ipogei villa Landolina - Ipogei Ssiracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Catacombe siracusane
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ipogei villa Landolina

Maria Domenica Lo Faro1
Il complesso degli ipogei di Villa Landolina a Siracusa 1.1. Localizzazione del complesso e storia delle ricerche
Nell'ottica di una riflessione sulle testimonianze archeologiche ed epigrafiche relative alla prima comunità cristiana siracusana, sono stati sottoposti a revisione i rinvenimenti registrati nel complesso degli ipogei della Villa Landolina.
Sotto questa denominazione sono conosciuti alcuni gruppi di ipogei ricavati nel taglio del banco roccioso della balza di Acradina, a Sud-Est della catacomba di San Giovanni, tra l'attuale Viale Teocrito e la Via Augusto von Platen; si tratta dell'area in cui, oggi, sorge il Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi". Anticamente, la zona era sede della villa di proprietà della famiglia Landolina, costruita all'interno di un appezzamento di terreno che comprendeva una latomia su cui insistevano gli accessi ad una serie di camere funerarie. Nello specifico, nella fascia orientale della latomia si aprivano gli ipogei I-III, denominati "Arangio", nella parte centrale si trovavano tre ipogei (IV-VI), mentre nell'angolo Sud-Est del giardino della villa vennero localizzati altri quattro ipogei (VII-X)2. A poca distanza da questo complesso di camere funerarie sorgeva l'ipogeo Assennato3; inoltre, nel giardino adiacente la villa esisteva un cimitero sub divo, casualmente rinvenuto e parzialmente esplorato da Orsi nel 19064 (Fig. 1).
Che il complesso non fosse povero di resti archeologici e manufatti era già noto al Capodieci che, insieme al proprietario ed eponimo del fondo Saverio Landolina, effettuò le prime, sommarie indagini nella zona tra il 1777 e il 18105. Per lungo tempo il complesso rimase ai margini dell'interesse scientifico: si dovette attendere il 1945 e l'opera di Bernabò Brea perché una porzione del cimitero, corrispondente agli ipogei I-III, detti "Arangio", rinvenuta casualmente durante lavori agricoli, venisse sottoposta a indagine archeologica6. Ma già gli eventi drammatici connessi al secondo conflitto mondiale avevano sortito effetti rovinosi anche su questi monumenti, così come sui complessi catacombali maggiori a Siracusa7.
Fig. 1. Dettaglio della carta dei cimiteri sotterranei e ipogei di Siracusa, elaborata da Anna Maria Di Maio, con localizzazione degli ipogei I-III (n. 10), "Assennato" (n. 11) e ipogei VII-X (12). Si noti la vicinanza con il cimitero del Predio Maltese (n. 6), la catacomba di San Giovanni (n. 5), e l'ipogeo di Villa Maria (n. 13) (da Di Maio 2014, p. 129, Fig. 2, dettaglio).


Infatti, una porzione dell'area funeraria era stata pesantemente modificata per adattarsi alla funzione di rifugio antiaereo, con gravi danni per le strutture esistenti8. Nel 1956 l'area fu interessata da una pulitura effettuata da Santi Luigi Agnello; alcuni lavori edilizi condotti alla fine degli anni '60 procurarono dei danni ai complessi archeologici presenti nella zona; successivamente, vi furono condotte nuove indagini negli anni 1969-'70, i cui risultati, tuttavia, sono stati solo parzialmente resi noti al pubblico9.

Nonostante la parzialità della divulgazione dei dati relativi al complesso, è possibile sostenere che l'area funeraria di Villa Landolina non era stata concepita come un cimitero di comunità, ma come un complesso di ipogei di diritto privato, a differenza di quanto si può affermare per il vicino cimitero del Predio Maltese, il cui carattere comunitario emerge chiaramente dai risultati delle indagini recentemente condotte10. L'ingresso originario di quest'ultima area cimiteriale doveva aprirsi sullo stesso fronte di latomia su cui erano stati ricavati gli ingressi degli ipogei di Villa Landolina11. Inoltre, mentre l'area del Predio Maltese risulta essere in collegamento con il vicino cimitero di San Giovanni, non è attestata alcuna connessione tra il complesso di Villa Landolina e la catacomba: nonostante l'ipotesi di un collegamento tra le aree funerarie sia stata avanzata da Bernabò Brea12, allo stato attuale non esistono dati che permettano di suffragarla.
1.2. Descrizione del complesso
1.2.1 Ipogei I-III (Gruppo Arangio)
Si tratta di un gruppo di tre ipogei (Fig. 2), che appaiono unificati in conseguenza di un intervento finalizzato al riuso degli spazi.
L'ipogeo I venne realizzato riutilizzando una preesistente cisterna campanata di età greca13, ampliata con l'aggiunta a S-W di una camera a pianta rettangolare e soffitto piano; lo spazio interno venne sfruttato per l'escavazione di loculi e fosse terragne per le sepolture; le pareti mostravano tracce di decorazione pittorica14. L'ipogeo ha restituito una ventina di lucerne, materiale fittile e quattro iscrizioni marmoree in greco15.
L'ipogeo II è un ambiente quadrangolare con un soffitto piano, che presenta tracce di ampliamento e di riuso e resti di decorazione16; ha restituito un gruppo di iscrizioni in latino e sei lucerne17.
L'ipogeo III18, di forma rettangolare con soffitto piano, possedeva una interessante decorazione musiva, ampiamente danneggiata in seguito a un riutilizzo dell'ambiente, con l'apertura di loculi sulle pareti e fosse terragne sul pavimento. Anche in questo ambiente, come negli altri due è stato registrato il rinvenimento di alcune lucerne e materiale ceramico19.
Fig.2. Ipogei I-III (da Bernabò Brea 1947, p. 174, fig. 2).


1.2.2 Ipogeo Assennato (Fig. 3)
Tra via Augusto von Platen e via San Giovanni alle catacombe, precisamente all'altezza del civico 66 del viale Teocrito, a N degli ipogei I-III, è stato localizzato un ipogeo isolato, consistente in un ambiente rettangolare con copertura voltata, crollata già in epoca antica; lo spazio interno della camera funeraria è occupato intensivamente da sepolture, e non presenta tracce di alterazioni o riuso; è rilevante la presenza di una sepoltura a baldacchino che era impostata nella parte centrale dell'ambiente20.
1.2.3 Ipogei IV-VI (Gruppo centrale) (Fig. 4)
Negli anni '70 sono stati segnalati tre ipogei, individuati al centro dell'area; attualmente queste strutture sono inaccessibili poiché interrate durante i lavori di costruzione del Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi"; su di esse esistono solo poche e frammentarie notizie21. I tre ambienti erano scavati su un fronte di latomia22, ma l'unico a presentare tracce di utilizzo funerario era l'ipogeo VI. Infatti, forse a causa della cattiva qualità del banco di roccia, gli ipogei IV e V non vennero utilizzati per scopi funerari.
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Fig. 3. Ipogeo Assennato (da Agnello G. 1976, p. 23, fig. 1).

L'ipogeo VI era costituito da due ambienti rettangolari, scavati irregolarmente nella roccia; il primo con copertura a volta, sorretta da un pilastro centrale, il secondo con soffitto piano, sorretto da due pilastri e sensibilmente più basso rispetto alla volta dell'ambiente che lo precede. Sulle pareti sono state riconosciute alcune nicchie, probabilmente traccia di un utilizzo degli spazi in funzione di colombario; in una seconda fase di utilizzo, sulle pareti dei due vani furono aperti dei loculi e furono realizzate anche delle sepolture ad arca. Non è stato registrato il rinvenimento di materiale epigrafico o fittile, ma non si può escludere la dispersione completa dei reperti archeologici dovuta ad un prolungato utilizzo dell'ambiente come fienile e stalla.
1.2.4 Ipogei VII-X (Gruppo di S-E)
Si tratta di quattro ipogei di forma irregolare, scavati nel banco di roccia situato all'estremità S-E della villa23. Le strutture, che pure dovevano avere una complessa articolazione interna e contenere una cospicua quantità di materiali24, furono pesantemente modificate a causa del prolungato riuso come magazzini e stalle; inoltre, durante il secondo conflitto mondiale, essi furono trasformati in rifugio antiaereo, con gravi danni per le strutture.
Fig. 4. Ipogei VII-X (da Agnello G. 1976, p. 25, fig. 2).

2. I materiali
Nonostante siano stati citati materiali provenienti dai diversi ipogei del complesso, la maggior parte di essi risulta dispersa; infatti, attualmente gli unici reperti rintracciati e studiati sono stati un gruppo di 33 lucerne provenienti dagli ipogei I e II e una ventina di iscrizioni, rinvenute principalmente nella zona degli ipogei "Arangio": quattro di esse furono ritrovate nell'ipogeo I, cinque nell'ipogeo II; una iscrizione su urna di tufo proviene dal gruppo di S-E, dove fu rinvenuta dal Capodieci; quattro ritrovamenti epigrafici furono registrati da Orsi durante l'esplorazione della necropoli sub divo. A queste iscrizioni si aggiungono segnalazioni di epigrafi sporadiche reperite nella zona, spesso reimpiegate come materiale edilizio25.
2.1 Lucerne e materiale fittile
Le lucerne provenienti dagli ipogei "Arangio" sono tutte in cattivo stato di conservazione, tanto da rendere difficile l'osservazione delle peculiarità; tuttavia, è possibile individuare alcune tipologie ricorrenti e enucleare alcuni elementi di riflessione.
Accanto ad esemplari che potrebbero considerarsi residuali, sono attestate soprattutto lucerne a becco tondo, con forme simili alle Deneauve VIII e Deneauve XI, alcune con caratteristica decorazione a perline; esse sono databili alla metà del III-IV d.C.. Sono presenti anche lucerne che derivano dalla forma Atlante X, una tipologia, come noto, diffusa nel bacino del Mediterraneo tra il V e il VI d.C..
Una lucerna si distingue per forma, e potrebbe essere attribuita a una frequentazione tarda dell'ipogeo, essendo simile ad alcuni esemplari rinvenuti su un relitto saraceno, datati al X secolo26.
Alcuni esemplari trovano puntuali riscontri in altri contesti siracusani, e lascerebbero ipotizzare la presenza di una produzione locale che imita forme africane, ben attestata anche in altri contesti cimiteriali siracusani27. La fattura di tali lucerne è spesso grossolana, e le decorazioni sono poco significative: appare prevalente la decorazione a perline (Fig. 5), concentrata sulla spalla degli esemplari28, che farebbe ipotizzare per essi una datazione al III-IV secolo. Interessante appare il tentativo, da parte di officine locali, di realizzare esemplari imitanti decorazioni diffuse in area nordafricana: in particolare, si registra la raffigurazione di una lotta tra gladiatori (Figg. 6-7)29 e di Mercurio con caduceo (Fig. 8)30. 
Fig. 5. Lucerna con decorazione a perline (da Lo Faro 2010, p. 83, Fig. 23)*.



* Tutti i beni archeologici oggetto del presente studio appartengono al Museo archeologico regionale "Paolo Orsi" di Siracusa, e sono qui riprodotti fotograficamente su concessione dell'Assessorato Beni Culturali e dell'Identità Siciliana della Regione Sicilia; di tale materiale fotografico si fa, quindi, espresso divieto di riproduzione e/o duplicazione con ogni mezzo e modo. 
2.2 Iscrizioni
I rinvenimenti epigrafici, concentrati nella zona degli ipogei "Arangio", sembrano riferirsi a due diverse fasi di utilizzo degli ipogei, come testimonia anche la scelta omogenea della lingua: greca per le più antiche, latina per un gruppo dalla datazione più recente32. Le iscrizioni greche sono uniformemente caratterizzate da un formulario (xq^otò; Kai à^e^nxo; eC^ce tot) privo di qualsiasi elemento cristiano, estremamente diffuso nell'epigrafia siracusana33. Il gruppo delle iscrizioni latine (Fig. 9) è contraddistinto dalla prevalenza di un formulario caratterizzato dal termine memoria in posizione incipitaria34, seguito dal nome del defunto al genitivo, e da ulteriori dati retrospettivi, come l'indicazione della professione, cui corrisponde una ripetuta allusione alla condizione servile: in due casi si fa esplicito riferimento alla famiglia dei patricii di appartenenza35. Più raramente ricorre un formulario che utilizza termini specifici per indicare la tomba: si contano due casi, caratterizzati rispettivamente dal termine sepultura36, e da una storpiatura della formula in hoc sepulcro depositus/a est37.
II formulario numericamente più documentato, caratterizzato dall'uso del termine memoria in posizione iniziale, seppure inizialmente ritenuto unico per la Sicilia38, trova altri riscontri a Siracusa39.
Donatella Nuzzo ha evidenziato come l'uso di identificare la sepoltura come luogo della memoria, attraverso il ricorso a termini come memoria o monumentum riferiti alla tomba e seguiti dal nome del defunto al genitivo, non sia particolarmente diffuso a Roma, a differenza di altre zone, e in particolar modo le province africane40. Del resto, confronti stringenti per il formulario evidenziato nelle iscrizioni latine provenienti dagli ipogei di villa Landolina sono stati riscontrati da Korhonen41 su alcune epigrafi funerarie africane, provenienti dalla Mauretania caesariensis, ed il formulario si rileva anche in Numidia, mentre non si registra nella zona di Cartagine42.
Sembra degno di nota il fatto che nelle province africane di Numidia e Mauretania caesariensis, a partire dal IV secolo, si registrò una intensa attività scismatica da parte di fazioni di dissidenti, vicini all'eresia donatista; tale attività si manifestò con connotazioni di feroce protesta sociale, e sfociò spesso in veri atti di cruda violenza rivolta contro creditores e domini, allo scopo di ottenere un capovolgimento del rapporto schiavo/padrone43.

Fig. 9. Apografi di alcune iscrizioni (da Bernabò Brea 1947, fig. 13).

Una ipotesi, purtroppo difficile da verificare, potrebbe considerare il formulario utilizzato in queste iscrizioni leggendolo, da una parte, nell'ottica di un tacito legame con la propria terra di origine, e dall'altra, interpretandolo alla luce della loro condizione sociale: infatti, si potrebbe supporre che i defunti ricordati in queste iscrizioni siano stati degli "cattolici"44, aderenti alla fede proclamata dalla Chiesa di Roma e di origine nordafricana, costituenti un gruppo di cristiani fuoriusciti dalla Numidia o dalla Mauretania caesariensis e stabilitisi in Sicilia45 in seguito alle vicende registratesi nella seconda metà del VI secolo, periodo in cui, specialmente in Numidia, si verificò una recrudescenza dell'eresia donatista46. Pare opportuno ricordare, inoltre, che un consistente movimento di profughi si registrò nel VI secolo dalle coste del Nord Africa verso la Sicilia, in concomitanza con alcune incursioni di popolazioni berbere e con una epidemia di peste diffusasi nelle città nordafricane; tale flusso di persone fu così intenso da rendere necessario un intervento ecclesiastico, concretizzatosi nella costruzione di strutture per accogliere i profughi nelle maggiori città portuali della Sicilia47. 
3. Considerazioni conclusive
La zona della villa Landolina ebbe una funzione funeraria almeno dal I sec. fino al VI sec. d.C., con fasi successive di utilizzo, che possono ricostruirsi come segue.
Su un fronte di cava abbandonata venne realizzata, durante la prima età imperiale, l'escavazione dei primi nuclei funerari48: gli ipogei VII-X, e l'impianto degli ipogei II-III che riutilizzano preesistenze idrauliche; anche gli ipogei IV-VI vennero impostati come colombari probabilmente tra il I e il II sec. d.C..
L'ipogeo I, che presenta solo loculi e sepolture a fossa, potrebbe essere stato realizzato tra la fine del II e l'inizio del III secolo, in seguito alla diffusione del rito dell'inumazione. La zona fu ulteriormente sfruttata a scopo funerario, con l'impostazione di un cimitero sub divo di cui ci sfugge la complessiva estensione, e la realizzazione di ampliamenti negli ambienti funerari già esistenti.
L'esame dei reperti rinvenuti nell'ipogeo I testimonia a favore di un uso dell'ambiente proseguito probabilmente fino al III sec. d.C., anche se il formulario delle iscrizioni è privo di uno specifico cristiano; ciò induce a ritenere persuasiva l'interpretazione di Bernabò Brea49, che considerava l'ipogeo uno spazio funerario di natura privata, probabilmente legato alla committenza di un gruppo familiare o sociale ristretto.
Nel corso del IV secolo nell'area si realizza l'escavazione dell'ipogeo Assennato50, e si procede al riuso di tutti i colombari, con l'escavazione di loculi, sepolture terragne e un arcosolio polisomo nell'ipogeo VIII. Le lucerne databili in pieno V secolo, rinvenute nell'ipogeo II, potrebbero testimoniare una ulteriore, successiva fase di utilizzo degli ambienti funerari per accogliere nuove sepolture, a cui sarebbero riconducibili le iscrizioni in latino, la cui datazione, sebbene controversa, può essere fissata al VI secolo51.
Ma quale potrebbe essere stato il motivo che spinse una committenza ristretta a decidere di riutilizzare camere funerarie localizzate a così breve distanza dall'ancora attivo cimitero di comunità? Quale caratteristica avrebbe potuto accomunare gli inumati nell'ipogeo II, tanto da riflettersi in iscrizioni che si differenziano sostanzialmente dal materiale epigrafico siracusano? Sulla base dell'ipotesi di una identificazione dei defunti ricordati in queste
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iscrizioni con dei cattolici nordafricani, famuli di una famiglia di possidenti costretta a fuggire dalla propria terra a causa delle violenze scaturite in seguito alla diffusione di movimenti ereticali sovversivi nel Nordafrica, si potrebbe ipotizzare che gli ambienti siano stati utilizzati per le sepolture di alcuni domestici di una ricca famiglia siracusana di origine nordafricana, emigrati in Sicilia per delle ragioni legate alla diffusione del movimento ereticale dei donatisti nel Nordafrica. Sarebbe allettante poter riconoscere in uno dei patricii nominati nelle iscrizioni, Gentio, il personaggio omonimo, vir magnificus e scribo, ossia ufficiale militare addetto al reclutamento dei soldati, ricordato in una epistola di Gregorio Magno databile alla fine del 59852; tuttavia, non essendo possibile verificare tale ipotesi, resta accettabile l'ipotesi di Manganaro sulla committenza dell'ipogeo, costituita da personaggi della élite tardoantica siracusana, che avrebbero riutilizzato gli ambienti funerari per le sepolture dei propri subalterni53.
1 Università degli studi di Catania.
2 G. Agnello, Gli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico
Siracusano, n. s. IV, 1975-1976, pp. 21-28; M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-86.
3 G. Agnello, Gli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico
Siracusano, n. s. IV, 1975-1976, pp. 21-28 (IN PART. pp. 22-24).
4 P. Orsi, Relazione preliminare sulle scoperte archeologiche avvenute nel sud-est
della Sicilia nel biennio metà 1905- metà 1907. V. Cimitero sub divo sopra le catacombe di s. Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 5, IV, 1907, pp. 741-778.
5 G. Agnello, Gli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico
Siracusano, n. s. IV, 1975-1976, pp. 21-28 (in part. p. 24).
6 L. Bernabò Brea, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle
catacombe di San Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 8, I, 1947, pp. 172-193.
7 In particolare, le catacombe di Santa Lucia, di Santa Maria di Gesù e di
Vigna Cassia vennero pesantemente danneggiate da interventi non sempre necessari condotti dall'U.N.P.A., come denunciato da Bernabò Brea in una nota resoconto prot. n. 963 del 21 marzo 1944 (Archivio Soprintendenza di Siracusa).
8 G. Agnello, Gli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico
Siracusano, n. s. IV, 1975-1976, pp. 21-28 (in part. p. 28).
9 ID., ibidem.
10 M. Sgarlata, I. Gradante, I. Sirugo, Genesi e sviluppo del cimitero del Predio
Maltese a Siracusa, in P. Militello, M. Camera, (a cura di), Ricerche e attività del corso internazionalizzato di Archeologia. Catania, Varsavia, Konya 2009-2012, (Syndesmoi 3), Palermo 2012, pp. 223-238 (in part. pp. 223-226); M. Sgarlata, Il cimitero del Predio Maltese a Siracusa: indagini archeologiche 2009¬2010, in A. Coscarella, P. De Santis, (a cura di), Martiri, santi, patroni; per una archeologia della devozione. Atti X Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Università della Calabria, 15-18 settembre 2010, (Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, VI), Università della Calabria, 2012, pp. 623-636 (in part. pp. 624-625).
11 M. Sgarlata, Il cimitero del Predio Maltese a Siracusa: indagini archeologiche
2009-2010, in A. Coscarella, P. De Santis (a cura di), Martiri, santi, patroni; per una archeologia della devozione. Atti X Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Università della Calabria, 15-18 settembre 2010, (Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, VI), Università della Calabria, 2012, pp. 623-636 (in part. p. 625).
12 L. Bernabò Brea, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle
catacombe di San Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 8, I, 1947, pp. 172-193 (in part. p.185); M. Sgarlata, Il cimitero del Predio Maltese a Siracusa: indagini archeologiche 2009-2010, in A. Coscarella, P. De Santis (a cura di), Martiri, santi, patroni; per una archeologia della devozione. Atti X Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Università della Calabria, 15-18 settembre 2010, (Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, VI), Università della Calabria, 2012, pp. 623-636 (in part. p. 624).
13 Sull'utilizzo di preesistenti impianti idraulici per l'impianto di complessi
funerari si rimanda ai recenti studi condotti da Ricciardi: G. T. Ricciardi, Latomie, apprestamenti idraulici, officine di vasai e luoghi di culto pagani. Il reimpiego delle preesistenze nelle catacombe di Siracusa e le puntuali analogie con alcuni dei cimiteri sotterranei maggiori e minori di Roma, in Isole e Terraferma nel Primo Cristianesimo Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi (Atti del XI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Cagliari 23-27 settembre 2014), in cds..
14 In particolare, fu rinvenuto un affresco con scena di banchetto, già
staccato al momento della scoperta: L. Bernabò Brea, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle catacombe di San Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 8, I, 1947, pp. 172-193 (in part. p.176); G. Agnello, Gli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico
Siracusano, n. s. IV, 1975-1976, pp. 21-28 (in part. pp. 21-22); si rimanda anche a A. Ahlqvist, Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa. Corpus iconographicum, Venezia 1995, pp. 207-216: la studiosa data l'affresco tra la fine del III e il IV sec. d.C..
15 I materiali ceramici si trovano presso i magazzini del Museo archeologico
"Paolo Orsi" con i nn. invv. 49825-49826, 49830-49832, 49834-49839, 49842: M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-87 (in part. pp. 59-87).
16 L. Bernabò Brea, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle
catacombe di San Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 8, I, 1947, pp. 172-193 (in part. pp. 183-184).
17 L. Bernabò Brea, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle
catacombe di San Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 8, I, 1947, pp. 172-193 (in part. p. 186); M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-87 (in part. pp. 59-87).
18 L. Bernabò Brea, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle
catacombe di San Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 8, I, 1947, pp. 172-193 (in part. pp. 181-183).
19 Idem, Ivi, p. 186.
20 G. Agnello, Gli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico
Siracusano, n. s. IV, 1975-1976, pp. 21-28 (in part. pp. 22-24); descrivendo l'ambiente, Agnello afferma che in esso furono rinvenute alcune lucerne e una iscrizione calcarea, ma non è stato possibile rintracciare tali materiali presso i depositi del Museo archeologico di Siracusa.
21 M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio
Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-87 (in part. pp. 18-21).
22 L'uso delle latomie a scopo funerario è estremamente diffuso a Siracusa: si
veda G. Salonia, Utilizzazione cristiana delle latomie di Siracusa, in Atti del I Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Siracusa 1950, 1952, pp. 259-266; G. T. Ricciardi, Latomie, apprestamenti idraulici, officine di vasai e luoghi di culto pagani. Il reimpiego delle preesistenze nelle catacombe di Siracusa e le puntuali analogie con alcuni dei cimiteri sotterranei maggiori e minori di Roma, in Isole e Terraferma nel Primo Cristianesimo Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi (Atti del XI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Cagliari 23-27 settembre 2014), in cds..
23 Gli ambienti sono stati descritti come una serie di «stanze irregolari»,
sulle cui pareti si aprivano sia nicchie che loculi, mentre nel pavimento erano state scavate delle fosse; la maggior parte delle sepolture erano
state violate in antico: si veda G. Agnello, Gli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico Siracusano, n. s. IV, 1975-1976, pp. 21-28 (in part. pp. 24-28).
24 Si veda il testo della relazione inviata al sovrano da Saverio Landolina
nel 1810, trascritto da Giuseppe Agnello: G. Agnello, Gli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico Siracusano, n. s. IV, 1975¬1976, pp. 21-28 (in part. p. 24 nota 4). Già negli anni '70 tale materiale era impossibile da rintracciare, come osservava ancora Agnello (Idem, Ivi, p. 27): «la dispersione pressoché completa di tutti i reperti archeologici non consente di affrontare il problema della cronologia dei singoli ambienti.».
25 M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in
Archivio Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-87 (in part. pp. 44-87).
26 M. Ricci, Le lucerne dei relitti sottomarini, in Rivista di Studi liguri, LXVII-
LXVIII, 2001-2002, pp. 305-420 (in part. pp. 394-395).
27 G. Ancona, Testimonianze di cultura materiale nei cimiteri tardoantichi di
Siracusa, in Et lux fuit. Le catacombe e il sarcofago di Adelfia, Palermo- Siracusa 1998, pp. 55-67; M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-87 (in part. p. 41); M. D. Lo Faro, Le lucerne, in G. La Magna, R. Amato (a cura di), La Rotonda di Adelfia. Testimonianze archeologiche dalla catacomba di S. Giovanni, Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, Palermo 2014, pp. 25-27 (in part. p. 25).
28 M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio
Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-87 (in part. pp. 36-37).
29 M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in
Archivio Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-87 (in part. pp. 60-61, n. 3); l'esemplare può essere datato al II secolo.
30 M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in
Archivio Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-87 (in part. p. 60, n. 2), databile al III secolo.
31 O. Broneer, Corinth IV, 2. Terracotta Lamps, Cambridge 1930.
32 K. Korhonen, Greek and Latin in the urban and rural epigraphy of Byzantine
Sicily, in Acta Byzantina Fennica, 3 (n.s.), 2009-2010, pp. 116-135 (in part. pp. 121-124).
33 A. E. Felle, Epigrafia pagana e cristiana in Sicilia: consonanze e peculiarità, in Vetera
Christianorum, 42, 2005, pp.233-250 (in part. p. 240); recentemente, Korhonen ha proposto di interpretare tale formulario come specifico di una committenza di condizione servile, se pure in via del tutto ipotetica e basandosi esclusivamente su considerazioni di carattere onomastico: K. Korhonen, Language and Identity in the Roman Colonies of Sicily, in R. J. Sweetman (a cura di), Roman Colonies in the first century of their foundation, Oxford 2011, pp. 7-31 (in part. p. 13).
34 Per l'analisi del formulario si veda K. Korhonen, Three cases of greek/latin
imbalance in the roman Syracuse, in E. N. Ostenfeld (a c. di), Greek romans and roman greeks, Aarhus 2002, pp. 70-80 (in part. pp. 76-77).
35 L. Bernabò Brea, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle
catacombe di San Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 8, I, 1947, pp. 172-193 (in part. p. 192); G. Manganaro, Greco nei pagi e latino nelle città della Sicilia «romana» tra I e VI sec. d.C., in A. Calbi, A. Donati, G. Poma (a cura di), L'epigrafia del villaggio, Bologna 1993, pp. 543-594 (in part. p. 585).
36 Sono state registrate solamente tre occorrenze di tale uso nelle ICVR: cfr.
D. Nuzzo, La denominazione della tomba nelle iscrizioni cristiane di Roma. Possibili elementi per la ricostruzione di una identità collettiva, in Vetera Christianorum, 42, 2005, pp. 103-134 (in part. p. 121, nota 96).
37 EAD, Ibidem; ricorrono complessivamente 67 attestazioni tra i materiali
romani, sia in versi che in prosa.
38 Per primo Bernabò Brea considerò queste attestazioni rarissime nell'epigrafia
siciliana: vedi L. Bernabò Brea, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle catacombe di San Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 8, I, 1947, pp. 172-193 (in part. p. 192); cfr. K. Korhonen, Greek and Latin in the urban and rural epigraphy of Byzantine Sicily, in Acta Byzantina Fennica, 3 (n.s.), 2009-2010, pp. 116-135 (in part. p. 123).
39 In particolare, due iscrizioni sono state segnalate nella catacomba di San
Giovanni: P. Orsi, Nuove esplorazioni nelle catacombe di San Giovanni nel 1894, in Notizie degli scavi di antichità, 1895, pp. 477-521 (in part. p. 490 e p. 492, n. 185); S. L. Agnello, Silloge di iscrizioni paleocristiane della Sicilia, Roma 1953, p. 42 n. 78. Altre cinque iscrizioni, decontestualizzate ma con medesima struttura formulare, sono state pubblicate da Ferrua: A. Ferrua, Note e giunte alle iscrizioni cristiane antiche della Sicilia, Città del Vaticano 1989, p. 49 nn. 185 e 188; p. 92, n. 358; p. 93, n. 361 e p. 97, n. 376. Si veda anche K. Korhonen, Three cases of greek/latin imbalance in the roman Syracuse, in E. N. Ostenfeld (a cura di), Greek romans and roman greeks, Aarhus 2002, pp. 70-80 (in part. p. 77 e nota 54).
40 D. Nuzzo, La denominazione della tomba nelle iscrizioni cristiane di Roma.
Possibili elementi per la ricostruzione di una identità collettiva, in Vetera Christianorum, 42, 2005, pp. 103-134 (in part. p. 118 segg. e nota 87), con indicazioni bibliografiche per le diverse aree geografiche.
41 K. Korhonen, Three cases of greek/latin imbalance in the roman Syracuse, in E.
N. Ostenfeld (a cura di), Greek romans and roman greeks, Aarhus 2002, pp. 70-80 (in part. pp. 76-77); K. Korhonen, Greek and Latin in the urban and rural epigraphy of Byzantine Sicily, in Acta Byzantina Fennica, 3 (n.s.), 2009-2010, pp. 116-135 (in part. p. 123); M. D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-86 (in part. pp. 30-31).
42 D. Nuzzo, La denominazione della tomba nelle iscrizioni cristiane di Roma.
Possibili elementi per la ricostruzione di una identità collettiva, in Vetera Christianorum, 42, 2005, pp. 103-134 (in part. p. 119, nota 87).
43 R. Cacitti, Furiosa Turba. I fondamenti religiosi dell'eversione sociale, della
dissidenza politica e della contestazione ecclesiale dei Circoncellioni d'Africa, Milano 2006, p. 39; I. Achilli, Circumcelliones: appunti sul fenomeno del "monachesimo" itinerante, in L'Africa romana XVI, Rabat 2004, Roma 2006, pp. 923-934.
44 Il termine viene qui usato nella stessa accezione utilizzata da Agostino,
ossia per individuare questo gruppo in contrapposizione all'eresia donatista diffusa nel Nordafrica: I. Achilli, Circumcelliones: appunti sul fenomeno del "monachesimo" itinerante, in L'Africa romana XVI, Rabat 2004, Roma 2006, pp. 923-934 (in part. p. 923, n. 2).
45 Quanto alla scelta della Sicilia, sembra opportuno ricordare che, secondo
Pagliara, l'isola sarebbe rimasta estranea alla diffusione delle eterodossie: A. Pagliara, Contributo alla storia di Sicilia nel Vsec. d.C., in Quaderni SEIA, n.s., XIV, 2009, pp. 22-42; tuttavia, come osservato da Sgarlata, esistono indizi - anche epigrafici - di un coinvolgimento attivo della chiesa siracusana nelle dispute ereticali registrate tra il III e il V sec., ed è ipotizzabile una diffusione del fenomeno della dissidenza religiosa anche a Siracusa tra il V e il VI sec.: si veda M. Sgarlata, L'epigrafia greca e latina cristiana della Sicilia, in M. I. Gulletta (a cura di), Sicilia Epigraphica, Atti del Convegno internazionale, Erice, 15-18 ottobre 1998, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, s. IV, Quaderni 2, Pisa 1999, pp. 483-497 (in part. pp. 489-491). La Chiesa siracusana svolse un ruolo attivo per la risoluzione del contenzioso tra cattolici e donatisti, grazie alla partecipazione del vescovo di Siracusa, Cresto, al concilio di Arles convocato nel 314 per la risoluzione dello scisma: si veda V. Lombino, Africa Proconsolare e Sicilia (II-V secolo): una storia di relazioni socio-religiose secolari, in Sulle tracce del primo cristianesimo in Sicilia e in Tunisia, Palermo 2007, pp. 172-184 (in part. p. 175).
46 Alla fine del VI secolo, inoltre, si verificarono dei disordini a Malta, causati
probabilmente dalla dissidenza del vescovo Lucilio, forse aderente a una scelta ereticale che richiese l'intervento di Gregorio Magno: B. Bruno, L'arcipelago maltese in età romana e bizantina, Bari 2004, p. 52; Roberta Rizzo appare più esitante nell'interpretare la vicenda, limitandosi alla ricostruzione dei dati desumibili dall'epistolario gregoriano: R. Rizzo, Papa Gregorio Magno e la nobiltà in Sicilia, Palermo 2008, pp. 166-168.
47 Di questo movimento migratorio si ha notizia attraverso l'epistolario
gregoriano: V. Lombino, Africa Proconsolare e Sicilia (II-V secolo): una storia di relazioni socio-religiose secolari, in Sulle tracce del primo cristianesimo in Sicilia e in Tunisia, Palermo 2007, pp. 172-184 (in part. p. 183 nota 30).
48 La caratteristica di riutilizzare il territorio e riadattare gli spazi antichi viene
sottolineata da Anna Maria Di Mario nella redazione della carta dei cimiteri sotterranei ed ipogei di Siracusa, in cui gli ipogei minori vengono ricollocati topograficamente, grazie al lavoro di ricognizione puntuale e georeferenziazione svolto dall'autrice: A. M. Di Maio, Carta dei cimiteri sotterranei e ipogei di Siracusa, in Speleologia Iblea, XV (2011-2013), Atti VIII Convegno Nazionale di Speleologia in cavità artificiali (7-8-9 settembre 2012), Ragusa 2014, pp. 121-130 (in part. p. 127).
49 L. Bernabò Brea, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle
catacombe di San Giovanni, in Notizie degli scavi di antichità, s. 8, I, 1947, pp. 172-193 (in part. p. 179).
50 G. Agnello, Gli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico
Siracusano, n. s. IV, 1975-1976, pp. 21-28 (in part. p. 23).
51 Le proposte di datazione oscillano tra la fine del V e il VII secolo: si rimanda a M.
D. Lo Faro, Osservazioni sugli ipogei della villa Landolina a Siracusa, in Archivio Storico Siracusano, XLV, serie IV, vol. II, 2010, pp. 11-86 (in part. p. 43).
52 G. Manganaro, Greco nei pagi e latino nelle città della Sicilia «romana» tra I e VI
sec. d.C., in A. Calbi, A. Donati, G. Poma (a cura di), L'epigrafia del villaggio, Bologna 1993, pp. 543-594 (in part. p. 586, nota 119); R. Rizzo, Papa Gregorio Magno e la nobiltà in Sicilia, Palermo 2008, p. 135 e 260; R. Rizzo, Prosopografia siciliana nell'epistolario di Gregorio Magno, Roma 2009, p. 55.
53 G. Manganaro, Greco nei pagi e latino nelle città della Sicilia «romana» tra I e
VI sec. d.C., in A. Calbi, A. Donati, G. Poma (a cura di), L'epigrafia del villaggio, Bologna 1993, pp. 543-594 (in part. pp. 586-587); K. Korhonen, Greek and Latin in the urban and rural epigraphy of Byzantine Sicily, in Acta Byzantina Fennica, 3 (n.s.), 2009-2010, pp. 116-135 (in part. p. 122).
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