il papiro
Il Papiro
Dall'anno 480 al 240 a.C., Siracusa, protetta da un'enorme difesa muraria, orgoglio e vanto del grande Dionisio, visse la sua meravigliosa avventura storica che, malgrado le lotte intestine e gli scismi che l'agitarono, per i suoi abitanti fu felice. «Siracusa, certo, fu una «polis»: una città. Però lo fu come capitale effettiva di uno Stato, e nei suoi stessi confini — scrive G. Bonacina (Ritratto di una città) — assurse ad una tale grandezza, ad un equilibrio così raro, da adombrare tutte le sue concorrenti, compresa Atene».
In una città così ricca e potente, inaspettatamente, si riversò l'intera cultura dell'Eliade e con essa arrivò in Occidente anche l'alfabeto greco. Fra le svariate opinioni, intorno alle origini delle lettere greche, propendiamo per quelle che sostengono che le prime sedici lettere, del pratico e nuovo metodo di scrittura, furono importate da Cadmo e dalla Fenicia e che le rimanenti otto lettere furono inventate da Palmede, Epicarmo e Simonide.
L'invenzione del nuovo alfabeto è da collocare non oltre il primo millennio a.C., i primi esempi di scrittura greca ci rivelano che gli antichi greci cominciavano i loro scritti da sinistra verso destra per poi cominciare la riga seguente da destra verso sinistra, secondo il metodo chiamato «bustrophedon» il quale imitava il senso dell'aratura della terra praticata dai buoi; quanto detto è confermato dalla natura stessa di alcune lettere greche che non cambiano aspetto se lette da destra a sinistra e viceversa — le leggi di Solone pubblicate nel 504 a.C. presentano questa particolare maniera, presto abbandonata.
Nella Siracusa greca, prima che venisse introdotto l'uso del papiro, si scriveva indifferentemente su tavolette incerate, su lamine di bron¬zo, di argento o di rame e su qualsiasi altro supporto di metallo conosciuto; erano anche usati supporti vegetali: foglie e cortecce d'alberi, spe¬cie le cortecce di tiglio legate fra loro a forma di ventaglio.
La carta papiro fu introdotta in tutta la Grecia dall'Egitto; essa fu ricavata dalla corteccia dell'elegante cyperacea (Cyperus papyrus), specie da quella centrale. Le cortecce, ridotte in sottilissime membrane, venivano incollate fra loro e seccate, si ottenevano così dei magnifici fogli bianchi detti «bibli» (solo più tardi, i latini li chiameranno «chartae»).
La fabbricazione della carta papiro, specie nella Pentapoli, era molto simile a quella praticata nell'antico Egitto: si ottenevano fogli bianchi che venivano sistemati in maniera da formare un piccolo rotolo il quale veniva avvolto intorno a dei bastoncini di legno legati con nastri e sigillati, qualche volta le estremità venivano abbellite da elementi decorativi dorati.
Sulla carta papiro si scriveva usando una cannuccia — proveniente dall'America o dall'Egitto — che dopo essere stata acuminata con un coltello veniva intinta in una sorta d'inchiostro; assai spesso gl'inchiostri erano cancellabili, allo scopo di potere nuovamente sfruttare il foglio di carta, il quale in questo caso veniva chiamato «palimpsesto». Il pigmento più usato per la preparazione dell'inchiostro era la terra rossa, per scrivere rosso, e il nerofumo per l'inchiostro nero; quando si desiderava un liquido scrivente indelebile al pigmento veniva aggiunto un legante, in genere una colla vegetale o animale.
«All'inizio del primo millennio avanti Cristo — relaziona la prof.ssa Montevecchi, nell'ultimo Convegno sul papiro tenuto a Siracusa — la Grecia, spenti i bagliori dell'età micenea, cominciava lentamente ad emergere dal cosiddetto Medioevo ellenico; seguì, nel secolo ottavo, un potente risveglio che si manifestò soprattutto con la colonizzazione nell'Occidente — fu allora che nacque Siracusa — e con il fiorire della poesia epica e il nascere della lirica.
«E proprio in questo periodo — non oltre il secolo settimo — la carta di papiro si diffuse anche in Grecia, e permise la costituzione degli archivi pubblici di Atene, e la formazione della biblioteca di Pisistrato — con la raccolta, fra l'altro, del testo dei poemi omerici — e della biblioteca di Policrate di Samo.
«Il fiorire della letteratura greca — poesia e prosa — fu favorito dalla diffusione di un materiale scrittorio quale la carta di papiro, tutta d'importazione egiziana, ma fornita da regolari vie di traffico commerciale stabilite ormai da secoli».
Il papiro nell'antichità fu usato anche per altri usi: in Siracusa, dalle radici della pianta, ramificate, grosse e nodose, si ricavò del buon legno per la costruzione di tinozze, fusti, vasi e recipienti vari. Dalla corteccia fu ricavata una fibra che ben si adattava per la tessitura di tele per abiti, coperte e vele per le imbarcazioni.
Dalla parte più tenera, dal midollo, furono estratti un liquido dolciastro e medicamentoso e una sostanza commestibile, usata soprattutto dai pastori.