8-muro traverso siracusano - Assedio ateniese di Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Assedio ateniese
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8-muro traverso siracusano

VIII. - Il muro trasverso siracusano

Tre furono i tentativi fatti dai Siracusani per fermare i lavori del kyklos ateniese (tav. VIII). Il primo, poco dopo l'occupazione dell'Epìpole da parte ateniese nell'estate 414, il loro impianto a Sykee il conseguente inizio della costruzione del kyklos, più che in un'opera compatta doveva consistere in una struttura prevalentemente di legno (stauroma), per la quale utilizzarono gli ulivi che numerosi crescevano nel temenos-Temenite (6, 99.2 - 99.3).
Riteniamo perciò che questo muro trasverso siracusano dovesse partire dalla porta NW del Temenìte (6,99.3). Questa palizzata ebbe vita breve e gli Ateniesi riuscirono presto a distruggerla; allora i soldati siracusani, che stavano di guardia ad essa, si rifugiarono attraverso la porta dentro il santuario stesso (6,100.1 -2). Anche per ciò il "muro trasverso" è ancora da ritenersi nelle vicinanze del Temenìte. Tale porta, o meglio postierla, è infatti con ogni probabilità quella da noi trovata nel tratto del muro 415/414 subito a E del grande santuario demetria- co sopra il teatro88. Quest'opera trasversa siracusana era dunque prevalentemente lignea, con torri in vicinanza della porta del Temenìte (6, 99.3) e doveva dirigersi prima verso NE poi girare più a N.
E inoltre probabile che, com'era consuetudine in siffatte circostanze, i lavori non procedessero da ambo le parti in linea continua ma per cantieri separati. Perciò gli Ateniesi nell'opporvisi dividono le loro forze: trecento opliti furono mandati contro la parte dell'opera trasversa oramai più vicina; del restante esercito una parte fu spedita in direzione del muro avanzato, il proteichisma siracusano, aggirando evidentemente l'opera trasversa, un'altra parte invece puntò alla struttura più fortificata presso il Temenìte, che distruggono, ma dove non riescono a insediarsi (6,99.3 3-100).
Il giorno appresso gli Ateniesi, forse persuasi di un loro definitivo successo sul lato nord o forse preferendo non dividere le forze (la flotta stava per trasferirsi da Tapso al Porto Grande), passarono a realizzare la parte ovest del kyklos, cioè dal ciglio sud dell'Epìpole fino alla pianura e al Porto Grande (6, 100.1). Anche qui i Siracusani ripetono la stessa tattica: un'opera trasversale che impedisca al nemico di arrivare al mare. Anche qui si trattava di uno stauroma e, in più, di una taphros, una palizzata e una fossa (6, 101). E anche questa volta gli Ateniesi riescono a distruggere e l'una e l'altra opera (6,101.3)89.
Vedendo gli Ateniesi impegnati in basso, con una rapida manovra i Siracusani si portarono nuovamente in alto e distruggono quella parte del kyklos che si dirigeva ad est, lunga dieci pletri (c.a 300 m), disposta davanti al campo Ateniese di Syke, dove gli Ateniesi avevano ammucchiato materiali e legname. Per caso lì c'era ancora Nicia, il quale, vista la mala parata a causa della poca truppa di cui poteva disporre, fa incendiare tutto il legname, creando così una barriera di fuoco tra sé e i Siracusani e arrestandone l'attacco fintantoché giungessero rinforzi dal basso (6, 102.3). Così gli Ateniesi poterono portare a termine l'opera occidentale, anzi vi costituirono il "muro doppio" (6,102.4 - 103.1), già ricordato, onde realizzare un valido collegamento tra l'Epìpole e il Porto Grande.
Con l'arrivo dello spartano Gilippo i Siracusani riprendono ordine e coraggio e muovono nuovamente all'assalto degli Ateniesi sull'Epìpole. I quali invece non si muovono e allora Gilippo e i suoi si acquartierano per la notte nella parte alta del Temenìte (7, 3.3). Ancora una volta si fa riferimento a questo caposaldo, non lungi dal quale deve essersi svolta l'azione or ora narrata. L'indomani i Siracusani ritornano in campo: si impadroniscono del forte ateniese al Làbdalo (7,3.4) e riprendono per la terza volta con tutte le forze disponibili la costruzione del muro trasversale (7,7.1). Ma ora si tratta di un vero e proprio muro, sia pure "semplice" (teichos aploun, 7,4.1)90, che finalmente riesce a sorpassare l'opera ateniese ed aggirarla (7, 4.2 - 6.4). Dopo di che gli Ateniesi rassegnati abbando¬nano il fronte sull'Epìpole e si ritirano, almeno in gran parte, su quello occidenta¬le e sul Porto Grande (7, 4.4 - 6.4). Così finisce quella che potremmo chiamare la guerra delle mura.
Dove sull'Epìpole fossero esattamente collocati il primo e il terzo muro tras¬verso siracusano (il secondo è quello steso nella pianura paludosa di W) non è possibile dire, mancando di essi adeguate testimonianze archeologiche91. Tuttavia la situazione generale è chiarissima. Dal discorso finora svolto risulta, ripetiamo, che nella costruzione del kyklos sono state tenute dagli Ateniesi ben presenti e distinte due direzioni, una pros borean (6,99.1), cioè il tratto settentrionale sull'Epìpole, grosso modo in direzione E-W, e una pros to megan limena (6, 101.1), cioè il tratto occidentale, grosso modo in direzione N-S, verso il Porto Grande. La cerniera di questa grande opera, come detto or ora, doveva stare a Sykè, a NW del Temenìte92.


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