unità e autonomia
Sicilia Memoria
Dall'unità d'Italia all'autonomia regionale
Nel 1848 non solo si esaurisce l'ultimo tentativo autonomistico della Sicilia nell'ambito del regno borbonico, ma tramonta anche ogni ipotesi di risolvere la questione italiana con il federalismo.
I patrioti siciliani aderirono perciò ad una strategia unitaria: La Farina divenne l'anima della "Società Nazionale", che raccoglieva gli esuli intorno al solo Stato che avesse mantenuto il regime costituzionale, il Piemonte; Crispi militò invece nella compagnia mazziniana e fu il principale organizzatore della spedizione dei Mille di Garibaldi. Il 21 ottobre 1860 l'annessione incondizionata alla monarchia sabauda viene votata da 432.053 siciliani, i contrari risultano appena 667. Lo Statuto Albertino e la legislazione piemontese divengono la Costituzione vigente. L'Isola, a partire dalle elezioni del gennaio-febbraio 1861, invia i propri rappresentanti al Parlamento di Torino. Il territorio siciliano è diviso in quarantotto collegi, a cui corrispondono altrettanti deputati. Alcuni illustri personaggi della Sicilia sono chiamati a far parte del Senato, i cui componenti sono di nomina regia. Il principe Ruggero Settimo viene insignito della Presidenza del Senato, ma non prenderà mai possesso della carica, preferendo restarsene a Malta, dove si era trasferito nell'esilio successivo al 1848.
I parlamentari siciliani iniziarono così a essere parte integrante della politica dell'Italia unita; Crispi e Di Rudinì diventarono Presidenti del Consiglio dei Ministri. Accantonato il progetto regionalista, che pure era stato in un primo tempo apprezzato da Cavour, il Regno d'Italia accentuò ben presto quel centralismo statale tipicamente franco-napoleonico: in Sicilia però si tentò un timido esperimento federalista nel 1896, con il commissariato di Governo affidato al senatore Giovanni Codronchi.
Durante la seconda guerra mondiale l'autonomismo siciliano riacquistò vigore, dapprima alimentandosi di suggestioni separatiste. Finita la guerra, imboccata la strada del regionalismo, la Sicilia finalmente pervenne allo Statuto speciale, accordato dal decreto luogotenenziale 15 maggio 1946, n. 445, e confermato dalla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2, subito dopo la definitiva sanzione della Carta della Repubblica Italiana (art. 116). Ai sensi dell'art. 3 dello Statuto speciale, nasceva l'Assemblea regionale siciliana (Ars) con sede a Palazzo dei Normanni. La secolare tradizione parlamentare della Sicilia ritrovava così la sua antica entità rappresentativa, nel rinnovato quadro di una moderna democrazia.