21.8 - Le nuove "Pesti" e i nuovi "Untori" ...
Un tempo, tra la fine dell'Ottocento e l'Inizio del No-vecento, nella cosiddetta "Era preantibiotica", il medico "preventore" godeva di un immenso prestigio. Dinanzi all'immane flagello delle malattie infettive, l'uomo sembrava sentirsi piccolo, quasi impotente di fronte al "male". Ed in quegli anni i progressi della Microbiologia apparvero agli uomini del tempo come le uniche ancore di salvezza. Erano quelli gli anni dei grandi padri dell'Igiene moderna, erano gli anni di Pasteur a Parigi, di Koch a Berlino. Allora la medicina preventiva rappresentava l'unica arma di difesa dalla malattia e dalla morte. Poi, un lontano giorno del 1928, in una buia stanza del St Mary's Hospital di Londra, un signore osservò che una piccola colonia di muffa aveva provocato la scomparsa di colonie di stafilococco. Quell'uomo non sapeva ancora che la sua casuale scoperta avrebbe cambiato il Mondo. E con esso, il modo di essere medici. Quell'uomo si chiamava Alexander Fleming e senza saperlo aveva appena scoperto la Penicillina. Quando, poi, gli australiani Florey e Chain rilanciarono la sua idea dando vita alla commercializzazione del prodotto, iniziò quella che venne definita la "provvidenziale era anti-biotica". L'uomo prese, così, ad avvertire una sorta di delirio di onnipotenza, poiché il "male" oscuro che lo aveva afflitto per secoli sembrava essere stato sconfitto per sempre. E l'incubo ancestrale delle "Pesti" era diventato soltanto un lontano ricordo. Il medico finì con l'identificarsi sempre più nel ruolo di "guaritore", di prescrittore. E la medicina preventiva cominciò a perdere il suo antico prestigio. Ed invece, come in una sorta di nemesi medica, il "male" non era stato affatto sconfitto. Era pressoché scomparsa la mortalità per malattie infettive, questo sì. Ma di contro, accanto all'aumento delletà media, andarono sempre più crescendo le grandi patologie cronico-degenerative e soprattutto la patologia che ben presto venne definita la "nuova peste", la nuova sciagura del secolo: i tumori! Di fronte a questo mutato scenario epidemiologico, la medicina ufficiale, quasi impreparata al nuovo impatto, riprese a soffrire nuovamente Vantico, angosciante senso d'impotenza sentito nell'era preantibiotica.
Oggi questa nostra provincia paga ad alto prezzo la nemesi ambientale di un modello di sviluppo economico che ha finito coi sacrificare sull'altare del beffardo progresso della civiltà industriale uno dei più grandi patrimoni naturali d'Europa. Oggi ad Augusta o a Priolo, le nuove "pesti" e i nuovi "colera" si chiamano bambini malformati, si chiamano leucemie, si chiamano tumori.
Ed il dovere di chi fa Sanità Pubblica è quello di dare risposte con rigore scientifico, con assoluto equilibrio e con senso di responsabilità. Ma in una Terra dove sconfessare i pregiudizi e l'ignoranza è divenuto a volte persino più diffìcile che denunciare gli scempi ambientali con la forza dei numeri e della scienza, il pensiero non può che tornare al colera del 1837 e a quelle "Funeste conseguenze dì un pregiudizio popolare", con cui Carlo Emilio Bufardeci analizzò sapientemente i delicati aspetti socio-politici di quei tragici eventi. E allora, se è vero che la storia è il luogo dell'inesistente, nemmeno i 179 anni che ci separano da quei tragici equivoci possono bastare ad esorcizzare i fantasmi dei nuovi "colera", delle nuove "pesti" e dei nuovi "untori" di cui si nutre da sempre l'immaginario collettivo di ogni popolo. E così il faticoso equilibrio di chi cerca di dare risposte concrete col rigore della scienza, oggi come allora, è spesso minato dall'ondata emotiva delle nuovi generazioni di "untori" che affollano il sonno delle ragione di ogni epoca e di ogni popolo. Insomma, per farla breve, ... l'incubo della "Peste" nell'inconscio collettivo junghiano del nostro Popolo non ha mai cessato di esistere!
Ciò che è certo, però, è che la storia delle grandi epidemie ha finito col condizionare fortemente lo sviluppo dell'assistenza ospedaliera nell'Isola e nella nostra provincia, determinandone, come vedremo, le tipologie assistenziali ed il dimensionamento dell'offerta sanitaria.