Archimede siracusano - cosa ho fatto

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Cosa ho fatto
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Archimede siracusano

statua di rchimede realizzata da Giuseppe Villa
in atto presso liceo Corbino




OMAGGIO AD ARCHIMEDE IL PIÙ GRANDE GENIO SIRACUSANO DI TUTTI I TEMPI
Opera n. 113 di A. Randazzo statua di Archimede donata per il parco di Bosco Minniti




OMAGGIO AD ARCHIMEDE
IL PIÙ GRANDE GENIO SIRACUSANO DI TUTTI I TEMPI
Per la statua del nostro Archimede ho scelto volutamente una pietra nostra,“siracusana”, ricavata da un grande blocco di oltre 4 tonnellate di calcare semicristallino, cercata e rinvenuta in una Cava di contrada Mostringiano presso la base (cretaceo-miocenica) del Monte Climiti; ciò per significare che il nostro grande antenato, impastato dalla polvere e dal fango di queste contrade, respirò quest’aria, ammirò questo firmamento, queste albe e questi tramonti ed infine per riaffermare l’origine Siracusana del grande scienziato, storicamente acclarata, nei confronti del quale siamo da sempre debitori.
Volevo che con la scultura Archimede continuasse a rivivere, parlarci e invitarci a capire il dono di sapersi meravigliare ancora e gioire, come solo un bambino sa fare, nello scoprire qualcosa di nuovo; immaginare i Suoi sogni, le Sue incertezze, le Sue curiosità.
Così la pietra informe guida gli scalpelli e m'invita ad immaginare il suo spirito (Psichè) personificato, dopo lunga permanenza nel Limbo, in un giovane vecchio serenamente seduto che per risolvere i suoi problemi, superando tutti i preconcetti e dogmatismi del suo tempo, ci appare stralunato e assente nel suo viaggio dello spirito verso la conoscenza (“Odisseo”). Il blocco prende forma e Archimede, “Genius loci”, riemerge dalle nebbie del passato qui nella Sua Siracusa, e con il suo mito, come per incanto, gli si materializzano insieme alcuni oggetti dei suoi appassionati studi fisico-matematici che indica con la mano destra mentre sulla mano sinistra li regge metaforicamente: una puleggia all’inizio di un tronco di cono sormontato da un cilindro dal quale “emerge” la sfera inscritta e il tutto è avvolto da una spirale; più in basso, sono posti la squadra ed il compasso, gli antichi strumenti della geometria per un comodo calcolo matematico non sempre possibile, significano la subordinazione dell’antico e rigoroso ordine geometrico ai nuovi e geniali “Metodi” per risolvere i complessi problemi dell’Uomo Archimedeo, il precursore dell’Uomo moderno.
La quaglia in alto, accovacciata sulla sfera, è il simbolo dell’isola d'Ortigia mentre, sul prospetto inferiore, il Teatro “Greco” voluto da Gerone II° rappresenta il legame del potere politico con la tradizionale religiosità e le bellezze artistiche della città; entrambi focalizzano lo scienziato nel luogo di nascita, Siracusa, dove visse per renderla più grande e invincibile, prima di subirvi una morte violenta.
Lo Scienziato Siracusano è oggi, ancora una volta, quasi dimenticato; a ricordare il suo nome solo una piazza, seppur bella ma con altre statue, eppure un genio tanto grande meriterebbe molti toponimi e immagini che darebbero ancora più lustro al suo luogo d’origine.
Con questa statua nella Sua città saldo il mio debito da “Siracusano” che si considera uno dei “figli di Archimede”; ed infine, come un figlio pur indegno, deferente oso salutarLo con questa mia modesta poesia:
O Padre antico
Nobil d’ingegno,
Sommo fra i grandi,
Precursor nelle vie del sapere:
vivesti volendo,
scopristi pensando,
dicesti facendo.
Come il sole ch’illumina e dà vita,
su noi rifletti l’immensa gloria.
Antonio Randazzo
ROBERTO MIRISOLA COLLABORATO DA ANTONIO RANDAZZO



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