Galleria Regionale Palazzo Bellomo - Musei Biblioteche Gallerie Siracusa

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Galleria Regionale Palazzo Bellomo

Museo Bellomo
La Galleria regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa si trova sull'isola  di Ortigia, centro storico della città.  
Inaugurato agli inizi del XX secolo, il museo Bellomo vanta oggi un'esposizione permanente di circa 270 opere d'arte, principalmente dipinti e sculture, che spaziano dal periodo paleocristiano e bizantino fino al XIX secolo.
La ospitano due palazzi gotici, palazzo Parisio e Palazzo Bellomo (dei secoli XIII-XIV), di notevole interesse artistico di per se stessi.Il piano terreno conserva le strutture dell'originale costruzione duecentesca di epoca sveva, e vanta un bel cortile con portico e una scalinata. Il Cortile della Palma, del secolo XVIII, decorato da stemmi provenienti da palazzi e monumenti di Siracusa demoliti.
stemma reale spagnolo marmo scolpito, sec. XVII e arma del vicerè Claudio Lamoral pr incipe di Ligne, ( ligny) , marmo scolpito, sec. XVII
 
Il patrimonio artistico esposto documenta l'evoluzione dell'arte nella Sicilia orientale, e in particolare a Siracusa, dall'epoca bizantina (secolo VI), araba e arabo-normanna, fino al XVIII secolo.
Notevole consistenza ha il patrimonio relativo alla pittura e alle arti decorative, come paramenti e arredi sacri, gioielli, ceramiche policrome, terrecotte, statuette di presepe e miniature.
Gli oggetti esposti provengono in gran parte da chiese e conventi soppressi dopo l'Unità d'Italia, e furono qui trasferiti nel 1940 dal Museo archeologico, di cui facevano in precedenza parte.
L'opera più celebre di proprietà della galleria è senz'altro il Seppellimento di Santa Lucia del Caravaggio, già nella chiesa di Santa Lucia. Attualmente è in corso una discussione sulla collocazione definitiva del dipinto, conteso fra la galleria stessa, la chiesa di Santa Lucia, e sedi espositive provvisorie.

 
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vedi anche:
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La collezione artistica del Museo Bellomo esiste ufficialmente dal 1940, ed era composta allora da un esiguo numero di opere e reperti che andavano dall’epoca bizantina al tardo barocco.
Dopo lunghi restauri, curati dal 1905 al 1942 sul progetto di Sebastiano Agati, i palazzi Bellomo e Parisio divennero un museo. Nel 1958 il progetto di Enzo Fortuna portò ad altri restauri e a un rinnovamento dell’esposizione.
Un ulteriore cambiamento sopravvenne nel ’76, grazie al restauro conservativo di un cospicuo numero di opere d’arte. Contemporaneamente, il Museo di Palazzo Bellomo diventava Galleria Regionale.
C’è stato ancora un restauro dal 1991 al ’93, reso necessario dai danni causati dalla scossa sismica del 13 dicembre 1990. Oggi la Galleria è uno dei più importanti musei della Sicilia.
Il sistema espositivo è cronologico, e la mostra si estende su cinque sale al piano terreno e tredici al primo piano. Al piano terra potete trovare reperti dell’età bizantina, frammenti architettonici, stemmi e sculture dall’età normanna al Settecento, pitture di madonnari cretesi-veneziani.
Alle pareti del cortile del Palazzo Parisio, nel cortile delle Palme e nel portico di Palazzo Bellomo sono murati elementi architettonici medievali, rinascimentali e barocchi provenienti dalle fortificazioni, dai palazzi e dalle chiese di Ortigia trasformati o distrutti. Al piano superiore sono esposti plastici urbani, ceramiche, paramenti e oggetti sacri, presepi in cera, legno, stucco e cartapesta, statue lignee e opere pittoriche provenienti da donazioni, da acquisizioni e da chiese e conventi sconsacrati di Siracusa e di numerosi centri della Sicilia orientale. La Galleria è costituita dai Palazzi Bellomo e Parisio, unificati nel 1725 quando il Monastero Benedettino, già insediato nel trecentesco palazzo del Barone del Cassaro, inglobò nel suo organismo architettonico gli spazi duecenteschi e quattrocenteschi della casa della famiglia Bellomo, a quel tempo ormai in possesso dei Salonia.
I due palazzi, con le loro vicende storiche e costruttive, rappresentano una pagina luminosa del passato e del presente artistico della città di Siracusa. Le strutture più antiche di Palazzo Bellomo risalgono al secondo quarto del tredicesimo secolo e appartengono sicuramente al programma costruttivo promosso personalmente da Federico II di Svevia con lo scopo di dotare la città di una serie di edifici fortificati. Dell’età sveva il palazzo conserva il primo ordine del prospetto fino a un’altezza di metri 7.50. Come è chiaramente visibile grazie al paramento murario a conci squadrati che nella parte più antica è caratterizzato dalla presenza di blocchi più piccoli con la superficie a vista non lisciata. Appartengono anche all’edificio originale il portale ogivale in marmi policromi riutilizzati, le due monofore del settore ovest del prospetto, gli ambienti del fronte sud del palazzo, le strutture verticali e le arcate ogivali del portico. Le trasformazioni radicali avviate nell’ultimo quarto del quattordicesimo secolo e concluse nel primo quarto del secolo successivo mutarono l’aspetto severo dell’edificio svevo e contribuirono alla creazione di una luminosa casa catalana.
Fu certamente nel clima del rinnovamento edilizio cittadino incoraggiato dalla Camera Regionale che Palazzo Bellomo vide sorgere al suo interno la monumentale scala scoperta e l’ariosa loggia del piano nobile. Nei prospetti esterni, sopra l’ultimo filare di conci duecenteschi, fu addentellato un nuovo paramento murario con conci squadrati più grandi e dalla superficie a vista liscia. Il primo ordine fu chiuso con una semplice cornice marcapiano; nel secondo ordine la muratura fu ritmata con ampie trifore catalane. In seguito ai danni del terremoto del 1693, dopo varie vicende, nel 1695 il palazzo fu venduto dai Bellomo al sacerdote siracusano Mario Salonia “e poi dalla sua pronipote Dorotea rivenduto nel 1725 al contiguo monastero di San Benedetto”. Infine, nel 1901, fu ceduto all’Amministrazione delle Belle Arti. Il Palazzo Parisio, unito strutturalmente e giuridicamente al Palazzo Bellomo nel 1725, quando il Monastero Benedettino fu ingrandito, fu fondato verso la prima metà del Trecento. Nel 1365 apparteneva al barone del Cassaro Pietro Parisio, il quale lo cedette al monastero di San Benedetto, di cui era badessa sua sorella, Suor Cesarea del Cassaro, monaca professa del Monastero di Santa Maria delle Monache. Del palazzo originario restano solo poche strutture architettoniche nel portico e nel vestibolo. Nel portico due ampie arcate ogivali, risolte con conci squadrati di calcare bianco disposti a ventaglio, poggiano su un antico frammento di colonna di granito rosso sormontata da un capitello in marmo bianco dell’età classica, abilmente riutilizzato. Per il resto la costruzione ha un carattere prettamente barocco derivante dalla radicale ristrutturazione attuata dopo il terremoto del 1693. Il portale con ventaglio di bugne e la lunga gelosia panciuta sono i segni indelebili del nuovo gusto che caratterizzò la ricostruzione di Ortigia agli inizi del Diciottesimo secolo.
tra le opere più significative sono da ammirare:
L'Annunciazione di Antonello da Messina è sicuramente l'opera di maggior fama esposta all'interno del museo Bellomo.  L'Annunciazione è esposta al primo piano e i recenti degli anni passati oltre un illuminazione mirata permettono di godere al meglio di questo capolavoro. Antonello da Messina è senza dubbio il maggior pittore del rinascimento in Sicilia e le sue opere oggi sono sparse nei musei di tutto il mondo. L'Annunciazione è una dei pochi dipinti ancora presente nell'isola, sebbene molto frammentato a causa delle vicissitudini storiche. Del dipinto, realizzato nel 1474 per la chiesa dell'Annunziata di Palazzolo Acreide, si perse infatti per lungo tempo traccia. Venne rinvenuto e identificato alla fine dell'800, in pessimo stato di conservazione e di seguito acquistato dal museo di Siracusa. Antonello da Messina nel suo stile riesce a fondere le geometrie e gli interni tipici del rinascimento toscano alla ricchezza di dettagli dei pittori fiamminghi. La scena rappresenta il famoso passo evangelico dell'apparizione dell'arcangelo Gabriele alla Madonna. Gli ambienti in cui si svolge la scena mostrano un mirabile uso della prospettiva mentre fuori dalle finestre si denota un vivace paesaggio pieno di particolari minuti. Il delicato e bellissimo viso della Madonna fortunatamente è tra le parti dell'opera che si sono salvate dall'incuria e dal tempo.


 
Polittico di Santa Maria
Quest'opera, di un ignoto artista siracusano del '400, soprannominato appunto "maestro di Santa Maria", ci catapulta nella Sicilia aragonese del XV secolo, un luogo che è un crogiuolo di influssi culturali diversi. L'opera è realizzata a tempera su tavola lignea e oltre alla Madonna e al bambin Gesù sono raffigurati San Tommaso, Santa Lucia, Santa Margherita e San Giovanni evangelista. Il dipinto si distingue per le raffinate fisionomie e decorazioni. Le ricche decorazioni dorate caratterizzano quest'opera in stile gotico catalano mentre i Santi sono riconoscibili dai vari attributi simbolici che li accompagnano.


Madonna del Cardillo (D. Gagini)
Questa scultura, esposta al primo piano del museo, è opera di Domenico Gagini, artista originario della zona del lago di Lugano ma trapiantato in Sicilia e, a detta di alcuni cronisti dell'epoca, allievo del Brunelleschi. La Madonna del Cardillo viene realizzata nel 1492 per la chiesa di San Domenico in Ortigia e in alcuni punti sono ancora visibili tracce del colore originario. Il nome odierno dato alla scultura viene dal piccolo uccellino simbolico, un cardellino, che Maria tiene in mano a profetizzare la futura passione. Domenico Gagini fu molto apprezzato tra i suoi contemporanei, soprattutto per le sue Madonne dal viso rassicurante. Fu il capostipite di una fortunata scuola scultorea che operò in tutta l'isola e che venne portata avanti anche dai suoi figli e nipoti.

3. Sarcofago di Giovanni Cardinas(A. Gagini)
Questo sarcofago in marmo venne realizzato nel 1506 da Antonello Gagini, figlio di Domenico, per commemorare Giovanni Cardinas, governatore della camera reginale. Nella Sicilia aragonese Siracusa e alcune altre città godevano di uno status particolare essendo di diretta proprietà della regina e governate, appunto, dalla Camera con sede a Siracusa.
I dettagli e i motivi dell'opera sono classicheggianti, il governatore è raffigurato sdraiato, in abito da cerimona. In basso gli stemmi nobiliari della sua famiglia mentre ai suoi piedi un cagnolino, un animale da compagnia che veniva spesso raffigurato insieme al defunto.

Immacolata e Santi (G. Borremans)
Quest'opera si trova quasi al termine del percorso espositivo. Il dipinto è datato 1716 e firmato da Guglielo Borremans, pittore olandese attivo a Napoli e in Sicilia. Il quadro colpisce anche per la sua imponenza. La scena sembra descrivere un'immagine dell'Apocalisse di Giovanni. Lo stile pittorico coniuga il tardomanierismo e il rococò non disdegnando richiami simbolici come la falce di Luna sotto al piede della Madonna. Accanto a Maria troviamo le figure dei Santi più cari all'ordine francescano, dal quale il dipinto venne commissionata. In basso anche la figura di Maria Maddalena, altro personaggio spesso presente in opere di ispirazione francescana.


Gaetano Zummo Ceroplasta, Scena di peste



Gaetano Zummo Ceroplasta, il volto di Cristo


altre opere

sepoltura Giovanni Cabastida Juan
 


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