Coltivazione Cotone - Sicilia e Siciliani

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Sicilia
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Coltivazione Cotone

Sicilia Memoria
LUDUM - Science Center Catania
Anche nell'agro Siracusano la coltivazione del Cotone, introdotta dagli Arabi, era fiorente.
L'oro bianco di Sicilia
Il cotone è una delle fibre naturali più utilizzate dall'uomo insieme alla lana.
È ottenuto da una pianta che l'uomo coltiva intensivamente da secoli per scopi non alimentari.
La coltivazione del cotone avviene in paesi con climi caldi, caratterizzati dall'alternanza di periodi di alta umidità e di siccità, necessari per la fase di maturazione.
In Sicilia, il cotone aveva trovato il suo habitat naturale. La fioritura avveniva in estate, mentre l’apertura delle capsule si verificava tra la fine di agosto e tutto il mese di settembre. In passato, la coltura del cotone in molte aree della Sicilia era  molto importante.
Fino al 1957, veniva praticata su una superficie totale di quasi 350.000 ettari, di cui 140.000 nell’agrigentino e il resto nella Piana di Gela. Non per nulla, Gela venne denominata “la madre del cotone in Italia”.
Furono gli Arabi a introdurre la coltivazione del cotone in Sicilia; si deve a loro il toponimo ‘qutun’ e l'uso degli strumenti per la sgranatura e la lavorazione manuale della bambagia. Per lungo tempo, e per oltre metà del  novecento, il cotone fu una delle colture più redditizie dell'Isola.
Il predominio mondiale della coltivazione del cotone in Sicilia iniziò a declinare alla fine del '700, quando le navi d’Oltreoceano venivano ad approvvigionarsi di semi nei campi dell’Isola.
Iniziò così l'imponente produzione statunitense, grazie al  lavoro di milioni di schiavi rapiti vigliaccamente dalle coste africane .
Nonostante ciò, fino all'unità d'Italia, la produzione siciliana rimase tra le più importanti d'Europa.
Nel messinese, fino al 1860, esisteva una catena di filande tra le più grandi del mondo, tra cui la famosa filanda Ainis.
Costruita dall'omonimo imprenditore, iniziò come una filanda e fabbrica per la stampa dei tessuti di cotone sulla riva settentrionale di Messina. Nel 1855, la fabbrica fu ingrandita fino a diventare un vasto stabilimento industriale. Nel 1858, aggiunse la tessitura meccanizzata, con macchinari a forza vapore che alimentavano 102 telai e altre macchine, consumando 1200 tonnellate di carbone all’anno. Impiegava 1.600 tessitrici, 50 scolare, 200 operai e altri lavoratori, per un totale compreso l'indotto di 2.270 persone. Un liceo di Messina porta ancora il nome dell'imprenditore.
Con l'unità d'Italia, la produzione siciliana subì le conseguenze dell'abbattimento troppo rapido dei dazi e della mancanza di commesse statali, assegnate in modo sproporzionato alle aziende del Nord. Di conseguenza, degli 8.000 telai siciliani attivi prima dell’unità, ne restarono in funzione poche centinaia, e il 90% della produzione nazionale si concentrò a Biella.
La coltivazione del cotone in Sicilia continuò fino agli anni ‘50, ma regredì a causa dell'avvento delle fibre sintetiche e degli gli alti costi di produzione. Negli anni ‘80, gli ettari coltivati si erano ridotti a poco più di duemila, fino alla completa scomparsa della coltura nell’Isola.
Da pochi anni, la coltivazione siciliana è ripresa, grazie a “Cos, Cotton of Sicily”, che riunisce venti produttori su un’estensione di cento ettari. La produzione siciliana di alta qualità è molto ricercata e grandi catene di moda stanno iniziando ad approvvigionarsi di cotone isolano. Si spera che tale attività possa svilupparsi sempre di più.
Fonti: focusicilia. it; cotoneorganicosicilia. it; wikipedia. com; cariddiweb.wordpress. com.
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