Nel 1104 il conte Tancredi donò al vescovo Ruggero il monastero Benedettino di Tremilia che era stato costruito sulle basi del vecchio convento San Pietro de Bajais edificato da Gregorio magno intorno al VI sec. Alla fine del 1700 L'inglese Francesco Leckie chiese ed ottenne dopo lunghe contrattazioni la concessione del censo enfiteutico di Tremilia e vi costruì un mulino, una nuova chiesa (che oggi dovrebbe essere quella a dx del palazzo centrale e vi si arriva da una scala in roccia alquanto malridotta) e volle ricalcare i modelli agrari inglesi. Nonostante le innovazioni e le migliorie l'esperienza si rivelò negativa e quindi decise di concedere le terre in enfiteusi ai Baroni Bonanno . I Bonanno costruirono due milini idraulici (1819 e 1856), costruirono nuovi palmenti e produssero del vino molto rinomato. Dopo l'Unità d'Italia le terre passarono definitivamente ai Bonanno (1867) che decisero di costruire il castello che oggi vediamo in totale stato di abbandono. Il fattore dei Bonanno era Luciano Franzò (u papa), uomo austero e altamente competente che collaborò sino a tarda età con i Bonanno per mantenere la tenuta in eccellente stato. Sino alla metà del novecento la tenuta era produttiva e ben curata
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E' espressamente citato nel territorio della diocesi di Siracusa il monastero di S. Pietro ad Baias, edificato sembra al tempo di Belisario, per divergenze sui confini col monastero di S. Lucia (nel VI secolo la Sicilia dipendeva ancora dal patriarca di Roma con 12 sedi vescovili). Questi e altri conventi benedettini, famosi per la cultura che irradiavano, diventeranno poi basiliani, cioè di rito greco, ed erano evidentemente di tale importanza che 1'abate di S. Pietro, Teofane, nel 681, fu poi eletto patriarca di Antiochia.
acquedotto ipogeo che doveva far parte di un luogo di culto paleocristiano, testimoniato dalla presenza di una chiesa databile intorno al V° sec. d. c. (S. Pietro ad Baias) e di un complesso monastico oggi completamente in rovina. La chiesa, con forse parte del complesso, è stata ampliata e trasformata per essere utilizzata come residenza estiva dell’Arcivescovo di Siracusa fino all’incirca alla fine del 1700 e da privati fino ai primi del novecento, ed oggi si trova in forte degrado ed in quasi completo abbandono
Le caratteristiche architettoniche della basilichetta di S. Pancrazio (coro trilobato, tipo di copertura, pianta esterna mistilinea delle absidi) si riscontrano in altri edifici di età tardo-romana e bizantina, specialmente S. Pietro ad Baias (Siracusa) anch’essa con annesso monastero, sicuramente anteriore al sesto secolo, perché fondata dal vescovo siracusano Stefano (metà VI secolo) e menzionata da Papa Gregorio Magno (590-604). Con S. Pietro, San Pancrazio ha in comune il sincretismo architettonico che fonde il sistema centrale a croce greca col basilicale latino (Agnello). Secondo le indicazioni date dal Carrafa, la copertura delle navate era a botte con conci di pietra e quella delle absidi a cupola depressa, con raccordi a pennacchi, sostenuti negli angoli da colonne e pilastri. La copertura a botte è presente anche in altre basiliche a tre navate, S. Focà presso Priolo, S. Pietro a Siracusa e S. Giovanni presso Palagonia, ed in altre chiese coeve dell’Impero Bizantino, Anatolia, Bulgaria, Cirenaica, (Giglio p.63ss.).
castello Bonanno Tremilia