Latomia del Paradiso
La Latomia del Paradiso è la più grande e celebre ed è anche (- la più occidentale, adiacente al teatro e all'Ara di Ierone II.
Secondo Enrico Mauceri, i blocchi lapidei estratti inizialmente servirono per la realizzazione, sulla terrazza del Fusco, della duplice muraglia a difesa della Neapolis.
Essa raggiunge in alcuni punti la profondità di 45 m, e in età antica era parzialmente coperta: sul lato nord restano enormi blocchi della volta crollata.
Nel lato nord-ovest si aprono alcune grotte, scavate alla ricerca del materiale migliore (l'ottimo calcare bianco a grana fine dei monumenti di Siracusa). Nell'angolo ovest, in prossimità del teatro, è il celebre Orecchio di Dionigi, una cavità che presenta una pianta a forma di S, e una volta a sesto acuto, alta 25 m. Il nome è dovuto al Caravaggio, che visitò la grotta nel corso del suo viaggio a Malta: in effetti, vista dall'esterno, essa ha la forma di un immenso padiglione auricolare. Ma soprattutto, il nome allude alla funzione che la grotta avrebbe avuto, grazie alle sue straordinarie qualità acustiche, che permettono di ampliare enormemente il minimo suono: il tiranno avrebbe in tal modo potuto ascoltare, da un piccolo ambiente collocato all'esterno della grotta, ogni parola dei prigionieri in essa rinchiusi.
Non è escluso che proprio questa possa essere la prigione di Filosseno: Eliano afferma infatti che il poeta era stato rinchiuso « nella grotta più bella delle Latomie, dove aveva composto il suo capolavoro, il Ciclope: grotta che in seguito aveva preso il suo nome ». Naturalmente, potrebbe anche trattarsi di un altro ambiente, come la vicina grotta dei Cordari, dalle bellissime sfumature policrome (così detta dagli artigiani che vi operavano fino a pochi decenni fa).
Una galleria moderna mette in comunicazione la Latomia del Paradiso con la vicina Latomia dell'Intagliatella.
Tra le due è risparmiato un passaggio, dove convergeva la strada antica proveniente da nord-ovest, che entrava sulle Epipole tramite la porta monumentale detta Exapylon (in corrispondenza della località moderna di Scala Greca). La via era seguita, per quasi tutta la sua lunghezza, dall'acquedotto antico detto del Paradiso, che entrava in città nella stessa zona.
Dall'Intagliatella si accede, tramite un arco tagliato nella roccia, alla Latomia di S. Venera, particolarmente pittoresca per la sua ricca vegetazione subtropicale. Nella parte più orientale le pareti sono crivellate da numerosissime nicchiette votive, che erano accompagnate da piccoli sacrifici e libazioni (i cui resti sono stati rinvenuti, in varie epoche, entro cavità scavate ai piedi della parete).
stampa 1877
Latomia del Paradiso
Latomia, nome dato nell'antichità alle cave di pietra.
Il termine si ritiene derivato dai termini greci laas pietra e temno taglio. Questi luoghi, dopo esser serviti da cave di pietra furono trasformate in prigioni. In esse languirono, lavorando, gli Ateniesi dell'esercito di Nicia, dopo la spedizione in Sicilia avvenuta nel 413 a.C. (83). Aggiungo quanto scrisse Cicerone nell'Azione 7 «Age porrò, custodiri ducem praedonum, novo more, quam securi seriri omnium exemplo magis placuit. Quae sunt istae custodiae? Apud quos homines? Quem admodum est osservantus? Latomias Syracusanas omnes audistis, plerique notis. Opus est ingens, magnificum, regum, ac tyrannorum : totum est ex saxo in mirandam altitudinem depresso, et multorum operis penitus exciso, nihil tam clausum ad exitus, nihil tam septum undique, nihil tam tutum ad custodias nec fieri, nec cogitari potest. In has latomias, si qui publice custodiendi sunt, etiam ex caeteris oppidis Siciliae deduci imperantur». Attualmente le maggiori latomie ospitano magnifici giardini e vi sono coltivate molte piante esotiche ivi immesse, a scopo sperimentale, nei periodi coloniali dell'Italia. Da centinaia di anni, sicuramente queste aree depresse ed umide furono adibite a frutteti ed agrumeti. Mi conforta in questa affermazione il fatto che una di esse venne considerata dai nostri avi una località. Per la grande estensione di terra che occupa (84) viene chiamata Latomia del Paradiso. Nome quest'ultimo che deriva dalla vecchia toponomastica di questa contrada, detta in vernacolo «'u Pararisu». Il toponimo deriva dal vocabolo basso latino Paradisus che significa giardino, agrumeto, frutteto o forse dal greco bizantino paradeisos con significato di parco, giardino pittoresco. «Del Paradiso» era pure chiamato un antico acquedotto greco la cui galleria costeggia la Latomia del Paradiso. Scrisse V. Amico (320, II) «Fonte appo Siracusa sotto il poggio Teracati donde questo guarda mezzogiorno» la sorgente si trovava a metà dell'attuale viale Scala Greca vicino l'angolo che questa strada forma con via Modica. L'acquedotto fino ai primi anni del nostro secolo alimentava un mulino posto fra la Latomia del Paradiso e la Latomia S. Venera in posizione molto singolare. Il percorso della condotta che sboccava nella piscina posta sotto la chiesa di S. Nicolò in prossimità dell'anfiteatro romano, era di 1564 metri. (83) Vedasi nel testo alla voce «Latomie dei Cappuccini». (84) Eliano, Ist. Var. lib. 12 «Le pietraie che esistevano verso Epipoli erano della lunghezza di uno stadio e della larghezza di 200 piedi. Ivi per si lungo tempo trattenevasi la gente che vi si contraevano matrimoni e si generavano figliuoli...».
l'albero secolare