Montedoro fototeca - akradinasiracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Akradina
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Montedoro fototeca

Montedoro. Con tale termine, si suole indicare la zona compresa tra l'attuale pazzale Marconi e il ponte umbertino, ossia la dorsale di solida roccia calcarea che in antico, tramite un corridoio artificiale, collegava la terraferma all'isolotto di Ortigia.
Socondo Cicerone, in epoca greca e romana poi, c'erano il Pritaneo, la Curia, il Foro, la Palestra ed il Ginnasio e l' altare della Concordia.
Nel Pritaneo davansi pubblici banchetti, a pubbliche spese, a quei cittadini che colle loro azioni in guerra od in pace, negli uffici o negli studi avevano saputo rendersi utili alla patria.
Cicerone, testo originale: "Altera autem est Urbs Syracusis, cui nomen Acradina est: in qua forum maximum, pulcherrimae porticus, ornatissimum Pritaneum, amplissima est Curia, Templumque egregium Iovis Olimpii, caeteraeque Urbis partes una lata via perpetua, multisque transversis divisae, privatis aedificiis continentur", così tradotto:"la seconda città che compone Siracusa è Acradina, in cui sorge un grandissimo foro, un bellissimo porticato, un sontuoso pritaneo, una curia vastissima, uno stupendo tempio di Giove Olimpico e tutte le altre parti della città, separate da una larga e lunghissima strada e da numerose traverse, che contengono gli edifici privati".

carte paleografiche di Siracusa a cura di Polacco e Roberto Mirisola, tratto da Geologia storica di Siracusa

Sull'origine del nome Montedoro furono già state fatte varie ipotesi meglio chiarite nel libretto: toponomastica di Siracusa, primo volume, a cura di Vittorio Antonino

Secondo il Privitera (42) «sanno i vecchi per tradizione che quel luogo si dice Montedoro per le monete d'oro che vi si trovarono». Secondo il Capodieci(43) «Fu in seguito alla enorme somma sborsata dai Siracusani per costruire le fortificazioni del porto piccolo che la zona fu chiamata Montedoro». Secondo il Fazello (44) in quella zona, nel 1552 in seguito a scavi, furono trovati oggetti d'oro per cui lì si doveva trovare la zecca e quindi la rocca di Ierone, costruita su quella di Dionigi. Le fortificazioni di questa Piazza d'Armi, opera di pregio dell'ingegneria militare del XVI secolo, (45) furono completamente distrutte dopo l'Unità d'Italia in seguito ad una vergognosa speculazione edilizia sostenuta da vari deputati e nobili del tempo con la scusa di cancellare quei simboli di oppressione del viceregno borbonico (46). Sul piano ricavato (circa 4000 metri quadrati suddivisi in 11 lotti fu iniziata la costruzione di strade e palazzi che nel primo novecento portarono all'attuale assetto urbanistico con il Corso Umberto posto centralmente (Rettifilo) e le strade tutt'intorno disposte a scacchiera. In ricordo del toponimo Montedoro rimane l'attuale viale (47) sito fra Via Filippo Cordova e i numeri 34-35 del Foro Siracusano. A lato del porto piccolo esistevano opere esteriori di difesa della fortificazione. Tali costruzioni venivano denominate dagli Spagnoli "Rebellin". Da tale termine deriva il toponimo «Rivellino» che ancora viene dato alla spiaggetta prossima alla darsena piccola. Un circolo nautico costituitosi in quelle adiacenze è stato denominato Rivellino. (40) «Le città d'Italia dopo l'Unità» - Vallardi, 1871. (41) Il ponte che andava dalla piazzaforte al terrapieno di mezzo esiste a tutt'oggi e corrisponde a quello che viene chiamato ponte della Mezzaluna. Il ponte che proseguiva dal terrapieno di mezzo per Ortigia fu allargato nel nostro secolo e fu continuato con il ponte che immette in corso Umberto. (42) Op. Cit. (43) G. M. CAPODIECI, Antichi monumenti di Siracusa, SR 1813 (44) T. FAZELLO, De rebus Siculis decades duae, PA 1558. (45) T. CARPINTERI, Siracusa città fortificata, PA 1983. (46) PARLATO, Siracusa dal 1830 al 1890, CT 1919 «Taluni di questi voti che riguardano in gran parte il miglioramento e gli interessi di Siracusa, vennero, con gli anni e con stimata insistenza, raggiunti; trà i quali principalissimo lo svincolo della piazza dalle servitù militari, pel quale si era interessato anche vivamente il Bixio, in un discorso tenuto al Senato nel marzo 1871, e che si ebbe poi nel 1885, con la demolizione dei fortilizi, per intelligente e solerte opera del marchese Antonio Rudinì, mentre era deputato di Siracusa. Questo abbattimento di fortificazioni, oramai inutili, contribuì moltissimo al miglioramento edilizio della città ed al suo maggiore incremento».
Com'è noto Ortigia ma anche tutto il Montedoro era intensamente fortificato

in epoca medievale sul Montedoro c'era il castello Marieth o Marchetti, nel disegno erroneamenti chiamato Marchetto

In epoca spagnola e fino al 1893 il Montedoro era fortificato e usato dai militari come piazza d'armi

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