pane di casa - mangiare siracusano

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Mangiare siracusano
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pane di casa

Il pane di casa

Il pane prezioso e primario alimento: un tempo, una volta a settimana, nella madia, si impastava la farina con acqua, sale e lievito e si formavano i pani, di solito 750 grammi. I più accorti mettevano con la forchetta segnali personali di riconoscimento delle forme, posizionando poi i pani su una tavola più lunga di quella della foto e coprivano con una coperta il tutto per non interrompere la lievitazione. La tavola veniva portata dal fornaio più vicino per la cottura nel forno a legna. All'orario dato dal fornaio si andava a riprendere le pagnotte calde e profumate ed era un godimento mangiarne un po condito con olio,origano e sale. Spesso restava della pasta non sufficiente per fare una forma di pane non così grande come in foto e allora facevano delle schiacciate che calde calde si tagliavano, olio, sale, origano, sottili fettine di pecorino, un pò di pepe, e via ad addentare di gusto. Allora il grano si conservava in casa nelle fosse, si prendeva all'occorrenza o si scambiava con altri prodotti fra famiglie a misura ( u tummulu, un cilindro in legno la cui capacità era una unità) , si portava al mulino e si faceva macinare. La farina non era così raffinata, parte della crusca vi rimaneva. Il pane durava tutta la settimana. Con la crusca si faceva il pastone per le galline e queste erano suddivise per età. Man mano le più grandi servivano per il pranzo. Non si buttava nulla, anche il collo, tolto la parte ossea, la si ripuliva della poca carne che veniva mischiata con altra carne, i fegatini, riso, il tutto condito, veniva riempito e poi cucito alla fine, cotto insieme alla rimanente gallina. Ottimo il brodo dove veniva cotta la pasta a mano (ma quali tortellini, chi li conosceva). Il collo, raffreddato veniva tagliato a fette. (testo di Filippo Muscia)


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