morte di Archimede la tomba perduta - Archimede da Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
siracusani ieri oggi
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morte di Archimede la tomba perduta

Durante i 18 mesi d’assedio romano a Siracusa, che poco dopo l’inizio della seconda guerra punica (218 a.C.) morto Gerone II° si era alleata con Cartagine, Archimede terrorizzò gli assalitori con numerose e potenti invenzioni per le difese della città e con macchine da guerra che miglioravano quelle della già raffinata tecnologia ellenistica. Fra queste ultime ricordiamo: le catapulte e le balliste* per scagliare frecce e massi anche enormi; congegni simili a grandi gru capaci di lanciare un terminale articolato con artigli (manus ferrea) per agganciare, afferrare e sollevare con contrappesi, per poi rilasciare e far schiantare, le navi romane; dispositivi per farle incendiare a grande distanza, forse un nuovo congegno di tecnologia militare* identificato con gli ormai leggendari “specchi ustori”* (secondo alcuni esistiti, come si dirà più avanti, per interpretazioni di fonti storiche e per verifiche limitate con esperimenti moderni). Dopo vani attacchi per terra e per mare, le scoraggiate armate romane si disposero rassegnate a circondare l’enorme perimetro fortificato della grande città (in totale 27 km di mura “dionigiane” che facevano capo alla più inespugnabile fortezza del cosiddetto “Castello Eurialo”) per un lungo assedio di posizione; ma dopo poco tempo, per tradimenti e circostanze particolari durante la grande festa “siracusana” della protettrice Artemide, riuscirono comunque a penetrare a notte fonda nella città e progressivamente a conquistarne i vari quartieri (212 a.C.). Durante il saccheggio e le stragi seguenti, un rozzo soldato romano uccise il nostro Archimede perché (come è stato anche scritto) “sordo” alle richieste di identità, forse distratto dai suoi studi. Secondo un’altra versione storica “ufficiale” (e “politica” come quella precedente), il generale romano Marcello, che aveva ordinato di catturarlo, dopo essersi addolorato molto per quell’efferato delitto, dispose una onorevole cerimonia funebre con una degna sepoltura; questa era sormontata da una stele o colonnetta su cui, per volontà testamentarie erano incise, come simbolo primario delle sue scoperte, una sfera inscritta in un cilindro con una enunciazione epigrafica di quel teorema. Con quel ricordo e solo dopo molti anni (circa 140) il sepolcro, di cui i siracusani non avevano più notizie, fu ritrovato presso la Porta “Agrigentina” (ma forse “Akradina”) da Cicerone, allora Questore romano della Sicilia (che poi “difese”, come oratore dell’accusa contro il saccheggiatore Verre) che, essendo anche letterato e studioso di vasta cultura evoluta anche “scientificamente”, venerava Archimede tanto da chiamarlo: “un genio divino”; purtroppo a tutt’oggi non si riconosce ancora il sepolcro del grande scienziato siracusano.

La morte di Archimede secondo Karel Čapek
E’ che la storia di Archimede non andò proprio così come è stato scritto; è vero sí che fu ucciso quando i romani presero Siracusa, ma non è esatto dire che entrò in casa sua un soldato romano per saccheggiarla e che Archimede, intento a disegnare una qualche costruzione geometrica, gli ringhiò con aria scontrosa: “Non mi rovinare i miei cerchi!”. In primo luogo Archimede non era affatto un distratto professore che non sa quel che gli succede intorno; anzi, era per natura un autentico soldato, che aveva progettato per Siracusa delle valide macchine da guerra, destinate alla difesa della città; in secondo luogo poi, il soldatino romano non era affatto un predone ubriaco, ma un colto e ambizioso capitano di stato maggiore, Lucius, che sapeva bene con chi aveva l’onore di parlare, e non era venuto per saccheggiare, ma sulla soglia fece il saluto militare e disse: “Salute a te, Archimede”.
Archimede alzò gli occhi dalla tavoletta di cera, sulla quale davvero stava disegnando qualcosa, e disse:
- Che c’è?
- Archimede,- fece Lucius,- noi sappiamo che senza le tue valide macchine da guerra Siracusa non avrebbe retto nemmeno un mese; invece abbiamo dovuto lottare due anni. Cosa credi, noi soldati ce ne intendiamo. Magnifiche macchine. Complimenti. Archimede fece un gesto con la mano. – Per favore non sono niente di straordinario. Normali meccanismi da lancio. una specie di giochetto insomma. Scientificamente non ha grande importanza.
- Ma militarmente sí, - osservò Lucius. – Ascolta, Archimede, sono venuto a chiederti di lavorare con noi.
- Con chi?
- Con noi romani. Devi sapere che Cartagine è in rovina. Perché aiutarli ancora! Ora daremo una bella lezione a Cartagine, vedrai. Sarebbe meglio che vi metteste con noi, voi tutti.
- Perché? – Borbottò Archimede, - casualmente noi siracusani siamo greci. Perché dovremmo venire con voi?
- Perché vivete in Sicilia, e noi abbiamo bisogno della Sicilia.
- E perché ne avete bisogno?
- Perché vogliamo avere il dominio sul mar Mediterraneo.
- Ma, - fece Archimede e guardò pensoso la sua tavoletta. – E perché lo volete?
- Chi domina il mar Mediterraneo, - disse Lucius, - domina il mondo. Eppure è chiaro.
- E che, dovete dominare il mondo?
- Sí, La missione di Roma è di avere il dominio del mondo. E ti dico che lo avrà.
- Forse, - disse Archimede mentre cancellava qualcosa dalla tavoletta di cera. – Ma non ve lo consiglierei, Lucius. Ascolta, dominare il mondo: questo vi porterà un giorno atroci lotte per difendervi. Non pensi all’inutile fatica che ve ne verrà?
- Non importa; ma avremo un grande impero.
- Un grande impero, - bofonchiò Archimede. – Se disegno un cerchio piccolo o uno grande, è sempre e solo un cerchio. Le frontiere ci sono sempre; non potrete mai non avere delle frontiere, Lucius. Pensi che un cerchio grande sia più perfetto di uno piccolo? Pensi di essere un miglior geometra se disegni un cerchio più grande?
- Voi greci giocate sempre con le parole, - obiettò il capitano Lucius. – Allora vi dimostreremo che siamo nel giusto altrimenti.
- Come?
- Coi fatti. Per esempio, abbiamo preso la vostra Siracusa. Ergo Siracusa ci appartiene. E’ una prova chiara?
- Sí, - disse Archimede grattandosi la testa con lo stilo. – Sí, avete preso Siracusa; solo che ormai Siracusa è né sarà mai più quello che è stato fino a oggi. Era una grande e gloriosa città, ragazzo; ora non sarà mai più grande. Peccato per Siracusa!
- Invece Roma sarà grande. Roma deve essere la più forte di tutto il mondo.
- Perché?
- Per resistere. Più siamo forti, più avremo nemici. Per questo dobbiamo essere i più forti.
- Per quanto riguarda la forza, - bofonchiò Archimede. – Io sono anche un po’ fisico, Lucius, e ti dico qualcosa. La forza si applica.
- Che significa?
- E’ una specie di legge, Lucius. Una forza che agisce deve applicarsi. Quanto più sarete forti, tanto più consumerete per questo la vostra forza; e un giorno verrà il momento….
- Che hai voluto dire?
- Ma niente, Non sono un profeta, ragazzo; sono solo un fisico. La forza si applica. Di più non so.
- Senti, Archimede, non vorresti lavorare con noi? Non hai idea di quali enormi possibilità ti si aprirebbero a Roma. Potresti costruire le migliori macchine da guerra del mondo…
- Mi devi scusare Lucius; sono un vecchio, ma vorrei ancora sviluppare un paio di mie idee. Come vedi, sto proprio disegnando qualcosa.
- Archimede, non ti attira raggiungere con noi il dominio del mondo?…Perché non parli?
- Scusa, - borbottò Archimede chino sulla tavoletta. – Cosa hai detto?
- Che un uomo come te potrebbe raggiungere il dominio del mondo.
- Hm, il dominio del mondo, - fece Archimede assorto. – Non arrabbiarti, ma ora ho qualcosa di più importante da fare. Sai, qualcosa di più durevole. Qualcosa che davvero rimarrà.
- Che cos’è?
- Attento, non mi cancellare i miei cerchi! E’ il metodo con cui si può calcolare l’area di un settore circolare.
Più tardi fu tramandata la storia che il dotto Archimede perse la vita per caso.
Note:1 Scrittore ceco morto a Praga nel 1938. Si deve a lui l’introduzione del termine “Robot”

Mosaico presso domus Pompei con l’uccisione di Archimede (falso del XIX sec.)

la morte di Archimede immortalata da artisti varii nelle varie epoche
morte di Archimede artista sconosciuto

Archimede opera di Felice Giani (San Sebastiano Curone, 15 dicembre 1758 – Roma, 11 gennaio 1823) è stato un pittore, decoratore di interni italiano, uno dei massimi esponenti del neoclassicismo.
 

Frans Verhas morte di Archimede
Morte di Archimede, illustrazione tratta da "La vita di illustri scienziati" di Louis Figuier, incisa da Charles Laplante (d.1903) Parigi, pubblicata nel 1872
Frans Verhas o Franz Verhas ( Dendermonde , 1827 – Schaerbeek , 1897) [1] [2] è stato un pittore belga. È noto per i suoi ritratti e scene di genere di donne e bambini ambientati in lussuose case borghesi. I suoi elaborati interni dei saloni sono caratterizzati dalla loro ricca abbondanza e dall'esposizione di una vasta gamma di trame, come arazzi, rasi, pellicce, marmi e metalli. [3] Frans Verhas dipinse anche animali, dipinti storici e nature morte.


Luca-Giordano morte di Archimede
Luca Giordano (Napoli, 18 ottobre 1634 – Napoli, 12 gennaio 1705) è stato un pittore italiano, attivo soprattutto a Napoli, Madrid, Firenze, Venezia e Roma.
Fu uno dei principali esponenti della pittura napoletana del Seicento, assieme a Jusepe de Ribera, Salvator Rosa, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Bernardo Cavallino, Aniello Falcone, Andrea Vaccaro e Mattia Preti, nonché uno dei più influenti esponenti del barocco europeo.


morte di Archimede opera di French School pittore francese


morte di Archimede opera di Thomas Degeorge
Christophe Thomas Degeorge (Blanzat, 8 ottobre 1786 – Clermont-Ferrand, 21 novembre 1854) è stato un pittore francese. Uno spazio nel museo d'arte Roger-Quilliot a Clermont-Ferrand è in gran parte dedicato a questo allievo di Jacques-Louis David.


Con quel ricordo e solo dopo molti anni (circa 140) il sepolcro, di cui i siracusani non avevano più notizie, fu ritrovato presso la Porta “Agrigentina” (ma forse “Akradina”) da Cicerone, allora Questore romano della Sicilia (che poi “difese”, come oratore dell’accusa contro il saccheggiatore Verre) che, essendo anche letterato e studioso di vasta cultura evoluta anche “scientificamente”, venerava Archimede tanto da chiamarlo: “un genio divino”; purtroppo a tutt’oggi non si riconosce ancora il sepolcro del grande scienziato siracusano.

Cicerone scopre la tomba del siracusano (B. West, Yale University Art Gallery)
Benjamin West, RA (Springfield, 10 ottobre 1738 – Londra, 11 marzo 1820), è stato un pittore statunitense.
Originario della Pennsylvania, si formò in patria come ritrattista: si trasferì poi in Italia, dove si specializzò nella realizzazione di dipinti a soggetto storico. Nel 1763 si stabilì in Gran Bretagna, dove ottenne un grande successo e numerosi incarichi ufficiali: nel 1772 succedette a Joshua Reynolds come presidente della Royal Academy of Arts.
Notevole fu anche la sua influenza nello sviluppo della pittura negli Stati Uniti: presso il suo studio di Londra si formarono, infatti, numerosi artisti americani, per esempio Gilbert Stuart.

Cicerone scopre la tomba del siracusano- stampa opera di Tommaso De Vivo
Tommaso De Vivo (Orta di Atella, 1790 ca – Napoli, 7 ottobre 1884) è stato un pittore italiano attivo principalmente a Napoli.

Altre opere vedi galleria sotto

Archimede statua opere di Villa
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