necropoli Predio Reale Siracusa - Necropoli siracusane

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Archeologia
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necropoli Predio Reale Siracusa

La necropoli di Predio Reale, conosciuta in letteratura anche come “necropoli del Podere Reale”, si trova a NO del centro urbano di Siracusa, in c.da Targia, sparsa nelle terrazze rocciose poste poco all’interno delle Mura Dionigiane.
L’area, aggredita da S-SO da incipiente urbanizzazione, è caratterizzata da gradoni digradanti verso la statale 115 Siracusa-Catania, che terminano con una parete a strapiombo contornata dai resti delle mura.
La prima esplorazione si deve a Cavallari, che segnala l’esistenza di una serie di tombe sul ripiano di una terrazza calcarea parallelo alle Mura Dionigiane con una distanza media di ca. 260 m, “ma altri [sepolcri] ne esistono fuori le mura nel versante delle alture dell’Epipoli a mezza costa delle rupi che sovrastano la contrada della Targia” (Cavallari e Holm 1883, pp. 332-333). Lo studioso ci informa del fatto che, data la mole delle scoperte nel territorio siracusano, occorreva verificare se in alcune delle tombe vi fosse ancora la possibilità di ritrovare materiale archeologico, e che a tale ricerca “[…] si prestò volentieri il proprietario dei terreni Cav. Reale, Sindaco di Siracusa, ed appena fattane richiesta ci permise di frugare i sepolcri menzionati presso la sua villa nominat di Agnetta” (Ibid., p. 333).
Le tombe di Predio Reale erano già state frugate in antico; in una di esse, che sapremo poi essere il sepolcro n. 6 dell’esplorazione di Orsi (1889), si rinvennero ossa umane, un frammento del chiusino tombale e frammenti ceramici, tra cui “frammenti di vasi di terracotta di un colore rossiccio cupo, graffiti a rozze linee aventi una forma cilindrica una parte […] e l’altra di forma conica, come un calice […]. Questi frammenti, insignificanti a prima vista, si trovano ora scupolosamente raccolti nel Museo di Palermo” (Cavallari e Holm 1883, p. 333). Cavallari non individua differenze cronologiche e tipologiche tra le varie necropoli siracusane e non comprende l’importanza dei reperti fittili, che verranno acquisiti dal Museo di Palermo (Crispino 2014, p. 350)1.
L’esplorazione di Paolo Orsi è avvenuta dal 17 al 19 giugno del 1889. Lo Studioso prese appunti nel taccuino n. IV (pp. 79-91) (Lamagna e Monterosso 2018, pp. 257-259), pubblicando il contesto successivamente in una nota di ca. 5 pagine sul Bullettino di Paletnologia Italiana (Orsi 1889), con allegate piante, sezioni e prospetti di alcuni sepolcri.
Orsi segnala un piccolo gruppo funerario composto da ca. 20 tombe a grotticella artificiale, che vennero esplorate una ad una, sgombrandole dalla terra che le riempiva a varie altezze, ma ottenendo mediocri risultati di scavo, avendole trovate quasi del tutto violate in antico. Solo all’esterno di alcune tombe ritrovò numerosi frammenti di selce (Ibid., p. 213).
Predio Reale viene menzionato negli anni Ottanta del secolo scorso come piccolo insediamento sulle pendici settentrionali dell’altopiano dell’Epipoli, a monte di Scala Greca, sulla terrazza calcarea sulla quale sarebbero poi state costruite le fortificazioni dionigiane alla fine del V sec. a.C. (Vallet e Voza 1984, p. 44).
1 Il 12.11.2014, in merito a uno studio dei materiali dalle stazioni preistoriche del Bronzo antico nell’area tra Augusta e Siracusa (Veca 2017b), era stata inoltrata al Museo Archeologico “A. Salinas” di Palermo la richiesta a ricercare i materiali di Predio Reale. A seguito di ricerche svolte in archivio e presso i depositi del museo, non si sono trovati riscontri relativi alla presenza di materiali dal contesto in oggetto (nota prot. n. 3377 del 17.11.2014).




La Necropoli di Predio Reale a Siracusa Giuseppe Libra-Carlo Veca, Notiziario di preistoria e storia n.6



 
Il riesame dei principali complessi funerari dell’età del Bronzo antico della Sicilia sudorientale, progetto tutt’ora in corso con particolare attenzione per l’area siracusana, sta consentendo di portare alla luce importanti elementi, trascurati e inspiegabilmente dimenticati dagli studi pregressi. A Nord-Ovest del centro urbano di Siracusa, in Contrada Targia, si trova una necropoli dell’antica età del Bronzo, appartenente alla facies di Castelluccio, databile tra il 2200 e il 1450 a.C., conosciuta in letteratura come “Necropoli del Podere Reale” o “Predio Reale”, sparsa nelle basse terrazze rocciose poste poco all’interno delle mura dionigiane. L’area, aggredita da Sud-Sudovest dalle opere di urbanizzazione moderna, è caratterizzata da gradoni degradanti verso la Statale 115 Siracusa-Catania, che terminano con una parete a strapiombo contornata dai resti delle mura.
Quella di Predio Reale fu la prima necropoli di questa fase a essere esplorata dagli studiosi nel giugno del 1889. Gli appunti di scavo con allegate piante, sezioni e prospetti di alcuni sepolcri furono pubblicati sul Bullettino di Paletnologia Italiana (Paolo Orsi, 1889): si tratta di un piccolo gruppo funerario composto da circa 20 tombe a camera ipogea. Le tombe furono esplorate una a una, sgombrandole dalla terra che le riempiva a varie altezze, ma ottenendo mediocri risultati di scavo, in quanto erano state quasi del tutto violate già durante l’antichità. Solo all’esterno furono ritrovati numerosi frammenti silicei, forse in relazione con le tombe. Nel corso delle recenti esplorazioni nell’area di Predio Reale è stato possibile identificare la necropoli indagata originariamente, organizzata in due distinti piccoli gruppi funerari. All’interno di essi, sono state individuate due tombe a prospetto monumentale, appena segnalate nella pubblicazione ma non accompagnate da considerazioni di tipo architettonico per quel che concerne l’elaborazione dei prospetti e mai censite in nessuno altro studio successivo fino ai tempi moderni.
Del primo gruppo compatto di circa dieci tombe, scavate nei bassi gradoni di uno sperone roccioso non molto esteso, fa parte una tomba dal prospetto semidistrutto in cui tuttavia si legge chiaramente l’impostazione a esedra, preceduta da due pilastrini, forse in origine liberi. La tomba non presenta la classica anticella ma dall’ingresso a finestrino, pressoché quadrato, si accede direttamente alla cella a pianta pseudo circolare. Purtroppo i due pilastri, come parte del prospetto, risultano distrutti e ridotti a monconi. Quello di sinistra presenta ancora un’altezza di circa 25 cm, mentre di quello destro ne rimane solo la traccia di pochi centimetri sul suolo. Nonostante la distruzione, il pilastro a risparmio nella roccia rappresenta l’elemento architettonico più rilevante della necropoli (e una delle peculiarità dell’architettura funeraria del Bronzo antico in Sicilia). Una stretta analogia si ha con la tomba di Contrada Canalicchio, anche questa a pilastri ridotti a monconi e scavata nei pressi delle mura dionigiane ma nel ciglio roccioso posto a Sud-Ovest del centro storico di Siracusa.
A circa duecento metri verso Ovest da questo primo gruppo, s’incontra un minuscolo nucleo sepolcrale formato da sole tre cellette, una accostata all’altra, scavate in un unico gradone roccioso. La cella in posizione centrale venne lasciata allo stato incoativo. Il sepolcro posto a destra del trio presenta un prospetto intatto e decisamente monumentale, ornato da due robusti semi-pilastri. Uno di questi, quello a sinistra dell’osservatore, era ulteriormente ritoccato da un solco centrale che ripartisce in due la parte alta dello stesso. Dal finestrino d’ingresso, pressoché quadrato, si accede a un’ampia anticella che contrasta con la cella vera e propria, essendo molto piccola e probabilmente incoativa. Prendendo in considerazione la grandezza dell’anticella, si presuppone che la tomba – una volta completata – avrebbe avuto una planimetria molto estesa. L’uso del finto pilastro o lesena come elemento decorativo è reso esplicito, quasi ridondante, utilizzato non solo esternamente ma anche all’interno dell’anticella, in cui contorna i lati di entrambe le aperture.
In conclusione, lo studio in corso sul paesaggio funerario della Sicilia sudorientale e dell’area siracusana vuole dimostrare l’utilità della ripresa di vecchie ricerche, che a volte non erano riuscite a descrivere al meglio la varietà di strutture arrivate fino a noi, e soprattutto la necessità di nuove indagini sistematiche per cercare di comprendere la concezione della morte e gli aspetti dell’architettura funeraria dei gruppi umani durante l’età del Bronzo.
Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.
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