Culto e reliquie di Santa Lucia - Santi siracusani

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Santi Siracusani
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Culto e reliquie di Santa Lucia



scrigno d'argento del 1641 contenente le SCARPETTE della martire.



Testo e ricerche di Francesco Fiducia
Santa Lucia ha una chiara origine pagana derivante dal culto della dea Demetra (Cerere per i Romani), divinità associata alla coltivazione del grano e venerata dai Siracusani ininterrottamente dal 5°secolo a.c. sino all'avvento del cristianesimo. Considerevoli testimonianze archeologiche dimostrano quanto fosse radicato il culto di Demetra nella nostra città ove, tutt'oggi, rimangono visibili molti suoi santuari (Targia,Piazza della Vittoria,Parco della Neapolis etc). I punti di contatto fra Demetra/Cerere e Lucia sono evidentissimi:

demetra


1) Giorno dei festeggiamenti: il 13 dicembre i nostri antenati celebravano Demetra/Cerere con la festività del "Lectisternium" affinchè la dea portasse la luce nella notte più lunga dell'anno.Con l'avvento del Cristianesimo il 13 dicembre si ricorda e si festeggia il martirio di S.Lucia.
2) La luce: Ambedue le figure sono legate alla luce e si festeggiano nel giorno più buio dell'anno.
3) Iconografia: Le rappresentazioni iconografiche di Demetra sono simili a quelle luciane, difatti la dea veniva rappresentata con un lume in mano esattamente come S.Lucia, viceversa il grano di Cerere viene sostituito dalla palma (guardate le figure allegate a questo contributo).
4) Nomi: prima della nascita della nostra Santa Patrona la dea Demetra/Cerere veniva chiamata “Lusia” (v. Pausania 8.25.8) quindi non sarebbe una forzatura dire che con l'avvento del Cristianesimo "Lucia" sostitui' il culto e le festività di "Lusia".
5) Storia: Ambedue le storie raccontano di un rifiuto nei confronti di un uomo. Lucia fu uccisa mentre la figlia di Cerere fu condotta negli inferi.
Fonti storiche e archeologiche:
Alcuni storici ritengono che la prova del culto di S.Lucia sia attestata da una epigrafe funeraria del 5°secolo rinvenuta dal P.Orsi nel 1894 nella quale si ricorda una giovane donna morta nella festa di una non meglio precisata Lucia: “Euskia irreprensibile, vissuta buona e pura per anni circa 25, morì nella festa della mia signora Lucia, per la quale non vi ha elogio più degno...” però l'insigne studioso di epigrafi Santi Luigi Agnello dichiarò che questa lapide non è assolutamente riferibile alla santa (v.Silloge di iscrizioni paleocristiane della Sicilia, Roma 1953) peraltro c'è da aggiungere che nessuna altra testimonianza archeologica paleocristiana cita Santa Lucia ed il suo culto (strano no?). La più antica tra le fonti letterarie che parlano di Lucia è la passio greca composta all'inizio del 6° secolo a circa 200 anni dalla morte della martire (304 dc) ma la legenda che ci viene tramandata (il martirio e le sue cause) risale al periodo normanno (dopo il 1060) ben 700 anni dopo la scomparsa della Santa. Gli atti tramandati possiedono delle incongruenze evidenti al punto che Mons. Lancia di Brolo nella sua "Storia della Chiesa in Sicilia" afferma che il Codice Papadopulo contiene gli Atti di S. Lucia senza errori ed incoerenze (quindi i successivi sono inattendibili?). Conosciamo il «loculo» della patrona, cioè la tomba primitiva presente nella Cappella del sepolcro, ma nessuna fonte di alcun tipo ci assicura che quello sia il suo giaciglio funebre.Medesimo discorso può farsi sulla c.d. colonna del martirio.Secondo non meglio precisati esperti uno dei corpi della Santa (quello veneziano) mostrerebbe i segni del martirio ma mai nessuno studio è stato divulgato.
Iconografia:
Viene rappresentata con un pugnale conficcato in gola. Il motivo di questa raffigurazione risiede nel racconto dei cosiddetti Atti latini che descrivono la morte di Lucia per jugulatio piuttosto che per decapitazione. Lucia viene tradizionalmente raffigurata anche con degli occhi su un piattino ma occorre rilevare che questa rappresentazione si riscontra solo dopo il XIV sec., precedentemente nessuna iconografia e neanche gli atti del martirio ricollegano S.Lucia al sacrificio dei suoi occhi.In alcune rappresentazioni più antiche viene raffigurata esattamente come Cerere con la lampada ed il grano (sostituito successivamente dalla palma simbolo del martirio).
Le reliquie:
Vi sembrerà incredibile ma i corpi della Santa sono due. Uno presente a Venezia l'altro nella città di Metz ed è molto probabile che quello che veneriamo non sia quello attribuibile alla Santa. 1) Sul corpo di Metz: Sigeberto di Gembloux (1030-1112), uomo di chiesa e storico medievale, racconta che il vescovo Teodorico, giungendo in Italia insieme all’imperatore Ottone II, abbia trafugato molte reliquie di santi –fra cui anche quelle di S. Lucia- che allora erano in Abruzzo e precisamente a Péntima (Corfinium), tali reliquie erano state precedentemente prelevate dai Longobardi e trasportate da Siracusa al ducato di Spoleto. La traslazione a Metz delle reliquie di Lucia è suffragata da una fonte storica ( Annali della città dell’anno 970 d.C).


2) Sul corpo di Venezia: la seconda tradizione è, invece, tramandata da Leone Marsicano e dal cronista Andrea Dandolo di Venezia. Leone Marsicano racconta che nel 1038 il corpo di Lucia fu trafugato da Siracusa da Giorgio Maniace e portato a Costantinopoli in una teca d’argento. Andrea Dandolo, invece narra che le reliquie di Lucia furono traslate da Costantinopoli a Venezia nel 1205 quando i cavalieri dell’Occidente latino, piuttosto che liberare la Terrasanta spogliarono la metropoli dell’Oriente cristiano. Sorge immediatamente qualche domanda: 1) essendo le due fonti storiche incompatibili ed in presenza di due corpi quale sarebbe quello reale della Santa? 2) Non è più credibile credere che il vero corpo sia stato traslato in Francia anzi che supporre che sia quello portato in Italia da "pirati" senza scrupoli?
Leggenda del 1646: La tradizione racconta che in quell'anno una grave carestia colpì la città di Siracusa. I fedeli, stremati dalla fame, pregarono la Santa Patrona la quale permise che una imbarcazione approdasse nel nostro porto lasciando in città un carico di grano con il quale i cittadini si cibarono. Da allora in poi nacque la "Cuccia", piatto tipico di Santa Lucia. Questo episodio probabilmente non è mai accaduto e va interpretato come messaggio occulto per ricordare la dea Demetra che nel periodo pre-cristiano veniva pregata dai Siracusani affinché questi ricevessero un buon raccolto di grano.
"Pierre Edouard WAGNER è membro dell’Accademia Nazionale di Metz (Francia) e docente associato della Facoltà di Teologia cattolica di Strasburgo. Numerose sono le sue pubblicazioni teologiche e i ruoli accademici ricoperti. Lo studioso si occupa anche di agiografia e storia locale della città di Metz. Tra questi studi vi è un saggio: Pierre-Édouard Wagner, Culte et reliques de sainte Lucie à Saint-Vincent de Metz, Académie National de Metz, 2002.In questo studio il prof. Wagner analizza la storia della bellissima abbazia di Saint-Vincent, a Metz, nel Nord-Est della Francia, situato in un’isoletta, nel mezzo della Mosella, e il culto di Santa Lucia lì praticato lungo la storia. L’abazia fu fondata alla fine del X secolo dal vescovo Teodorico e si ritiene, sulla base di una antica tradizione, consolidata da importanti testi, che essa conservi, tra i tanti tesori, il corpo di Santa Lucia di Siracusa, martire venerata in tutta la cristianità occidentale. Nell’ anno mille il monastero il monastero fu infatti meta di pellegrinaggi da tutto il mondo germanico, proprio per la presenza a Metz del corpo di Santa Lucia, conservato in una bellissima cappella, in fondo alla navata sinistra della chiesa di Saint-Vincent.Nel saggio Wagner spiega come non solo Metz, ma anche Venezia pretende di essere in possesso delle reliquie di Lucia. Secondo la tradizione veneziana, i resti di Santa Lucia sono furono scoperti, lungo la Quarta Crociata (1204), durante il sacco di Costantinopoli. I resti sarebbero stati trasportati da alcune truppe bizantine ritornate dalla Sicilia nel XI secolo. Come spesso accade in questo genere di letteratura, tanto più ci si allontana cronologicamente dai fatti narrati, tanto più il racconto si arricchisce di particolari e dettagli per sembrare più veritiero. L’ultima e tarda manipolazione della leggenda veneziana, registrata in Le vite dei Dogi (1474-1494), racconta che, subito dopo la conquista della Sicilia da parte degli Arabi (878) le reliquie di santa Lucia rimasero in un luogo nascosto per quasi ben due secoli. Quando poi Giorgio Maniace (morto nel 1043), riuscì a conquistare Siracusa e la parte orientale della Sicilia per alcuni anni, entrò in possesso del corpo di Santa Lucia e portò le reliquie a Costantinopoli come bottino di guerra, o meglio, come riportato molto più tardi nella cronaca del doge Enrico Dandolo, su espressa richiesta degli imperatori Basilio e Costantino. La tradizione veneziana afferma che il suo corpo fu trafugato da Costantinopoli nel 1204 dal doge, dove lo aveva trovato assieme a quello di S. Agata, ed inviato a Venezia. Invece secondo una variante, documentata dal codice secentesco, o Cronaca Veniera, della Biblioteca Marciana di Venezia (It. VII, 10 8607) f. 15 v.), esso sarebbe stato portato a Venezia, assieme a quello di S. Agata, nel 1026, sotto il dogado di Pietro Centranico. Non sappiamo l’origine di questa notizia e se derivi da una fonte anteriore, per quanto un fondato sospetto induca ad un errore meccanico di amanuense, che ha letto 1026 per 1206, cioè gli anni della traslatio ufficiale. Certo è difficile una precisazione storica di codeste reliquie, esente da qualsiasi sospetto, almeno allo stato attuale delle cose. Si noti inoltre che a Venezia esisteva già una chiesa dedicata alla martire nel 1167 e 1182, come lo provano inequivocabili documenti, per cui è probabile che la determinazione di cercare più o meno improbabili reliquie di Santa Lucia e portarle nella laguna sia stata originata dalla necessità di arricchire una chiesa veneziana, come d’altronde si verificò per altri casi consimili.Comunque a Venezia il suo corpo fu collocato inizialmente nella chiesa di S. Giorgio Maggiore e determinò un flusso di pellegrinaggi, che nel giorno della festa (13 dicembre) assumeva proporzioni impressionanti, nell’andirivieni di imbarcazioni. Il 13 dicembre 1279 accaddero tragici fatti. Alcuni pellegrini morirono annegati in seguito al capovolgimento delle imbarcazioni per l’insorgere di un turbine improvviso (qualcosa del genere accadde pure a Siracusa durante l’ottavario, quando il porticato della basilica di Santa Lucia alla Borgata cadde per le infiltrazioni della pioggia sui pellegrini che entravano nella chiesa).Il testo Narrazione della traslazione del corpo di s. Lucia, vergine e martire da Siracusa a Costantinopoli e da Costantinopoli a Venezia a S. Giorgio Maggiore e poi alla chiesa di S. Lucia dove riposa, Venezia 1626, non ignora che anche il vescovo di Metz abbia trasportato a reliquie nella città della Lorena il corpo di Santa Lucia di Siracusa e che il culto della Chiesa Cattolica sia lì riconosciuto e attestato da documenti certi sin da epoca antica, ma giustifica il fatto dicendo che il corpo è di una altra martire di Siracusa, chiamata pure Lucia.Secondo il professore Wagner la tradizione di Metz è più antica di quella veneziana, si basa su documenti più originari e vicini ai fatti narrati. Va innanzi tutto detto che il vescovo Teodorico (965-984) non era uno sprovveduto Thierry. Appartenente all’aristocrazia dell’Impero germanico, era nipote di Enrico I l'Uccellatore, e cugino di primo grado dell'imperatore Ottone I di Sassonia, Formatosi alla scuola cattedrale di Halberstadt, dopo la morte del vescovo Adalberone, gli viene affidata dall'imperatore l’importante sede di Metz (965), città assai prestigiosa e uno dei più importanti vescovadi della Lorena. Teodorico partecipò a molte diete dell'Impero e accompagnò l’imperatore nei suoi movimenti e viaggi per tutta l’Europa, avendo occasione, a motivo della sua parentela con Ottone I di Sassonia, di acquisire facilmente reliquie e manoscritti. Nell'autunno del 967, insieme all’imperatore entra in Italia, dove rimane fino agli inizi del 972, quando ritornerà in Germania insieme agli eserciti imperiali. E' importante ora ricordare come il rinvenimento del copro di santa lucia sia ricordato da uno dei più veritieri e importanti cronisti medievali. Sigeberto di Gembloux (1030-1112), uomo di chiesa e storico medievale, racconta che il vescovo Teodorico, giungendo in Italia insieme all’imperatore, abbia trafugato molte reliquie di santi –fra cui anche quelle di S. Lucia – che allora erano in Abruzzo e precisamente a Péntima (Corfinium). Il corpo della Santa fu levato da Siracusa nel corso del secolo VIII da Faroaldo, duca di Spoleto, dopo la conquista della città, che lo recò a Corfinio, donde il vescovo di Metz lo avrebbe trasferito nella sua città episcopale. La traslazione a Metz delle reliquie di Lucia è suffragata da una fonte storica (Annali della città dell’anno 970 d. C.).Sorge immediatamente qualche domanda: 1) essendo le due fonti storiche incompatibili Il vero corpo è quello presente a Metz o quello trafugato dai veneziani? 2) Nonè più credibile credere che il vero corpo sia stato traslato in Francia anziché supporre che sia quello portato in Itaia da "pirati" senza scrupoli?Va poi ricordato che il corpo di Santa Lucia a Metz ha ancora alle spalle una grande storia. Nel 1792, quando le reliquie di Santa Lucia (ossa di tutte le parti del corpo), furono attestate come autentiche dalle autorità ecclesiastiche del luogo e collocate nuovamente sotto un importante altare.Nel 1867 le ossa del corpo vengono prelevate dalla teca e poste dal vescovo di Metz in un statua di cera rappresentante una giovane ragazza, riccamente vestita, e avente al collo una ferita con dentro un pugnale .L’abbazia però fu pian piano abbandonata dai monaci e anche il culto di santa Lucia ne soffrì. Un frate francescano studiare quelle ossa e una notte, insieme ad un medico, entrarono nell’abbazia e aprirono in segreto la bambola di cera. Appurarono che le ossa, appartenenti all’intero corpo di una donna, appartenevano ad una ragazza di 13-15 anni e avevano evidenti segni di bruciature. Il frate fu poi espulso a Lione per quanto aveva fatto. Va anche detto che per attestare che queste sono le ossa del corpo di Santa Lucia, sarebbe necessario capire quale rapporto vi sia tra Siracusa e Corfinio e se a Corfinio vi sia stato un culto specificoa Santa Lucia. Va pure detto che la stessa cosa vale per l a tradizione veneziana. Non vi è alcuna prova che a Costantinopoli vi fosse un culto a santa Lucia e alle sue reliquie. Un tale culto è provatamente assente. L’arcivescovo di Metz ha voluto incentivare nuovamente il culto di Santa Lucia e nel giorno 15 dicembre del 2002 ha trasportato il corpo della martire siracusana dalla Chiesa di San Vincenzo a quella di san Clemente. La traslazione è stata accompagnata da una grande folla di fedeli. Alle 9 del mattino vi è stato il primo momento di preghiera a San Clemente e l'adorazione del Santissimo Sacramento fino alle 10:30. Dalle 10.30 alle 11.30, intrattenimento per i bambini delle scuole e il catechismo. Alle 12,00, mezzogiorno è stata recitata la preghiera dell'Angelus. Alle 17.30 una fiaccolata dalla Basilica di San Vincenzo alla Chiesa di San Clemente ha accompagnato il corpo di Santa Lucia. Alle ore 18, l'installazione di reliquie di Santa Lucia nell’altare e Santa Messa presieduta dall’eminentissimo arcivescovo. Alle ore 19:30 Vespri della Risurrezione.
oggi mi viene segnalato che i nostri medesimi interrogativi sono stati posti nella comunità cattolica della città francese. Insomma le vere spoglie di santa Lucia sono quelle a Venezia o quelle a Metz? Un francescano addirittura vuole la prova del Carbonio 14.
http://www.leforumcatholique.org/print.php?num=653792

Altichiero da Zevio Processo a Lucia 14 secolo



Altichiero da Zevio funerali di Santa Lucia 14 secolo



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