Piscina Romana
La piscina romana si trova nella zona archeologica Neapolis ed esattamente sotto l'antica basilica di San Nicolò ai Cordari.
Sotto la chiesa, si trova la “Piscina Romana”, la quale, in realtà, era un grande serbatoio d’acqua, dal quale, tramite condotte idriche scavate nella roccia, forse in uso già per le cerimonie sacrificali nell’Ara di Ierone, e, in epoca romana, per le naumachie e i giochi dell'Anfiteatro romano.
com'è oggi
All'interno si nota ancora la vasca di decantazione ed il cunicolo d'ingresso dell'acqua.
Era collegata con il sistema idrico che alimentava il vicino anfiteatro romano.
Il sito destò l'interesse di noti studiosi, quali il Capodieci, il Serradifalco e il Cavallari e gli scavi effettuati nel sito hanno rivelato la presenza di tombe del I e II secolo d.c.
La piscina romana sorge nella zona archeologica di Siracusa, che accoglie il Teatro Greco, l'Anfiteatro Romano e la Latomia del Paradiso.
La piscina romana si presenta oggi come un ambiente rettangolare che si estende in lunghezza da nord verso sud per circa 20 m. e in larghezza per circa 7 m. Il suolo si trova però a circa 5 m. di profondità dal piano della campagna circostante. Essendo quella in cui la piscina è collocata una zona di latomie, le pareti maggiori sono state ricavate dalla viva roccia mentre quelle minori sono formate, senza l'utilizzo di malta cementizia, da grossi conci di gusto ed esecuzione classica. L'ambiente è suddiviso in 3 navate da una doppia fila di pilastri su cui poggiano degli architravi a piattaforma sormontati da volte a botte.
L'età più antica dello scavo sembra essere quella della Latomia. Infatti il taglio delle pareti è stato condotto con i medesimi procedimenti e le medesime tecniche. Non mancano le edicolette e gli incassi che tappezzano le pareti con lo stesso andamento vario ed irregolare con cui si ritrovano nella Latomia ed in alcune pareti rocciose dell'antica via che conduceva alla vicina cava dove poi fu tagliato l'Anfiteatro. I pilastri, che poggiano su basi quadrangolari, sono formati da grossi blocchi legati da malta cementizia.
Il termine piscina deriva dalla probabile funzione cui l'ambiente era destinato, serviva infatti da serbatoio d'acqua per le naumachie che si svolgevano all'interno dell'Anfiteatro. Probabilmente riceveva l'acqua da una sorgente, che sgorgava a circa metà dell'attuale Viale Scala Greca, tramite una condotta lunga oltre 1 km. A riprova di ciò troviamo due orifizi nelle pareti, uno di essi era a diretto contatto con un acquedotto retrostante che terminava nell'Anfiteatro.
In periodo bizantino sicuramente la piscina fu una basilichetta che accoglieva i corpi dei Santi Martiri ma la mancanza di elementi decorativi ha reso difficile ogni tipo di identificazione.
Durante la dominazione normanna fu edificata proprio sopra la cisterna una chiesetta dedicata a S. Nicolo a manifestazione del valore della tradizione religiosa in quella zona. Il definitivo tramonto sembra sia avvenuto con la dominazione araba.
Complessivamente la piscina mostra quindi impronte greche, ellenistico-romane e medievali. La struttura basilicale, risalente al periodo bizantino, è evidenziata dalla chiara distinzione delle navate e dalla equilibrata distribuzione dei pilastri. L'architrave ha trovato un'utile e creativa applicazione mentre la trabeazione ha sostituito l'arco. Nel caso in questione l'impiego dell'arco avrebbe determinato una maggiore elevazione della basilichetta, oltrepassando il livello del piano stradale ed alterando così il suo carattere ipogeico. L'altare sorgeva probabilmente nel lato meridionale mentre la porta di ingresso, dei cui stipiti si osservano deboli tracce, si apriva sul lato opposto. Della basilichetta oggi non resta altro che il nudo scheletro privo di ogni elemento decorativo.