Archimede di Umberto Di Marco - Archimede da Siracusa

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Archimede di Umberto Di Marco

La lectio magistralis su Archimede e il Castello Eurialo dell’ingegnere Umberto Di Marco
 
Marina De Michele 28 Maggio 2024
 
La sala conferenze dell’Urban Center, sabato scorso, 25 maggio, era piena. Un uditorio attento fino alla fine per ascoltare la lectio dell’ingegnere Umberto Di Marco sul ruolo avuto dal grande scienziato Archimede nella progettazione della fortezza dell’Eurialo, incontro organizzato dalla Società siracusana di storia patria e dal Centro studi arte e scienze Il cerchio.
 
Da ingegnere, e non da archeologo, come egli stesso ha evidenziato, Umberto Di Marco ha esposto i risultati dei suoi studi frutto di un’ampia conoscenza delle opere di Archimede. “Per capire la costruzione di una struttura fortificata – ha detto Di Marco – è assolutamente necessario avere piena conoscenza delle armi utilizzate per difenderla e/o distruggerla. Dobbiamo ragionare partendo dalla catapulta che era decisamente diversa da come la intendiamo noi”.
 
Come in un avvincente racconto l’ingegnere Di Marco ha accompagnato i presenti in un viaggio nel passato, tra frecce e catapulte, calcoli matematici e geometrie, ipotesi e dimostrazioni. Il tutto accompagnato dal proprio stupore, più volte sottolineato, di fronte ai ragionamenti inappuntabili a livello scientifico di uno dei più grandi matematici dell’umanità.
 
“Studiando i vani dove erano collocate le baliste a difesa delle fortificazione è possibile calcolare le dimensioni delle macchine da lancio lì poste. Da un’iniziale progettazione per tentativi Archimede ha consentito di creare macchine basate su una relazione matematica, una formula che non finisce mai di generare in me stupore e ammirazione, che mette insieme varie competenze, competenze che solo Archimede aveva sviluppato. Così, dalla meraviglia di poter sollevare grandi massi mediante la leva (mechané) si passa, grazie al suo genio, a una razionale interpretazione del fenomeno fisico e si definisce la teoria della leva (mechaniché), ossia la meccanica, come sarà riconosciuto anche da Galileo Galilei. Come esperto di scienza e tecnologia ellenistica, considero Archimede l’inventore della tecnologia, il primo che applica il Logos, conoscenza organizzata, in questo caso la matematica, alla Tecknè, all’abilità artigianale”.
 
Quindi da questi calcoli gli strumenti micidiali con cui Archimede – “straordinario scopritore e costruttore di congegni e di macchine da guerra, con cui era in grado di prendersi gioco con il minimo sforzo di qualsiasi azione fosse condotta con enorme impiego di forze dai nemici” scrive Tito Livio – riusciva, come raccontano, insieme a Livio, Plutarco, Polibio e altri, a fermare l’avanzata dei nemici scagliando a distanza frecce e massi.
 
Di Marco poi, studiando il rapporto tra Filone e Archimede, i debiti del primo nei confronti del secondo, ha ‘dimostrato’ come la stessa lettura degli storici sull’impegno di Archimede per la costruzione di potenti macchine da lancio porti a ritenere che la formula riportata da Filone per la loro costruzione sia riconducibile alla rivoluzione culturale iniziata da Archimede, dai suoi studi, e non certo da una mera osservazione di tipo sperimentale. E ancora, infine, come la data di elaborazione di quella formula sia da datare nel passaggio da Tolomeo II a Tolomeo III avvenuto nel 246 a.C., e non nel passaggio da Tolomeo I e Tolomeo II del 285 a.C., quando Archimede era nato da due anni, come molti altri studiosi hanno ipotizzato. D’altra parte, ha concluso Di Marco, se l’elaborazione della formula fosse avvenuta durante il regno di Tolomeo III, Filone, che gli era contemporaneo, per compiacere il proprio sovrano, avrebbe sicuramente enfatizzato il fatto scrivendo esplicitamente il suo nome.

 
 
“Da anni Umberto Di Marco indica Archimede come simbolo di Siracusa, assieme al Teatro Greco. Più volte ha tenuto incontri per promuoverne la figura e le opere – commenta Vincenzo Monica, presidente del Centro studi arte e scienze Il cerchio -. Archimede, nato e vissuto a Siracusa, è una figura centrale non solo nella storia della città ma anche nella storia della scienza. La cultura ellenistica e la scienza di Archimede, come giustamente afferma Lucio Russo nel suo saggio “La rivoluzione dimenticata: Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna”, possiedono potenzialità culturali attuali. Docenti e ricercatori universitari, analizzando il pensiero e le opere di Archimede da diverse prospettive, hanno trovato sempre collegamenti con le più moderne ricerche di matematica, fisica, geometria e informatica.
 
Archimede fu l’esponente di una civiltà di cui, purtroppo, sappiamo poco, attorniato dai più grandi pensatori della sua epoca le cui competenze erano paragonabili a quelle che diedero inizio alla rivoluzione industriale dei tempi di Galileo. Lo studio del suo metodo scientifico, unendo la geometria al calcolo matematico e alla meccanica, favorisce un approccio interdisciplinare alla soluzione dei problemi. La realtà dello spazio e quindi delle figure geometriche dei corpi, considerate con le loro proprietà fisiche di massa e di peso, prefigura quella visione che ritroviamo nella relatività generale di Einstein e nella sua geometrizzazione dello spazio-tempo.
 
Va ricordato inoltre che Archimede è anche un grande filosofo che ha una concezione organica dell’universo. Per Archimede, fisica, geometria e filosofia stanno assieme quando si vuole costruire la conoscenza del reale. Plutarco, nato 250 anni dopo la morte di Archimede, lo descrive come un matematico, fisico teorico e scienziato, ma aggiunge che “non si era proposto nessuno dei suoi marchingegni come impegno degno di una seria attenzione … riteneva che l’occuparsi della costruzione di macchine e ogni tecnica che si rivolge alle necessità della vita fossero ignobili e volgari … impiegò tutti i suoi sforzi verso quelle ricerche la cui bellezza e superiorità non sono mescolate con alcuna necessità materiale”.
 
In verità alcune epistemologi presuppongono una società molto avanzata anche dal punto di vista tecnologico, ma poche sono le prove trovate a supporto di tale idea. Forse il lavoro di Uberto Di Marco potrebbe dare un maggiore impulso a questa visione della società dei tempi di Archimede.
 
Archimede era greco nella cultura e nelle idee e mantenne i rapporti con i suoi amici Eratostene, Conone di Samo, Dosideo e con la scuola di Alessandria. Faceva quindi parte di una società scientificamente avanzata, non era un “genio” solitario. Le sue opere e i suoi teoremi sono sempre collegati agli studi di altri scienziati greci (es.: postulato di Eudosso-Archimede). Per loro, la scienza era dimostrazione geometrica (scuola di Euclide), qualsiasi idea meccanica (il metodo di Archimede) serviva come punto di partenza, come stimolo e intuizione (Eureka), ma doveva essere la geometria a dare la dimostrazione dell’idea. Per Archimede, la matematica, la geometria e la dimostrazione logica sono pura bellezza.
 
Umberto Di Marco mostra come alcune strutture del castello Eurialo possano essere collegate agli studi geometrici di Archimede e al suo metodo meccanico. L’approccio scientifico è stato dominante durante tutta la conferenza, come per Archimede e gli antichi greci, anche per Umberto “il dimostrare” è il fondamento della scienza, e la matematica, la geometria e la dimostrazione logica sono pura bellezza”.
 
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