7-il troghilo
VII. - Il Tròghilo
Il kyklos ateniese era dunque previsto a partire dal Porto Grande fino alla costa orientale dell'Epìpole, in un luogo detto Tròghilo (Tue. 6.99,1). Poiché, secondo il quadro da noi prospettato, il kyklos o apoteichisma o anche peritei- chisma per essere efficace non poteva non correre più o meno parallelo al protei- chisma, cioè al "muro avanzato" siracusano, e d'altra parte, come dice Tucidide (ibid.), esso era concepito lungo il percorso più breve, ne consegue che la località chiamata da Tucidide Trogilos non poteva essere situata appunto che ad oriente sulla costa del mare aperto, poco a NE (dato l'andamento della costa) del punto di arrivo al mare del muro siracusano75 (tavv. VII, VIII e foto 2, 3 a, b).
Tale localizzazione, che a noi sembra ineccepibile, contrasta ancora una volta con il testo di Tito Livio e precisamente con i dati da lui offerti a proposito dell'assedio romano nel suo esito finale del 212 a.C. Ne discute largamente il Drògemuller76 e, poiché sostanzialmente ci sentiamo d'accordo con lui, non ci resta che riassumere brevemente i suoi argomenti.
T. Livio, nel fare la storia dell'assedio romano a Siracusa, racconta (25,23.10) che, dovendosi trattare la sorte di uno spartano fatto prigioniero dai Romani, ad colloquium de redemptione eius missis medius maxime atque utri- sque opportunus locus ad portum Trogilorum propter turrim quam vocant Galeagram est visus11. Di qui uno dei Romani venuti a parlamentare avrebbe notato che nelle mura c'era un punto particolarmente debole (25, 23.11). Si tratta naturalmente delle mura dionigiane, perché i Romani non avevano ancora occupato l'Epìpole. Ammesso ora che il portus Trogilorum di Livio sia da identificare con il Trogilos tucidideo78, il riferimento alla torre Galeàgra nel testo liviano mette invece senz'altro le due fonti in contraddizione tra loro, perché è ben riconosciuto che quella torre stava verso il lato nord dell'Epìpole, presso l'Esàpilo (Polib. 8, 7.6), cioè presso quel punto critico da noi messo ripetutamente in evidenza come luogo della "Scala Greca"79. Ci si può chiedere se stesse a est o a ovest di questa; con ogni probabilità ad ovest, perché già l'anno prima i Romani avevano tentato di attaccare l'Epìpole a est dell'Esàpilo (Polib. 8, 3. 2- 4)80 e, se ivi fosse stato il punto debole in questione, anche il successo sarebbe stato diverso o per lo meno i Romani se ne sarebbero già allora ben accorti.
Collocata dunque a ovest dell'Esàpilo, la posizione della torre risponde bene alle ulteriori indicazioni di Livio come medius atque opportunus locusBi. I Romani infatti erano accampati nella piana sottostante82.
Occupata finalmente dai Romani l'Epìpole tutta fino alle mura della città83, dove tenevano rigida guardia i disertori del campo romano sì da non permettere nè che alcuno attraversasse le porte nè che tanto meno si potessero avere abboccamenti (25, 25.1), abboccamenti invece poterono aversi, come altri in precedenza (25, 23.6), segreti per via di mare. L'approdo più vicino e al tempo stesso più nascosto era appunto la doppia cala, costellata da numerose, grandi e profonde caverne (donde il nome)84, quella cioè che noi riteniamo il vero Tròghilo. Questa insenatura veniva a trovarsi circa a 450 m dal punto in cui noi abbiamo ritenuto di far terminare il "muro avanzato" siracusano del 415/414, a E della latomia dei Cappuccini85 e che riteniamo indichi l'espansione massima della difesa muraria cittadina (a parte il caso a sé stante delle mura dionigiane)86.
11 toponimo di questo luogo a tali segreti fini usato potè essere da Livio, facile ad equivoci del genere, adoperato anche per l'altro incontro alla torre Galeàgra87.
In conclusione: o Livio ha fatto confusione tra il vero Tròghilo sulla costa orientale, approdo facile con tutte le sue caverne per abboccamenti nascosti, e il luogo dell'incontro segreto presso Scala Greca, oppure - non è da escludere - anche questo poteva portare lo stesso toponimo molto generico, proprio di siti con caverne, come del resto è appunto anche quello.