Mollica Carmelo
Carmelo Mollica baritono
Testo di Luciano Mollica
Il baritono . un siracusano, . mio padre
Sono trascorsi nove anni dalla dolorosa scomparsa di mio padre, la sua vita cessò di esistere, dopo una lunga e penosa malattia. Il suo ricordo affettuoso è molto speciale, continua a vivere e a risplendere per sempre da sentire il bisogno di raccontarlo. La mia fanciullezza è stata distinta da un eccezionale genitore che fu Carmelo Mollica; siracusano, orgoglioso di essere un siciliano, affezionato alle tradizioni di questa terra al punto che scherzosamente affermava: << Il sangue che scorre nelle mie vene.. ha il colore ed il calore della lava dell’Etna..!>> Amò tanto la sua città ed il mare che la circondava che non volle mai trasferirsi altrove nonostante i suoi impegni artistici, abitando con la famiglia nel centro storico di “Ortigia”.Sviluppò l’inclinazione per il teatro mentre frequentava le scuole elementari, in quel periodo affascinato dagli spettacoli di marionette dei “Pupazzi di Don Ciccio Puzzo”. Ebbe l’incontro con il “bel canto” fermandosi di giorno in giorno ad ascoltare nel negozio musicale di “Ugo Malvica” di Corso Matteotti i grandi cantanti di quell’epoca e, cercando di imitarne il timbro vocale, scoprì così una certa passione per il canto lirico. Il primo contatto con il pubblico lo ebbe a 14 anni esibendosi sul palco del Cine-Teatro del Collegio Santa Maria di Siracusa interpretando “Mario il pescatore”, le musiche curate dal M° Corrado Maranci, primo che scoprì il suo vero talento artistico. Scoppiato il secondo conflitto, la sua giovinezza fu segnata da cinque lunghi anni di dura guerra che lui stesso racconta in un diario che io custodisco con affetto. Durante il conflitto fu destinato in qualità di sotto-capo di macchine su unità militari della Regio Marina , una delle quali il torpediniere “Impetuoso” e su di esso fu testimone ed attore , della cruenta e sfortunata battaglia aereo-navale, combattuta il 9 Settembre 1943 dalla nostra Flotta navale al largo dell'Isola dell’Asinara vicino alla Bocche di Bonifacio. Quella battaglia costò al nostro paese molte vittime, il nemico tedesco danneggiò diverse nostre unità della Flotta e affondò alcune di esse, fra cui la Corazzata “Roma”. Mio padre a bordo del torpediniere “Impetuoso”, si distinse per coraggio ed umanità; la sua unità facente parte della scorta avanzata della Flotta, dopo avere ingaggiato da alcune ore un ininterrotto combattimento con gli aerei tedeschi, nel bel mezzo dello scontro, improvvisamente le sue contraeree rallentarono il fuoco per mancanza di proiettili e bisognava urgentemente un approvvigionamento. Mio padre volontariamente si presentò con altri suoi compagnia per prelevare dai depositi le munizioni e trasportò da solo quattro cassette di munizioni, attraversando il ponte della nave, mentre dall’alto piovevano bombe nemiche, rimanendo miracolosamente incolume, rifornendo le due contraeree di poppa e, riattivando cosi il fuoco delle mitraglieri che successivamente abbatterono tre aerei nemici, dopodiché si unì alla squadra dei soccorritori dell’unità per recuperare molti naufraghi della “Roma” nella maggioranza feriti con mutilazioni e con paurose lacerazioni nella carne e con tremende bruciature su tutto il corpo. Terminata la battaglia l’ “Impetuoso” fece rotta immediatamente alle Baleari e, giunto nella baia di Pollensa , dopo aver sbarcato i feriti per non cadere nelle mani dei nemici l’unità fu autoaffonda e l’equipaggio internato a lungo. Durante questi mesi di segregazione si sviluppò un’amicizia tra i marinai italiani e gli ispanici e, nel periodo natalizio mio padre cantò nella chiesa madre di Andrax una cittadina delle isole Baleari in un concerto di Natale alla presenza dei suoi compagni d’armi e degli abitanti del luogo che entusiasti della sua voce gli diedero l’appellativo di “Camine cantor” poi si esibì in una compagnia del luogo cantando diverse romanze da baritono e la famosa canzone “Torna a... Surrientu!” e, contenti della sua voce volevano che restasse nella troupe, ma rientrò in Italia nel 1944 e fu imbarcato sul Cacciatorpediniere “Augusto Riboty” partecipando alla Guerra di Liberazione. Per sua dedizione alla Patria gli fu conferito la“Croce di Guerra al Valor Militare , sul campo” e nel Luglio del 1970 fu fregiato dell’Emblema “ Nastro Azzurro “fra i combattenti decorati al Valor Militare della Seconda Guerra mondiale. Finita la guerra si mise duramente a lavorare per realizzare il suo sogno e poi lasciò Siracusa per andare a studiare canto con svariati maestri di chiara fama, che giudicarono il suo timbro vocale un incontestabile talento naturale di baritono. In un’audizione la sua voce fu considerata “ voce più unica che rara” dal famoso M° Giuseppe Mulè celebre compositore, direttore d’orchestra allora rettore del Conservatore di Musica S.Cecilia di Roma. Debuttò nel 1949 da baritono al Teatro Bellini d Catania, nell’Opera lirica “Fedora” di U.Giordano, nel ruolo di “Cirillo” ottenendo successo di pubblico e critica. L’esordio in “Fedora”gli permise di iniziare una dignitosa carriera di successi, calcando, per oltre quarant’anni, lo scenario lirico d’importanti teatri italiani ed esteri. Spesso.. ricordo con piacere che sin da bambino, mio padre mi portava a teatro ad assistere alle sue recite o prove generali quando gli spettacoli si svolgevano in Sicilia e, durante la sua performance per potermi controllare da vicino mi soleva lasciare ai lati delle quinte del palcoscenico, per me era un piacevole avvenimento, in quanto mentre cantava lo seguivo da vicino. Imparai negli anni le più celebri romanze d’opera e conobbi di presenza molti prestigiosi suoi colleghi quali fra gli altri: Callas, Tebaldi, Caniglia, .Cassotto, Simionato,Di Stefano, Tagliabue, Taddei, Corelli, Tagliavini, Raimondi, Del Monaco,Pavarotti e Ricciarelli. Conservo moltissime foto di mio padre in abiti di scena, attestati di riconoscimenti alla carriera ed un centinaio e forse più di recensioni sulle sue qualità vocali,redatti da noti giornalisti e critici musicali quali tra gi altri : P.Abramo, G.Alabisio, S.Benanti, G.Consoli, D.Danzuso,G.Di Silvestro, A.Fichera, A.Gibilisco, P.Grasso, V.Marchesi, A.Messina, F.Pastura . Era molto orgoglioso quando si esibiva a Siracusa in occasioni di Stagioni liriche, ricordo che avevo sette anni quando papà partecipò al XIII° Ciclo di Rappresentazioni Classiche dell’INDA del 1954, al Teatro Greco di Siracusa, con il cast artistico del Teatro Massimo Bellini di Catania, contando nelle vesti di ”Corifeo” nelle tragedie greche: ”Antigone” di Sofocle e “Prometeo Incatenato” di Eschilo con la partecipazione di grandi attori fra i quali l’indimenticabile Vittorio Gassman, erano i primissimi esordi della sua carriera e, quando si esibì nel 1957 al Teatro Comunale di Siracusa interpretando il ruolo drammatico di “ Lord Enrico Ashton nella “Lucia di “Lammermoor” di G.Donizzetti, un successo più che lusinghiero , teatro gremito in ogni ordine di posti, con applausi prorompenti dal pubblico, anche a scena aperta con consensi della critica, l’anno seguente il teatro chiuse per ristrutturazione e mai più riaprì. Mio padre avendo un attaccamento particolare per questo meraviglioso tempio dell’arte,visse gli anni successivi con l’amara consapevolezza che la nostra città sarebbe rimasta priva di un “Teatro di tradizione” che potesse accogliere il melodramma; Lui avrebbe voluto che la sua Siracusa, definita culla del dramma antico, lo potesse diventare anche per il dramma musicale, soprattutto per l’importante retaggio culturale che le nuove generazioni avrebbero eredito. Cercò di prodigarsi con ogni mezzo per divulgare la cultura del “bel canto. Ancora c’è chi lo ricorda con stima perché è a conoscenza del fatto che l’A.A.T. di Siracusa, affidò a mio padre dal 1974 al 1977 la direzione artistica, per i suoi molti anni di esperienza teatrale, per la sua specifica attività professionale e per aver ricoperto diversi ruoli di baritono in tutte le stagioni liriche che essa precedentemente aveva organizzato,con il preciso compito di preparare ogni anno Stagioni liriche, manifestazioni che si programmarono nei suggestivi siti archeologici dell’Anfiteatro Romano e del Teatro Greco. Quegli spettacoli furono definite dalla stampa, locale e nazionale, eventi di alto livello, questo ebbe una ricaduta più che positiva anche sul turismo con il “tutto esaurito” delle strutture alberghiere e la città piena di pullman carichi di persone che venivano ad ascoltare la lirica e balletto. Nel 1989 mio padre fondò “l’Associazione Siracusana Amici della Lirica” allo scopo di avvicinare i giovani alla musica lirica e di organizzare eventi per gli appassionati. Concluse la sua carriera a 72 anni, interrotta tristemente per motivi di salute. Durante la sua carriera artistica ebbe molti premi e riconoscimenti quali fra gli altri: Il Presidente della Repubblica F .Cossiga gli conferì nel Giugno 1986 l’Onorificenza di “ Cavaliere dell’Ordine Al Merito della Repubblica Italiana . Nel Dicembre 1996 il Presidente della Repubblica L. Scalfaro gli conferì l’Onorificenza di “ Ufficiale dell’Ordine Al Merito della Repubblica Italiana. Il Teatro Bellini di Catania attraverso la “S.C.A.M.”, nel Dicembre del 2000 gli conferì la “Targa Speciale Anno 2000”un riconoscimento alla carriera. Nel Febbraio del 2001 a Siracusa gli fu conferito alla carriera il 1° Premio Musicale” Corrado Maranci ”. L’artista a tutto tondo si è sempre prodigato con generosità verso i giovani, soprattutto quelli con talento, che volevano intraprendere la carriera di artista lirico, malgrado le difficoltà che questo difficile mestiere riserva ha avuto la soddisfazione di vedere alcuni suoi allievi diventare professionisti cantando stabilmente nei migliori Teatri Nazionale e Internazionali. Nel 2008 è stata fondata a Siracusa l’”Accademia di Canto Carmelo Mollica” ed un coro in seno alla struttura, dal siracusano e artista Salvatore Pupillo nata per onorare e rinnovare la memoria del suo primo maestro. Spero che l’apertura del Teatro comunale sarà imminente come si è più volte detto e finalmente i siracusani si riapproprino di questo gioiello culturale, dove l’opera lirica e le altre attività artistiche potranno adeguatamente esprimersi. Questo era infatti il sogno di mio padre, scomparso ormai dal dicembre del 2005. Avendo un padre che attraverso la musica si esprimeva e frequentando i teatri lirici sono cresciuto da bambino con la cultura musicale. Mi auguro che i nostri giovani siracusani capiscono l’importante patrimonio culturale che erediteranno con l’apertura del nostro teatro anche in virtù del contributo attivo di un loro conterraneo che dedicando la sua vita al canto lirico, tentò di divulgare nel siracusano la magnifica arte del “bel canto” . Per suggellare questo ricordo indelebile nella nostra città mi auguro che un giorno i nostri amministratori intitoleranno a nome di mio padre la strada di Via del Teatro di Siracusa (strada annessa al Teatro Comunale), un desiderio più volte manifestato) e condiviso da molti amici ed appassionati della lirica che ho avuto modo di incontrare che lo ricordano con stima e affetto per quello che ha dato alla cultura e al turismo di Siracusa .
Luciano Mollica