Sant'Andrea Teatini - chiese demolite Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Chiese demolite
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Carlo Cicero trasformazioni urbane piazza Archimede
La chiesa di Sant'Andrea dei Padri Teatini, si trovava a Siracusa nell'attuale piazza Archimede.
testi tratti da documentazione a cura di Rita Valenti, Sebastiano Giuliano, Simona Gatto e Roberto Cappuzzello.
 

Fu distrutta da un incendio il giorno 10 Marzo 1868, durante il funerale del cavalier Francica Nava.
I lavori per la costruzione della chiesa iniziarono nel 1620 come riportano i dati storici: "era tutta in pietra, di speciosa architettura, con sei cappelle e nove altari (...)" [S. Privitera, 1879]. Mirabile era la struttura, eccellente il disegno [P. Magnano, 1980] la cui paternità è attribuita alla poliedrica figura del siracusano Vincenzo Mirabella (Siracusa 1570 - Modica 1624), come documentano i cronisti dell'epoca Giuseppe Maria Capodieci, Cesare Gaetani, e Serafino Privitera."
II progetto siracusano richiamava nelle forme la maestosa solennità dell'omonima chiesa romana.
Non esistono foto, salvo disegni iconografici conservati nella Biblioteca Alagoniana di Siracusa, databile al XVIII secolo fa riferimento a un'operazione di completamento del transetto con una cupola e il rifacimento della zona absidale [M. R. Nobile, 2005].
Disegni conservati presso la Biblioteca Alagoniana


Il Senato siracusano contribuì alla costruzione donando, nel 1530, onze trenta quali (...) elemosina alla chiesa di Sant' Andrea per seguir la fabrica della chiesa" e nel 1635 onze cinquanta.
Nel 1646 il vescovo Elia benedice la nuova chiesa e già nel 1678 la fabbrica è quasi ultimata con l'affissione di un'epigrafe marmorea a ricordo della nobildonna Lucia Montalto che aveva sostenuto economicamente la costruzione.
Sebbene la chiesa fosse essenzialmente già compiuta, continuano ininterrotti i lavori da parte dei PP. Teatini in particolar modo nella Casa attigua; nel 1691 si ha notizia del compimento della nuova scala e nel 1733 comincia una fase di ampliamento "(...) venne ampliata con molto dispendio. Vi è molto concorso di fedeli (...)".
In questo periodo emerge all'interno della storia della fabbrica la figura di Pompeo Picherali, architetto siracusano nominato per la stesura dei capitoli concernenti la continuazione della "fabbrica di clausura per la parte di ponente nella strada della Vignera nella Casa delli Padri Teatini (...)".[G. Agnello, 1938].
Nei primi anni dell'ottocento furono eseguiti lavori di rinnovamento, ma gli anni sessanta del secolo ne segnano già il triste destino. La chiesa, in occasione dei funerali del Cav. Luigi Francica Nava fu incendiata "(...)Terminata la funzione (...) Non era passata un'ora, quando videsi innalzare un gran fumo" [P. Magnano, 1980].
Nonostante i soccorsi apprestati, il fuoco "(...) prese tanta consistenza, finché l'intera tettoia dalla stessa cadde fatta di fiamme (...)".
In seguito, chiesa e convento furono ceduti alla Provincia e l'Amministrazione comunale dichiarò di non poter "(...) provvedere per proprio conto allo eseguimento delle riparazioni occorrenti alla chiesa stessa per cause derivate dall'incendio".
L'Amministrazione del Fondo per il Culto dispose la cessione del convento per uso dell'Archivio Provinciale fatta eccezione per alcune stanze assegnate all'ufficio del Telegrafo.
L'otto agosto 1869 in Consiglio Comunale si stabilisce che "(...) la Giunta nello impegno di formare uno spiazzo nell'interno della città per lo bene della pubblica salute, é di avviso di chiedersi il locale intero della diruta chiesa di S. Andrea, e del soppresso convento, onde diroccarli, e così formare uno spiazzo (...) cotanto necessario all'igiene pubblica ed all'ornato della città (...)" [L. Trigilia, 1985].
Il Municipio in seguito vendette la pietra del fabbricato di S. Andrea all'impresario Mascari impegnato in città nella costruzione del nuovo Teatro Comunale.
In questa vicenda un posto di riguardo meritano i preziosi oggetti d'arte che andarono dispersi.[Piazza Archimede. Da isolato di Sant'Andrea (...), 2002]. Il Ministero di Grazia e Giustizia dei Culti in data 13 dicembre 1861 chiede particolareggiati ragguagli circa le Case di Corporazioni religiose e le Collegiate al fine di redigere un elenco completo delle opere di pregio.
Nei documenti rintracciati alla voce chiesa e Casa dei Teatini, preziose testimonianze artistiche: una tela del Minniti San Michele Arcangelo in atto di conquistare Lucifero (palmi 10 per 8), una tavola del Patania con cinque figure rappresentante la Vergine in cielo col Divin Bambino (palmi 12 per 10), la Coronazione di Sant' Andrea col Redentore (palmi 11 per 8.6) di Filippo Paladini e S. Gaetano in tela (palmi 13 per 8.6) del Cav. Patania. Oltre a questi ultimi, anche La Madonna di San Pietro e San Paolo in tela (palmi 11 per 7.5); e un San Sebastiano sopra tela (palmi 10 per 7.6) entrambi definiti di mediocre fattura.
L'Ordine dei Teatini fondato nel 1524 a Roma da San Gaetano da Thiene insieme con altri tre compagni, Bonifacio Colli, Paolo Consiglieri, Giampiero Carafa (vescovo di Chieti, poi papa Paolo IV), è espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla Riforma Cattolica. In Sicilia la presenza dell'Ordine è particolarmente consistente. Nel XVII sec. furono fondati numerosi conventi: a Palermo la chiesa di Santa Maria della Catena e quella di San Giuseppe, a Messina la chiesa della SS. Annunziata e quella di S. Andrea Avellino entrambe distrutte dal terremoto del 1908, a Piazza Armerina la chiesa di San Lorenzo, a Siracusa quella di Sant'Andrea. All'interno dell'ordine molti religiosi si dedicavano all'architettura assumendo un ruolo fondamentale nel campo della produzione architettonica delle loro dimore, elaborando sontuose costruzioni e concretando i valori della spiritualità cristiana in un binomio indivisibile con l'architettura e con il pensiero guida dell'Ordine.
I teatini giunsero a Siracusa nel 16105 stabilendosi nella Chiesa dei Marinari e Pescatori sotto il titolo di S. Andrea Apostolo, attigua alla parrocchia di San Giacomo [N. Agnello, 1891].

testo tratto da: Architettura religiosa in Ortigia di Lucia Acerra stampato nel 1995  da: EDIPRINT  
Era una delle più belle chiese di Ortigia e si trovava nella zona di piazza Archimede dove ora c'è il Banco di Sicilia. I lavori per la costruzione della nuova chiesa di S. Andrea Apostolo iniziarono nel 1621 con il contributo della signora Lucia Montalto e del Senato di Siracusa e terminarono nel 1646.
II disegno fu eseguito dal Mirabella, ma il progetto era quello di S. Andrea della Valle di Roma L'entrata principale era ad "oriente e a mezzodì quella piccola che metteva alla via Amalfitania; la chiesuola della congregazione dei marinai era all'interno, dietro il muro dell'altare maggiore"(31). La chiesa aveva sei cappelle e nove altari, nella prima cappella vi erano le immagini di S. Lucia e S. Irene di Tessalonica che, per volere del Senato e dietro richiesta del popolo, nel 1740 fu nominata protettrice di Siracusa assieme a S. Lucia. Seguiva la cappella di S. Michele Arcangelo e quella di S. Andrea di" Avellino.
Nel lato opposto vi erano le cappelle di Maria Santissima del Crocifisso e di S. Gaetano di Tene.
In questa chiesa nel 1651, per volere del vescovo Capobianco, venne istituita la Compagnia dei nobili cavalieri della Fede, col nome dello Spirito Santo e la direzione fu affidata ai padri Teatini. La Compagnia fu approvata dal re Filippo III che concesse ai cavalieri della Fede di portare in qualsiasi parte del mondo l'insegna della colomba d'oro bianco con un ramo d'ulivo e le ali spiegate a croce. La festa più importante che si celebrava nella chiesa era quella del venerdì santo con la solenne processione del Cristo morto. Per la sua posizione centrale la chiesa era molto frequentata dai fedeli. Dopo la legge del 1866 la chiesa restò aperta al culto, ma il 10 marzo 1868, a seguito dei funerali del Cavaliere Luigi Francica Nava, scoppiò un violento incendio, che N. Agnello ipotizza di origine dolosa, che la danneggiò gravemente. Le fiamme si erano propagate dalle lampade a gas poste sopra il catafalco che toccava il tetto. L'incendio venne domato col concorso del popolo e dei marinai delle corazzate ormeggiate alla marina, ma i danni furono gravissimi. Gli arredi sacri furono venduti, le campane andarono alla chiesa di S. Anna di Floridia, l'altare maggiore di marmo fu posto nella chiesa di S. Teresa, il quadro di S. Andrea Apostolo fu collocato nell'altare maggiore della chiesa di S. Francesco d'Assisi, perché sorgeva sull'antica chiesa di S.Andrea Apostolo eretta da Stefano IV nel V secolo. La Via Crucis fu data alla chiesa del Carmine e la Madonna dei raggi alle suore della Carità. Ben presto si diffusero le voci di una possibile demolizione della chiesa e nonostante i molti tentativi per scongiurarla, l'ordine di demolizione arrivò nell'agosto del 1869- Alcuni giorni prima e precisamente il 18 agosto, la Congregazione dei marinai e dei pescatori aveva mandato una petizione alla Direzione Compartimentale Demanio e Tasse di Catania per la cessione della chiesa, per poterla restaurare e riaprirla al culto e "trasformare la piccola, vicina ed indecente chiesa di S. Giacomo che è disdoro al culto del paese.  Ma la chiesa e il convento verranno ceduti alla Provincia di Siracusa che trasformerà i locali in teatro all'aperto e poi il 21 marzo 1872 farà iniziare i lavori per la costruzione di piazza Archimede.
Sotto la chiesa oltre ai resti dei defunti seppelliti nella cripta si trovarono: la cava da cui era stata estratta la pietra per costruire la chiesa e certe "specie di strade sotterranee lunghe, diramandosi alcune per la via S. Maria (via Roma), altre per quella del Collegio" I lavori per la costruzione della piazza vennero ultimati nel 1879, un mese dopo vi furono collocati "quattro magnifici candelabri di ferro fuso, fatti venire da Messina, che costarono 2000 lire".  


Da memorie Siracusane di Pasquale Magnano, edizioni dell'archivio storico della Curia Arcivescovile
A Piazza Archimede «Qui sorgeva la magnifica chiesa di S. andrea insieme alla gran casa dei Teatini»  
L'incendio nella Chiesa di S. Andrea
Un altro incendio avvenne nella Chiesa degli ex Padri Teatini, in S. Andrea. Morto il Cavaliere D. Luigi Francica Nava, la moglie Signora D.a Raffaela Bonanno e i figli eredi, dopo aver fatta molta elemosina ai poveri, facendolo in gran pompa accompagnare processionalmente al camposanto, il giorno 10 Marzo 1868 nella gran Chiesa di S. Andrea Apostolo gli fecero i magnifici funerali. Il gran catafalco fino al tetto era tutto illuminato di torchi di cera e vi erano a somma tre grandi lucerne a gas, che formavano una grossa fiamma.

La Chiesa ben addobbata a nero era tutta illuminata, e in ogni colonna degli archi delle cappelle eravi situata un'ardente lumiera alimentata dallo stesso gas. Si era preparata pure una grande orchestra : il tutto sotto la direzione dell'ingegnere siracusano signor Pasquale Bonanno. Le Messe furono generali. La Messa cantata, nella quale v'intervennero un gran numero di artisti, fu celebrata dall'ex-Teatino Padre Gaetano Bonanno, fratello dell'ingegnere.
Terminata la funzione, si chiuse la Chiesa. Non era passata un'ora, quando videsi innalzare un gran fumo. Avvedutasi la gente del pericolo, senza aspettar che si aprissero con le chiavi le porte, urta, sforza, entra a furia, volendo spegner le fiamme che aveano bruciato il catafalco e s'erano insinuate fino al tetto; subito, senza aspettar tempo, si portano alla vicina Parrocchia di S. Giacomo l'immagine del Crocifisso,  la statua di Maria Santissima dai raggi e il bei monumento del venerdì santo ; trascinando sedie e panche nel monastero di Santa Maria..
Si chiama aiuto a spegnere il fuoco... accorrono i soldati di guarnigione ; non bastano ; si chiamano i marinai delle corazzate ; e questi dalla marina, fino alla Chiesa, messi a poca distanza l'uno dall'altro, a spegner l'incendio, e far presto, si passano di mano in mano grossi mastelli pieni d'acqua di mare che versano su le fiamme... Tolgono, le tegole, rompon le canne, secano le travi... in un momento, peccato! la gran Chiesa fu senza tetto, e non fu più Chiesa!
Di tutto questo alcuni incolparono l'ingegnere per aver disposto di mettere le lucerne fino al tetto ; altri il Sac. Colomasi che non fu pronto a toglier la cera dal catafalco ; altri, che non furon pochi, la sospettarono opera furtiva dei frammassoni come nemici della Chiesa, e di ogni civile ordinamento.
A dimane dell'incendio giunse la disposizione governativa di poter passare la parrocchia di S. Giacomo Apostolo nella Chiesa di S.Andrea. Molto si fece, e si scrisse molto, supplicando il Governo a permettere di poter rifare e ridurre ad uno stato migliore di prima la Chiesa di S. Andrea.
A questo si mostrò impegnatissimo il Canonico D. Mario Landolina che si portò a Catania per parlare col Direttore Demaniale. Si attendeva qualche risoluzione; ma senza che si avesse alcuna novità, la Chiesa restò chiusa senza più il culto e la frequenza di prima ; con la certezza di un maggiore deterioramento a causa delle piogge invernali
Or così come sono avvenute queste tristi vicende ho creduto di notarle, e come sfogo all'animo mio profondamente addolorato, e come memoria per quei che verranno. Non è cosa così lieve, che pensandovi sopra non debba sciogliersi in pianto amaro chi abbia viscere di cristiana pietà!
Vedere i luoghi un tempo asili di sapienza, di purezza, di preghiera, dove uomini consumati nell'amor di Dio e negli umani studii tanto bene arrecarono' alla religione ed alla società : or abbandonati o ridotti a ricovero di mala gente, e peggio. Quelle Chiese dove alla magnificenza accoppiavasi la finezza delle arti, lo splendore dell'oro, la ricchezza degli ornamenti, ora spogliate, disadorne, silenziose, e lasciate parte mezzo dirute, parte a rovinar da se stesse per manco di restauro e di riparo. Oh come l'uragano rivoluzionario infuria a tutto distruggere! Non più il brio ed il contento del popolo cristiano nell'avvicendar delle annue feste cattoliche ; e come in Siracusa celebravansi devote e liete!
Giusti i fini di Dio! i peccati degli uomini hanno così offeso il cuore di Lui, che ha dato in mano degli empii ed ai suoi nemici gli strumenti della sua giustizia. Ma guai a costoro, poiché non sanno e non credono che, finita la prova, Iddio sfogherà su di essi la sua collera, e li disperderà in un istante!
E si, che verrà indubitatamente questo giorno, e si vedranno le Comunità Religiose di perfetta osservanza ripopolarsi; si vedranno le Chiese comparir più belle e più rispettate dai veri cristiani ; ed i Sacerdoti saranno tali da divenir veramente la luce che smaglia su i candelabri del tempio del Signore.
Datemi, o mio Dio, la grazia di poter vedere questo desideratissimo giorno!
 

Avvenuto l'incendio nella Chiesa di S. Andrea, incominciò a diffondersi la voce di volerla atterrare. I congregati marinari dolentissimi dell'infausto avvenimento e indispettiti di quanto andava vociferandosi, reclamando al Governo, pretendevano che per nessun conto si molestasse la detta Chiesa ; molto più perché attaccata ad essa, nell'interno del fabbricato, esisteva la chiesiuola della loro Congregazione sotto il titolo di S. Andrea Apostolo. A questo era molto impegnato il Canonico Landolina, il quale desideroso di ridurla ad uno stato migliore di prima, avea l'intenzione di volervi fare anche la volta ; ed avea perciò trovato delle persone, che, all'avvenante delle proprie forze, offrivano delle somme; non mancando pure di quelli che si obbligavano ad una contribuzione mensile, desiderosi di vederla restaurata e riaperta. I rapporti dell'Arcivescovo Robino al Governo erano continui ed efficacissimi ; e perché se ne ottenesse la pronta permissione si fece una petizione a nome del Clero e dei buoni cittadini ; non mancando da parte loro i Parrochi di fare pure le loro istanze.
Or mentre con anzietà si attendeva il richiesto permesso, il Municipio, a cui non ageniava tanto impegno, riunitesi in consiglio, profittando dell'assenza del Prefetto ch'era di sentimento contrario, nell'Agosto del 1869 decise diffìnitivamente che si gettasse a terra la Chiesa di S. Andrea con tutto il fabbricato, cioè a dire con la casa dei Padri Teatini e con le botteghe terrene, insiememente alla contigua Chiesa parrocchiale di S. Giacomo Apostolo, per formarne un aperto piano. A questo fecero grandissimo plauso i liberaloni ; e perché si venisse alla pronta esecuzione, dai maestri componenti la Società degli Operai fu girata una carta che fecero soscrivere da non pochi dei frammassoni ; colla quale carta supplicavano al Governo a voler approvare quanto era stato deciso dal Municipio ; e il Governo stando a quello che se gli era fatto sentire, cioè che la Chiesa era quasi totalmente rovinata e che non era giusto tenerla più in piedi ; nel Settembre dello stesso anno die la sua approvazione, permettendone la demolizione. Il Governo però che, oltre delle botteghe, dal fabbricato di S. Andrea ricavava il suo vantaggio per averlo dato ad affitto alla Provincia che se ne serviva poi locali dell'Archivio Provinciale, della Telegrafia e della Questura, non die il suo assenso per la chiesta demolizione, se non a patto che la Comune 10 indennizzasse in tutto con un'annuale obbligazione. Quest'onere governativo, che a dir vero giunse inaspettato, fu un colpo che disturbò tutti i disegni dei Municipali, i quali perciò furono dolentissimi ; e siccome si trattava di dover assoggettare la Comune ad un peso assai grave ; così alcuni proponevano di lasciare piuttosto le cose come stavano; ma il maggior numero dei fanatici, che voleva seguir la moda di distrugger le Chiese, si oppose; volendo a tutto costo eseguito il progetto dello spianamento. Fra questa varietà di pareri la cosa restò sospesa, senza che si avesse il suo effetto. Temo però che non sia questo un fuoco coperto dalla cenere ; mentre vi è la proposta di volere con la pietra di S. Andrea innalzare un teatro nel locale dell'Annunziata!
I nemici della Religione però non vollero perder tempo: desiderosi di veder profanata la Chiesa di S. Andrea, la spogliarono di ogni cosa, ne venderono i sacri arredi, e dopoché le ossa dei morti furono trasportate nel convento di S. Francesco di Paola... la cangiarono in Politeama (teatro scoverto)! ; e la sera stessa in cui solca darsi cominciamento alla novena di S. Gaetano, che fu il sabbato 29 Luglio 1871, ebbe luogo la prima rappresentazione, seguita dalle danze di numerose ballerine.
Il concorso delle persone, aumentato dai forestieri che vi si trovavano in occasione dell'Esposizione agraria, fu numerosissimo; e furon pochi quei soli che, avendo riguardo alla santità del luogo, si astennero di andarvi.
Le rappresentazioni durarono fino ai primi di Settembre. I componenti la compagnia teatrale furon molti ; ed essi venuti in dissensione fra di loro si pigliarono a bastonate, e alla prima recita furon fischiati.
L'incarico a costruire i palchi in questo nuovo teatro fu dato ad un Messinese, che ebbe somministrate le somme dal Direttore della Posta di Messina; il qua! Direttore, scoverto di un gran fallimento, fu fatto prigione, e non ebbe il piacere di veder mutata in teatro la magnifica Chiesa.
Terminate le recite furon tolti i palchi e fu lasciato in abbandono l'intiero locale, così compera, spoglio e disadorno, dopo che ne fu fatto il sacrilego saccheggio per l'avvenuto incendio, Dio sa per qual mano.
Finalmente il giorno di Giovedì 21 Marzo 1872 incominciarono a gettare a terra questo magnifico tempio. Peccato!
La Chiesa di S. Andrea Apostolo una delle prime e delle più belle che fossero in Siracusa, insiememente alla magnifica casa dei Padri Teatini venne fondata l'anno 1610 dal benemerito Sacerdote D. Girolamo Stìtica, il quale venne coadiuvato nella opera dai buoni cittadini. Essa non tanto distante dal Collegio gesuitico, era posta auasi nel centro della città. Mirabile [era la struttura, eccellente il disegno, con archi delicatamente I lavorati in pietra bianca cavata dalla sottoposta petriera.
In essa vi erano nove altari, con sei cappelle disposte con simmetria, e fornite di sacre immagini. Esse erano nove : a man destra, entrando per la porta maggiore, quella di S. Irene, e S. Lucia, quella di S. Michele Arcangelo, quella di Maria delle Grazie detta dei Raggi, e quella di S. Andrea Avellino. A sinistra quella di Maria Santissima con alcuni Santi dell'Ordine teatino, quella del Crocifisso, e quella di S. Gaetano di Tiene. In fondo l'altare maggiore col bel quadro di S. Andrea apostolo.  Bellissima e grande era la sagrestia. L'entrata della porta maggiore era ad oriente, e a mezzodì quella della piccola che metteva alla via Amalfitania. La chiesiuola della Congregazione dei marinari era nell'interno, dietro il muro dell'altare maggiore, e ad essa erano attaccate le grandi botteghe che in lungo si estendevano dalla parte di mezzogiorno con magazzini a tramontana e ad oriente. Il culto era continuo, e oltre delle feste che si celebravano in onore di S. Gaetano, di S. Andrea Apostolo, di S. Andrea Avellino, e di tante altre meno solenni, erano magnifiche le due che vennero introdotte dal degnissimo Preposto Padre Mariano Vaccaro, cioè quella della Madonna dai Raggi, al 2 di febbraro e l'altra di S. Filomena.
Questo degno sacerdote, che, come notai altrove, morì in Roma in odore di santità, fu assai benemerito di questa chiesa. Per lui si ebbero la statua del Crocifisso, della Madonna dai Raggi, di S. Filomena, e il preziosissimo monumento del Gesù morto che serve per la processione del Venerdì Santo. Egli vi fece l'altare maggiore di marmo, la grandissima tela per la quaresima, il bell'organo, e, oltre alle tante e varie cose, abbellì di pittura le cappelle che fornì di cancellate e di porte di ferro apposita» mente lavorate.
Questa Chiesa, essendo situata in un luogo centrale, era frequentatissima dai fedeli, i quali di bei mattino vi andavano ogni giorno ad ascoltare la Messa, recitando a coro il rosario con altre orazioni. In essa erano frequenti le confessioni; alle domeniche, quando vi si trovava un Preposito solito a predicare, vi tenea le concioni catechistiche ; e alla quaresima si facevano gli esercizi spirituali che terminavano alla Domenica delle Palme. Era bello il santo sepolcro che si innalzava pel Giovedì santo, e alla sera del venerdì si facea la lunga ed edificante processione dei marinari che associavano il Monumento.
A pochi passi della porta maggiore della Chiesa, scendendo per la via S. Cristoforo vi era Pentrata della gran casa dei Padri Teatini. Per una scalinata esterna si saliva in un amplissimo androne ornato di quadri, a dritta del quale vi erano le entrate di cinque camere a suolo ; a sinistra, in fondo vi era la porta che metteva alla Chiesa. Camminando più in dentro vi era un bell'atrio a ciclo scoperto ; passato il quale, ti si offrivano i primi gradini della scala che piacevolmente girando conducea fin sopra l'edifizio. Era codesta scala mirabilmente costruita, formata a due salite, con scaloni di pietra bianca, larghi, riposati, stupendi, i quali stringendosi allo stipite, quasi a ventaglio, si allargavano magnifici al muro. Sia che tu salivi a destra o a sinistra sempre riuscivi nei medesimi pianerotti intermedi, finché senza stancarti ti trovavi fin sopra all'entrar dei corridori. Non vi è palazzo fra noi che si abbia il vanto di avere una scala simile a codesta : essa era singolare. Lunghi erano i corridori, erano numerose le camere dei Padri, ed era graziosa la cappella che vi era a loro uso. Salendo più sopra il fabbricato vi erano grandi e spaziosi locali; uno dei quali, essendo noi bambini, era  stato destinato ad uso delle scuole lancastriane, che frequentammo. Il campanile era a sommo dell'edifizio, in un angolo accanto alla porta piccola della Chiesa, messo a cavaliere della Maestranza, dove vi erano due grandi e sonore campane ; in esso, sotto alla gran croce di ferro, il Municipio nel Dicembre del 1867 vi fé costruire un orologio a trasparente per uso di notte 0. La gran cucina era a pian terreno, unita a grandi stanzoni per uso di refettorio e di magazzini. Vi era un piccolo giardino ed era attaccato al muro della Chiesa parrocchiale di S. Giacomo Apostolo, che venne diroccata il giorno 22, e seguenti, del mese Novembre 1872.
Codesta casa ordinariamente veniva retta da un solo Preposito, il quale si avea un laico a suo servizio. In tempi nostri almeno non vi fu mai una numerosa comunità : e, pria della soppressione dei Corpi Religiosi, appena ricordiamo d'esservi stati insieme tre Padri con qualche laico fratello.
Noi nati in Siracusa, in tempi quieti e cristiani, avvezza a godere della solennità delle feste cattoliche, con frequentar le Chiese, insieme ai buoni abbiamo provato il massimo dolore nel vedere sotto i nostri occhi gettarsi a terra così bello e magnifico edifizio; e siccome di ciò che più non esiste non può formarsi un adeguato concetto, così per quanto abbiamo potuto ci siamo impegnati di dare una idea di quel che vi era, per potere al- meno quei che verranno dire un giorno : « Qui sorgeva la magnifica Chiesa di S. Andrea insieme alla gran casa dei Teatini ». Oh tempi tristissimi! Oh veramente dobbiamo saper grado al nostro Municipio, il quale amante delle cose patrie, si è degnato regalare alla Comune il peso perpetuo di un cospicuo annuo canone a vantaggio del Governo, dal quale ottenne di poter demolire l'inutile ingombro di S. Andrea; potendo così i cittadini a loro piacimento godersi di un largo piano sotto il novello nome di Piazza Archimede !
Aggiungiamo infine, che dopo l'incendio avvenuto nella Chiesa suddetta, e pria che venisse profanata con mutarla sacrilegalmente in politeama, i sacri arredi furono venduti a conto del Demanio : che le campane e l'organo furono venduti alla chiesa di S. Anna di Floridia : che l'altare maggiore di marmo fu posto nella chiesa di S. Teresa : che il grande e bei Crocifisso, per poche lire, fu venduto in Napoli: che il quadro di S. Andrea fu situato nell'altare maniere di S. Francesco d'Assisi .: che alla Chiesa di S. Francesco di Paola, insieme all'altarino di marmo di S. Gaetano, vi furono regalati due quadroni, uno che rappresenta Maria col bimbo Gesù ed alcuni Santi dell'Ordine teatino, e l'altro, quello della Madonna, che a lumi trasparenti solca mettersi all'entrar della porta maggiore la sera dei vespri : che la Via Crucis è nella Chiesa del Carmine : che la Madonna dai Raggi, costruita dal Sac. D. Vincenzo Cassia, fu data alle Suore della Carità che ogni anno ne solennizzano la festa nella Casa degli Esercizi ; e che della pietra della Chiesa diroccata se ne sono serviti per la costruzione del nuovo teatro, innalzato nel locale dove esisteva il Monastero della Santissima Annunziata.
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