i luoghi
I LUOGHI
Premessa bibliografica
Uno dei pregi maggiori di Tucidide scrittore è senza dubbio la sua capacità di dare lucido risalto a ciò che narra; proprio nel racconto della spedizione ateniese in Sicilia questa virtù sembra emergere con la profondità e la vivezza di un quadro teatrale, sì che chi conosce i luoghi ha l'impressione di ripercorrerli passo passo, chi non li conosce (anche, come si vedrà, per le mutate situazioni ambientali), può comunque ricrearne l'immagine con la massima nitidezza. La terrazza dell'Epìpole, le balze del Fusco, la valle dell'Ànapo, le paludi e le coste del Porto Grande, ogni luogo nel racconto tucidideo vive di una luce propria. Ciononostante dagli studiosi un po' per inveterato vizio un po' per necessità di mestiere molte asserzioni dello storico sono messe in dubbio o per lo meno sono state sottoposte ad una varietà di interpretazioni7. Ci adopereremo ora pertanto di esprimere una opinione la più fondata possibile a proposito di alcuni dei punti più controversi e al tempo stesso importanti per la localizzazione dei fatti. Il criterio che si intende seguire è quello di capirne le ragioni, quali emergono dallo stesso racconto in armonia con i dati offerti dalla diretta osservazione topografica, non ignorando ovviamente il confronto con altre eventuali fonti storiche dei medesimi avvenimenti. Importanti infatti sono anche quelle fonti, sopra tutto di storici come Antioco di Siracusa, Timeo di Taormina, Filisto siracusano, Eforo di Cuma, vis¬suti (meno il primo) dopo Tucidide, le opere dei quali, ora perdute, erano tuttavia ben conosciute da altri, come Diodòro di Agirà e Plutarco, che invece oggi noi possiamo leggere ancora. Ma in ogni caso va tenuto presente che ognuno di que¬sti autori vedeva una situazione topografica di Siracusa e del Siracusano diversa nel tempo e per tutti diversissima da quella attuale.8
Lo studio capitale sulla topografia siracusana rimane quella di F.S. e C. CAVALLARI, A. HOLM, Topografia archeologica di Siracusa, Palermo 1883. Ma un secolo, e più, pesa e si sente. Bisogna comunque riconoscere che l'opera, come tale, non fu mai sostituita. Alcuni contributi tuttavia si sono succeduti nel tempo e sono determinanti, sia pure per argomenti più limitati.
Nel suo Das antike Syrakus, Leipzig 1932 (rist. anast. 1963), K. FABRICIUS ha messo fine all'inveterato ed erroneo giudizio che vedeva l'Epìpole per metà fittamente popolata e questa metà denominarsi "Acràdina alta" in contrapposizione ad una "Acràdina bassa" tra l'Epìpole ed Ortigia. Si tratta di una mera invenzione dei primi dotti siciliani e poi sempre acriticamente accolta. Acràdina invece va chiamata la parte di Siracusa immediatamente a N e NW di Ortigia, in terraferma e ben al di sotto della balze dell'Epìpole. Di conseguenza anche un altro quartiere di Siracusa, chiamato Tychè, pure collocato per l'innanzi sull'Epìpole accanto alla supposta Acràdina alta, va invece visto sul pendio a monte della vera Acràdina e sotto le Epìpole.
Un altro decisivo chiarimento alla topografìa di Siracusa è venuto da H.P. DRÒGEMULLER, Syrakus. Zur Topographie und Geschichte einer griechischen Stadt, Heidelberg 1969. Con specifico riferimento a Tucidide il Drògemuller dimostra, in modo si direbbe definitivo, che il kyklos, l'opera fortificata costruita dagli Ateniesi nel loro primo arrivo sull'Epìpole e di cui parla spesso lo storico, non era, come si credeva, un edificio di forma circolare ma lo stesso "cerchio" del muro di circonvallazione che nelle intenzioni di Nicia avrebbe dovuto estendersi da un mare all'altro e bloccare dalla parte di terra l'intera città di Siracusa.9 Inoltre quel Tròghilo, dato come uno degli estremi del muro, non va collocato a N sotto la cosiddetta "Scala Greca", ma, sempre a giudizio del Drògemuller, ad E presso un piccolo approdo davanti agli scogli detti "dei due fratelli".10
Un terzo importante contributo è venuto da G. KAPITÀN, Sul Lakkios, porto piccolo di Siracusa del periodo greco, in "Arch. st. sirac." 13/14 1967/68, pp. 176-180, in cui, avvalendosi di alcune ricerche subacquee sulla linea di costa siracusana, si dimostra che il Porto Piccolo non corrispondeva in età greca all'attuale ma era molto più esterno rispetto a questo e che l'attuale Porto Piccolo costituiva un bacino interno (certo collegato in qualche modo con il vero Porto Piccolo o con il Porto Grande o con tutti e due) e portava quel nome Lakkios che le fonti ricordano."
Un altro determinante contributo, sulla scia del precedente, è venuto da S.L. AGNELLO, Osservazioni sul primo impianto urbanistico di Siracusa, in "Cronache di Archeologia" 17 1978, pp. 152-158, che ha individuato nella depressione tra via C. Bruno e via Olivieri, poi lungo via S. Sebastiano, quindi, attraversata diagonalmente l'area dell'attuale Santuario della Madonna delle lacrime, lungo viale Cadorna, la sede di un antico corso d'acqua, in cui egli crede di riconoscere il Syrakò storico, ed ha visto questo come uno dei limiti approssimativi della città arcaica sul lato d'oriente.12
Infine ci permettiamo - ne riconosciamo la necessità - di concludere questa succinta rassegna con lo studio paleogeografico da noi compiuto sulla reale situazione di Siracusa ed il suo territorio nei primi secoli della colonizzazione greca, già da noi ricordato:13 le linee di costa molto più avanzate della attuali, la varietà e vastità delle aree paludose, tra cui quella, prima d'ora mai individuata, che grosso modo dall'attuale pianura presso il cimitero civile arrivava alla borgata S. Lucia e al mare di levante (la Syrakò storica, noi riteniamo), solo in parte via via bonificata e abitata, e ancora la antica situazione dell'idrografia, tra l'Ànapo palaios (l'attuale) e l'Ànapo kyaneos (il Cavadonna) e poi, lungo la costa, il succedersi dei fiumi e dei torrenti dal Cassibile (l'antico Kakyparis) al Tellàro (l'antico Eloros), quindi gli antichi corsi stradali, subordinati alla geomorfologia e alla idrografia così nuovamente delineate. A suo luogo vedremo di tutto ciò le conseguenze determinanti ai fini storici e in particolare per una nuova lettura del testo tucidideo.
Naturalmente varia altra luce è venuta ancora via via da scavi effettuati programmaticamente o casualmente nel corso di questo secolo e del precedente entro l'area urbana e circonvicina e da ricerche di molti altri studiosi, storici archeologi geologi, che non è ora il luogo per elencare tutti.14 Vogliamo qui prendere in considerazione solo quei problemi attinenti alla topografìa di Siracusa e del suo territorio, i quali, nascendo dalla lettura del testo tucidideo, ci sembrano meritevoli di singolare considerazione per una migliore comprensione di quel testo.15