Via Lucis
VIA LUCIS
CATECHESI SU LEGNO DI ANTONIO RANDAZZO PARROCCHIA "MARIA SS. MADRE DELLA CHIESA" SIRACUSA
Antonio Randazzo è nato a Siracusa (o, come lui stesso ama sottolineare, nel cuore di "Sarausa", in via Gargallo il 22 Giugno 1940.
In via A. Scilla, al numero civico 29 ha realizzato un "luogo" dove ama discutere e mettersi in discussione nella sua identità culturale e di credente.
Mezzo privilegiato di espressione è la scultura del legno oltre che il dialogare che per lui deve essere schietto, diretto e basato sulla concretezza del proprio stile di vita.
A livello formale, la disinvoltura che emerge dalle sue realizzazioni è segno di una capacità espressiva che non conosce inibizioni stilistiche.
Antonio Randazzo è scultore dall'occhio attento verso tutte le forme della creazione poetica
Mi presento.
Non sono uno scultore, almeno, nel significato classico che si da a tale termine. Conosco però il legno, materiale che amo e che da sempre fa parte della mia vita.
Dal 1973 mi dedico alla "scultura", o per meglio dire, alla lavorazione del legno
ed ho realizzato nel tempo, circa sessanta opere (127 alla data odierna 31-12-2008) che mi sono care come figli.
Verso la fine del 1989 mia moglie espresse il desiderio che io mettessi mano a
una Via Crucis per la chiesa di Bosco Minniti che noi frequentiamo da anni.
Ma la Via Crucis tradizionale, così come rappresentata nelle varie chiese, non mi interessava, forse perché raccontava un evento lontano che non ha mai sollecitato la mia coscienza ad entrare nello spirito e nella sostanza della tragedia vissuta dall'uomo Gesù.
Man mano che realizzavo i miei lavori, mi venivano in mente episodi e capitoli della mia vita; il risultato della mia fatica era diverso da quello che avevo progettato, proprio come se qualcuno usasse la mia "abilità tecnica " per farmi dire "qualcosa".
Queste dodici tavole allora, così come gli altri lavori che ho realizzato, provengono dal mio inconscio o, forse, da Dio.
Spero (presuntuosamente) che la comunicazione della mia esperienza, possa servire a qualcuno, magari ai bambini: gli unici capaci di credere a cuore aperto a quelle cose che noi adulti chiamiamo "utopie".
I grandi purtroppo siamo ormai troppo presi da questa "cultura non cultura" che ci fa ragionare con il cervello e non con il cuore.
So con certezza di non aver voluto realizzare opere d'arte, ma di aver voluto scrivere (cosa che so fare solo con il legno) il significato dell'essere, io, cristiano, senza quelle sovrastrutture che ci allontanano dalla sostanza del testamento del Cristo.
Le singole sculture formano un discorso unitario che va interpretato nel suo complesso: il tentativo di comunicare ad altri l'esperienza di un credente povero ma felice.
Antonio Randazzo