22. Storie d'Ospedali:... Cenni di topografi
Facciamo, dunque, un passo indietro e riprendiamo, adesso, questo excursus con la storia della ospedalità aretusea. Quali furono le prime forme organizzate di assistenza nella nostra provincia? Come si svilupparono nei secoli?
Sappiamo per certo che, dopo gli Asklepeion dell'età classica, le prime forme di attività ospedaliera nell'alto medioevo furono esercitate direttamente dai vescovi cristiani nelle Domus Episcopi. Ma già dall'VIII secolo si conoscevano Xenodochi anche al di fuori delle residenze episcopali, presso i monasteri. Nacquero come ospizi per pellegrini e si trasformarono poi in ospedali, con una valenza, però, prettamente religioso caritatevole. Tuttavia null'altro si sa di queste forme di assistenza ospedaliera. Le notizie diventano più certe solo a partire dal XIV secolo.
La storia delle malattie e dei suoi determinanti sociali, politici ed economici, come è noto, ha forgiato le categorie nosocomiali che sono andate sviluppan¬dosi nella nostra terra. Per tale motivo, non è un caso, come si è già detto, che le prime forme di assistenza ospedaliera in Sicilia siano stati i Lebbrosari, al fine di far fronte alla prima grande emergenza sanitaria del medioevo, legata alle malattie importate dai cro-ciati provenienti dalla Terra Santa. Intorno al XIV se¬colo, dunque, nacquero in Sicilia i primi Lebbrosari intitolati a San Lazzaro e retti dai Padri Lazzaristi,332). Il primo ospedale dedicato a San Lazzaro di cui si ha notizia in provincia fu quello di Lentini(333>.
Nella sfera dei valori etici del mondo medievale, l'infermo incarnava l'immagine del Cristo sofferen¬te ed ebbe sempre un posto di grande rilievo, sia nel mondo laico che in quello religioso. Oltre a quella della Chiesa, pertanto, andò diffondendosi parallelamente una gara di solidarietà anche nell'ambito delle Universitas locali. Cosicché, accanto a quelle religiose, andarono sviluppandosi sempre più forme di assistenza ospedaliera laiche, ovvero gestite pur sempre nei conventi, ma finanziate dai comuni o da singoli privati, "pii testatori!**, attraverso i propri lasciti. Nacquero così i primi Ospedali per infermi indigenti. Nel 1374 a Siracusa, grazie all'unificazione di precedenti ospedali religiosi, venne istituito il primo degli Ospedali per Infermi di matrice laica della provincia, l'Ospedale di Santa Maria della Pietà, finanziato dal Senato cittadino,334). Ma forme di tale tipologia di assistenza andarono sviluppandosi nei secoli anche in altri centri della provincia. In un censimento dell'anno 1832 si ha menzione di Ospedali per Infermi finanziati dai laici a Lentini (Ospedale di "S. Maria della Pietà") ,335>, ad Augusta (Ospedale della "Carità")(336), a Feria (Ospedale di "S. Caterina") <3371 e a Sortino (Ospedale di "San Lorenzo")(338).
Parallelamente a queste, un'altra tipologia di assistenza ospedaliera che venne sviluppandosi in Sicilia fu quella degli Ospedali per pellegrini. Con l'indizione del primo giubileo voluto da papa Bonifacio VIII, nel 1300 gli antichi alberghi-ospedali un tempo dedicati ad accogliere i crociati da e per la Terra Santa furono riutilizzati per accogliere i pellegrini diretti a Roma per la durata massima di tre giorni. In provincia di Siracusa ne venne istituito uno solo, a Lentini, congiunto con quello degli Infermi(33<". Nella prima metà del Settecento, tuttavia, questi tipi di ospedali vennero definitivamente abbandonati e furono sostituiti direttamente dagli alberghi e dalle locande.
L'altra tipologia di assistenza ospedaliera che andò affermandosi nei secoli scorsi fu quella degli Ospedali degli incurabili. Dai capitoli dell'Ospedale di San Bartolomeo di Palermo oggi siamo in grado di sapere quali malattie venivano classificate allora come "incurabili" e, dunque, avviate a questa tipologia di ospedali:
"... il morbo gallico, gli ulcerati antiquati, o con carie di ossi, gli scabiosi gallici, febbricitanti, o feriti gallici, gl 'ulcerati nelle parti vergognose con escrescenze, quelli che tengono cancri ulcerati, ascessi maligni, pustole, impetigini, ulceri corrosive, fistulose, formiche dipendenti da causa gallica, o no, gumme, buboni gallici aperti, o prossimi ad aprirsi, gonorrea, insomma, tutti li morbi incurabili..<340>.
Era chiamato "morbo gallico", allora, la sifilide, sebbene i cugini francesi ci ricambiassero con altret¬tanta sferzante ironia chiamandolo "mal napulitano". Come si può notare, si trattava dunque di tutte le malattie veneree e della pelle, insomma, un reparto der¬mosifilopatico, come lo chiameremmo oggi. In realtà si trattava di tutte quelle malattie che, manifestandosi all'esterno con segni deturpanti sulla cute, suscitava¬no ribrezzo e orrore e rendevano questi malati, più che "incurabili", ... "inguardabili", facendoli diven¬tare oggetto di emarginazione da parte della Società. A Siracusa nel 1555 fu istituito un Ospedale degli incurabili dedicato a Santa Lucia, mentre in provincia fu probabilmente adibito alla cura degli "incurabili" l'Ospedale di San Lorenzo a Sortino. L'istituzione dell'Ospedale per gli incurabili, dunque, fu allora un atto di civiltà, perché fino a quel momento quella tipologia di malati, "inguardabili*" oltre che "incurabi, venivano deportati, al pari degli appestati, nelle antiche Latomie (utilizzate quasi come lager) o nei sotterranei della chiesetta di San Nicolò.
L'Ospedale per gli esposti, o per i proietti, fu un'altra delle forme di assistenza ospedaliera che andarono diffondendosi nei secoli scorsi. Nel 1445 re Alfonso V d'Aragona promulgò un decreto con cui proibì a tutti i sudditi, pena una multa di mille ducati, di esercitare "intra et extra hospitalis" l'uso dell'arco per tutelare l'incolumità dei bambini,34,). Sempre per la loro tutela, papa Clemente Vili il 18 dicembre del 1524 formulò una scomunica alle madri infanticide e a quelle che abbandonavano i neonati(M2). A Siracusa fin dal 1564 i proietti furono accolti nell'ospedale della "Casa della Pietà" (343). Ma altri Ospedali per proietti vennero attrezzati anche a Noto e a Lentini<344>.
Tra le grandi epidemie che finirono col condizionare fortemente le scelte della politica sanitaria dell'Isola, la peste giocò senz'altro un ruolo di pri¬mo piano. L'anno 1575, tragicamente famoso per la grave esplosione della peste da Siracusa a Palermo, vide sul piano normativo l'istituzione della nuova figura del Magistrato di Sanità <345)e su quello dell'e¬dilizia ospedaliera la nuova tipologia nosocomiale dei Lazzaretti, la cui prerogativa essenziale fu quella dell'isolamento. Per tal motivo i lazzaretti furono realizzati prevalentemente nelle aree portuali o fuori le città, in ville extra-urbane ventilate e circondate da acque correnti . A Siracusa il lazzaretto venne realizzato nel Piano de 'Lettighieri, nei pressi dell'odierna piazza Cesare Battisti, vicino al porto piccolo. Ed altri ne nacquero anche altrove in provincia. Abbandonati dopo il Seicento, furono poi ripristinati per qualche tempo nel XIX secolo. Alle prime avvisaglie di focolai di peste segnalati a Tunisi, nell'anno 1818 il Magistrato di Salute di Siracusa (istituito dal 1749) deliberò il ripristino del Lazzaretto di Augusta, come si evince da una relazione inviata all'Intendente della Valle di Siracusa ,347). Ma fu con l'epidemia di cole¬ra del 1837 che gli antichi Lazzaretti della provincia furono rimessi in vita, sebbene niente e nessuno sembrò allora arrestare l'ira del morbo.
Tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo anche la Chiesa concorse a rafforzare l'assistenza ospedaliera in Sicilia affiancando e collaborando le istituzioni lai¬che. Oltre a quello dei Camilliani, l'Ordine che svolse un ruolo determinante in tal senso nella provincia di Siracusa fu quello dei seguaci di San Giovanni di Dio, noti come padri Fatebenefratelli, ai quali fu affidato sia il compito di integrarsi presso strutture ospedaliere preesistenti, sia quello di gestire strutture sanitarie di nuova istituzione, fondate a favore dei religiosi. La prima presenza dell'Ordine di San Giovanni in Sicilia fu documentata a Palermo nell'anno 1586. A Siracusa i Fatebenefratelli giunsero appena quattro anni dopo. Quindi nel 1591 il Senato siracusano affidò loro il pietoso compito di assistere gli ammalati presso il preesistente ospedale di Santa Maria della Pietà <34*>. Nel 1612 anche l'antico ospedale di San Giacomo della Spada di Lentini venne concesso ai Fatebene¬fratelli (340). Il terzo ospedale della provincia affidato ai Fatebenefratelli fu, infine, l'ospedale di "Santa Maria di Loreto" di Noto, originariamente dedicato a "San Martino" .
Gli ospedali dei Fatebenefratelli svolsero un ruolo determinante durante le epidemie di colera dell'Ottocento. Poi la loro storia fu interrotta bruscamente nel 1866 in seguito all'alienazione dei beni eccle¬siastici decretata dalla cosiddetta legge Siccardi, il R.D. n. 3036 del 7 luglio 1866. Una tipologia assistenziale che ebbe un certo svi¬luppo in Sicilia fu anche quella degli Ospedali militari. Con un dispaccio emanato il 18 agosto 1801, re Ferdinando di Borbone ordinò la separazione tra gli ospedali civili e quelli militari. Poi però, tra il 1816 e il 1817, Siracusa ed Augusta, insieme ad altri centri dell'isola, furono autorizzate a ricoverare negli ospe¬dali civili anche i militari di stanza in quelle città (35,).
Un'altra tipologia di assistenza ospedaliera che merita un cenno per la grande considerazione che le venne riservata in Sicilia fu quella degli Ospedali per le meretrici.
Nell'Ottocento il generale Liliemberg, comandante di un presidio militare austriaco a Palermo, sollecitò il Governo a prendere misure di sicurezza contro le prostitute per evitare il propagarsi del "male sifilitico" tra le truppe. L'8 settembre 1823 fu emanata la disposizione di istituire a Palermo il primo ospedale siciliano riservato alle "meretrici" . E l'11 dicembre la disposizione fu estesa a tutti gli Intendenti delle sette Valli dell'isola, con invito a creare "in ogni capovolte degli spedali addetti a curare le meretrici, infette di mal venereo visto che fino ad allora il ricovero ospedaliero era stato riservato aglionesti 353 . A Siracusa si era evitato di ricoverare le meretrici nell'Ospedale dei Fatebenefratelli, dove era confluito il Nosocomio femminile di Santa Caterina. Fino dall'epoca aragonese il problema delle meretrici era stato affrontato confinandole in "tupanaria infra la chitatr presso cui il Senato cittadino garantiva un minimo di controllo sanitario attraverso le proprie istituzioni mediche. In un documento del 13 giugno 1493, conservato tra i registri del fondo Cancilleria presso l'Archivio della Corona d'Aragona a Barcellona, si apprende che il nobile Joanni De Gulfìs aveva ottenuto dalla regina Isabella di Castiglia l'autorizzazione ad edificare "in la contrada de Santo Sthephano" (nell'attuale Via Amalfitania) "in civitate nostra Siracusarum" un "lupanar seu publicam meritoriamcon annessa "apotheka" per la dispensazione degli eventuali farmaci necessari, affinchè potesse essere garantita la "dicencia et or¬dine dela cithati predicta" . Dopo quattro secoli, una volta sorta l'esigenza di realizzare un apposito luogo di cura, fu proposto di adibire ad Ospedale Meretricio "il piano superiore della casa del cavaiier Landolina", sito nell'omonima via, dove potevano essere ricoverate "quattordici inferme" .
Ad Augusta e Lentini fu riservata alle meretrici una stanza dei nosocomi esistenti. Ad Avola e a Noto si pensò di "affittare una casa" .
Tra le più recenti istituzioni ospedaliere, infine, sono da annoverare quelle dei Manicomi. Nella cultura siciliana del passato, e non solo siciliana per la ve¬rità, il matto rientrava nel mondo della marginalità, insieme agli esposti, ai lebbrosi, ai sifilitici, agli ebrei, alle zingare, agli eretici e alle streghe. Non è un caso che prima dell'Ottocento a Palermo i malati di mente venivano ricoverati nel Lebbrosario di San Giovanni, e a Messina venivano rinchiusi nelle carceri, considerato che a partire dal XVII secolo la follia fu considerata una devianza da assimilare "al delitto, al disordine, allo scandalo",357). A Siracusa fino al 1874 si era diffusa la prassi di recludere i matti più pericolosi in carcere, anche per i minori costi che la custodia carceraria comportava rispetto al trasferimento e al mantenimento presso le poche strutture specializzate sorte in Sicilia<358>. Un grande atto di civiltà pertanto fu l'istituzione della Real Casa dei Matti a Palermo nel 1824. Struttura diretta dall'illuminato barone Pietro Pisani sul modello dell'analoga famosa struttura di Aversa, che venne definita dal mondo anglosassone del tempo uno splendido esempio di "humane system" <359>, perché volta a curare e reinserire il paziente nella società attraverso la ergoterapia. Siracusa riuscì a ottenere il suo Ospedale Psichiatrico solo nel 1935. E si trattò di una conquista di civiltà.
332 L'Ordine di Sari Lazzaro, fondato da papa Dalmaso II (1047-48) era preposto alla fondazione dei lebbrosari. Seguaci di Sant'Agostino, i suoi religiosi indossavano un saio nero contrassegnato sul petto da una croce verde.
333 V. Amico, Dizionario topografico della Sicilia, nell'edizione curata da G. Di Marzo, Palermo 1855, Voi. 1, p. 590
334 E. De Benedictis, Della Camera delle Regine Siciliane. Siracusa 1890, p. 15.
335 Quadro statistico degli Spedali, contemplato sotto l'aspetto sanitario, esistenti nelle province siciliane, Palermo 1863, p. 58. Dal censimento effettuato nel 1832 si ha notizia che l'ospedale "civico" era adibito al "mantenimento dei poveri ammalati" (Archivio di Stato di Palermo, Segreteria di Stato, Interno, voi. 1940). L'armo seguente nel 1833, l'edificio venne dichiarato fatiscente causa delle "dirotte piogge" invernali (Arch. di Stato di Pa., Segreteria di Stato, Interno, voi. 1973).
336 Quadro statistico degli SedaliPalermo 1863, p. 58.
337 Quadro statistico degli Spedali..., Palermo 1863, p. 54.
338 Quadro statistico degli Spedali..., Palermo 1863, p. 58.
339-C Valenti, Ricchezza e Povertà in Sicilia nel secondo Settecento, Caltanisetta 1982 p 174
340-Capitoli e ordinazioni del venerabile Spedale di S. Bartolomeo dell'Incurabili di questa felice e fedelissima città di Palermo, Palermo 1723, p. 11. '
341-A- Mazze, Gli ospedali di Palermo, in Sanità e Società: Sicilia e Sardegna, Casamassima Ed. 1988.
342 A. Mazzè, op. cit.
343 C. Valenti, Ricchezza e Povertà in Sicilia nel secondo Settecento, Caltanissetta 1982, p 147 e 167
344 C. Valenti, op. cit., p. 151.
345 A. Mazzè, op. cit. Il Magistrato di Sanità emise in quegli anni diversi bandi, editti e lettere circolari
3461 lazzaretti erano costituiti di norma da quattro ambienti: il primo era destinato all'alloggio del personale sanitario, il secondo ai cosiddetti "sospetti", il terzo agli "infetti" e il quarto era riservato al "quarantenario" .
347 Archivio di Stato di Palermo, Ministero Affari di Sicilia, Interno, voi. 50, fase. 22 . L'ingegnere Mario Musumeci, incaricato per l'occasione di effettuare un sopralluogo in quanto ritenuto persona "molto istruita di tali materie, perché aveva avuto luogo ad osservare alcuni lazzaretti esteri", in una relazione del 23 luglio 1823 ed indirizzata all'Intendente della Valle di Siracusa, scrisse che "li locali sino a quel giorno costruiti erano per allora sufficienti allo spurgo e alla ventilazione".
348 G. Russotto, I Fatebenefratelli in Sicilia. Tre secoli di storia ospedaliera (1586-1866), Roma (1977), pp. 192-203. L'autore distingue due ospedali "annessi alla chiesa della SS. Vergine di Loreto, detta poi della Visitazione". Uno era chiamato ospedale di "S. Maria della Pietà" ed era destinato agli uomini, l'altro era intitolato alle sante Caterina e Lucia e ospitava solo donne e trovatelli. Tuttavia dubita che si fosse trattato di due entità nosocomiali distinte.
349 G. Russotto, op. cit., pp. 217-224. L'Ospedale di "San Giacomo della Spada" fu fondato a Lentini nel 1551 e fu successivamente dedicato alla "Concezione di Maria Immacolata". I Fatebenefratelli Io gestirono dal 1612 al 1781, anno in cui lo lasciarono "spontaneamente".
350 G. Russotto, op. cit., pp. 239-246.
351 Archivio di Stato di Palermo, Real Secreteria, Incartamenti, voi. 5465.
352 Archivio di Stato di Palermo, Direzione Centrale di Statistica, voi. 24.
353 Archivio di Stato di Palermo, Segreteria di Stato. Interno, voi. 1973.
354 Archivio della Corona d'Aragona di Barcellona, Cancilleria, registro 3687, cc. 113v-118r. Pubblicato m: V. Mulè, La prostituzione a Siracusa sul finire del '400, in Archivio Sorico Siracusano, s. Ili, XVII (2003), pp. 65-90
355 Archivio di Stato di Palermo, Ministero Affari di Sicilia. Interno, voi. 1973.
356 Archivio di Stato di Palermo, ivi.
357 M. Foucault, Storia della follia nell'età moderna, Milano 1976, pp. 161-177.
358 R Russo Drago, Come nacque l'Ospedale Psichiatrico di Siracusa, in Archivio Storico Siracusano, s. Ili, XVI (2002), p. 140.
359 p. Orestano Vanni, Un'istituzione sanitaria a Palermo nelle pagine di Hous-hold Words, in Malattie, terapie e istituzioni sanitarie in Sicilia (Atti del I seminario di studi, Palermo, 10-12 maggio 1984) CISO- Sicilia 1985, pp277-288.