Santa Lucia rinascimentale - Santi siracusani

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Santi Siracusani
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Santa Lucia rinascimentale

Nell'opera pittorica di Lorenzo Lotto Una Santa Lucia "rinascimentale" di Francesco M. Atanasio


Nella pinacoteca comunale di Iesi, antico borgo medievale delle Marche - ove nacque nel 1194 Federico di Svevia - è custodito uno dei capolavori di Lorenzo Lotto, che ai pregi artistici cumula per i Siracusani il valore della devozione: trattasi, infatti, di un'opera dedicata alla nostra Patrona. Lorenzo Lotto, nato a Venezia nel 1480, dopo una prima formazione nella città natale nella cerchia del Vivarini e alcune esperienze alla scuola romana di Raffaello, sviluppò la sua maggiore produzione a Bergamo fra il 1513 e il 1526: qui risentì dell'influsso del naturalismo lombardo e di suggestioni di origine tedesca sia per la novità dell'impaginazione, che per il ritmo ondulato e inquieto della linea e l'accensione squillante della tavolozza.

Un momento particolarmente esaltante per Lotto é quello della realizzazione degli affreschi delle "Storie di Santa Barbara" nella cappella Suardi di Trescore. Estrema vivacità delle immagini, immediatezza della scrittura, freschezza della narrazione: sono queste le caratte-ristiche degli affreschi, riproposte con maggiore vigoria nella pala delle" Storie di Santa Lucia" di Iesi. La gestazione dell'opera, a giudizio dello storico dell'arte Berenson, ebbe a durare dal 1529 al 1532, come testimonia la data posta affianco della firma - "Lotus" - nella tela. L'opera si compone di un grande quadro e una predella, formata da tre tavole più piccole. La tavola grande (243 x 237 cm) viene accademicamente definita come " Santa Lucia dinanzi al prefetto romano". L'elegante prospettiva rinascimentale, al cui centro ideale é posta la Vergine siracusana, é sottolineata da un loggiato che racchiude l'intera scena del giudizio. Sul loggiato si apre una grande porta che contribuisce a far risaltare la figura della giovane donna ritratta nell'atto di elevare il braccio destro con l'indice ritto ad indicare la colomba bianca, comparsa con le ali spiegate. La mano sinistra é poggiata lievemente sul cuore, mentre gli occhi fissano senza paura il barbuto Pascasio, assiso su di un ricco scranno con baldacchino, eretto a sua volta su un'imponente tribuna marmorea. Lucia, rivestita di un elegante abito color oro, indossato su una tunica finemente lavorata, é ricoperta da un mantello rosso appena scostato. La tranquillità con cui la Vergine replica al prefetto, che la sovrasta non solo per potenza, (simboleggiata dalla diversa posizione del quadro), appare sottolineata dal fatto che le si appoggiano sulle spalle e sui fianchi le pesanti mani di tre uomini, che vorrebbero trascinarla via, ma invano, nonostante puntino i piedi per terra. Ha scritto su "Avvenire" il narratore anconetano Vito Punzi a proposito di questa scena: "Come può resistere una creatura così debole, donna sola in mezzo a questa marmaglia di uomini pettegoli, sorci eccitati? Come raccontarvi il mistero di questa debolezza, di questa solitudine di creatura che ripone in altro la propria forza?".
Le tavolette, infine, che formano la predella, ritraggono Santa Lucia sulla tomba di Sant'Agata dinanzi al prefetto e all atto di essere trascinata dai buoi dopo la condanna al lupanare.
Il Berenson ha assai esaltato l'opera di Lotto, che da buon veneziano doveva avere presente la venerazione riservata dai suoi concittadini alla Martire siracusana, i cui resti dal 1204 erano conservati sulla laguna. Egli non esitò a definire deliziosa la predella della tela, anche in virtù della "calda umanità" con cui Lotto "interpreta il carattere dell'eroina non già, martire lacrimosa, bensì (come la Santa Barbara di Trescore) esuberante giovinetta, che gode a testimoniare la sua fede e ha sufficiente energia vitale da rimanere non solo non turbata, ma di buon umore, fino alla fine".
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