “tutti al proprio posto….seduti e continuate a mangiare!. Tutti tornarono mestamente ai tavoli, mentre l’acqua era già alle caviglie. Divorai in un boccone l’ala che era attaccata(forse) alla coscia di Mazzocchetti, e quando l’acqua raggiunse il livello degli sgabelli, un secondo squillo annunciò il fine pranzo. In un ordine inconsueto, con l’acqua che ci bagnava le cosce, uscimmo dalla mensa uscendo nel cortile del chiosco. Mani pietose, per fortuna, avevano disseminato una fila di cassette di plastica, che ci aiutò non poco a ritrovare la via delle nostre camerate. Certo che se avessimo saputo che quello sarebbe stato l’ultimo pranzo caldo da lì a quasi un mese, saremmo usciti con molta più calma…magari raccogliendo qua e là qualche pezzo di pollo….”.
Mattia Lattanzi
Dal numero 37 – Anno I del 29/10/2014

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