Acradina secondo Drögemüller - akradinasiracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Akradina
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Acradina secondo Drögemüller

c. Nasos e Acradina

Per quanto riguarda i quartieri antichi ci limitiamo ad alcuni brevi chiarimenti. La Nasos e la lingua di terraferma si trasformarono dopo la pace con i Cartaginesi nell'anno 405, acquisendo maggiore importanza, dato che Dionisio I aspirava a salvaguardare la propria sovranità e trasformò il baluardo naturale in una fortezza. Verso l’area di Acradina e la vicina Agorà, il castello (cfr. fig. 20) era chiuso da un sistema fortificato nel quale erano inclusi i νεώρια sul Porto Piccolo; sulla nuova acropoli, sull’isola, rimanevano soltanto φίλοι e μισθοφόροι.⁵⁵ Durante il conflitto fra Dione e Dionisio II nell’anno 357 i cittadini di Siracusa sbarrarono a loro volta il collegamento fra la lingua di terraferma e il castello del tiranno, costruendo διατειχίσματα provvisori dal Porto Grande al Porto Piccolo, ἀπὸ θαλάττης εἰς θάλατταν, in modo che nascesse un vero e proprio περιτείχισμα⁵⁶. È vero che il castello cadde dopo sei secoli per mano di Timoleonte, che al posto della fortificazione fece costruire un tribunale⁵⁷, ma l’isola apparentemente mantenne il suo aspetto di fortezza, che venne ulteriormente evidenziato da Agatocle⁵⁸; sotto Ierone II Ortigia era il castello del re. Soltanto con la rivoluzione del 214 lo sbarramento venne eliminato: murique ea pars, quae ab cetera urbe nimis firmo munimento intersaepiebat Insulam, consensu omnium deiecta est (Liv. 24, 23, 4). Sono conservati soltanto alcuni frammenti delle mura ellenistiche della città sull’isola. Questi blocchi sono contrassegnati dai segni incisi dagli operai che, secondo Fabricius 7, ricordano quelli del Forte Eurialo. Contemporaneamente alla costruzione della fortezza sull’isola, Dionisio I trasformò anche l'Agorà: adesso nascevano, come si può leggere in Diodoro 14, 7, 2, i portici tutt’intorno (αἱ κατὰ τὴν ἀγορὰν στοαί: Diod. 14, 41, 6). Le nuove costruzioni di questo e dei periodi successivi, le cui tracce si sono trovate sull’Agorà o nei suoi dintorni⁵⁹, trasformano questa parte meridionale di Acradina posizionata sulla lingua di terraferma quasi in una “city”. Di conseguenza, risulta molto improbabile l’informazione data da Plutarco, secondo il quale l’Agorà, durante il periodo di “declino” prima di Timoleonte, sia servita come pascolo per i cavalli (v. p. 108). Al contrario, il carattere rappresentativo proprio di quest’area ha contribuito alla fama di Acradina che veniva considerata come il quartiere più bello⁶⁰. La descrizione della sua rete viaria in Cicerone Verr. II 4, 119 – ceterae … urbis (i.e. Achradinae) partes … una via lata perpetua multisque transversis divisae privatis aedificiis continentur – aveva impressionato così tanto i topografi dei tempi passati da registrare la lunghezza di 4 km sulle mappe geografiche (cfr. Fig. 5a). Questa era naturalmente pura fantasia, che però non supera assolutamente quell’altra ipotesi che posizionava la città sul plateau. Quest’immagine assurda nacque in virtù di paragoni con punti “paralleli” assolutamente inadatti⁶¹. A causa degli esigui risultati della ricerca archeologica, non sappiamo per quali aree e con quale regolarità sia valido il sistema viario ricordato da Cicerone, anche se effettivamente è stato possibile constatare che alcune aree più ridotte erano ben organizzate secondo un progetto di pianificazione abitativa (v. p. 47. 104). D’altra parte sembra proprio che la zona dell’Agorà sia stata abitata abbastanza densamente, se Diodoro (16, 19, 4: in occasione della descrizione delle battaglie per le strade con i soldati del castello nell'anno 356) nomina, prima delle altre strade gli στενωπούς. Per quanto riguarda il periodo qui studiato, Acradina è sempre stata protetta da mura proprie. È probabile che sul bordo del plateau, sotto la pressione del pericolo cartaginese dopo il 410, sia stata mantenuta all’incirca la linea del muro nord del 415⁶². In seguito queste mura settentrionali di Acradina avranno sicuramente subito numerose modifiche e rinforzamenti nel corso dei secoli e fino al giorno in cui i Romani – venendo da nord e attraversando il plateau – non si trovarono davanti alle sue porte⁶³. Dato che le fonti scritte confermano la localizzazione del muro nord di Acradina, è impossibile includere la parte nord-orientale della stri scia di terraferma inclinata nel quartiere Tyche, come invece risulta da tutte le carte geografiche che si basano sugli studi di Fabricius (quindi soprattuto le carte di Kirsten, Guido e Loicq-Berger). A ovest, l’esistenza delle mura di Acradina è confermata per il periodo fra il 5° e il 4° secolo⁶⁴. La prova per il terminus ante, fornita da Diodoro 13, 75, 7, ha contribuito all’ipotesi, errata, secondo la quale in quel periodo, cioè nell’anno 408, sarebbe stata abbandonata la fortificazione del Temenite⁶⁵; con quest’ipotesi, però, Fabricius è diventato soltanto la vittima di una sua fissazione topografica. È vero che la teoria non proprio recentissima, secondo la quale «Achradina… occasum versus fines habebat Tycam et Neapolin» (Göller 49), in linea di principio non è errata ma non può, come emerge dalla carta di Fabricius, creare l’idea che il distretto Temenite si sia trovato direttamente davanti al muro ovest di Acradina (cfr. la nostra carta Fig. 21). Molto probabilmente fa parte di questo tratto di muro anche il pezzo lungo 8 m e alto più di 4 m rimasto conservato sul lato nord del tea tro romano del tardo 1° secolo d. C. (Tav. XVIII sopra)⁶⁶. La compatezza del muro orientale sul lato mare di Acradina e la pericolosità del suo armamento concepito da Archimede sono stati sperimentati dai Romani durante l’assedio del 213⁶⁷. Fabricius 24s. aveva fatto un’affermazione molto appropriata riguardo alla circonferenza delle mura di Acradina. Questa è essenziale anche per la topografia generale e, alla luce delle nostre ricerche, può essere precisata ulteriormente. Durante la fase finale dell’assedio romano di Siracusa, dopo la rivolta dei mercenari, descritta da Livio 29, 9s., sei comandanti sono stati assegnati ai diversi settori delle mura: terni Achradi nae ac Naso. A ragione Fabricius considerò quest’indicazione, che era già stata pre cedentemente messa in dubbio per la presunta “discrepanza” - cioè che la presunta circonferenza di “Acradina inferiore e Acradina superiore” (13 km!) supera quella di Ortigia di quasi tre volte - un indizio a sfavore della topografia tradizionale. I tratti di mura da noi verificati hanno la seguente circonferenza: Ortigia 3.500 m Acradina 4.000 m. La scarsa differenza scompare del tutto quando nel calcolo si includono le mura della lingua di terraferma. Secondo Liv. 25, 30, 7ss. queste rientrano nella sfera di potere del comandante dell’isola⁶⁸: Ortigia e lingua di terraferma 4.000 m Acradina 4.000 m. Si vede che i militari avevano veramente diviso in modo equo. Si parla abbastanza spesso delle porte nelle mura di Acradina; la localizzazione sulle mie carte (fig. 14. 18. 19. 20. 21, cfr. anche fig. 8. 9. 11. 17) sono da considerare come tentativi con cui cerco di determinare la loro posizione in base ai possibili passaggi viari. La porta principale sul lato occidentale viene nominata espressamente da Diodoro per la fine del 5° secolo come κατὰ τὴν Ἀχραδινῆν πυλών (13, 75, 7) e come πυλὴ τῆς Ἀχραδινῆς (13, 113, 1) ed è molto probabile che Cicerone per portae Agragentinae (Tusc. 5, 65) intenda la stessa porta davanti alla quale fu scoperta la tomba dimenticata di Archimede ab homine Arpinate⁶⁹

Note: _____________________________
⁵³ Drögemüller, Latomiai, in: Der kleine Pauly.
⁵⁴ Diod. 15, 6, 3. Luc. adv. ind. 15. Suidas v. Ἄπαγέ με e v. Εἰς λατομίας; cfr. Athen. 1, 6s. – Riguardo a Filosseno v. adesso anche Loicq-Berger, in particolare 230s. con bibliografia.
⁵⁵ Diod. 14, 7, 1ss.; 10, 4. Pentapylon: Plut. Dion 29. – Riguardo all’aspetto del Porto Piccolo dopo il 413 V. Lehmann-Hartleben, Hafenanlagen 85. 107.
⁵⁶ Diod. 16, 12, 1; 19, 1. 2; 20, 5. Cfr. p. 86.
⁵⁷ Plut. Tim. 22, 2. Nepote, Tim. 3, 3.
⁵⁸ Pyrgoi sul Porto Piccolo: Diod. 16, 83, 2; lì viene anche menzionato il famoso οἶκος ὁ ἐξεκοντάκλινος ὀνομαζόμενος di Agatocle sulla Nasos.
⁵⁹ Il tempio di Giove Olimpico edificato da Ierone II nell’Agorà: Diod. 16, 83, 2. Cic. Verr. II 4, 119. Liv. 24, 21, 9; il Pritaneo: Cic. op. cit. Cfr. 126 (S. Mirone, Rev. Numism. 1922, 12ss. vuole rico noscere una copia della statua di Saffo [opera di Silaneo di Atene, attorno al 328] ivi innalzata nell’immagine sulla moneta della cosiddetta “Tyche di Siracusa” [fine del 3° secolo], cfr. adesso Loicq-Berger
⁶⁰ Persino in Plutarco, ma per un periodo successivo: Marc. 18, 6. Ma proprio questa parte me ridionale di Acradina dovrebbe aver conservato il proprio carattere in maniera continuativa anche durante il periodo ellenistico.
⁶¹ Göller 52 si richiama per la “longa via ad forum” anche a Plut. Dion. c. 29. Diod. XIII 113. XVI 10 – ma queste “testimonianze” hanno un significato diverso da quello che intende Cicerone.  
⁶² O. S. 71ss.
⁶³ Liv. 225, 24, 11ss.; 26, 2ss. Plut. Marc. 18, 6. Cfr. Apendice II e p. 142s. cfr. p. 146.
⁶⁴ Diod. 13, 75, 7 (per 408); 113, 1 (405); 14, 63, 1 (396).
⁶⁵ Fabricius 22; cfr. anche p. 105 e nota 39. ⁶⁶ Cfr. Lupus 40. 308; Fabricius 9. – Il teatro romano normalmente viene erroneamente chiamato ginnasio, dato che in origine si collegava con il Timoleonteion (v. nota 59).
⁶⁶ Cfr. Lupus 40. 308; Fabricius 9. – Il teatro romano normalmente viene erroneamente chiamato ginnasio, dato che in origine si collegava con il Timoleonteion (v. nota 59).
⁶⁷ Polibio 8, 4-6; Liv. 24, 34, 4ss; Plut. Marc. 15; Zon. 9, 4.

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