Landolina
Arma concordemente agli autori: partito d' argento e di nero incappato dell'uno nell'altro;al capo del secondo caricato da tré gigli d'argento. Corona di marchese.
per il palazzo cognomizio in Siracusa vedi:
http://www.antoniorandazzo.it/palazzidipregio/pal.-bonanno-landolina.html
foto Matteo Masoli
arma landolina villa san giacome sant'alfano Noto
Landolina - Da Landolo 1° conte d'Absburgo, figlio di Guntramo principe normanno, trae origine l'antichissima famiglia Landolina, conforme attestano Gabriele Guccellino in sua Generali Germanica Notitia, Teodorico Piespordio e Francesco Guillimano in altre opere.
Fu portato in Sicilia, al dir di Inveges, da un Rotlando Landolina normanno, commilitone e consanguineo di rè Ruggiero nella conquista dell'isola, dal quale fu poi rimunerato della carica di straticoto di Messina, della baronia d'Avola; e fu allora ch'ei fissò sua dimora in Noto, ove continuò la sua linea primogenita, oggi rappresentata da' marchesi di s. Alfano.
Un Giorgio Landolina figlio del precedente capitangenerale delle regie galere liberò Luigi VII rè di Francia co' suoi baroni dalla greca schiavitù.
Sostenne poi il carico di straticoto di Messina, avendo ucciso colle proprie mani il capo-saraceno Multicabie Mule; perlocchè rè Ruggiero lo colmò di onori, confirmandogli con diploma del 1149 le usate insegne di sua famiglia, quali più sotto descriveremo.
Fiorirono inoltre: un Bartolomeo Landolina che fu primo barone de' feudi di Trigintini e Grampolo pel diploma di rè Federico III 1300; un Giovanni figlio del precedente che si distinse contro i Chiaramontani, da cui venne ucciso, essendo stato barone di Mancini, Burgio,Capopassaro, Saline, Rovetto, Marza, Murra, e Cammaratini, come dal Fazello; un Antonino per dritto ereditario barone di Belludia il di cui fratello Francesco fu stipite dei duchi della Verdura, e Vincenzo ceppo de' principi di Torrebruna.
Altro Antonino per ragione ereditaria fu marchese di Trezzano, da cui i Marchesi di s. Alfano ed i baroni di Rigilifi provennero.
Nella prima linea troviamo Pietro marchese di Trezzano che per successione lo tramandò a suo figlio primogenito Giuseppe, che lo commutò in titolo di marchese ottenuto avendone il privilegio il 1801.
Da lui un Pietro, che per l'alto senno di cui era fornito, dietro avere occupato varie cariche municipali, nominato venne consigliere di stato nel 1820, preside del Consiglio Provinciale 1833 e 1836, e da ultimo intendente di Noto 1837. Egli acquistò l'ex-feudo del Fullo e quello del Pirainito; e per manco di prole istituì un maggiorasco 1840 coi feudi di Alfano, Bombiscuro, Rovetto, Saline, Pirainito, e casa magnatizia in Noto in favore del nipote Pietro Landolina e Trigona attuale marchese di s. Alfano e del di lui figlio Giuseppe.
Nella seconda linea sono i baroni di Rigilifi, ramo oggi rappresentato dal barone Pietro Landolina e Paterno.
Un altro ramo della medesima famiglia Landolina trovasi in Caltagirone ecc.
Or questo ragguardevolissimo casato viene abbastanza commendato dal Mugnos, Inveges, Villabianca, Amico, Anzalone, Caruso, Pirri, Aprile, Muscia, Minutoli, il quale ultimo riporta i cavalieri gerosolimitani tra' Giannantonio 1564, fra' Giambattista 1576, fra' Giacomo di Caltagirone fondatore della Commenda Landolina 1610, fra' Francesco e fra' Vincenzo dì Noto 1617, e fra' Giuseppe 1644.
Arma concordemente agli autori: partito d' argento e di nero incappato dell'uno nell'altro;al capo del secondo caricato da tré gigli d'argento. Corona di marchese.
Noto Palazzo Landolina
Alla sinistra della Cattedrale si ammira, in perfetta corrispondenza ed allineamento col Palazzo Vescovile, il Palazzo Landolina dei marchesi di Sant’Alfano, la più antica famiglia nobile di Noto, venuta (pare) nel 1091 al seguito dei fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla. La famiglia nobile si è estinta e il palazzo, secondo la volontà dell’ultimo marchese, morto ventenne, è stato donato alla Curia Vescovile nel dopoguerra.
Costruito secondo il progetto del Sinatra a partire dal 1734, la facciata, sobria ed
elegante, mostra uno stile classicheggiante, simile a quello della Basilica del SS.
Salvatore.
Al piano terra si trovavano gli uffici, i magazzini e le scuderie; nell’androne due sfingi precedono la scala nobile, che conduce al piano dove abitava la famiglia;
nell’ammezzato abitava la servitù. Tra il 1838 e il 1844, per ben quattro volte, furono ospitati in tale palazzo il re Ferdinando II e la regina Maria Teresa, dati i buoni rapporti tra i reali e la famiglia netina. Questa bellissima dimora patrizia conta oltre settanta vani, tra cui un vasto salone ricco di ori e adorno di tele di gusto arcadico.
La scenografica scalinata della Cattedrale è affiancata da due graziose piazzette: Piazza Landolina, di fronte all’omonimo palazzo, con un monumento eretto in onore ai caduti della Grande Guerra e Piazza Trigona, arricchita da un artistico palco musicale in ferro battuto.