Latomie punta della Mola
Sul lato nord del promontorio, di fronte a Ortigia, chiamato Punta della Mola c'è è un’ampia coltivazione a cielo aperto che estesa per un lungo tratto di costa.
vedi:https://www.antoniorandazzo.it/latomie/files/Latomie_costiere_a_Siracusa-libre.pdf
Penisola della Maddalena, Punta della Mola: le tre latomie in foto aerea.
Penisola della Maddalena, Punta della Mola: restituzione schematica tridimensionale dei volumi asportati (elab. L. Lanteri).
Il banco di arenaria da una quota massima di ca. m 6 digrada verso il mare; l’escavazione ha prodotto una vasta cavità dalla planimetria grosso modo rettangolare, ora in gran parte inondata.
Sul bordo della vasca sono visibili alcune tagliate di attacco, larghe ca cm. 20.
vedi sotto galleria foto
Il “pavimento” della latomia presenta ora una quota relativamente uniforme; i piani di stacco si leggono peraltro dal modesto rilievo dei bordi e dalle teorie di impronte in negativo lasciate dai cunei utilizzati per lo sfaldamento dei blocchi. La metrologia non è facilmente individuabile; si percepiscono però misure di stacco inferiori sulla tormentata superficie dell’area nord occidentale, forse da ascrivere ad un tardivo sfruttamento. Degno di nota è un gruppo di quattro massi separati da due tagliate perpendicolari, con tracce di scalzamento mediante cunei alla base.
Rispetto alla metrologia finora individuata come antica, questo tentativo abbandonato presenta volumetrie alquanto diverse: non escludendo che si volesse in questo punto ricavare blocchi di dimensioni non “correnti”, per il momento appare prudente ascrivere questo contesto ad un attacco tardivo, abbandonato. Se l’espunzione di questi volumi dalla coltivazione antica fosse corretta, essi offrirebbero invece dati interessanti per tecniche di estrazione genericamente moderne, certamente preindustriali. A differenza delle tagliate correnti nelle latomie antiche, la cui rastremazione verso il fondo del taglio è molto modesta, allo scopo plausibile di ottenere delle pareti dei blocchi verticali già durante il taglio, evitando una seconda lavorazione e lo spreco di materiale, in questo caso esse sono molto profonde e cuneiformi, come se realizzate con la sola punta del piccone; questa tipologia di tagliate (V-shaped trench) è presumibilmente tardiva. Il loro andamento planimetrico meandriforme potrebbe rappresentare un ulteriore indizio di ricerca non della regolarità del blocco, ma solo di una generica volumetria.
Punta della Mola B. L’estrema propaggine orientale della Punta della Mola è stata anch’essa impegnata da una latomia, che ha ribassato il piano roccioso fin sotto il livello di battigia attuale.
Sui bordi del vano sono chiaramente individuabili i punti di attacco al banco.
Punta della Mola C. Anche il lato meridionale del promontorio è ora ridotto ad una grande platea incassata tra profonde pareti verticali; un settore della parete nord è stato anche intaccato in sottosquadro. L’area è per la maggior parte inondata; la risacca favorisce l’allignare di organismi marini che ricoprono gran parte della superficie. Queste condizioni rendono impossibile la restituzione fotogrammetrica e assai arduo il rilievo diretto. In questo contesto si è tentata la via del fotomosaico ripreso dai bordi, verificando peraltro che anche questo mezzo è in parte vanificato dal tirante d’acqua e dalla colonizzazione biologica. La ricognizione ha consentito di individuare, con maggiore o minore certezza, almeno diciotto bitte, distribuite, analogamente al distretto di S. Lucia, su due tipologie e destinazioni d’uso.
Gli esemplari ricavati sul piano di lavoro sono stati intagliati ad incasso, e vanno interpretati come funzionali alla movimentazione dei blocchi; un gruppo di bitte è invece ricavato sagomando le sporgenze di un risparmio di roccia lasciato sul bordo della latomia: alcune sono rivolte all’interno mentre altre, rivolte verso il mare, erano evidentemente utilizzate per l’attracco di imbarcazioni (figg. 22-24). A quest’ultima finalità si potrebbero ascrivere anche due fori praticati sul ciglio del banco roccioso (fig. 25). Anche in questo caso, dunque, le evidenze conducono alla conferma del trasferimento marittimo del materiale. Proseguendo verso sud, oltre un’insenatura si protende in mare un promontorio roccioso coltivato sui lati settentrionale e meridionale dove, subito dopo la Punta Tavola, si nota un fronte di cava (fig. 26). A circa m 1.200 più a sud, una piccola latomia ha impegnato una rientranza della costa a nord di Punta del Gigante. In questo contesto, in attesa di documentazione, è degno di nota un risparmio roccioso sul bordo, su cui è intagliata una bitta di ormeggio (figg. 27-28). Doppiando il Capo Murro di Porco, è inoltre visibile una modesta coltivazione a Punta di Milocca13 .
NOTE
64 FIG. 14: Area 2, Penisola della Maddalena, Punta della Mola: restituzione schematica tridimensionale dei volumi asportati (elab. L. Lanteri). –––––––––––––––––––– 10 Esempi in GUTIÉRREZ GARCIA-MORENO 2009, figg. 17, 248. 11 Alcuni getti a pietra persa a difesa del litorale di Ortigia, intorno al Castello Maniace, parrebbero appartenere a vene geologiche analoghe a quelle del Plemmirio. Tuttavia non è del tutto da escludere che si intendesse ricavare blocchi da cui poi ottenere voluminosi elementi architettonici, come capitelli o altro. 65 FIG. 15: Area 2 A, Penisola della Maddalena, P. della Mola A, da sud. FIG. 16: Area 2 A, Penisola della Maddalena, P. della Mola A, da nord. 66 –––––––––––––––––––– 12 Il rilevamento non è ancora completo; le necessarie condizioni di assoluta calma si verificano assai raramente. FIG. 17: Area 2 A, Penisola della Maddalena, P. della Mola A: blocchi quasi distaccati. FIG. 18: Area 2 B, Penisola della Maddalena, P. della Mola B: fotomosaico della latomia. 67 FIG. 19: Area 2 B, Penisola della Maddalena, P. della Mola B: attacchi perimetrali. FIG. 20: Area 2 C, Penisola della Maddalena, P. della Mola C. FIG. 21: Area 2 C, Penisola della Maddalena, P. della Mola C: uno stacco.