Convento Cappuccini
Convento Cappuccini
La Chiesa e il Convento dei Cappuccini si trovano nello spiazzo denominato Largo delle Latomie, via Puglia, quartiere Akradina.
Lo stemma dell'ordine dei Cappuccini raffigura l'incrocio di due braccia, uno nudo e l'altro con la manica di un saio, davanti ad una croce per indicare la spiritualità dei Francescani che intendono riprodurre nella propria vita il Vangelo di Cristo.
Anche il motto dell'Ordine "Pax et Bonum" riflette l'ideale di vita caritatevole ed evangelica dei frati cappuccini.
Nel 1525, frate Matteo da Bascio, ottenne da Clemente VII il permesso di indossare un grezzo saio con cappuccio piramidale, ad imitazione di San Francesco e di osservarne alla lettera gli insegnamenti. Lo stesso Papa nel 1528 promulgò l'atto di fondazione dei Frati Minori della vita eremitica, detti Cappuccini per la forma del cappuccio.
Essi vestivano rozzamente, a capo scoperto e a piedi scalzi, portavano la barba e vivevano in luoghi isolati, dedicandosi a lavori manuali e alla preghiera.
Alla metà del secolo diciottesimo erano 30.000.
I Cappuccini arrivarono a Siracusa il 10 giugno del 1549, accolti dal vescovo monsignor Beccadelli ed il loro primo convento sorse a nord della città, fuori le mura, accanto alla chiesa, ora scomparsa, di Santa Maria della Misericordia.
Il sito insalubre costrinse i frati a spostarsi ai limiti del quartiere Akradina, nel sito attuale.
La nuova comunità fu esempio di laboriosità, per il popolo e per i nobili del tempo tanto è vero che fu sede di sepolture nobiliari ancora esistenti.
Tra i generosi benefattori dell'ordine, soprattutto, la famiglia Gargallo.
Come tutti gli ordini religiosi con l'unità d'Italia, anche nella Siracusa dell'800 i Cappuccini subirono le conseguenze delle leggi eversive del tempo.
Tutti i religiosi, il 17 ottobre 1866 furono banditi da Siracusa con l'obbligo di non indossare il Saio e di lasciare i conventi entro otto giorni.
Alcuni Cappuccini e Domenicani opposero resistenza e perciò nel mese di novembre vennero cacciati da Siracusa insieme ad altri 100 religiosi.
I Cappuccini ritornarono a Siracusa eel 1919 e, in attesa di rientrare in possesso del loro antico convento, per diverso tempo abitarono in una villa di viale Teracati.
Solo dopo il Concordato, nel 1928, rientrarono in possesso dei loro beni e, dopo alcuni restauri, il 17 luglio 1932, venne inaugurata la riapertura ufficiale del convento.
La chiesa fu consacrata alla Madonna dei Pericoli e nel 1957 fu elevata a parrocchia.
La chiesa di stile spagnolesco, dedicata alla Madonna dei Pericoli, fu ultimata nel 1583.
Sotto la chiesa furono scavate le catacombe per seppellirvi i cadaveri dei religiosi.
Il prospetto della chiesa, contiguo al convento, si affaccia su uno spazio recintato, ricavato dall'antico fossato di protezione, sorto per difendersi dalle incursioni piratesche.
Proprio per questo la parte inferiore non recava aperture ed il convento era dotato di ponte levatoio.
Inoltre nel 1604 i frati ottennero l'uso di un cannoncino che fu posto sulla loggia del convento. Col passare dei secoli il fabbricato del convento ha subito molte vicissitudini: è stato adibito a sifilicomio, ad asilo di malati di mente, a stazione dei doganieri ed anche ad osteria.
La facciata è caratterizzata dal portale in pietra locale e dalla lapide con epigramma inneggiante alla Madonna dei Pericoli ed è sormontato dalla meridiana.
Testo tratto da: GUIDA AI MONUMENTI ADOTTATI Ediprint
Testo tratto da: GUIDA AI MONUMENTI ADOTTATI Ediprint
il convento in un'antica foto di fine 800
il convento in un'antica foto degli anni 30
Il muro di cinta del convento, forse è molto antico ma rielaborato nei primi anni del 900 su autorizzazione del Comune di Siracusa come risulta da questo documento.
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Nel muro di recinzione attuale, nellangolo destro, ingloba una colonna di granto egizio portata a Siracusa dai romani.
La Chiesa, dedicata alla Madonna dei Pericoli e il Convento, in epoca spagnola venne fortificata con un alto recinto, un ponte levatoio su un profondo fossato e una torretta nella quale era un cannoncino.
Sulla facciata è incisa una La meridiana- orologio solare come quasi in tutte le chiese e conventi dei frati Cappuccini, anche se in altre si trova nell'atrio interno.
La Meridiana, durante i lavori di restauro della facciata venne manomessa, ma per fortuna è ancora visibile lo gnomone e le linee originali.
Sulla facciata, in alto, si apre la finestra della Cantoria con la copertura a capanna sormontata da una croce in pietra. Accanto, a destra una semplice cella campanaria ad arco riquadrato.
L'edificio è limitrofo alle antiche latomie chiamate dei Cappuccini perché da sempre i frati le hanno utilizzate come orto e giardino.
la Meridiana restaurata
L'interno
La chiesa, all'interno, presenta un impianto longitudinale a navata unica coperta a botte con archivolti decorativi, che prende luce da un finestrone sopra il portale e da finestrelle alte a strombo.
Nel vano che ospita l'altare vi sono due finestre con vetrate a croce, blu.
La zona presbiteriale è separata dalla navata da tre arcate, quella centrale più ampia, incorniciata da colonne poste su un alto basamento, sorreggenti un architrave con timpano romano spezzato. L'arco trionfale è sormontato da uno stemma a rilievo riportante i simboli dell'Ordine. Oltre all'insegna della gerarchla ecclesiale, si legge la seguente iscrizione: SERAPHICAE RELIGIONIS INSIGNAE
II pezzo più importante è l'altare, realizzato in legno, con intarsi in madreperla e tartaruga.
Ha forma di tempio elevato su due ordini e reca al centro in basso l'apertura del tabernacolo.
Lateralmente, in nicchie riquadrate, vi sono statuine intagliate dei SS. Pietro e Paolo e due figure femminili allegoriche.
Nella nicchia centrale la statua della Vergine Immacolata fiancheggiata da due figure di sante dipinte.
Sull'altare troneggia il quadro della Madonna dei Pericoli, prima attribuito a Mattia Preti e poi recentemente ritenuto opera di fra Demenico da Palermo (seconda metà del XVII sec).
Ai due lati tele raffiguranti S. Agata e S. Lucia.
Nelle nicchie, ai lati dell'altare, troviamo le statue di S. Antonio e di S. Lorenzo da Brindisi.
Non ci sono navate laterali, ma solo due piccole cappelle vicino all'entrata, dedicate rispettivamente a S. Rita quella di sinistra e a Gesù Cristo in croce quella di destra che era l'antica Cappella dei Re Magi. Nella prima vi si trovano un altare in marmo policromo del '700 con i cartigli marmorei gentilizi recanti i nomi dei donatori ed un quadro di S. Giuseppe col Bambino; è illuminata da una finestra strombata nella cui vetrata è raffigurato S. Francesco. La seconda è stata adibita a cappella delle confessioni; vi si trova il fonte battesimale avente forma di poligono irregolare in stile moderno. La volta è a crociera.
Sulle pareti laterali si trovano quattro altari, due per ogni lato. In essi troviamo, partendo dalla destra di chi entra: una statua del Cuore di Gesù, una tela con S. Lucia ed un'altra con la Madonna fra i santi.
A sinistra una statua di S. Antonio, poi un pulpito con baldacchino, insigne documento della scultura lignea siciliana, ed un quadro della Sacra Sindone.
In alto il coro ligneo, sottratto alla vista dei fedeli, era il posto dove i frati pregavano e cantavano.
Nella sacrestia c'è un armadio per la conservazione degli oggetti sacri, risalente al 1721, detto "casciarizzu".
Nella porticina centrale campeggia l'immagine di S. Francesco.
Nella chiesa sono presenti anche molte lapidi con le epigrafi sepolcrali dei personaggi più illustri che vollero essere seppelliti nella cripta.
Ricordiamo Giovanni Solariega de Isturiz, figlio del governatore della piazza, morto nel 1699, esponenti della famiglia Borgia Capece Minutolo, il marchese di Terresena ma soprattutto illustri personaggi della famiglia Gargallo, di cui è presente il Sepulcrum Gargallorum, dove volle essere seppellito il barone Giuseppe F. Gargallo, che morì il 18 dicembre 1801 all'età di 77 anni e volle essere inumato con l'umile saio francescano.
In sua memoria gli eredi nel 1804 costruirono un altare di marmo.
nella parete destra la tomba di nobili marchesi del Casale
Di fronte al Convento, sulla via Dionisio il Grande un monumento commemorativo dei Cappuccini con due lapidi
la lapide, in lingua Latina, posta per commemorare il centenario
Quarto feliciter saeculo revoluto
cum coenobium hoc fuerit excitatum
sub nomine et tutela B.M.V. de Periculis
fratres minores capucini
post sacra solemnia per triduum indicta
et frequentissimo populo magnifice celebrata hunc lapidem e marmore inscribendum curarunt
quo vividior in posterum memoria
et nunquam dilapsura
IV ID IUN MDXLIX - VI ID IUN MCMXLIX
Così tradotta:
TRASCORSO FELICEMENTE IL QUARTO SECOLO DA QUANDO QUESTO CONVENTO FU EDIFICATO SOTTO IL NOME E LA PROTEZIONE DELLA BEATA MARIA VERGINE DEI PERICOLI,
I FRATI MINORI CAPPUCCINI DOPO I RITI SOLENNI INDETTI PER TRE GIORNI E MAGNIFICAMENTE CELEBRATI CON GRANDE CONCORSO DI POPOLO, SI PRESERO CURA DI SCRIVERE QUESTA LAPIDE DI MARMO PERCHE' PER L'AVVENIRE PIU' VIVIDA RESTASSE LA MEMORIA E MAI FOSSE DESTINATA A SVANIRE
10 GIUGNO 1549 10 GIUGNO 1949
lapide commemorativa rifatta in sostituzione dell'antica distrutta
TUTTA QUANTA L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE SI PRESE CURA DI RICOLLOCARE NELL'ANTICA SEDE QUESTA CROCE DELLE SANTE MISSIONI RIFATTA COME QUELLA PRECEDENTEMENTE A SUO TEMPO DISTRUTTA AFFINCHE' PIU' FELICEMENTE IN OGNI TEMPO FOSSE SEGUITO IL DIVINO DONO PER FAVORIRE LA DIFFUSIONE DELLA FEDE SIRACUSA 3 LUGLIO 2004
Hanc sanctarum missionum crucemin similitudem priori iad dirutae restitutam Pristina in basi iterum collocandamcivica administratio universa curavitquo felicius in omne tempus exequeretur divinummunus ad propagandam adiuvamdamque fuerunt