Trachinie di Sofocle
Sofocle
Trachinie di Sofocle (trama)
A Trachis, in Tessaglia, Deianira attende in esilio il ritorno del marito Eracle. Mossa dalla preoccupazione, la donna invia il figlio Illo a cercare il padre; anche il Coro delle fanciulle di Trachis partecipa a questa atmosfera di apprensione, e riflette sull’alternarsi delle umane vicende e sull’impermanenza della vita.
Poco dopo la partenza del giovane, giunge sull’isola il Messaggero che annuncia il ritorno del re, confermato successivamente da Lica, l’araldo ufficiale. Questi porta con sé un gruppo di prigioniere della città di Ecalia, donne un tempo libere e ormai schiave, ridotte alla stregua di trofei di guerra. Fra loro c’è Iole, figlia del re di Ecalia: Deianira prova per lei, prima ancora di conoscerne l’identità, un immediato moto di compassione, a tal punto da maturare il proposito di accoglierla in casa propria.
Ma subito dopo la regina è messa al corrente, dal Messaggero prima, da Lica poi, di una amara verità che inizialmente le era stata nascosta: Eracle nutre per Iole una passione incontrollabile; solo per possederla l’eroe ha espugnato Ecalia, ed ora la conduce nella sua casa come concubina. Per non perdere l’amore del marito, Deianira invia a Eracle una veste intrisa del sangue del Centauro Nesso, ritenendolo un filtro d’amore in grado di ricondurre a sé l’eroe (così, poco prima di spirare, le aveva detto il centauro ucciso da Eracle).
I presagi non tardano a manifestarsi, quando Deianira vede polverizzarsi al sole un bioccolo di lana impregnato del sangue di Nesso. I segni sono confermati dal racconto di Illo che ora inveisce contro la madre urlando le atroci sofferenze che Eracle subisce da quando ha indossato la veste. Rendendosi conto di essere stata strumento della vendetta di Nesso e che il chitone porterà Eracle ad una morte terribile, Deianira si ritira nel talamo e si toglie la vita, trafiggendosi con una spada. E’ la nutrice a raccontarne la morte e a descrivere il dolore di Illo, che troppo tardi scopre le vere intenzioni della madre, a sua volta vittima di un inganno.
Nella seconda parte del dramma, Illo porta sulla scena, disteso su una lettiga, Eracle in preda al dolore: l’eroe che sembrava invincibile è ora impotente, sul letto di morte. Ma quando Illo racconta al padre la verità su Deianira e sul sangue di Nesso, l’eroe ricorda improvvisamente l’oracolo di Zeus che gli aveva predetto una morte perpetrata da un morto. Eracle chiede al figlio di condurlo sul monte Eta e di porlo su una pira; la tragedia si conclude con le parole di Illo che condanna l’indifferenza degli dei e l’operato di Zeus, padre celeste di Eracle.