Latomia dei Cappuccini - latomie

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Latomie Sracusa
Vai ai contenuti

Latomia dei Cappuccini

La Latomia dei Cappuccini
Siracusa la Latomia dei Cappuccini.
testo video filmato
La Latomia dei Cappuccini si trova a Siracusa in via Puglia, adiacente alla chiesa e al Convento dei Frati Cappuccini ai quali deve il nome.
In origine si trovava esattamente sul confine nord dell’antica Akradina che, com’è noto, era orientativamente, in linea con l’attuale via Maria Politi Laudien ai piedi della Balza Acradina.
Non è certa la data di utilizzo, ma è possibile che sia contemporanea alla nascita di Acradina.
È estesa circa metri quadrati 23.000 e, in alcuni punti, profonda dai 30 ai 40 metri con alte pareti verticali perfettamente tagliate dall’alto in basso.
In origine, era in gran parte coperta da volte sostenute da grossi pilastri ricavati dagli scavi dall’alto in basso e poi in orizzontale alla ricerca di blocchi più idonei e compatti, quasi tutti demoliti dal susseguirsi dei terremoti, salvo il grande pilastro centrale che l’azione corrosiva degli agenti atmosferici hanno modellato a forma di testa di Coccodrillo con l’enorme bocca spalancata.
La particolare varietà di roccia compatta, di colore bianco grigiastro, quasi certamente, fu utilizzata per gli edifici e monumenti più importanti di Acradina, seconda città della Pentapoli e, in seguito, anche per potenziare le muraglie di difesa sull’alta costa rocciosa tra gli scogli Lunghi, fino alla piccola insenatura dello scoglio dei due fratelli dove era il porto Trogilo.
 
È considerata tra le più antiche della Pentapoli, forse seconda solo a quelle preesistenti in Ortigia.
Secondo gli storici fu utilizzata anche come prigione dopo la vittoria di Gilippo sugli Ateniesi nel 412 a.C. e, in seguito, come Necropoli.
In epoca Spagnola, chiamata “Palombino”, secondo alcuni documenti conservati presso l’archivio storico Siracusano, era di proprietà dell’Università di Siracusa.
Nel 1982, fu donata ai Frati minori di San Francesco i quali edificarono il loro Convento, fortificandolo, per difendersi dai continui attacchi pirateschi.
Nel corso dell’attività monastica i frati Francescani scavarono pozzi, cisterne, lavatoi e sistemi di irrigazione degli Orti e Giardini che oggi possiamo ancora ammirare nella folta vegetazione, flora e diverse varietà di preziose essenze, Pioppi, alcune di notevole altezza, Melograni, Aranci e Limoni, oggi infoltite da piante erbacce, Capperi, Acacie e piante spontanee.
Da allora è chiamata “Silva dei Cappuccini”, dai siracusani meglio conosciuta come Sibbia-Selva.
Cantata e immortalata da Eruditi e viaggiatori come di Claude-Louis Châtelet in una incisione all’acquaforte, cm 21,5x35,3, disegno inciso da Jacques-Joseph Coiny, dal diplomatico francese, Dominique-Vivant Denon, dal reverendo-Inglese George-Wilson Bridges-1846 e da Jean Houel e da vari fotografi come documentano le foto d’epoca.
Con l’unità d’Italia, nel 1866, fu confiscata divenendo proprietà demaniale gestita dal Comune di Siracusa.
All’inizio del 900 il sito venne destinato a giardino pubblico con l’impianto di diverse piante ornamentali, aiuole, impianto idrico, e furono realizzate idonee strutture di socializzazione ed eventi culturali.
La società Archimede, fece realizzare una lapide commemorativa dedicata a Giuseppe Mazzini e il pregevole busto di Archimede, opera dello scultore siracusano Luciano Campisi.
Due erano i teatri, uno più piccolo, con palcoscenico rialzato e platea custodita all’interno dell’antica cava che fu inaugurato con la messa in scena della tragedia greca Edipo a Colono di Sofocle e il debutto del gruppo teatrale “Piccolo Teatro” fondato da Arturo Raciti, Giuseppe Rizza e un gruppo di appassionati.
Il secondo, più ampio, è interamente circondato dalle pareti rocciose della Latomia e la cui platea formata da una scenografica scalinata che procede verso il Palco, chiamato Teatro di Verdura, che nel corso dei primi anni 60 fu sede di spettacoli ed eventi di pregio come il Diapason d’oro.
Alla fine degli anni 70 la Latomia fu chiusa e interdetta al pubblico per il pericoloso crollo di alcune rocce e riaperta al pubblico, dopo la messa in sicurezza, nel 2005, restaurata e affidata all’Associazione Italia Nostra, la quale realizzò una mappa con il percorso didattico conoscitivo e visite guidate.
Recentemente, grazie al finanziamento della Regione Sicilia, sono state apportate delle migliorie ai due teatri, sperando che finalmente torni ad essere lo spazio culturale e di socializzazione al quale era destinato all’origine.

Disegno mappa a cura di Italia Nostra



Torna ai contenuti