Peste - Siracusa medici, medicina, sanità, ospedali, malattie e salute

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Peste

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21.5-La Peste

Per la sua straordinaria brutalità la peste è stata da sempre sinonimo di terrore, entrando nel vissuto e nelle storie degli uomini, e permeando di sé Parte, la cultura e la letteratura, da Boccaccio a Manzoni, da Defoe a Edgard Aliano Poe. Già alcuni antichi testi egizi ed ittiti, tra secondo e primo millennio a.C., hanno descritto epidemie ricondotte tradizionalmente alla peste. Nella stessa Bibbia si racconta l'episodio famoso della Peste di Ashdod, poi immortalata da Poussin nella famosa tela del Louvre. In realtà, però, non c'è alcuna certezza che si fosse trattato davvero di peste. Ed è molto probabile, piuttosto, che qualunque epidemia particolarmente virulenta fosse stata allora scambiata genericamente per peste, entrata negli incubi e nell'immaginario collettivo dei popoli come il "male" assoluto. Persino la celebre Peste di Atene, descritta nel V secolo a.C. da Tucidide, probabilmente non fu davvero peste. Dalla accurata descrizione dei sintomi tramandataci dallo storico ateniese, attenti studi di paleopatologia inducono oggi i moderni epidemiologi ad individuarvi invece una terribile epidemia di vaiolo. Ed alla stessa stregua, anche della peste descritta da Diodoro Siculo nel 392 a.C., importata dai Cartaginesi a Siracusa nel corso delle guerre dionigiane, non c'è certezza. La Yersinapestls, veicolata dalla xenopsilla cheopis dei ratti, in realtà, fece la sua prima certa apparizione in Sicilia nel 1347. Vi entrò da Messina, attraverso navi genovesi provenienti dall'Asia, e si propagò in tutta Europa facendovi strage. Fu la famosa Peste Nera descritta nella Prima Giornata del Decamerone di Boccaccio.

A Siracusa imperversò con tale virulenza che, al dire dello Scobar, arrivarono a morire anche fino a centonovanta persone in un sol giorno e durò dal novembre del 1347 all'aprile dell'anno dopo(318). Un episodio circoscritto alla sola Siracusa si verificò nell'anno 1456 e vi durò a lungo. Dei fatti venne accusato il Governatore della Camera Reginale che, come si è già detto nel capitolo sul Protomedicato, permise l'approdo di navi infette per proprio torna-conto personale<3I9).
Ma una nuova e ancor più grave epidemia di peste dilagò nell'anno 1500. Entrò in Sicilia ancora una volta da Messina. I primi casi a Siracusa furono osservati il 28 gennaio di quello stesso anno. Il fla-gello durò quindici mesi. Non bastarono "braccia e carrette a trasportar cadaveri, né sepolture a riempire"<320), E le antiche Latomie si trasformarono prima in lazzaretti e poi in orribili cimiteri a cielo aperto. Le cronache raccontano di diecimila morti, su una popolazione che allora superava di poco i ventimila abitanti.
L'epidemia ebbe termine solo nell'aprile del 1501 ed i Siracusani, per ringraziamento, innalzarono allora la chiesetta di Santa Maria de' Miracoli che sorge oggi nei pressi di Porta Marina. Passarono poco più di ventanni e un nuovo episodio di Peste coinvolse la città. Ma questa volta la nuova organizzazione sanitaria, che si era data la città con l'istituzione del Prothomedicato, evitò una nuova strage, dando segno di efficacia. Il cordone sanitario realizzato dal Prothomedico evitò che una nave infetta attraccasse al porto. Ma i suoi marinai, respinti e ormai allo stremo delle forze, sbarcarono furtivamente sulla spiaggia di Fontane Bianche, entrando in contatto con la popolazione locale. Le misure igienio-sanitarie introdotte dal Prothomedicato, tuttavia, limitarono a soli due mesi l'epidemia, che ebbe inizio ad agosto e terminò a settembre del 1522 senza fare molte vittime. Il notaro Bartolomeo Satalia, attraverso uno scritto coevo, attribuì al magistrato municipale il controllo dell'epidemia(322,). Oggi, grazie agli atti rivenuti presso l'Archivio di Stato di Siracusa, siamo in grado di sapere che quel "magistrato municipale" preposto al controllo sanitario della città era, già d'allora, il Prothomedico <322), e siamo in grado altresì di dare un nome a quel "magistrato". Si trattava, infatti, proprio di quel Juanni Cachimi dictu misser Lu Galanti che nel 1520 i Siracusani avevano voluto fortemente come loro Prothomedico, perorandone la causa presso la regina Germana di Foix(323).

Nel 1575, la peste fece la sua nuova apparizione nell'Isola, questa volta entrandovi proprio da Siracusa, con una nave proveniente dall'Egitto, che poi avrebbe infettato anche altri porti con nuove gravi stragi<324). E dire che il 1575 era stato dichiarato da papa Gregorio XIII Anno Santo ...! Successivamente una nuova ondata epidemica colpì Palermo nel 1624 con una nave, il Vascello della Redenzione dei Cattivi, proveniente da Tunisi  . Poi la peste sembrò risparmiare nel resto del Seicento la Sicilia, ovvero nel Secolo delle grandi epidemie europee, quella di Milano e Genova (1630) e quella di Napoli e Roma (1656). Ma nel Settecento un'ultima gravissime epidemia colpì Messina. In seguito all'arrivo di una nave infetta, un pinco genovese denominato Santa Maria della Misericordia, la peste nel 1743 devastò la città dello Stretto. Grazie al ferreo cordone sanitario l'epidemia non si propagò al resto dell'Isola, ma Messina s'immolò pagando un prezzo altissimo con quali 40.000 vittime (il 71,6 % dell'intera popolazione) . È corretto precisare, tuttavia, che non esistono ancora prove convincenti della reale mancanza di fovers endemici di Yersinapestis nell'Isola . Ma la peste, come si è visto, è stata il vero incubo dei Siciliani e, per quel che ci riguarda, dei Siracusani. L'incubo che ha tenuta impegnata per secoli la loro classe medica. L'incubo che ha alimentato nei secoli le paure ancestrali di un popolo che vi ha identificato da sempre la quintessenza del male, della malattia e della morte, finendo col chiamare peste qualsiasi epidemia devastante e qualunque male oscuro dinanzi al quale non vi fosse stato riparo alcuno. Una delle più famose e antiche invocazioni religiose del popolo siciliano, non a caso, recitava: "A peste, a fame et bello libera nos. Domine

318 C. Scobar, De Rebus Syracusanorum, Venezia 1521.
319 E. De Beriedictis, Memorie storiche intorno alla città di Siracusa dal 733 s.C. al 1860, Ed. Moretti 1972, II, p.352.
320 S. Privitera, Storia di Siracusa antica e moderna, Napoli 1879, Voi. II, p. 137.
321 S. Privitera, Storia di Siracusa antica e moderna, Napoli 1879, Voi. II, p. 144, nota 1.
322 II termine Magistrato non può riferirsi al Magistrato di Sanità che fu istituito nel 1575 a Palermo (e nel 1749 a Siracusa). Nel 1522 quella figura a Siracusa non poteva che coincidere con quella del Prothomedico.
323 Si rimanda a tal proposito al Capitolo 10.

324 Fu allora che venne introdotta la figura del Magistrato di Sanità a Palermo (v. Capitolo 11).
325 C. Valenti, La peste a Palermo nell'anno 1624, Palermo 1985, pp. 113 e segg.
326 O. Turriano, Relazione ufficiale della peste a Messina del 1743, Biblioteca Comunale di Palermo, ms. Qq-H-52a, n. TI
327 C. Valenti, La peste a Messina nel 1743, in Sanità e Società: Sicilia e Sardegna, Casamassima Ed. 1988, pp. 111-134
328 A. Mazze, Gli ospedali di Palermo, in Sanità e Società: Sicilia e Sardegna, Casamassima Ed. 1988, p. 86
329 Si rimanda a tal proposito al Capitolo 16.

330-per avere un'jdea dell'entità del dramma basti pensare che oggi a Siracusa il tasso di mortalità, non per una sola causa, ma per tutte le cause, si attesta intomo allo 0,9 %.
331 Direzione Centrale di Statistica, Tavole della mortalità di cholera avvenuta in Sicilia nell'anno 1837, in "Giornale di Statistica", Voi. V, Palermo 1840, p. 507
324 Fu allora che venne introdotta la figura del Magistrato di
330 Per avere un'idea dell'entità del dramma basti pensare causa, ma per tutte le cause, si attesta intomo allo 0,9 %.
331 Direzione Centrale di Statistica, Tavole della mortalità di Statistica", Voi. V, Palermo 1840, p. 507


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