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Antonio randazzo da Siracusa con amore
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la pietra-premessa

La pietra
Sin dai tempi preistorici Siracusa ha subìto numerose frequentazioni ma è stata la colonizzazione greca del 734 a.C. guidata da Archia di Corinto a dare maggiore sviluppo alla città. Concentrata in un primo momento nell’isola di Ortigia, cresce incessantemente spandendosi verso la terraferma, dotata di una caratteristica geomorfologica particolare, che ha agevolato, sin dal periodo greco romano, lo sfruttamento del sottosuolo, facilitando sia lo scavo delle “latomie” ipogee (cavità sotterranee per l’estrazione lapidea) sia di opere sotterranee di natura idraulica (longitudinali e verticali) come acquedotti, pozzi e cisterne realizzati per la captazione, la veicolazione e la raccolta dell’acqua.

Siracusa è, dopo Roma, la città con il più rilevante patrimonio sotterraneo, fatto di sistemi ipogeici ed opere d’arte sotterranee, scavate ed utilizzate ininterrottamente dai primi segni di civiltà fino agli eventi della seconda guerra mondiale, quando furono adattate ed impiegate come rifugio antiaereo.

La valenza idraulica e mineraria è indubbia, ma cunicoli e gallerie, grotte e ipogei e altre opere sotterranee sono un inestimabile patrimonio fatto di pareti, volte lapidee, vele cristalline, stalattiti e stalagmiti, pozzi e acqua sorgiva, piante e giardini, spesso immortalati nelle opere pittoriche da viaggiatori stranieri.

La caratteristica geomorfologica, sin dal periodo greco romano, ha agevolato lo sfruttamento del sottosuolo, facilitando lo scavo di latomie e ipogei, per l’estrazione lapidea e realizzazione opere idrauliche, acquedotti, pozzi e cisterne per la veicolazione e la raccolta dell’acqua, elemento conduttore delle colonizzazioni dai Greci ai Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Spagnoli e, con l’annessione al Piemonte, proseguita fino ai nostri giorni.
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