41-ebrei in Sicilia - Storia

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UNIVERSITÀ  DEGLI STUDI DI BOLOGNA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA
Corso di laurea in Storia medioevale
RICERCHE SUGLI EBREI DI SICILIA (SECC. XII - XIII)
Tesi di laurea in Storia del Pensiero Politico Medioevale
Relatore: Prof. Glauco Maria Cantarella      
Presentata da:Laura Caserta

Cinque parole chiave: Sicilia - Ebrei - XII - XIII - secolo

sessione I anno accademico 1997 - 1998
calendario ebraico

PREMESSA


Lo scopo iniziale della presente ricerca era quello di indagare le condizioni di vita degli Ebrei siciliani immediatamente dopo la conquista normanna, e in modo specifico durante il regno di Federico II di Svevia.
Tale orientamento era sollecitato dal contesto particolarmente interessante offerto dalla società isolana dell’epoca, caratterizzata dalla convivenza, una accanto all’altra, di diverse etnie (oltre agli Ebrei, Greci, Slavi, Berberi, “Latini”, “Longobardi”, “Lombardi”), religioni, culture, consuetudini, frequenti promotrici di idee nuove nel campo del sapere; a questo quadro si aggiungeva l’esperienza di un apparato “pubblico” esso stesso per molti aspetti profondamente innovativo. La conoscenza di alcuni aspetti del ruolo svolto in ambiti analoghi dalle comunità ebraiche, come quella spagnola e provenzale, ricca di abili traduttori dall’arabo di testi scientifici e teologico-filosofici, e di figure affascinanti come Jacobb-Abba Mari Anatoli, autore del Malmad ha-Talmidim, che amava intrattenersi in dotte discussioni con l’Imperatore e con Michele Scoto, ci aveva di riflesso spinti ad approfondire la posizione degli Ebrei siciliani, sia in direzione del loro specifico contributo al carattere cosmopolita dell’isola, sia in quella della loro partecipazione all’allestimento delle strutture di potere legate al sovrano.
A queste ampie premesse si è peraltro frapposto fin dall’inizio l’ostacolo della scarsa documentazione, che ha suggerito dapprima un ampliamento dell’arco cronologico da vagliare, unita – come più oltre riferito – a una ridefinizione degli estremi dello stesso; poi una lettura delle fonti rivolta a valorizzare anche le informazioni apparentemente più dimesse, alla ricerca, se non degli aspetti più sottili della cultura ebraica isolana, almeno di quelli quotidiani e pratici.
Man mano che la traduzione delle fonti proseguiva, la prospettiva si andava modificando nella crescente consapevolezza che, se i dati forniti dai diversi testi rispondevano solo in parte alle ambiziose intenzioni iniziali, essi registravano, pur nella loro esiguità e nella loro apparente distanza dalla “grande storia”, una piccola messe di notizie storiche, giuridiche, di costume non meno importanti per la ricostruzione dell’ambiente dell’epoca: quasi si inverasse il pensiero espresso, citando Croce, da Francesco Renda , secondo cui i “fili d’erba”, ossia gli eventi che appaiono meno significativi, possono mostrare la loro vera (e preziosa) natura solo a chi li esamina facendosi egli stesso “filo d’erba”, pronto a raccogliere dunque e a valorizzare le voci esteriormente più flebili. Il nostro diagramma, d’altronde, che si supponeva di secondo piano, si basa in effetti, anche a un’osservazione sommaria, su attestazioni provenienti dalle più disparate località: a città come Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Agrigento, si alternano centri minori o periferici di qua e di là dal confine amministrativo del fiume Salso (Melfi, Mazara, San Marco d’Alunzio, Marsala, Randazzo), disegnando una mappa delle comunità ebree non vincolata da obblighi insediativi ma libera nella scelta dei luoghi di residenza, allargati anche alle vicine isole di Malta e Gozo, da tempo dipendenti del regno di Sicili

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