necropoli Tapsos Priolo - Necropoli siracusane

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Archeologia
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necropoli Tapsos Priolo

necropoli provincia Siracusa
Necropoli di Tapsos, Manghisi, Priolo Gargallo
L'antica Thapsos, sulla penisola Manghisi, in territorio del comune di Priolo.

Gli oggetti di corredo delle tombe a grotticella artificiale della vasta necropoli rivelano in modo evidente che i commerci transmarini con le popolazioni egee di cui si aveva già qualche indizio nella fase più avanzata dell'età detta "di Castelluccio", acquistano uno sviluppo rigogliosissimo a dimostrazione del fatto che non si tratta più di contatti saltuari, per così dire pioneristici, ma di intensi rapporti che assumono un ritmo regolare, continuativo.
La penisoletta di Thapsos, lunga circa 2 km, larga m. 700  collegata alla terraferma da un sottile istmo sabbioso, è dotata di un'area pianeggiante alla radice dell'istmo, mentre tutto il resto della sua superfìcie è interessata da estesi affioramenti rocciosi che danno luogo a lievi ondulazioni e aventi la massima elevazione nella zona centrale di tutta la sua area (20 m. s.l.m.). Thapsos è una "penisola che si protende in mare con uno stretto istmo e dista poco dalla città di Siracusa sia per mare che per terra": così Tucidide (VI,97,1) ne presenta in maniera sintetica ed efficace i connotati fisici che erano rimasti inalterati fino agli anni '50 del secolo passato, quando un infelice impianto industriale alterò la zona dell'istmo (fig.1).
I primi scavi archeologici nella penisola furono eseguiti intorno al 1880 da Francesco Saverio Cavallari che identificò circa 300 tombe, ma fu, poi, Paolo Orsi a scavare estesamente la necropoli nella zona di nord-est e a pubblicare i risultati delle ricerche in una famosa Memoria dell'Accademia dei Lincei nel 1895. Queste ricerche furono le più rilevanti fra quelle condotte da Orsi nelle necropoli del siracusano appartenenti al medesimo orizzonte culturale, da lui denominato "secondo periodo siculo". E' per questo motivo che Thapsos dà il nome alla più famosa cultura della media età del Bronzo in Sicilia.
Le esplorazioni condotte da Voza dal 1967 in poi, per quanto riguarda le necropoli, hanno dimostrato che esse si estendono, oltre al punto di maggiore concentrazione intorno al Faro, anche nella zona centro meridionale della penisola fino al margine della falesia che delimita da ovest la radice dell'istmo. In generale si tratta di tombe a grotticella artificiale a forma di forno o raramente di tholos, con un diametro sovente intorno ai due metri, le maggiori con diametro di circa quattro metri e con nicchie all'intorno, ora aprentesi frontalmente sulla balza rocciosa, preceduta da un piccolo atrio o dromos, ora accessibili da un pozzetto che si apre sulla superficie pianeggiante della roccia che affiora. Nella zona centrale della penisola è stata identificata, e in parte esplorata, una necropoli con un tipo di tombe del tutto diverso e cioè a enchytrismos, con scheletri inumati senza corredo entro giaroni deposti orizzontalmente su piccole cavità naturali della roccia di superficie (fig. 2).

La presenza contestuale nei corredi tombali di Thapsos di questi materiali importati consente una migliore possibilità di definire la cronologia di culture del Bronzo medio in una vasta area del Mediterraneo, ma è soprattutto rilevante per il fatto che dimostra come Thapsos, nel XIV sec. a.C, appare come emporio che sulla costa orientale della Sicilia raccoglie le fila delle più importanti reti commerciali del Mediterraneo, fatto a cui si accompagnò una serie di effetti di natura culturale di grande rilevanza per l'incivilimento del mondo indigeno in terra siciliana. Ma numerosi altri sono gli indizi della penetrazione nell'isola della superiore cultura micenea al di fuori degli oggetti importati che si sono rinvenuti negli abitati e soprattutto nelle tombe. Essi vanno dalla tipologia delle camere sepolcrali a tholos documentate nell'area di cultura thapsiana e quelle delle forme ceramiche imitanti quelle micenee e cipriote, alla metallurgia, all'adozione, seppure rara, di apparati murari in tecnica tipicamente micenea, alla imitazione sulle ceramiche indigene di motivi decorativi appartenenti al repertorio decorativo dipinto della ceramica tardo micenea. Ma l'indizio più appariscente e significativo degli effetti del processo di miceneizzazione documentato a Thapsos è dovuto alle caratteristiche dell'abitato messo in luce dal 1967 in poi sulla zona pianeggiante in lieve pendio da est a ovest, che si estende per circa 1 km alla radice dell'istmo e che è segnato, dalla parte orientale, da una lieve falesia che proteggeva dai venti del primo e del secondo quadrante (fig. 7).
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