Tempio di Apollo storia - Il tempio di Apollo di Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Monumenti greci
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Tempio di Apollo storia

Il Tempio di Apollo di Siracusa si trova a Siracusa, piazza XXV Luglio.


Cicerone, in un suo scritto, lo attribui dedicato ad Artemide, (Diana) per i romani.

Come tutti i templi greci, l’entrata era rivolta ad est, oggi occlusa da edifici di epoca medievale e moderna, edificati sull’antica via sacra, oggi via Dione, la quale, proseguendo per l’attuale via Roma, passava davanti al tempio di Athena, oggi Duomo di Siracusa, giungendo fino al tempio di Era, secondo gli storia, sito sulla punta dell’attuale castello Maniace.


In epoca greca, secondo gli storici, la  zona sacra del tempio di Apollo era adiacente al primo insediamento dell'Agorà, difeso da mura e bastioni, esteso a nord e ovest del tempio, attuale quartiere Graziella, allora quasi certamente zona mercatale con numerosi magazzini e depositi, rivendite e intensi scambi commerciali con il confinante porto sulla costa.



Area Archeologica


Fu edificato all'inizio del VI secolo a.C. ed è il più antico tempio dorico della Sicilia e forse della Magna Greca, anche se con molta probabilità, in origine  venne realizzato in muratura e legno.


La parte in legno, forse, venne distrutta da un incendio e venne ricostruito in muratura.
Sulla faccia verticale del gradino più alto del lato est, a sinistra, è incisa un'iscrizione arcaica, lunga circa 8 m, certamente contemporanea alla costruzione « Kleomede fece per Apollo (il tempio), il figlio di Knidieidas, e alzò i colonnati, opere belle», (la scala, centrale di accesso ne tenne conto, ed è quindi posteriore).

Venne edificato, secondo Paolo Orsi, con materiale e i monoliti delle colonne, estratte dalla latomia costiera di punta mola, dove sono ancora visibili, sul fondo del mare antistante, che allora era meno profondo di circa 7 otto metri e trasportate via mare con grandi zatteroni.
 
tecnica di asportazione dei blocchi calcarei

Il mare, a quel tempo, arrivava quasi all'incrocio con l'attuale via XX Settembre dove era la porta Urbica
Si datano al periodo di Dionigi I le due torri quadrangolari scoperte nel 1977 in Via XX Settembre (Ortigia), che delimitavano una porta urbica monumentale allo sbocco di uno degli stenopòi che attraversavano l'isola in senso E-O. Tali strutture sarebbero da ricollegare alle opere di fortificazione che, secondo la testimonianza di Diodoro (XIV, 7,2), Dionigi fece realizzare in Ortigia.


Il tempio di Apollo, certamente di natura sperimentale, come tutti i templi arcaici di Sicilia, è costruito su un basamento squadrato profondo metri 2,30, realizzato con poderosi blocchi di pietra arenaria.
L'edificio misurava metri 58,10 x 24,50: la peristasi comprendeva 6 colonne sui lati brevi e 17 sui lati lunghi; le grandiose colonne monolitiche, peso circa 40 tonnellate, alte metri 6,62 e metri 2,02 di diametro quelle di testata, a volte completate con tasselli di riporto, quelle dei fianchi, metri 1,85: il capitello metri 1,36 e quindi, complessivamente metri 7,98.
Gli gl’intercolumni sono strettissimi (il tempio quindi si definisce tecnicamente, picnostilo, e variano considerevolmente, dai metri 3,55 dei fianchi ai metri 4,15 dell'intercolumnio centrale della facciata, gli altri della facciata sono tutti diversi tra loro.
Sui lati lo spazio tra le colonne è addirittura inferiore al diametro dei fusti. Ne risulta l'impossibilità di realizzare un rapporto di euritmia con il fregio: i triglifi, cioè, non cadevano in corrispondenza dei diametri delle colonne.
Come sempre nei templi più arcaici, l'architrave era altissimo: 2,15 m, oltre un quarto dell'altezza delle colonne.
L'architrave è internamente incavato, e in origine era completato in legno: altra caratteristica di grande arcaismo.

La parte alta del tempio era decorata da splendidi rivestimenti di terracotta
 
di terracotta era anche la decorazione centrale del frontone, un Gorgoneion alto 1,70 metri i cui frammenti, riassemblati, sono conservati presso il museo archeologico Paolo Orsi


Probabilmente anche gli gli acroteri laterali (forse delle sfingi) erano in terracotta


In pietra era invece l'acroterio centrale, una figura di cavaliere di cui si sono conservati alcuni frammenti.


II complesso centrale del tempio (sekós), lungo 37,20 e largo 11,60 m, era preceduto da un secondo colonnato, che sottolineava enfaticamente la facciata principale: come in molti templi arcaici della Sicilia, infatti, l'aspetto della frontalità è molto accentuato, e corrisponde all'assenza dell'opistodomo, simmetrico al pronao nei templi greci, che è sostituito da un àdyton aperto verso la cella.

Questa era anch'essa molto allungata (24,60x11,60 m), e suddivisa in tre navate da due file di 7 colonne su due piani, delle quali sono stati scoperti pochi resti.


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