Messina Arturo
Arturo Messina COMPOSITORE MUSICISTA POETA GIORNALISTA SCRITTORE SIRACUSANO E,......TANTO ALTRO ANCORA
Nato a Palazzolo Acreide il 22/9/ 1929, deceduto a Siracusa il 13 Giugno 2015 avrebbe compito 86 anni il prossimo 22 Settembre
Studioso e amante della lingua e del parlare siciliano ha elaborato una "GRAMMATICA DELLA LINGUA SICILIANA"
CARICATURA OMAGGIO DI FRANCESCO NANIA
CURRICULUM
scritto da Francesco Nania
Arturo Messina è nato a Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa ma già dai primi mesi della sua vita vive a Siracusa.
Compositore, autore, musicista, giornalista, scrittore, commediografo, poeta, critico d’arte. Tutto questo e tant’altro è Arturo Messina, noto a diverse generazioni di studenti siracusani perché principalmente ha svolto la professione di docente, ordinario di lettere nei licei.
Nato a Palazzolo Acreide il 22/9/ 1929, ricorda sorridendo di avere emesso il primo vagito in carcere, perché suo padre, guardia carceraria, svolgeva servizio presso la struttura penitenziaria del centro collinare siracusano. Qui ha vissuto i primi anni di vita insieme agli altri quattro fratelli (Giuseppe, militare della Regia Marina, imbarcato sulla corazzata “Roma” e morto in guerra, Tino,disegnatore della CGE a Milano, Rosetta e Giulio) scorrazzando per i vicoli del quartiere storico, attorno al castello Minzanu, e la piazza del popolo; partecipando alle contese tra rioni e soprattutto alle dispute sempre accese tra sammastianisi e sanpaulisi. Ben presto, però, la vita lo mette di fronte a gravi difficoltà.
Nel 1939, infatti, all’età di 10 anni, il padre è costretto a inviarlo a Palma di Campania, ospite di un convitto, a causa della prematura scomparsa della madre.
Il distacco dalla famiglia è non meno traumatico di quando nel 1943 gli giunge notizia che la casa paterna il 9 luglio del 1943 era stata colpita dai bombardamenti aerei da parte degli inglesi nei giorni concitati di luglio in occasione dello sbarco in Sicilia degli anglo-americani. Ancora oggi si emoziona al ricordo di quella vicenda che ha segnato la storia recente di Palazzolo, provata dai disastri e dai lutti provocati da quei raid aerei.
In quegli anni, il giovane Arturo matura la sua passione per la musica, che studia dal 1941 al 1947 a Napoli , dal 1947 al 1949 a Firenze, dopo di che torna a Siracusa nelle cui chiese si presta a suonare per le messe solenni e nuziali, come inizia a dare lezione di musica a parecchi giovani , mentre compone tanta musica , tra cui il commento musicale per la rappresentazione della tragedia euripidea Troadi allestita dagli studenti del liceo classico “Tommaso Gargallo” con la regia del prof. Renato Randazzo. L’anno precedente aveva composto la fiaba musicale con il testo di Maria Bottiglieri, dato al Lux dal CIF. L’anno successivo compone il commento musicale e le danze per la l’Orchestra Filarmonica Vivaldi di Tripoli. L’occasione è data dalla messa in scena di “Alcesti” e “Troadi” al teatro di Sabratha con la compagnia del teatro di Renato Randazzo e la coreografia di Maria Clementina Cumani Quasimodo
Nello stesso 1953 viene iscritto alla Siae come autore e compositore tra i pochissimi della sezione D.O.R. L’anno successivo compone il commento musicale per “il carro di Dioniso” messo in scena da Sebastiano Zammitti alle latomie dei cappuccini. Nel 1955 compone le musiche e le danze per “Prometeo incatenato” e per “Le supplici”, date in prima assoluta sotto la regia di Gioacchino Lentini e la coreografia di Maria Clementina Cumani Quasimodo alle mura fenicie di Capo Soprano a Gela. Di particolare importanza le musiche per le Baccanti, tradotte e portate in scena al teatro greco di Siracusa nel 1978, quando vi fu la partecipazione di Sebastiano Lo Monaco e di Salvo Bitonti allora appena saliti sulla scena del teatro in campo nazionale, nonché quella del più celebre baritono che a Siracusa sia nato, Lino Puglisi, che ne cantò il prologo della tragedia tradotta dal prof. Renato Randazzo: “O beato” da fare sbalordire tutti gli spettatori che gremivano la vasta cavea, come fece per “Agamennone” , tradotta sempre dall’esimio professore e regista nel 1982 nello stesso teatro. Ma già da prima aveva compreso che non si possa vivere di sola musica in una città come Siracusa che si dimostra poco fertile e generosa con chi abbia sposato l’arte. Cosicché aveva intrapreso già la carriera di insegnante, vincendo nel 1956 il relativo concorso con il massimo dei voti: 50 allo scritto e 50 all’orale.
Il primo incarico ottenuto è presso la scuola elementare di Lentini. E’ l’anno in cui conosce e convola a nozze con l’inseparabile Elvira, dipendente delle allora Poste e Telecomunicazioni, anch’ella con la passione per la musica, che gli donerà quattro figli.
Da quella data Arturo Messina divide la sua vita tra l’insegnamento pubblico e privato, la famiglia, la musica e gli studi universitari. Si laureerà di lì a breve con una tesi su “Il barocco di Palazzolo”, divenuta poi la sua opera prima. Il nuovo titolo di studi gli consente di partecipare ai corsi di abilitazione per docente di scuole medie superiori e di insegnare Lettere per oltre un trentennio presso il liceo scientifico “Corbino” di Siracusa.
Già negli anni Settanta si avvicina al giornalismo con una costante collaborazione settimanale a “L’Aretuseo”. Agli inizi degli anni Ottanta, intuisce l’importanza del mezzo televisivo locale, ancora agli albori, e così propone i suoi pezzi da critico d’arte all’emittente Teleuno Tris. Malgrado la sua intensa attività nel settore, l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti avviene soltanto nel 2002, a seguito della sua collaborazione con “Libertà” quotidiano di Siracusa, avviata nel 1997 e tuttora pienamente operativa e quotidiana. Per il giornale, Messina cura da anni una sorta di pagina tre, dedicata alla cultura, agli approfondimenti, alle interviste, all’analisi funzionale sociologica. Il suo motto in redazione è “Niente voglio ma niente dovete togliermi”, e non manca sera che non salga le scale della sede del giornale in via Mosco, per proporre la sua pendrive piena zeppa di file con lunghi articoli corredate da fotografie.
Alle migliaia di articoli si aggiungono le numerose pubblicazioni: “Angioletto l’arcidiavoletto”, “L’ultimo eremita di Grottasanta”, “I magnifici sette di Firenze”, “Domenico Foti”, “Leggende, paesaggi e personaggi di Siracusa”, “Personaggi insigni dell’Ottocento siracusano” , “Due al dì- 14 pillole di parapsicologia”, il trittico di commedie “Mafia ieri, mafia oggi”, “Due metà fanno sempre meno di uno”, “Il figlio di due madri”, “L’ultimo rais della tonnara e i primi archeotummaturi”, “Condominio alla Mazzarona” “’U baruni di canalazzu”, “’I miegghiu”, cioè i designati al Premio di Cultura e Socialità, le cui motivazioni venivano fatte in sonetti o sonettesse, oltre a centinaia di liriche.
Come compositore ha scritto, oltre a centinaia di canzoni in lingua e in dialetto, parecchie eseguite dai suoi Siracusani Singers, anche due fiabe:”Soldino” e “ Sbriciolino”, rappresentate in una operazione teatrale e didattica mettendo insieme i suoi studenti liceali del Corbino con cento ragazzini dell’allora VIII Circolo Didattico, “Pasturali sarausani”, “La via di la cruci” “Resurrexit” , nonché il musical “Tutti gli uomini sono uguali”, con il testo della prof.ssa Maria Saddemi e numerosi commenti musicali per teatro classico e moderno,
Ha anche curato la pubblicazione di parecchie opere altrui, come “I miei primi sessant’anni” di Turi Sardo”
“Liriche siracusane” di Gina Chimirri” ;
“Storia di di Siracusa” di Francesco Oliva,
“Cunti muntirussani” di Francesco Scollo…
ha curato la presentazione del libro “La farfalla dalle ali spezzate” e “l’isola a forma di quaglia”, di Vittoria De Marco Veneziano,
Ma l’opera alla quale è più legato è la “Grammatica siciliana”, pubblicata di recente, tra le pochissime esistenti in circolazione, nella quale vengono spiegate le regole da rispettare per scrivere correttamente nella lingua siciliana. Essa è illustrata da trenta chine di Francesco Nania sui mestieri di una volta e viene adottata da Daniele Galea presso la facoltà di lingue dell’università Ektòs di Mosca,
Arturo Messina fa della Siracusanità (con la esse maiuscola) il suo epicentro, attorno al quale ruotano personaggi più o meno noti, che hanno dato lustro alla città d’Archimede e al suo paese nativo: Palazzolo.