Museo arch. Paolo Orsi - Musei Biblioteche Gallerie Siracusa

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Museo arch. Paolo Orsi

Museo Archeologico
Siracusa-Numismatica
Il Museo Acheologico Paolo Orsi si trova a Siracusa viale Teocrito

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Nel 1780 il vescovo Alagona inaugurò il Museo del Seminario divenuto, nel1808, Museo Civico presso l'Arcivescovado. Un decreto regio del 17 giugno 1878 ne sancì la nascita come Museo Archeologico Nazionale di Siracusa, inaugurato nel 1886 in piazza del Duomo. Dal 1895 al 1934 Paolo Orsi diresse il Museo di Siracusa, ma la crescita della raccolta condusse alla progettazione di un nuovo spazio, nel giardino di villa Landolina. L'architetto F. Minissi ha disegnato il nuovo museo, inaugurato nel gennaio 1988, su due piani espositivi (9.000 mq.), di cui momentaneamente solo uno è visibile al pubblico, ed un seminterrato (3.000 mq.), dove è situato un auditorium in cui si proietta tutti i giorni alle ore 10.30 ed alle ore 12.00 un documentario che introduce alla visita del Museo.
Il materiale esposto, al momento, comprende reperti risalenti dalla preistoria fino al periodo greco, i restanti ritrovamenti saranno esposti al piano superiore.
Il piano terreno è diviso in 3 settori (A-B-C), mentre il corpo centrale (Area 1) è dedicato alla storia del Museo e vi sono presentati brevemente i materiali esposti nei singoli settori.
Il settore A, dedicato alla preistoria (Paleolitico superiore-Età del ferro), è preceduto da una sezione (Area 2) in cui vengono mostrate le caratteristiche geologiche del Mediterraneo ed i particolari della zona Iblea. Alla fine della sezione geologica possiamo ammirare i plastici di due elefanti nani ritrovati nella grotta di Spinagallo a Siracusa. Alla base di ogni vetrina del settore (Area 3 e 4) noteremo delle striscie colorate che indicano il periodo di appartenenza degli oggetti esposti: verde scuro (Paleolitico), viola (Neolitico), rosso (Rame), arancio (Bronzo Antico), azzurro (Bronzo Tardo), giallo (Bronzo Finale), bianco (Ferro).
Giunti al settore B, dedicato alle colonie greche della Sicilia del periodo ionico e dorico, possiamo osservare dei pannelli illustrativi. Il primo ci mostra la localizzazione delle colonie greche in Sicilia e le rispettive città di provenienza (rosso=colonie calcidesi, verde=colonie corinzie, giallo=colonie megaresi, blu-giallo=colonie rodio-cretesi, blu-bianco=colonie rodio-acnide). Il secondo ci mostra una foto della Sicilia ripresa dal satellite dove è possibile individuare lungo la costa orientale dell'isola le fondazioni elleniche e le loro sub-colonie, mentre nella parte occidentale si notano gli insediamenti Cartaginesi. Di rilievo si nota una statua marmorea di Kouros acefala proveniente da Leontinoi (Lentini) datata agli inizi del V° secolo a.c. (Area 5), resti della colonia dorica di Megara Hyblaea, resti della colonia dorica di Siracusa: statuette votive di Demetra e Kore e una Gorgone, proveniente dal tempio di Atena (V° secolo a.c.). All'ingresso dell'Area 7 è provvisoriamente esposta la Venere Anadiomene (colei che esce dalle acque).
Il materiale esposto nel settore C proviene dalle sub-colonie di Siracusa: Akrai (664 a.c.), Kasmenai (644 a.c.), Camarina (598 a.c.), reperti di Eloro (presso Noto) (Area 8) ed ospita inoltre reperti provenienti da altri centri della Sicilia orientale (Area 9) e da Gela ed Agrigento (Area 10).
Gli orari di visita sono i seguenti:
Tutti i giorni compresa la domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00; il pomeriggio del mercoledì e venerdì dalle ore 15.30 alle ore 18.30.
Lunedì chiuso.

VENERE ANADIOMENE
Varcando la soglia del museo, la scorsi in fondo una sala, bella come l'avevo immaginata. Le manca la testa, non possiede un braccio; eppure, giammai una figura umana mi è apparsa più stupenda e fascinosa. Non è affatto la donna dei poeti, la donna favoleggiata, la donna divina e maestosa, come la Venere di Milo, è la donna tale come è, come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. E' prosperosa, col seno florido, l'anca robusta e la gamba vigorosa; è una Venere carnale che quando la si vede , in piedi, è naturale immaginarla coricata. Il braccio perduto celava i seni; con la mano rimasta solleva un panno col quale copre, con grazia, i fascini più intimi. Tutto il corpo è fatto, ideato, inclinato per questo movimento, tutte le linee vi confluiscono, tutto il pensiero vi concorre. Questo gesto semplice e naturale, pregno di pudore e di sensualità, che nasconde e mostra, che vela e svela,che attrae e allontana, sembra definire tutti i caratteri della donna sulla terra.
Il marmo è vivo. ....... La Venere di Siracusa è una donna, ed è pure il simbolo della carne........è l'espressione perfetta della bellezza esuberante, sana e semplice......Non ha la testa! E che importa? Il simbolo ne è uscito più completo. E' un corpo di donna che esprime tutta la reale poesia della carezza......La figura di marmo che ho veduto a Siracusa è proprio l'umana trappola intuita dall'artista antico: è la donna che copre e rivela a un tempo lo stupefacente mistero della vita.
Guy de Maupassant

 
STORIA
Aperto nel 1988, il museo, che ha sede nella moderna struttura realizzata a partire del 1967 nel parco di Villa Landolina, ha sostituito l'antico Museo Archeologico Nazionale di piazza Duomo, divenuto insufficiente per ospitare l'eccezionale numero di reperti provenienti dagli scavi dell'isola.
Si articolo in tre corpi disposti intorno a un'area circolare centrale dotata nel seminterrato di un auditorium e al piano di un salone che presenta la storia del museo.
Sul lato nord di Viale Teocrito è la Villa Landolina, residenza estiva settecentesca del nobile mecenate Mario Landolina e luogo di sepoltura del poeta romantico Augusto Von Platen. I giardini della villa accolgono, in un'area di 12.000 mq., i moderni padiglioni del Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi". Si tratta di uno dei più importanti musei archeologici d'Europa, con oltre 18.000 pezzi sistemati nell'edificio appositamente costruito nei giardini di Villa Landolina, su progetto di Franco Minissi.
Il corpo centrale dell'edificio, costituito da un ambiente circolare, è occupato da bacheche contenenti schede, sinossi e grafici che illustrano la disposizione del museo e i materiali in esso contenuti, nonchè la storia stessa del museo dalla sua prima sede nel palazzo arcivescovile a quella attuale. Qui ha trovato provvisoria collocazione il Sarcofago di Adelfia, proveniente dalle catacombe di San Giovanni. La elegante e preziosa opera marmorea, risalente al 340 d.C., ha la fronte adorna di un medaglione con le effigi di Adelfia e Valerio fra due ordini di bassorilievi che riproducono episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Il museo si sviluppa su tre piani, uno dei quali riservato alle visite. I criteri espositivi adottati in quest'ultimo spazio consentono di soddisfare in pieno le esigenze scientifiche e didattiche dei visitatori del museo.

Il Settore A, dedicato alla preistoria ed alla protostoria, raccoglie una documentazione tra le più ricche al mondo sulla materia. E' dedicato alla storia geologica del bacino del Mediterraneo e, in particolare, della Sicilia. In esso sono esposti fossili e rocce delle varie fasi, nonchè documentazioni paleontologiche di straordinario interesse, quali la coppia di elenfanti nani (Elephas falconeri) e innumerevoli reperti faunistici e strumenti preistorici e protostorici delle Sicilia centro-orientale, dal neolitico all'età del ferro, provenienti per la maggior parte dalle grotte Giovanna, Calaforno, Palombara, Conzo, Genovese, tutte nel siracusano. Dalla Sicilia sud-orientale, ma soprattutto da Pantalica, Caltagirone, Cassabile provengono i molti reperti dell'età del bronzo, specialmente ceramiche dipinte e corredi funerari. Molto interessanti i materiali rinvenuti nella necropoli di Thapsos, in particolare i pithoi a piastra bifida (vasi di terracotta dentro ai quali venivano adagiate le salme).
Si inizia con una sezione geologica con fossili ed indicazioni sulla fauna del quaternario nella Sicilia orientale: si notano in particolare gli scheletri di due Elefanti Nani rinvenuti nella grotta di Spinagallo. Nelle vetrine sono esposti resti di fauna pleistocenica oltre a Manufatti del Paleolitico Superioree del Mesolitico.
Di fondamentale interesse è la documentazione del Neolitico con le Ceramiche provenienti dalle stazioni di Stentinello, Petraro, Paternò, Matrensa, Megara Hyblea e Calaforno. Molto ricca è anche la documentazione dell'età del rame le cui principali culture furono quelle di Piano Notaro, Grotta Zubia, S. Ippolito, Grotta Genovese, Grotta del Conzo e Chiusazza.
La prima età del bronzo, che ebbe un'ampia diffusione nella Sicilia sud-orientale, ha preso il nome dalla documentatissima stazione di Castelluccio che si trova in territorio di Noto. Tra i reperti di questa civiltà, oltre alla tipica ceramica a bande geometriche brune su fondo rosso o giallastro, notevoli sono gli ossi a globuli (idoletti in osso che testimoniano contatti con le coeve culture della penisola balcanica) e i grandi portelli, scolpiti nella pietra calcarea, provenienti dalla necropoli.
Segue l'esposizione di materiali della media età del bronzo con le affascinanti Ceramiche di Thapsos, tra le quali è comune la presenza di manufatti d'importazione micenea, cipriota e maltese. A riprova degli intensi scambi commerciali tra la Sicilia e il resto del Mediterraneo sin dalla preistoria e protostoria.
Di notevole interesse è anche la documentazione dell'impianto abitativo che fa di Thapsos il primo esempio, nel mondo occidentale, di piano urbanistico regolare.
L'Età del Bronzo recente è documentata dai reperti provenienti da Pantalica, Caltagirone, Desueri, Cassibile, Madonna del Piano. Notevoli sono la ceramica a superficie rossa e la larga diffusione di oggetti metallici (fibule, coltelli, rasoi). Un particolare spazio espositivo è riservato al rinvenimento, in diversi siti, di Ripostigli Bronzei, vere tesaurizzazioni avvenute tra la fine dell'età del bronzo e la prima età del ferro. Ricca e dettagliata l'esposizione dei materiali dell'età del ferrocon reperti provenienti dalle necropoli di Finocchito, Calascibetta, Ossini, Lentini, S. Angelo Muxaro, Valle del Marcellino. Tra i rinvenimenti avvenuti in quest'ultima stazione sono già presenti ceramiche greche d'importazione.
La nuova sistemazione museale non si limita soltanto a ordinare e a elencare i materiali, ma si sforza di perseguire anche uno scopo didattico, come quando, al termine di una interminabile esposizione di reperti funerari, vengono presentate in successione, una accanto all'altra, le varie forme di sepoltura in uso nei secoli XII e XI a.C.: in pithos, nella nuda terra, in urna cineraria, in sarcofago.
Il Settore B è dedicato al fenomeno della Colonizzazione Greca e alla documentazione delle colonie calcidesi di Naxos, Mylai, Zankle, Katane, Leontinoi. Sono ordinati i reperti che testimoniano la colonizzazione greca della Sicilia, in gran parte provenienti dall'area orientale, in cui sono stati trovati interessanti e pregevoli manufatti di età arcaica, quali le terrecotte ei corredi funerari di Naxos o lo splendido Kouros (statua votiva raffigurante un giovinetto, emozionante marmo di età tardo arcaica) di Leontinoi. Uno spazio ancora maggiore è riservato alle colonie doriche di Megara Hyblaea e, naturalmente, a Siracusa.
Notevoli, da Megara Hyblaea, sono le eccezionali raccolte di corredi funebri e le sculture di età arcaica e classica; gli eccellenti risultati raggiunti dagli scavi del sito sono illustrati, in modo ricco e preciso, attraverso un'ampia documentazione fotografica e pannelli illustrativi. Un altro bellissimo Kouros(VI sec. a.C.) è quello rinvenuto in una necropoli di Megara Hyblaea, che adornava la tomba di un medico, come risulta dalle parole incise sulla sua gamba destra - Sombrotidas, figlio di Mandrakles, salvatore dei mortali. Fra i reperti più interessanti di questa sezione, si segnala la singolare Dea Madre che allatta i gemelli (VI sec. a.C.). Innumerevoli le statuette votive di Demetra e Kore (le romane Cerere e Persefone) con gli inseparabili attributi delle divinità ctonie, la fiaccola, il papavero, il porcellino. Molte di queste (databili tra la fine del V e i primi decenni del IV sec. a.C.) provengono dal temenosscoperto negli scavi a sud del Santuario della Madonna delle Lacrime.
Queste statuette dovevano essere prodotte in serie, mediante matrici fittili come quelle per la fabbricazione di bamboline (III sec. a.C.) trovate a Naxos o di maschere teatrali trovate a Megara Hyblaea.
Per ciò che riguarda Siracusa, essa gode di un settore organizzato con spazi dedicati all'urbanistica dell'età arcaica ed ellenistica, alla scultura, alla documentazione funeraria, all'architettura templare ed ai luoghi di culto suburbani. Molto ampia, la sezione dedicata a Siracusa, con gli splendidi plastici dell'Apollonion e dell'Athenaion, illustra i vari periodi storici della città dalla fondazione della colonia (VIII secolo a.C.) all'epoca moderna. Vi figurano in particolare reperti (soprattutto ceramiche e sculture), frammenti architettonici (grondaie e teste leonine), rinvenuti nelle aree del tempio di Apollo e dell'Athenaion, del palazzo del Senato, del territorio dell'antica Acradina, in particolare nei recenti scavi di piazza della Vittoria, delle grandi necropoli siracusane e infine dei santuari situati nei dintorni della città, tra cui il tempio di Ciane e quello di Zeus Olimpo.
Tra i reperti siracusani spicca - oltre che per la bellezza, per il suo valore simbolico - la famosa Venere Landolina, così detta dal nome dell'archeologo siracusano Valerio Landolina (1743-1814) che la scoprì il 7 gennaio 1804. Si tratta di un rifacimento romano di un originale ellenistico di Venere anadiomene, uno degli epiteti della dea, in quanto nata dalla spuma del mare (dal greco anadyomène, emersa).
Il Settore C, infine, è dedicato ai centri indigeni ellenizzati sotto l'influenza della civiltà greca. Gran parte del materiale esposto appartiene al periodo compreso fra il VII e il IV sec. a.C. e proviene da luoghi come San Mauro di Caltagirone, Licodia Eubea, Paternò, Adrano, Camarina, Gela, Agrigento. Fra i numerosi reperti si segnalano in particolare i ricchi corredi funebri delle tombe, in cui compaiono busti fittili e terrecotte figurate, armi, strumenti in bronzo e ferro, ceramiche di produzione sia greca sia locale, bronzi, opere di scultura (tra cui la celebre Kore in trono della seconda metà del VI secolo a.C. realizzata in terracotta tornata in luce nell'area degli scavi di Grammichele).
Di Eloro, è possibile vedere, oltre la documentazione relativa alle ricerche sulla sua urbanistica, terrecotte delle divinità ctonie, Demetra e Kore; da Akrai (attuale Palazzolo Acreide) provengono parecchi reperti tra i quali vi è un interessante androgino: una scultura in pietra calcarea che rappresenta, attraverso un personaggio maschile, una divinità femminile; da Kasmenai (presso Buccheri) provengono un alto rilievo che ritrae Kore con una colomba e una stipe di armi in ferro; dalla necropoli di Camarina, ceramica attica ed altro materiale. Dai centri anellenici: bronzi, iscrizioni, terrecotte, sculture votive. Notevole l'Efebo del Mendolito (località presso Adrano): un piccolo capolavoro della scultura siceliota risalente al 460 a.C.
Abbondante la varietà del vasellame soprattutto da Camarina e Agrigento, comprendente esemplari corinzi, ionici, cretesi, nonchè preziose ceramiche attiche a figure nere e a figure rosse. Dalla zona di Agrigento provengono, tra l'altro, i busti fittili di Demetra e Kore (V-IV secolo a.C.) e gli xoana lignei arcaici.
Una curiosa rarità è rappresentata da tre statuine lignee (VII sec. a.C.), provenienti da un santuario di Palma di Montechiaro, insieme a vasetti e terrecotte figurate del sec. VI a.C.
Chiude l'esposizione una sezione dedicata ai reperimenti effettuati da Paolo Orsi - il grande archeologo cui è dedicato il museo -a Gela: gli abbondanti materiali comprendono terrecotte architettoniche arcaiche, vasi di epoche e stili diversi, interi sarcofagi e fregi di edifici sacri.
Fonti:
Siracusa e il suo entroterra
Azienda Autonoma Provinciale per l'Incremento Turistico
Siracusa
Edizione Ottobre 2004
Siracusa e la sua provincia
PRO.GRA.MS S.r.l.
Usmate (Mi)
Santino Alessandro Cugno Kourotrphos (Dea Madre in trono che allatta due neonati) dalla necropoli nord di Megara Hyblaea. Scultura in calcare, si data intorno al 550 a. C., stile tipico dell'arcaismo (visione frontale) con influenze ioniche (panneggio)
Dario Palermo si tratta di una raffigurazione piuttosto problematica in quanto, pur essendo stata trovata in una città greca, e avendo tratti stilistici greci, per la sua tipologia nell'ambiente ellenico è certamente un hapax.
Siracusa Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi" -Statua in calcare di Dea Madre (Kourotrophos)


Santino Alessandro Cugno: kouros del medico sombrotidas dalla necropoli sud di megara

Un tempio per Venere
MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE  " PAOLO  ORSI "
Testo tratto da:
FARE SCUOLA AL MUSEO ARCHEOLOGICO C.I.D.I.
Siracusa Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi" : Pianta settori A-B-C

Il nuovo Museo Archeologico, intitolato all'archeologo che ha contribuito più di tutti gli altri alle indagini archeologiche, dal 1888 al 1935, è oggi ospitato all'interno di una vecchia villa che, nell'insieme, raggiunge i 22.000 mq. e che apparteneva alla famiglia Landolina. La villa è divisa in due parti, di cui una con giardino piantato a cipressi, olivi e palme, l'altra, nella zona centrale, adibita a superficie museale.
Il museo, la cui superficie è di 12.000 mq. attualmente è fruibile per 9.000 mq., perché i rimanenti 3.000 mq. sono in allestimento. Si articola su due piani e un piano interrato ed ha una zona baricentrica da cui si dipartono i vari settori e percorsi museali. Il piano interrato comprende i depositi e i laboratori di restauro, e, in corrispondenza con la zona centrale, ha un auditorium per conferenze, proiezioni, attività culturali.
Il primo piano raggruppa, secondo un criterio topografico-cronologico, i reperti della preistoria, della protostoria e della sezione arcaica, con una introduzione assai originale sulla geologia e la paleontologia del siracusano. Il secondo piano, in via di allestimento, è destinato ai reperti che vanno dall'età ellenistica all'età romana.
Dalla zona centrale, dove attraverso 8 grandi pannelli e didascalie è ricostruita la storia del museo stesso, è possibile iniziare l'itinerario verso i settori espositivi veri e propri.
I pannelli didattici specifici per i vari siti e le varie culture rappresentano uno strumento utilissimo per il visitatore e per l'insegnante. Infatti, accanto ad un testo esplicativo che ripercorre in termini essenziali e chiari la storia del sito, dallo scavo ai reperti, dalla problematica alla cronologia, viene evidenziato, attraverso immagini e schizzi, il quadro topografico, per cui il reperimento dei siti della cultura in esame risulta essere sempre chiaro, e si offrono in questo modo dei documenti di lavoro e di conoscenza che altrimenti sarebbero restati nei testi specialistici.
All'interno, a differenza del vecchio museo, in cui la disposizione avveniva per sale contigue - con sale "nobili e stanze meno nobili " - il nuovo museo è articolato da ambienti, da arredi e da dislivelli sempre perfettamente fruibili da chiunque, anche da portatori di handicap.


Siracusa Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi" : Pianta settori A-B-C
MODULO ARCHITETTONICO: IL TRIANGOLO EQUILATERO

È stato possibile realizzare lo spazio continuo eliminando le pareti - sono rimaste, infatti, solo quelle perimetrali - progettando una struttura di moduli a maglia triangolare equilatera. In questo modo non ci sono sale e ambienti chiusi e definiti, dove tutto si esaurisce in se stesso, ma uno spazio esteso ed unico, nel quale gli elementi perdono la loro autonomia per essere compresi nella composizione architettonica globale della struttura museale.
Lungo i tre lati del perimetro esterno si sviluppa un nastro espositivo che viene utilizzato come vetrina. L'illuminazione viene sia dal lucernario esterno che da corpi illuminanti che sono collocati nella stessa posizione del lucernario. Esistono vetrine isolate utilizzate per la visione integrale di reperti. Tali vetrine possono essere smontate e dislocate in qualsiasi altra zona, assicurando la massima flessibilità nella distribuzione delle sezioni del museo, evitando l'ingombro fisico di eventuali basamenti. Accanto alle vetrine ad armadio, di ampie capacità, sono stati adottati alcuni tipi di vetrina particolari che hanno la caratteristica di avvalersi della struttura portante architettonica: vetrine a sbalzo dai pilastri e vetrine appese al soffitto, evitando fastidiosi ingombri visuali e accessori.
La ricchezza e la varietà dei materiali della raccolta, gli elementi architettonici, le opere di scultura, i grandi vasi funerari hanno richiesto soluzioni idonee, non soltanto alla loro messa in valore, ma anche ad una disposizione capace di rievocare la ragione d'essere originaria o la ipotizzabile unità di un complesso scultoreo mediante la ricomposizione di frammenti.

Siracusa Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi" -Statua in calcare di Dea Madre (Kourotrophos)


Testo tratto da: DAL MUSEO AI SITI C.I.D.I. - Siracusa
Il primo Museo Civico della città di Siracusa fu istituito nel 1811. Nel 1878 un decreto reale sanzionò la fondazione del Museo Archeologico Nazionale la cui costruzione, iniziata nel 1880, fu completata nel 1886. L'attuale nuovo museo regionale, inaugurato il 16 gennaio 1988, è dedicato alla memoria di un grande archeologo, Paolo Orsi, sotto la cui direzione il patrimonio archeologico del Museo si arricchì notevolmente divenendo uno dei musei più importanti del Mediterraneo.
Il vecchio edificio, ubicato nel centro storico di Ortigia in Piazza Duomo, aveva una superfìcie di 2400 mq ed era ospitato in una costruzione non concepita per questo scopo. In seguito agli scavi degli anni '50 e al ricco materiale ritrovato, data l'inadeguatezza dei locali di Piazza Duomo, si avvertì la necessità della costruzione di un nuovo edificio che avesse due funzioni: una di tipo espositivo, l'altra di tipo didattico. Si volevano superare i criteri selettivi e tipologici delle vecchie esposizioni privilegiando, invece, criteri topografico-cronologici in base ai risultati della più recente ricerca stratigrafica. Il reperto veniva così inserito in una contestualità storica che evidenziava il quadro dell'antica cultura di una comunità. In tal modo il materiale esposto diveniva più fruibile al visitatore che disponeva di un apparato didattico informativo e di un sistema espositivo moderno capace di favorire e stimolare la comprensione dei reperti archeologici.
L'area prescelta per il nuovo Museo è il Parco di Villa Landolina nei pressi delle Catacombe di S. Giovanni. L'edificio, inserito nel verde originario del Parco, ha un articolato sviluppo planimetrico che ben si adatta allo spazio naturale preesistente.
Il Museo, con struttura a margherita, è caratterizzato da un baricentro attorno al quale si articolano, separati dal patio verde, le sale di esposizione. La zona centrale ha carattere informativo e costituisce il punto di riferimento i-deale per conoscere, attraverso testi e documentazioni, la storia del nuovo museo e i contenuti dei tre settori.
La costruzione si articola su due livelli con un piano seminterrato di 3000 mq in cui si trovano depositi, laboratori e, al centro, un Auditorium dove si proiettano audiovisivi propedeutici alla visita. La prima elevazione contiene la sezione arcaica, mentre la seconda, in fase di allestimento, conterrà la sezione ellenistico - romana fino al periodo cristiano, per uno spazio museografico totale di 9000 mq.
La prima elevazione è suddivisa in tre settori: nel settore A è presente la sezione geologica con particolare riferimento alla geomorfologia della regione Iblea. Tutto il materiale esposto successivamente documenta ampiamente la preistoria e la protostoria, dal Paleolitico alla colonizzazione greca, attraverso l'età neolitica, eneolitica, del bronzo e del ferro.
Nel settore B sono esposti materiali provenienti dalle colonie calcidiche (Zancle, Mylai, Naxos, Katane, Leontinoi) e dalle colonie doriche (Megara HyblaeaeSiracusa).
Il settore C contiene materiali provenienti dalle subcolonie siracusane e dai centri indigeni ellenizzati (Gela e Agrigento).
Lo spazio espositivo dei tre settori è continuo, non vincolante, flessibile a tutte le esigenze espositive per la mancanza di pareti; sono presenti solo quelle perimetrali lungo le quali si sviluppa un sistema di vetrine a nastro.
L'illuminazione, proveniente dal lucernario esterno, da corpi illuminanti e dalle vetrate aperte sul giardino, offre al visitatore una suggestiva visione degli oggetti esposti.
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