costumanza nostrana
COSTUMANZA NOSTRANA RACCONTO DI Antonio Randazzo
Era un giorno come tanti dell'estate mediterranea.
Soddisfatto l'ormai vecchio magistrato, se ne stava sotto i filali di pini, attorniato da piante e fiori.
Poco distante, tra piante esotiche, il gioco dei zampilli delle fontane creava una soave musica.
A cielo aperto, con numerose specie di pesci, sfavillante di luci, tra fauni e sirene in pietra di antica fattura, era l'acquario.
I rampicanti e l'alto muro preservavano quella pace.
Disteso sulla sdraio, impreziosita dalle abili mani di un artista, accarezzato dalla leggera brezza marina, compiaciuto, ammirava il leggero ondeggiare del suo dodici metri che si cullava placido, ormeggiato nella piccola insenatura La bassa scogliera era sfiorata appena dall'acqua
sulla quale sembravano specchiarsi tutte le stelle del firmamento, tanto era lo scintillio provocato dal sole. Dall'altra parte, il maggiore dei suoi figli, immerso nell'azzurro riverbero della grande piscina, volava dal trampolino in mezzo alla corona di amici vocianti.
L'architettura sobria, ma severa della sua casa, si ergeva maestosa testimoniante i nobili trascorsi.
Dalle finestre poteva intravedere l'esile figura femminile della moglie, arzilla e pimpante, immaginandola cantare beatamente affaccendata.
Era soddisfatto.
Si!
Cosa avrebbe potuto volere di più dalla vita.
Tutto intorno a lui, per molti chilometri, era suo.
Si. Era proprio soddisfatto.
Il padre, stimato ma povero artigiano nella cittadina che le aveva dato i natali era stato buon profeta.
Gli aveva fatto proseguire gli studi con i pochi ma sudati risparmi di tanti anni di onesto lavoro, invogliato anche dagli insegnanti che .al conseguimento della maturità classica, gli avevano profetato un brillante futuro.
Era partito un giorno voglioso di tesorizare quante più conoscenze possibili e trarne il massimo.
In tanti anni di frequentazione di oratorio aveva acquisito i principi morali. Gli stessi ricevuti dai genitori che lo avevano abituato a recitare le
preghiere prima di addormentassi la sera e al mattino appena sveglio. Molte armi erano nel suo bagaglio.
Al momento della partenza persino il vecchio Parroco ed i suoi amici del gruppo boy-scout erano stati presenti.
Solo il nodo di commozione, attanagliandogli la gola lo aveva reso, per un attimo silenzioso e apparentemente triste.
Quella partenza, in fondo, era la porta del futuro sperato
Un lontano parente del padre lo aveva ospitato nella sua casa consentendogli di frequentare l'università nella città non molto distante dal suo luogo di nascita.
Tenendo fede agli impegni presi con se stesso, pur con tanti sacrifici e tra tante difficoltà, nel breve volgere di pochissimi anni, era riusciti a conseguire la laurea, superando tutti gli esami e la tesi, con il massimo della lode; cosa che gli aveva facilitato l'ingresso nella sua professione.
Le sue decisioni, sempre serene e bilanciate perfettamente aderenti alle norme in vigore, erano state raccolte e commentate ai più.
In quella lontana periferica sede non aveva avuto molte difficoltà anzi, passato il primo periodo di naturale ambientamento, dopo la fresca nomina, aveva trascorso un soggiorno breve ma felice.
Li aveva sposato sua moglie, allora giovane liceale, conosciuta mentre interpretava il ruolo della madre di Gesù durante la processione del Venerdì Santo. Il viso Angelico serena, leggermente turbato che lasciava trasparire la solennità del momento, lo aveva incantato e con l'aiuto del parroco, e la benevolenza dei genitori di lei, dopo breve fidanzamento si erano scambiati i si.
La gran madre che tutto può lo aveva già adottato prodigandogli tutte le sue amorevoli cure.
Sin dal primo momento aveva sognato il meglio per la sua compagna e quindi aveva urlato di gioia quando era stato chiamato ad esercitare un ruolo di maggiore responsabilità nella grande città sede della sua università e distante pochissimi chilometri dalla sua cittadina natale.
Era stato facilissimo ambientarsi.
L'alloggio un appartamento unifamiliare finemente arredato con mobili in stile, tappeti e parati di lusso, in una cornice liberty di recente restauro, gli era stato ceduto dal collega chiamato ad altro incarico.
Proprietario della palazzina, discendente dagli antichi crociati che vantava illuminati cardinali e vescovi anche tra gli avi, abitante nel castello merlato che si intravedeva tra gli alberi, aveva riservato quella sua dependance, a colui che svolgeva il suo compito e la sua funzione in quella sede. Lui e la sua famiglia venivano considerati graditi ospiti tanto che il munifico mecenate, proprietario di tutto quanto esistesse nel circondario, soddisfaceva ogni loro bisogno attraverso due giovani del luogo al loro servizio. Nella sua posizione, pensava fossero normali attenzioni e non se ne era meravigliato. Anche nel lavoro non vi erano stati intoppi. Ordinaria amministrazione. Tutto veniva preparato dai suoi preziosi abili collaboratori che al meglio svolgevano i loro compiti.
Nulla mai succedeva nella città, se qualcosa accadeva, veniva risolto al meglio dai servitori del suo nobile ospite.
Aveva acquisito un vasto giro di conoscenze e di sinceri disinteressati amici. Grazie ad uno di questi, un bancario, aveva investito i suoi risparmiin alcune non floride imprese ma che in breve tempo gli avevano reso proficui profitti.
Era stato un collaboratore a fargli acquistare, a modico prezzo, da un possidente costretto a vendere per la sua dissipatezza, quella tenuta sulla scogliera che sembrava fosse stata preparata per lui.
Veramente un affare, come i tanti che aveva potuto fare nel corso degli anni.
Non aveva nulla da rimproverarsi e adesso era li a godersi il giusto riposo al fresco, sfiorato dalla brezza che gli accarezzava la pelle.
Si era soddisfatto.
Unico neo, non pregava come una volta al mattino e alla sera.
Era partito con il fermo proposito di salvare il mondo affermando l'imperio della legge e delle tradizioni.
Non aveva fallito. No!
Nessuno mai si era lamentato del suo modo di agire.
Solo il vecchio padre, il parroco, e i suoi antichi compagni boy-scout sembravano dubbiosi e si domandavano dove fosse finito l'ambizioso giovane partito per salvare il mondo.
Quanto qui esposto e frutto della fantasia dell'autore e ogni riferimento a personaggi e cose realmente esistenti e puramente casuale.
La trama, con i dovuti aggiustamenti e personalizzazioni, è riscontrabile nella storia passata presente e speriamo non futura della nostra isola e della nostra Siracusa.
Antonio Randazzo " terrone "