Archia Bacchiadi - Storia

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Archia Bacchiadi

PERSONAGGI

Appartenente alla famiglia dei Bacchiadi che aveva regnato lungamente a Corinto, nel 735 a.C. lasciò la Grecia alla volta della Sicilia, con numerosissimi volontari.
Sbarcò, con ogni probabilità, nei pressi della foce del fiume Anapo e, cacciati dall'isoletta di Ortigia i pacifici abitatori (Siculi, Fenici e altri Greci), vi si stabilì.
Secondo Plutarco, Archia aveva lasciato la sua città in veste di fuggitivo "per essersi macchiato di un grave delitto".
Così scrive l'Holm: "Viveva in Corinto un cittadino di nome Melisso, il cui padre di nome Abrone aveva dovuto abbandonare la nativa Argo e ridursi a Corinto (...) Il figlio di Melisso, Atteone, era segnalalo fra la gioventù di Corinto per la sua bellezza e per la sua morigeratezza e perciò molti aspiravano ai suoi favori. Per lui spasimava principalmente, ma invano, Archia, uno degli uomini più ricchi e ragguardevoli della città. Riuscito vano ogni tentativo di conciliarsi il giovane, decise finalmente d'usare la forza. Dopo un'orgia notturna, insieme con i suoi amici sì recò alla casa di Melisso e tenTò di rapire il giovane. Atteone sbattuto fra gli uni e gli altri con violenza, perdette la vita. Melisso portò il cadavere del figlio sulla piazza e domandò la punizione dei colpevoli, ma il popolo, che temeva il potente Archia, si contentò di mostrare all'infelice padre una sterile compassione (...) Melisso maledisse i Bacchiadi, la schiatta che dominava la città, come uccisori del figlio e poscia si precipitò giù da una rupe.
Non molto dopo scoppiò la peste in città e l'oracolo di Delfo sentenziò che la collera di Poseidone si sarebbe placata solo quando fosse espiata la morte di Atteone.
Archia eseguì tosto la volontà del dio e andò in bando in Sicilia, dove fondò Siracusa".
Archia, capo della spedizione, fu anche capo della colonia e, a parte l'azione militare necessaria allo sgombero della zona, non fu impegnato in altre grosse operazioni militari.
Si dedicò alla sua nuova città ed in questo fu aiutato da alcuni architetti che lo avevano seguito e dagli stessi Siculi fatti schiavi.

A lui è intitolata la via tra Via Epicarmo e Via testaferrata




Tratto da: http://archeosiracusa.wordpress.com/2007/01/15/archiae-il-suo-viaggio-verso-la-futura-siracusa/

Archia…e il suo viaggio verso la futura Siracusa gen 15


Pubblicato da archeosiracusa

Il questo primo articolo sui personaggi che hanno reso grande Siracusa non potevamo iniziare senza parlare di un valoroso personaggio dalla cui mente scaturì la nascita della città di Siracusa: Archia il nostro fondatore.
Anno 734 a.C., un uomo parte da Corinto alla volta della Sicilia, porta con se un gruppo di nobili, sacerdoti, poeti; tra i quali il grande Eumelo e guerrieri come Bellerofonte: obbiettivo principale fondare una nuova città.
L’uomo di cui stiamo parlando, come avrete già capito era Archia, appartenente alla stirpe degli Eraclidi e all’illustre famiglia dei Bacchiadi di Corinto.
Già da tempo i Fenici avevano cominciato ad esplorare zone della Sicilia e dell’Italia meridionale. Ma ben diverse erano le idee che animavano la spedizione di Archia. Egli non cercava solo un luogo di passaggio, ma una terra dove dare una speranza futura a tutti i cittadini che con lui avevano deciso di emigrare verso nuove terre, consapevoli delle difficoltà che ciò comportava.


Secondo una leggenda Archia fù esiliato da Corinto “per essersi macchiato di un grave delitto”, uccidendo durante una mischia un uomo. Da qui si fa derivare il motivo della sua partenza.
Ma con più certezza la partenza di Archia, non fu dovuta ad un atto personale, ma rispondeva a cause più generali, quali l’aumento della popolazione, che causava problemi di mancanza di suolo adeguato per dare alimentazione a tutti, e hai vari disordini civili causati da cambiamenti politici che diedero la spinta alla colonizzazione della Sicilia.
Prima di salpare verso le coste siciliane Archia, come consuetudine, consultò il famoso Oracolo di delfi da cui ebbe importanti vaticini: “fonderai una citta ricca, potente e grande”. Solo l’oracolo, ispirato dal dio Apollo, poteva decretare il luogo migliore per la fondazione di una nuova città.
Dopo il responso positivo dell’oracolo, si stabilì il giorno della partenza e si cominciarono i preparativi per la partenza. Lo stato provvedeva in parte a finanziare la spedizione concedendo armi e derrate alimentari e mettendo tutti i cittadini decisi ad emigrare nelle condizioni di affrontare il viaggio.
In fine quando tutto era pronto venne posto nella nave il fuoco sacro che dovevano portare con sé ben custodito durante tutto il viaggio. Questo fuoco sarebbe servito per effettuare la consacrazione della nuova città.
Molto probabilmente i Corinzi, quando arrivarono vicino alle coste Siracusane sbarcarono nei pressi del fiume Anapo.
Lo scenario che si presentò davanti agli occhi di Archia fù sicuramente di immane bellezza, non avrebbe potuto scegliere luogo migliore per erigere la sua città; capì subito che quello era il luogo profetizzato dall’oracolo: la nuova patria.


I Siculi, dall’isola di Ortigia e dalle zone del “Plemmirio” e “Cozzo Pantano”, vennero spinti verso le montagne.
Archia, oltre ad essere capo della spedizione, diventò l’oikista dell’intera colonia e si impegnò nella costruzione della nuova città, aiutato dai numerosi architetti che aveva portato al suo seguito e sfruttando come forza lavoro gli abitanti indigeni. L’edificazione della città seguì le tradizionali consuetudini, innalzando case, edifici e principalmente numerosi templi, i cui lavori furono principalmente diretti dalla classe sacerdotale degli Jamidi di Olimpia che Archia aveva portato con se e che formarono il ceto ieratico.
La consacrazione ufficiale della fondazione della città venne effettuata con l’edificazione di un’ara nell’isola di Ortigia, nel punto in cui sarebbe sorto in epoca successiva l’Athenaion, tempio innalzato ad Atena (nella odierna piazza Duomo).


Nella parte centrale del porto grande, proprio su un promontorio nei pressi dell’Anapo che domina tutta la città, fu innalzato in Tempio di Zeus, il cosiddetto Olimpeion (nel luogo oggi conosciuto come “Due colonne”).
Nei pressi del porto piccolo invece venne innalzato l’Artemison, all’imbocco del porto grande, dove oggi sorge in Castello Maniace, innalzò il tempio di Era (detto Heraion) e nelle terre di fronte (Plemmirio) sorse quello dedicato a Eracle.
La città che sorse per opera di Archia prese il nome, secondo la principale teoria, dalla palude vicina all’isola di Ortigia chiamata “Syraco” (nei pressi della zona oggi chiamata “Pantanelli”) da cui prese il nome di Siracusa.
La vita di Archia finì tragicamente ucciso per l’invidia e gelosia di Telefo, suo parente e comandante di una delle navi della spedizione.
Ma il volere dei numi si era ormai compiuto, la città voluta da Archia sarebbe divenuta di impareggiabile bellezza e potenza, polo commerciale di tutto il mediterraneo sovrapponendo il suo primato anche alla madrepatria.
Autore: Giovanni Oliva/archeosiracusa © 2007 – Tutti i diritti riservati
Fonti Bibliografiche:
Serafino Privitera – Storia di Siracusa – antica e moderna ( Vol. I)
Carlo Morrore – Siracusa – 27 secoli di storia
Luigi Giuliano – Storia di Siracusa antica
Fonti fotografiche:
Le fotografie con veduta aerea del golfo di Siracusa sono di Lamberto Rubino – Archivio APT Siracusa
Finì i suoi giorni ucciso dal geloso Telefo, suo parente e comandante di una delle navi della spedizione.

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